venerdì 4 maggio 2018

Cinque stelle o semplici meteore?


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Stella, in astronomia, è «un corpo celeste che brilla di luce propria». Nel nostro sistema c’è una sola stella, il Sole. Ci sono poi altri corpi celesti di varia natura, tutti brillanti di luce riflessa: i pianeti (fra cui la Terra), i satelliti, gli asteroidi, le comete e – al fondo della gerarchia astronomica – i meteòridi. Questi sono dei modesti oggetti celesti che, quando penetrano nell’atmosfera della Terra (o di altro pianeta) si surriscaldano, perdendo scorie e brandelli. Precipitando al suolo, questi detriti bruciano e, quindi, appaiono luminosi. Sono le meteore, note nel linguaggio comune come “stelle cadenti”. In realtà non sono stelle, sono soltanto cadenti. E non solo, ma nella loro caduta quasi sempre si disintegrano nell’atmosfera. I pochi frammenti che raggiungono il suolo sono detti meteorìti, e fanno danni, più o meno gravi a seconda delle loro dimensioni.
Sono cose che, all’ultimo anno delle superiori, tutti noi abbiamo letto sui testi di geografia astronomica, ma che qualche volta dimentichiamo. Come quando, in presenza di un pur chiassoso sciame meteorico, pensiamo di essere al cospetto di autentiche stelle, magari in numero di cinque.
Queste considerazioni mi sono venute alla mente con la costatazione che, nei comuni da loro amministrati, i grillini avevano già iniziato a perdere voti – attorno al 5% – nelle recenti elezioni nazionali (vedi “Social” del 16 marzo). Adesso, poi, arrivano i risultati di due intere regioni, una del sud ed una del nord: Molise e Friuli-Venezia Giulia. E qui è una vera disfatta, anche se da quelle parti non hanno ancora amministrato nulla. In Molise perdono dodici punti, dal 44 al 32%. In Friuli si sciolgono come neve al sole. Avevano il 24%: ne perdono la metà nel voto per la presidenza (12%) e addirittura due terzi nel voto di lista (dove precipitano al 7%).
Effetto Di Maio? Certo, O’ Guaglione ha fatto una figura penosa: si è messo in testa di fare il Presidente del Consiglio e, per arrivarci, si è detto disposto ad allearsi con tutti, dall’estrema destra all’estrema sinistra. Alla Casaleggio & Associati (vera cabina di regìa del M5S) si spera ardentemente che – una volta archiviata la pratica imbarazzante del “capo politico” – il movimento possa riacquistare un minimo di credibilità. Chissà, tutto è possibile. Ma – in fondo – Giggino O’ Guaglione non ha fatto altro che seguire la consolidata tradizione della “cosa” grillina. Quella tradizione – lo ricordavo qualche settimana fa – che ha dato luogo ad una avvilente pantomima al Parlamento Europeo: il passaggio dal gruppo parlamentare anti-europeista a quello ultra-europeista, salvo tornare col capo cosparso di cenere sui banchi degli “anti”. E qui Giggino O’ Guaglione non c’entrava. C’entrava soltanto il dilettantismo, il pressappochismo, l’assoluta mancanza di senso politico di un partito non-partito che si nutre di “anti-politica”; e che – proprio per questo – è del tutto inadatto ad assumere la guida di una nazione.
Immaginate cosa significhi sedere a Strasburgo sui banchi di Nigel Farage, il nazional-conservatore che ha inventato la Brexit; immaginate poi di lasciare Farage per raggiungere i falchi dell’euro e dell’europeismo più spinto; e immaginate cosa significhi essere rifiutati perché considerati inaffidabili, e quindi tornare a chiedere ospitalità agli uomini della Brexit.
Immaginate adesso cosa significhi pensare di governare insieme a Salvini, il cui principale punto programmatico è quello di fermare l’immigrazione; e immaginate cosa potrebbe significare un governo col PD e con il LEU di Boldrini e compagni, che i “migranti” vorrebbero andarseli a prendere direttamente in Africa per risparmiare loro il fastidio della traversata.
Ora, ci rendiamo conto del grado di inaffidabilità complessiva di una formazione – certo non del solo Giggino – che si comporta in tal modo?
Ecco, credo che gli italiani abbiano cominciato a capirlo, ed abbiano cominciato ad orientarsi verso una forza politica che coniuga i legittimi risentimenti popolari con una visione politica sanamente populista, con la difesa degli interessi nazionali dal tentativo europeo di toglierci risorse e sovranità, con il rifiuto di sottostare alle regole dei “mercati” che vogliono incaprettarci.
Fino ad oggi, il Movimento Cinque Stelle ha svolto una funzione di disturbo riguardo a questo obiettivo, ha incapsulato voti e consensi che – se fossero andati nella direzione giusta – avrebbero potuto condurre veramente ad una svolta nella politica italiana.
Adesso, le cinque stelle cadenti sono entrate nell’atmosfera della politica ed hanno cominciato a rivelarsi per quello che sono: stelle no, cadenti si, delle semplici meteore. Hanno cominciato a sfaldarsi, ed i loro frammenti più grandi – i meteorìti – riusciranno tutt’al più a fare qualche danno, man mano che arriveranno a toccare il suolo. Fin’ora ne è precipitato uno soltanto, il frammento Giggino. Ha prodotto un “cratere” piccolino, modesto, inoffensivo, ma sufficiente a far comprendere che si tratta di minuscoli “oggetti celesti”, non certo di astri di prima grandezza.


Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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