lunedì 25 novembre 2013

Duemila anni di misoginia cattolica che tanto pesano sulla condizione femminile



Gli spunti per introdurre un argomento di genere come questo sono tantissimi, l’ho trovato nella lettura di un libro di Michela Murgia, “Ave Mary”, ed.Feltrinelli.

In questo libro vengono trattate sia le donne che la Madonna, il genere, per l’appunto, colonne, entrambe dell’umanità, perché è solo la donna che conserva il segreto della vita.

La parola “colonna” non è stata scelta a caso; è un sostantivo femminile e fa riferimento a “cariatide”, ancora al femminile. Cosa sono le cariatidi se non il sostegno dei templi? E’ anche un vocabolo usato in modo malevolo, per indicare una persona vecchia, come anche la parola strega, di cui abbiamo già ampiamente detto, tutti vocaboli al femminile, usati quando la donna non è più abusata per sorpassati limiti d’età.
Ave Mary” della Murgia, sottotitola: “e la Chiesa inventò la donna”, molto provocatoria questa affermazione, fatta poi da una teologa e giornalista di testate cattoliche, lo è ancora di più.

Il buon senso popolare è convinto nel profondo del fatto che sì, Adamo sarà stato anche ingenuo e sciocco a cascarci, ma alla fine dei conti il tutto è partito dalla donna”. Dichiara la Murgia “La colpa della morte, e insieme di tutta la condizione di fatica e limite propria dell’esperienza umana, è quindi di Eva, archetipo primo del genere femminile. Il suo nome significa ‘madre dei viventi’ in virtù dell’essere la prima genitrice, ma nella pratica si è tradotto soprattutto in ‘madre dei morenti’, perché con il suo errore ha messo letteralmente al mondo anche la condizione della mortalità umana. Per questo motivo Eva è ancora l’unico nome biblico – insieme a quello del traditore Giuda – che bestemmiare è considerato veniale.”

Infatti non diciamo mai ‘porco Adamo’, ma ‘porca Eva’ sì, eccome!

In sintesi, Michela Murgia vuole farci intendere che la Chiesa cattolica, per riscattare la figura femminile rappresentata da Eva, ha esaltato all’inverosimile Maria, la Madonna, ma in questa esaltazione estrema, l’ha fatta diventare così eterea, evanescente e irraggiungibile, da non aver riscattato il femminile, ma aver offerto un esempio impossibile!
La Murgia prosegue implacabile la sua analisi delle storture volte ad offuscare la figura femminile in generale. Ricorda le dichiarazioni degli ultimi Papi e una dichiarazione di Ratzinger dove afferma “Sono infatti convinto che ciò cui porta il femminismo nella sua forma radicale non è più il cristianesimo che conosciamo, ma una religione diversa”, mentre il teologo luterano Dietrich Banhoeffer dice “Credo sia importante ricordare per la fede biblica che è sempre stato chiaro che Dio non è né uomo né donna, ma appunto Dio e che uomo e donna sono la sua immagine. Entrambi provengono da lui ed entrambi sono racchiusi potenzialmente in lui.”
A questo proposito vorrei parlarvi di Elizabeth Green che è una Pastora protestante. Autrice del libro “Il filo tradito”, ed.Claudiana, parla dell’abilità delle donne a tessere; relazioni, vita, famiglia, la donna è una impareggiabile tessitrice. Ma in questo è stata tradita, perché l’uomo nella sua natura tendenzialmente violenta, spezza le relazioni, come faceva Ulisse che con la sua assenza in famiglia e mancando ai suoi doveri coniugali, costringeva Penelope a distruggere essa stessa la propria tela, per poi ricominciare a tesserla. Le donne sono infaticabili tessitrici di pace e di relazioni, proprio come Dio. La green ci propone una poesia di M. Riensiru:

Dio è seduta e piange.
La meravigliosa tappezzeria della creazione
che aveva tessuto con tanta gioia è mutilata,
è strappata a brandelli, ridotta in cenci:
la sua bellezza è saccheggiata dalla violenza.

Dio è seduta e piange.
Ma, guardate, raccoglie i brandelli,
per ricominciare a tessere.
Raccoglie i brandelli delle nostre tristezze,
le pene, le lacrime, le frustrazioni
causate dalla crudeltà, dalla violenza,
dall'ignoranza, dagli stupri, dagli assassinii.

