mercoledì 17 maggio 2017

Identità genetica bioregionale - Gli "italiani" provengono da vari luoghi ma sostanzialmente appartengono alla matrice indoeuropea


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I popoli dell'Italia attuale sono in massima parte i discendenti diretti delle popolazioni dell'Italia antica, con una aderenza morfologica e genetica quasi totale a quegli stessi popoli europei ed indoeuropei che abitarono da sempre la nostra terra. "Meticcia" è una persona figlia o discendente di membri di tipologie umane distanti tra loro, le cosiddette "cinque razze continentali" (africana, estremo orientale, caucasoide, nativa americana, australide). E' abbastanza palese che questo tipo di incrocio di genti non abbia mai riguardato la nostra Penisola... né nessuno dei Paesi europei!


L'Italia, oltre ad una base paleolitica europea occidentale, è in massima parte stata colonizzata durante il neolitico, da popolazioni europidi mediterranee. In tempi storici i loro discendenti si chiameranno Falisci, Etruschi, Reti, Sardi... a queste si aggiungono genti indo-europee, provenienti dal Centro Europa: in massima parte sono Italici come gli Umbro-Liguri, gli Umbro-Sabini, i Sanniti, i Latini, i Siculi, i Veneti. 

Un'altra famiglia indoeuropea, strettamente imparentata a quella italica, quella dei Celti, influenzerà l'estremo Nord-Ovest della penisola, per poi espandere la sua influenza a buona parte del Centro-Nord per alcuni secoli prima della romanizzazione. Le coste adriatiche e tirreniche, specialmente del Sud, furono visitate e colonizzate anche da Greci ed Illiri, anch'essi indoeuropei. 

Delle sporadiche e temporanee colonizzazioni dei Cartaginesi poco o nulla rimane: popolo poco numeroso, si avvaleva di mercenari delle attuali Spagna e Francia, Greci, oppure delle tribù europidi che un tempo abitavano l'Africa del Nord.  Una volta sconfitti e deportati i punici veri e propri, da parte dei Romani, ciò che rimaneva dei mercenari di Cartagine, popoli già simili agli Italici nativi, si confuse nella massiccia opera di ripopolamento e colonizzazione italico-romana.

Il grande elemento unificatore dell'Italia, se non genetico perlomeno a livello culturale, è la romanizzazione, fenomeno conclusivo di un avvicinamento etno-religioso trai diversi popoli europei d'Italia in corso fin dall'Età del Bronzo. 

La romanizzazione e l'unione dei "togati in terra italica" ad opera di Cesare e di Augusto sancisce la definitiva unità di popoli simili eppure diversi in un'unica lega fatale. Di quest'epoca dorata rimangono le nostre lingue locali, tutte neolatine, e l'italiano comune, che dal Medioevo è la lingua letteraria principale della nostra Nazione.
L'influsso delle invasioni barbariche, corrisponde geneticamente ad alcune sacche di germanismo, molto diluite in ampie zone dell'intero territorio nazionale, con una concentrazione più alta in alcune zone del Nord, della Toscana, dell'Umbria e delle alture campane: resti del sangue dei Goti e dei Longobardi, principalmente, gli ultimi popoli indoeuropei che si stabilirono in grandi numeri nella nostra Terra, e che una volta adeguatisi alle lingue e ai costumi locali, vennero assorbiti dalla più vasta schiera dei 'romanici', i discendenti medievali degli Italico-Romani. La loro influenza genetica non supera il 5% dell'intero patrimonio genetico italiano, mentre culturalmente possiamo far derivare dal germanico un centinaio di parole della nostra lingua, che aumentano se andiamo a valutarne l'influsso nei singoli dialetti, o analizzando termini in disuso.
E i famosi Unni, Arabi, Francesi, Spagnoli, Tedeschi, Turchi e africani che tutti citano come componenti dell'"Italia meticcia"?
Semplice: nessuno si stanziò stabilmente in Italia, dopo i Longobardi. Ci furono soltanto scorrerie a scopo di rapina, come nel caso degli Unni e di una buona parte dei raid degli Arabi e dei Saraceni, e DOMINAZIONI POLITICHE. Case regnanti tedesche (gran parte degli Imperatori medievali), spagnole, francesi, dominarono cospicue porzioni del territorio, ma questo non comportò mai travasi di popolazione. Lo stesso si può dire degli Arabi di Sicilia, che rappresentarono un esercito occupante su di una popolazione nettamente separata, religiosamente ed etnicamente. Questi furono tutti espulsi prima dagli Hohenstaufen, poi dagli Angiò. Il loro dominio non durò più di un secolo, a fronte di tremila anni di italicità e greco-romanità siciliana. 

Curioso il fatto che la moderna scienza genetica riesca a rintracciare una influenza genetica, seppur esigua, dei soldati scandinavi, inglesi, francesi e bretoni al seguito dei Normanni, mentre degli Arabi non rimanga quasi traccia: un rumore di fondo pressoché sopito, che va a mescolarsi con più antichi echi neolitici mediterranei, molto più antichi e non afferenti ad un identico bacino popolativo.

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