venerdì 6 dicembre 2019

MES dal Monti al Conte 2- Tecniche di strangolamento economico-finanziario


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Il MES, ovvero Meccanismo Europeo di Stabilitá, non é l’ultima trovata degli strateghi del Quarto Reich per distruggere l’economia italiana. E per Quarto Reich – ripeto quello che ho detto in precedenti occasioni – intendo l’Unione Europea.

Non si tratta di una invenzione recente, dicevo. É un marchingegno che, allo stato embrionale, é stato dapprima sperimentato in Grecia. Poi gli é stata data una veste giuridica compiuta, con la costituzione di una “organizzazione internazionale” (non di un semplice “fondo finanziario”) che agisse come una autoritá politico-economico-finaziaria dotata – cito da una fonte neutra come Wikipedia – «del potere di imporre scelte di politica macroeconomica ai paesi aderenti al fondo-organizzazione».

In altre parole, gli Stati che vi aderiscono accettano di obbedire alle direttive economiche di quell’organismo in termini assoluti, quindi – come insegnano le prove generali in Grecia – anche quando tali direttive siano in contrasto con gli interessi dei propri cittadini.

Il travestimento del MES é quello di una organizzazione quasi benefica, tanto da venire affettuosamente chiamato “fondo salva Stati”. In realtá sarebbe piú esatto definirlo “intrappola Stati”. Puó infatti distribuire generosi prestiti agli Stati-membri che si trovassero in difficoltá. Ma – é questo il meccanismo della trappola – solo a condizione che i richiedenti si impegnino a rispettare condizioni durissime di asuteritá, tali da ridurre drasticamente il proprio debito pubblico: é quello che si suole chiamare il massacro sociale.

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Ma questo é solamente un traguardo intermedio. L’obiettivo finale é quello “greco”: qualora lo Stato-debitore non sia stato abbastanza carogna e non sia pertanto in grado di restituire nei tempi previsti anche soltanto una parte delle somme ricevute in prestito, la direzione della sua politica economica sará di fatto trasferita al Consiglio d’amministrazione del MES. Il paese debitore sará cosí commissariato, sará costretto a spremere all’inverosimile i suoi cittadini, e coi proventi della rapina fiscale sará obbligato a dare precedenza ai pagamenti verso i creditori (e in primis verso le banche tedesche) ed a mettere in secondo piano i suoi cómpiti istituzionali (sicurezza, sanitá, infrastrutture, eccetera).

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É quello che é giá successo in Grecia. E non soltanto in epoca recente, con Tsipras. Giá nell’Ottocento, ai tempi del “riformatore illuminato” Karílaos Trikúpis. L’illuminato si ridusse a spendere soltanto una piccola parte del bilancio (qualcuno dice addirittura solo il 6%) per far funzionare lo Stato ellenico, utilizzando tutto il resto per pagare sorte capitale ed interessi alle banche inglesi che avevano finanziato il debito pubblico greco. Alla fine degli “anni di Trikúpis”, per la cronaca, la Grecia fu costretta a dichiarare ufficialmente fallimento, come una qualunque ditta individuale.

Ma torniamo ad oggi. O, meglio, a qualche anno fa, al 2012, quando il governo dell’eccellentissimo e chiarissimo professore (nonché senatore a vita) Mario Monti si prese la storica responsabilitá di far aderire l’Italia al nascente Meccanismo Europeo di Stabilitá. La qualcosa – sia detto per inciso – ci obbligó «irrevocabilmente e incondizionatamente» a sottoscrivere una quota di 125 miliardi di euro. Una cifra enorme, piú o meno 5 o 6 manovre finanziarie. Per nostra fortuna, i prestiti erogati dal MES sono stati fin’ora poca cosa, e quindi ci é stato chiesto di versare materialmente solo una modesta percentuale di quanto ci siamo obbligati a tenere a disposizione del fondo salva-Stati: 14 miliardi di euro. Ma si tratta di una buona notizia solo fino a un certo punto; perché, a semplice ed insindacabile richiesta del Consiglio d’amministrazione del MES, siamo obbligati – sempre «irrevocabilmente e incondizionatamente» – a versare la rimanenza (111 miliardi di euro, centesimo piú, centesimo meno) nel giro di una settimana. Piccolo particolare: i 111 miliardi non li abbiamo.