Raccoglie i brandelli di un duro lavoro,
degli sforzi coraggiosi, delle iniziative di pace,
delle proteste contro l'ingiustizia.
Tute queste realtà che sembrano piccole e deboli,
le parole, le azioni offerte in sacrificio,
nella speranza, la fede, l'amore.
Guardate!
Tutto ritesse con il filo d'oro della gioia.
Dà vita ad un nuovo arazzo,
una creazione ancora più ricca, ancora più bella
di quanto fosse l'antica!

Dio è seduta, tesse con pazienza, con perseveranza
e con il sorriso che sprigiona come un arcobaleno
sul volto bagnato dalle lacrime.
E ci invita a non offrirle soltanto i cenci
e di brandelli delle nostre sofferenze
e del nostro lavoro.

Ci domanda molto di più:
di restarle accanto davanti al telaio della gioia,
ed a tessere con lei l'arazzo della nuova creazione.
 Amen


Persino nel mondo cattolico si sta muovendo qualcosa; Papa Francesco, riprendendo una proposta dell’allora Cardinale Ratzinger, in riferimento a Madre Teresa di Calcutta, parlava l’estate scorsa di un cardinalato per le donne. Nel Sinodo dei Vescovi del 1997, anche il Cardinal Martini propose la reintroduzione delle diaconesse, come già avvenne agli albori del cristianesimo e che sarebbe stato il primo gradino di accesso al cardinalato. Notizie che arrivano come comete e poi svaniscono altrettanto velocemente.

Dal “Femminile negato” di Adriana Cavarero, è sconvolgente pensare quanto sia stato distorto il compito delle donne e quanto sia stato loro attribuito, grazie al Simposio di Platone e ai tanti filosofi dell’epoca pre-cristiana e inizio cristianesimo.
Le donne mai accettate sono troppe per poterne parlare in queste pagine. Ricordiamo Maria Maddalena, Ipazia, Pelagia, Margherita Porete e tante, troppe altre per ridurre a poche righe le loro storie tragiche.
Erri De Luca invita a leggere un libriccino, “Le sante dello scandalo”, dove denuncia: “Con deliberata intenzione le traduzioni maschili qui inventano una volontà divina di punire la donna, di caricarle sopra il senso di colpa di un peccato originale da scontare con i dolori del parto. Sono invece una conseguenza meccanica dell’atto di nascita, non un castigo della divinità.” Dopo aver definito con traduzioni corrette ciò che falsamente è arrivato fino a noi, sul peccato originale, conclude: “Il falso è lì da migliaia di anni e non è rimediabile. Né spero che le future traduzioni emendino l’abuso. Mi basta sapere che non c’è volontà divina di punire quella prima donna, vertice di perfezione, con un maligno dolore. Mi basta sapere che il dito/grilletto puntato dai pulpiti, tu donna partorirai con dolore, è scarico, senza mandante”.
Leggendo il capitolo “L’Apostola degli Apostoli” dal libro “Una donna di nome Lucifero”, si evince l’importanza che Maria Maddalena aveva nel cenacolo. I Vangeli apocrifi, demonizzati da Cirillo (mandante dell’assassinio – oggi direbbero femminicidio - di Ipazia) e da Costantino, col concilio di Nicea spariscono e vengono sostituiti con tutti i testi ancora in uso oggi nella Chiesa.
Per gli uomini come Simon Pietro, le donne dovevano essere consapevoli di quale fosse il posto che spettava loro: in casa, dietro le pignatte in cottura o alla fontana a lavare gli abiti degli uomini,occupandosi delle faccende domestiche con remissività e mutismo, tenendo i capelli legati e il capo riparato da un modesto velo (...)”.
