giovedì 20 settembre 2018

La guerra monetaria è cominciata negli States, passando per la Cina...


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L'inconvertibilità del dollaro in oro è stata sancita unilateralmente da Nixon il 15 agosto 1971 e nessuno - in Occidente - ebbe la forza di protestare.

Non poteva farlo la Russia. Tantomeno la Cina. In seguito, gli americani si sono sempre opposti a che altre valute (l'euro in particolare) assumessero prestigio a livello mondiale in modo da essere usate negli scambi commerciali.

Diversi sono stati i Paesi che sono falliti per aver tentato di adeguare al dollaro il cambio della loro valuta. I più furbi sono risultati i cinesi che - dal 1994 - hanno saldamente legato al dollaro il cambio della loro valuta. Senza permettere oscillazioni.

A seguito della globalizzazione cominciarono a fare affari d'oro e presero ad accumulare buoni del Tesoro e obbligazioni americane a vagonate quando General Motors trasferì in Cina le sue linee di montaggio.

Un libro americano titolava: RUOTE GENERAL MOTORS STRADE CINESI. Ma come hanno fatto ad evitare che i numerosi yuan stampati di conseguenza generassero l'inflazione nel Paese?

Il GRANDE CAPO ha ordinato alle banche locali di aumentare (con la scusa della sicurezza) fortemente le riserve (in yuan, naturalmente) sterilizzandone gli effetti sui prezzi locali. E convinto i dirigenti delle grandi aziende esportatrici cinesi con le buone (pena la prigione) a fare altrettanto. Pregi del Partito Unico! ... e senza minoranza. I massimi fautori del capitalismo (e del globalismo) hanno finito per favorire i maggiori sostenitori (a parole) del comunismo. E sono loro che adesso non possono protestare.

Trump si rimangerà presto i dazi che i cinesi potrebbero inondare il mondo di bot americani.

Luigi Caroli ste72mi@yahoo.it


 
PS: nel 1994 il rapporto di cambio scelto dai cinesi col dollaro fu molto basso, non molto alto. Se noi fossimo entrati nell'euro col cambio a 1500 (invece che a 1936) oggi staremmo molto meglio. Se poi ci fossimo risparmiati Berlusconi, Renzi e i grossi sindacalisti che hanno fatto immeritata carriera politica, saremmo dei signori.

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