giovedì 4 maggio 2017

La realtà economico finanziaria rivelata in modo accessibile a tutti ...


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E' importante  rendersi conto di quale situazione si sia creata negli ultimi decenni (di cui i media rivelano solo spizzichi non cogliendone la gravità), in particolare dal 1971 dopo la disconnessione del dollaro dal gold standard residuo che vigeva e dopo che la stampante monetaria americana ed occidentale ha lavorato a pieno regime creando denaro virtuale a ritmi esponenziali.

Il fiume di denaro che confluisce nelle istituzioni finanziarie non serve solo a comprare le principali multinazionali del mondo ma anche per corrompere la classe politica e parapolitica parassitaria ad ogni latitudine ed asservirla ai propri scopi (vedi la misteriosa recente visita del banchiere Soros al presidente del consiglio Gentiloni: http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/soros-colato-finanziere-ungherese-fa-gola-mercato-italiano-sta-147020.htm)

I meccanismi di base per la creazione del debito che rende schiave le popolazioni era già contenuto nelle antiche scritture, Antico Testamento in primis e questo spiegherebbe perché molte delle maggiori dinastie di banchieri sono di origini "ebraiche", soprattutto khazari convertiti (vedi: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2015/05/khazari-ashkenazi-convertiti.html)

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Antiche scritture sulle quali da anni sto conducendo studi perché è sorprendente rilevare come i meccanismi di controllo e gestione del potere siano rimasti immutati e solo aggiornati e resi più sofisticati e dissimulati, è altresì sorprendente individuare i significati e le correlazioni con la nostra epoca, che non dispone neppure delle correzioni liberatorie che venivano applicate migliaia di anni fa, e pertanto le ripercussioni di un collasso sistemico dovuto all’eccesso di esposizione e complessità caotica saranno catastrofiche. 

L’umanità intesa come massa, era addomesticata e gestita come un gregge di pecore allora come oggi, cambiano solo i mezzi vessatori e l’entità delle gerarchie, anche per un’inevitabile proporzionalità demografica. Tra l’altro la povertà di larghe fette della società americana cui accenna l’autore si è ormai estesa anche nel nostro continente, e non mi riferisco soltanto alla Grecia o all’Italia che conosciamo abbastanza bene, ma alla vicina e “ricca” Francia, dove la povertà è divenuta un’emergenza nazionale su cui la politica sorvola per salvare le apparenze (fatevi un giro nelle periferie delle grandi città, nelle fabbriche dismesse ed occupate da migliaia di homeless e poi mi direte). 

Ma non siate pessimisti, finché c’è guerra c’è speranza! 

Claudio Martinotti Doria

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Notizie di cronaca collegate: 

“Il 45 per cento degli americani  spendono fino a metà del loro reddito per ripagare i debiti sulle loro carte di credito”.

Circa  il 50  per cento di loro hanno un debito superiore a 25 mila dollari (esclusi i mutui), in media il debito per persona è sui 37 mila dollari, mentre il reddito personale mediano è sui 30 mila.

…. il 24% di loro dichiara di essersi indebitato troppo a   causa di “ spese frivole ed eccessive”;  ….  la liquidità che il consumatore Usa deve distogliere dal suo potere d’acquisto, non sparisce nel nulla. Essa va ai creditori, alle banche, alle finanziarie, alle imprese che gestiscono carte di credito. Questi giganti – tali sono – si riempiono di “denaro”  che hanno estratto ai cittadini,  si locupletano di interessi e quote capitale – interessi del 25 % sulle carte di credito, mentre i giganti finanziari si riforniscono di denaro dalle banca centrale all’1 % –  ma  non lo rimettono in circolo.

Da qualche parte però lo impiegano, quel “denaro”. Dove lo mettono i creditori?

30  grandi finanziarie, banche e  banche d’affari, detengono o controllano il 51,4 per cento del capitale delle 299 maggiori imprese mondiali.  Un solo fondo speculativo, il Black Rock (con sede in Usa), detiene  da sé solo il 6%  di tutte le azioni delle 299 compagnie,  mentre le famiglie (i risparmiatori) di tutto il mondo ne detengono il 3,3 per cento – una quota minima – ed anche le imprese industriali [che spesso investono la loro liquidità in portafogli azionari] detengono relativamente poco”.

Sono le finanziarie, non le industrie, a detenere la proprietà delle grandissime aziende. Dopo la Black Rock, le maggiori detentrici di azioni dei 299 titani mondiali sono  AXA, (3.4%), JP Morgan Chase (3%) e  Capital Group (2.5%): tre su 4 sono americane.

Non solo le cifre che detengono sono  astronomiche  – BlackRock quasi  tre trilioni,  ossia 2,9  mila miliardi di dollari, la francese AXA 1,7 Capital Group 1,6 trilioni…; non solo in   molti casi un 6%   basta come quota di controllo di certe imprese.  Gli studiosi hanno scoperto che spesso, dietro   gli azionisti” anonimi” o fiduciari   che vengono celati da camere di compensazione come Euroclear e Clearstream, ci sono sempre le solite: i detentori reali non decidono loro come investire, ma si affidano –  come a gestori di fondi d’investimento –  a Black Rock, Capital Grooup, AXA, alle trenta grandi finanziarie. Succede così che nel 55% delle  grandissime imprese, BlackRock sia fra i primi cinque azionisti; Capital Group lo è nel 45%  delle imprese multinazionali. Nel 56% delle multinazionali, i cinque  primi azionisti, che  le controllano, hanno meno del 15%.
Ecco dunque dove vanno a finire i fiumi di denaro che le finanziarie estraggono ai debitori privati americani: nell’acquisto di azioni di multinazionali. “Una concentrazione mai vista nella storia”…

….  Il numero di americani dipendenti dai food-stamp (un sussidio alimentare che vale 128 dollari al mese) era 28milioni nel 2008; oggi sono 43 milioni  ad averne bisogno.  Metà del ceto medio non ha 500 dollari da parte  per fare fronte ad una spesa necessaria e improvvisa. Metà dei millennials non stanno mettendo da parte nemmeno un centesimo  per la loro vecchiaia.  I lavori industriali sono sostituiti da lavori come  camerieri, barman, portinai; “la disoccupazione relativamente bassa solo perché 9,5 milioni di posti su 10 sono precari, atipici, interinali che durano lo spazio di un mattino” (Andrea Mazzalai).

….. migliaia di  studenti non  pagano i prestiti che hanno contratto per  andare all’Università, perché dopo la laurea non hanno trovato un lavoro abbastanza decente da  “servire”, ossia restituire  il debito e gli interessi. Basti dire che la finanziaria Capital One, specialista di carte di credito, ha accantonato 2 miliardi  di dollari per far fronte ad insolvenze: un aumento del 28% rispetto all’anno scorso. Altre finanziarie hanno aumentato i loro accantonamenti del 36%: evidentemente si aspettano  –   un nuovo crack peggiore di quello dei subprime del 2008. Che ci travolgerà tutti ed aggraverà la deflazione-recessione-disoccupazione a cascata. (Il testo integrale lo trovate su:  http://www.maurizioblondet.it/rimedio-alla-crisi-noto-non-si-puo-dire/)

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