Maria Maddalena era vista come il fumo negli occhi da chi “ronzava” intorno a Gesù. Non mi scandalizzo più quando sento qualcuno che pensa fosse la sua donna, né mi preoccupa il fatto che Gesù avesse fratelli e che il suo concepimento divino fosse dovuto al “soffio”, mentre tutto il resto poteva essere compito di Giuseppe.
E’ stato costruita una società basata sulla menzogna e sul senso di colpa inculcato a persone che venivano tenute forzatamente nell’ignoranza.
I termini femminismo, femminicidio, femminino, sono nati nelle varie epoche per emarginare un pensiero, per esasperarlo finché non fosse morto da solo.
Mi piacerebbe introdurre anche l’argomento delle “Beghine”, ma temo di dilungarmi troppo e lo riservo per un prossimo intervento sulla condizione femminile degli ultimi duemila anni.
Uno studio a parte su “Streghe, maghe e fattucchiere” (argomento trattato sempre al Circolo Pickwick di Besana in Brianza dalla sottoscritta e da altre socie) potrebbe essere un ulteriore intervento da pubblicare sul web per sostenere ulteriormente le donne.
Aggiungo che essendo nata nel 1952, ho vissuto in pieno l’epoca del ’68 (pur non avendo potuto parteciparvi per questioni personali) con relativa rivoluzione al femminile. Posso solo dire, a distanza di tanti anni, che sono convinta delle buone intenzioni delle donne, ma siamo andate oltre, troppo.
Quello che, a mio avviso, che sarebbe stato utile, non era l’emulazione del maschio, cosa che purtroppo è avvenuta puntualmente, ma cercare i ruoli femminili che nella società potevano diventare un punto cardine per l’armonia tra le persone, mentre gli uomini cercavano costantemente la guerra. Il dio danaro non ha contribuito a credere in quello che si stava facendo e tante volte la corruzione al femminile, con la vendita del proprio corpo, ha portato ai vertici donne che non meritavano certe cariche. Si doveva costruire una “sorellanza”, coltivare la complicità al femminile, per fare gruppo e per sostenersi, non per essere rivali. Gli esempi non erano più le sante e le madonne, ma le attrici, le cantanti, quelle, comunque, irraggiungibili. Persino nel proprio corpo le donne non hanno saputo stare, cercando costantemente di modificarlo per piacere agli uomini ed avere vantaggi.
Il femminismo è fallito! Infatti vediamo quante donne al potere abbiamo!
Nessuna è rimasta, perché quelle che hanno tentato la scalata e hanno, in certi periodi, raggiunto le vette, non ne erano degne!
Non si tratta nemmeno di meritocrazia, piuttosto di incapacità del maschio di condividere quelli che, ancora oggi, si ritengono compiti delle donne.
Dunque non c’è un problema al femminile, ma un problema nella mancata crescita del maschile. L’eterno figlio, quello che non cresce mai, che ha bisogno di essere accudito, non ha capito l’enorme percorso della sua compagna e l’ha sminuita, ridicolizzata nei suoi sforzi di accedere ai luoghi di potere; l’ha oberata di impegni di famiglia che non è riuscita a sostenere – vorrei ben vedere!! – e poi si è cercato l’amichetta perché lei, sfinita, non era più carina e dolce...