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Naturalmente, le cose fin qui dette si riferiscono al “primo” MES, quello del 2012. Sono considerazioni che a suo tempo ho giá fatto su queste stesse pagine («Italia a sovranitá limitata grazie al Meccanismo Europeo di Stabilitá» su “Social” dell’8 febbraio 2013) e che mantengono la loro validitá pure oggi, quando si vorrebbe che l’Italia accettasse anche la nuova versione del “meccanismo”, nettamente peggiorativa rispetto a quella – giá disastrosa – di sette anni fa.

Quali le novitá che il fronte degli eurobbedienti italiani vorrebbero accettare col sorriso sulle labbra? Fra le molte, vorrei citarne due: una che interessa la Germania, ed una che minaccia l’Italia. La prima riguarda la possibilitá che il MES presti soldi ad un fondo che dovrebbe ammortizzare le crisi bancarie; la qualcosa comporterebbe anche per noi l’esborso di cifre maggiori. Questa misura interessa la Germania, perché la Deutsche Bank (grande banca d’affari, da non confondere con la “centrale” Bundesbank) é in seri guai, e se la sua crisi dovesse esplodere potrebbe avere effetti catastrofici sull’intera economia tedesca.

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Quanto al secondo fattore – e chiedo scusa per un approccio inadeguato alla complessitá degli argomenti – il suo aspetto centrale é la suddivisione degli Stati-membri del MES in due sottogruppi: uno, diciamo cosí di serie A, che comprende gli Stati economicamente stabili, con un debito pubblico sotto controllo e con tutti gli altri parametri finanziari in regola; ed uno di serie B, cui appartengono l’Italia e gli altri Stati con un debito pubblico superiore al 60% del PIL, oltre che con vari problemi di natura economico-finanziaria ma anche politico-sociale (le riforme-capestro «che l’Europa ci chiede»).

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Ora, semplificando al massimo, gli Stati economicamente floridi, che non avrebbero bisogno di prestiti, potranno riceverli. A meno che uno Stato ricco e potente come la Germania... E non vado oltre.

Viceversa, gli Stati che ne avrebbero bisogno non si trovano nelle condizioni di ottenerli. Molto meglio cosí – secondo la mia modesta opinione – perché accettare un prestito del salva-Stati potrebbe portarci dritto alla tomba. Ció nonostante, é inammissibile che un paese in difficoltá come il nostro venga obbligato a sborsare un mare di soldi per finanziare i paesi che stanno meglio di noi; e che noi, al contempo, abbiamo preclusa ogni strada per accedere alle medesime forme di finanziamento.

Qui, per il momento, mi fermerei. Naturalmente, le mie non sono considerazioni di ordine tecnico (non avrei la preparazione necessaria), ma semplicemente delle valutazioni di carattere politico. Ancora una volta l’Italia é sotto attacco da parte della Germania. La cancelliera Merkel lo ha fatto capire chiaramente: non considera giusto che, a fronte di uno Stato con un debito pubblico elevatissimo, gli italiani siano nel complesso piú ricchi dei tedeschi. Vorrei sbagliarmi, ma la Kanzlerin guarda con cupidigia ai risparmi e alla proprietá immobiliare dei cittadini italiani. Nella sua mente, i garanti dei 125 miliardi di euro per cui a suo tempo si impegnó Mario Monti, non sono Giuseppi e il suo incredibile esecutivo giallo-rosso, ma i cittadini italiani con le loro case, con i loro conti correnti, con quel poco di ricchezza reale che sono riusciti a salvare da un fisco famelico e privo di scrupoli. Potrei sbagliarmi, ma credo che la partita del MES si giochi proprio sulla loro pelle.

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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