Una donna, per essere tale,(ma non lo sarà comunque mai) dev'essere: donna, uomo, sexi, di classe, colta, ma un pochino stupida, (altrimenti spaventa) bella o comunque attraente, magra, ma non troppo, dolce, ma al contempo ferma e severa, accondiscendente, fedele, socievole, con un sorriso (non ebete) stampato in faccia, non deve recriminare nulla. Deve sapersi arrangiare in tutto, saper cucinare, allevare i figli, aggiustare i lavandini, dipingere le pareti, essere elettricista,ma non deve strafare...altrimenti mette a disagio il maschio. Deve subire, ma non troppo, altrimenti diventa una vittima e le vittime non sono ben accolte dal sociale. Dev'essere affettuosa anche quando non ne ha voglia, dev'essere pronta ad accogliere gli amici, anche quando non ne ha voglia. Deve saper stare sola, saper stare in compagnia, saper ascoltare e saper tacere, ma parlare anche. Tutto questo per poter piacere ad un uomo, magari suo marito. In pratica, nonostante l'evoluzione dei tempi siamo all'età della pietra!”
(Anna Burighel, psicologa, fumettista, vedi il sito http://www.annaburighel.it/index.html )

La sintesi di quanto ampiamente illustrato è che il femminismo ha creato un nuovo “mostro”, la donna superaffaccendata, capace di generare e di sostenere il ruolo di mamma, lavoratrice, magari amante, amica, sportiva, ecc... mentre la famiglia, in quanto primo nucleo della società sta andando a rotoli. Purtroppo le intenzioni inizialmente erano buone, si voleva aprire asili nido nelle aziende, concedere part-time mirati, c’erano lotte sindacali che se da un lato aiutavano le lavoratrici madri, dall’altro penalizzavano sempre di più le aziende, creando delle situazioni insostenibili (madri lavoratrici che avevano due o tre gravidanze e si assentavano dal lavoro per anni).
Nella mia esperienza, chiedevo continuamente un part-time che l’azienda non voleva concedermi, però era costretta a lasciarmi a casa nei primi tre anni di vita dei bambini per ogni loro piccola influenza. Mi rendevo conto che al lavoro non si potevano portare avanti i progetti coi colleghi perché si era sempre assenti. Mi alzavo alle 6 del mattino per portare i bambini all’asilo nido e timbravo sempre in perfetto orario, ma alla sera ero sfinita. La mia coscienza mi portò a licenziarmi, nel 1983, penalizzandomi per il resto della vita, perché ad oggi non so se e quando potrò percepire la pensione maturata. Dicotomie continue che hanno penalizzato tutta la società. La mia proposta, ai tempi, era di rimanere a casa, perché volevo crescere i miei bambini, lasciando libero il posto di lavoro ad altri più presenti, e per compensazione, dato che svolgevo comunque un servizio sociale familiare, percepire una parte del mio stipendio aggiunto a quello di mio marito. Se una tale scelta fosse stata fatta dai politici di allora, forse non saremmo oggi allo sbando. Nemmeno allora le donne erano al potere. Stavano nelle piazze a urlare e mostrare il proprio corpo, inconsapevoli di quanto si stava facendo tra i palazzi di governo, credendo di ottenere libertà. Con il preciso intento di smantellare un pensiero, non si rendevano conto che riaffermavano ancora una volta la necessità di un governo maschile, che sapesse tenere le redini. Ancora una volta la forza bruta, invece del ragionamento.
Il corpo della donna viene costantemente strumentalizzato, anche per la procreazione, sentiamo oggi di “uteri in affitto”, di “furti di bambini”, di adozioni illegali; non siamo nemmeno più capaci di accettare quella che la natura ci ha dato. Quante volte sento certe giovani spose dire: “voglio un figlio!” per poi magari cercarlo pervicacemente perché non arriva. Il problema è che non si può “volere un figlio” perché diventi il nostro bambolotto; chi ha la fortuna di averne dovrebbe pensare che ha generato una vita, che sarà autonoma e che da quel momento in avanti, lei, con il padre, saranno al suo servizio perché cresca senza condizionamenti. Non vorrei solo difendere la categoria, o rimproverarla, ma renderla consapevole di quanto male ci stiamo facendo, volendo sempre dimostrare qualcosa che non siamo, o volendo soffocare i talenti che abbiamo per compiacere qualcuno o per sentirci parte di questa società ambigua e piena di contraddizioni.
Siate voi stesse, donne, se non volete andare al potere, siate regine nella vostra casa e se volete essere ai vertici della società, perché altri vi dicono che valete e perché ci credete, lasciate il compito di madre ad altre, non si può arrivare dappertutto, ma non si può sempre lasciare che altri decidano per noi.
Le società matriarcali hanno funzionato e funzionano ancora molto bene, quindi lasciamo che i talenti sboccino e che la prepotenza maschile diventi un piccolissimo ostacolo, un pensiero negativo che non ci riguarda, lo si può superare con la tenacia e un obiettivo ben preciso: cercate questo obiettivo!
Per mia esperienza personale, quando mi trovo in un consesso di uomini, continuo a pensare come donna e non me ne importa un fico secco se sono una donna tra tanti e soli uomini, porto avanti il mio pensiero perché ho anch’io un cervello e lo uso.
Mi capitò di sedere ad un tavolo con 11 sacerdoti, uno dei quali Vescovo, e fu un’esperienza unica, arricchente, anche per loro, ne sono convinta.
Sono stata in una giunta di soli uomini per 5 anni, ma ho sempre fatto pendere le decisioni per la giustizia e non perché gli uomini tentavano di prevaricarmi. Un giorno feci saltare la giunta perché non ero d’accordo con le decisioni da prendere, ma nessuno si permise di dirmi che avevo preso una decisione uterina, cosa che spesso succede in queste situazioni.
Consiglio alle donne di essere semplicemente l’altra metà del cielo, senza condizioni.

Franca Oberti

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