mercoledì 9 gennaio 2013

Voto antagonista consigliato per indebolire i banksters



 
Valutando  la situazione politica nazionale rispetto, diciamo, ad un paio di mesi addietro e arrivati  alla preannunciata discesa sul terreno elettorale di Monti, vediamo che, nonostante la “novità” di questa discesa in campo del “tecnico professore”, certi progetti per la gestione del potere politico in Italia non sono poi mutati di molto e le Consorterie, chiamiamole così (ma non si tratta di semplici lobby massoniche), che sono dietro questi progetti, ovvero l’Alta finanza mondialista, hanno ben soppesato i pro e i contro di tutta la situazione.

Quello che era ieri e quello che è oggi.
In definitiva, mesi addietro, sembrava dato per scontato che Monti potesse ancora per qualche tempo portare avanti l’opera di devastazione di quello che resta dello Stato sociale, operare per la razionalizzazione delle Leggi e disposizioni che impongono ai governi l’obbligo, senza se e senza ma, di ripianare il debito pubblico (una vera truffa ai danni del popolo) e incrementare la introduzione piratesca di ogni genere di tassa che consenta di drenare dalle tasche degli italiani più denaro possibile. Il fine, ovviamente, è quello di garantire al sistema di usura internazionale dei banksters, a cui l’Italia è soggetta, di essere saldato nei sui inestinguibili e sempre rinnovati crediti.

Terminata la transitoria esperienza del governo dei tecnici, la parola sarebbe passata di nuovo ai politici (ben lieti che il “lavoro sporco”, in massima parte era stato fatto da “tecnici” mai eletti da nessuno e che non dovevano rispondere agli elettori per il loro operato). In questa prospettiva sembrava data per scontata una evidente vittoria alle elezioni del PD di Bersani proiettato a primo partito in Italia, ed un buon successo del centrismo di Casini al quale il Bersani avrebbe poi dovuto logicamente aprire per varare un formula di governo forte e duratura. Lo strappo di Berlusconi, trovatosi con l’acqua alla gola, che ha anticipato la fine del governo “tecnico”, ha però messo in moto tutta una serie di situazioni che hanno rimescolato le carte.

Probabilmente Berlusconi, resosi conto della disintegrazione del PDL e di tutta l’area moderata a cui faceva riferimento, deve essersi spaventato, specialmente dopo che si è anche concretizzata, a fine ottobre scorso, una condanna penale a suo carico. Lo scaltro imprenditore si è reso conto che non solo sarebbe stato letteralmente spazzato via dal quadro politico che conta, ma rischia anche di accumulare condanne penali di una certa gravità. In pratica, nonostante la sua uscita di scena e il sostegno in parlamento a Monti, non gli si garantiva una serena vecchiaia.

Da qui la decisione, tutta pro domo sua, di anticipare i tempi e far saltare il governo Monti mettendo in atto un certo populismo demagogico teso a recuperare qualche voto da quella parte di cittadini spremuti fino all’inverosimile.

Fin qui le cose sono abbastanza chiare, anche se poi appare alquanto singolare la successiva contraddittoria proposta di Berlusconi di voler lasciare a Monti la guida di un area moderata per affrontare le elezioni e sbaragliare il campo alla vittoria delle sinistre. 

Vuoi che sia stata una “furbizia” politica per far scoprire le carte a Monti e chi gli sta dietro, o vuoi che sia stato un concreto tentativo di proporre una futura gestione politica dove lui, Berlusconi, con tutti i suoi interessi in gioco, sarebbe comunque stato partecipe, sia pure in via subordinata dietro la leadership lasciata a Monti, fatto sta che poi, di fronte al fallimento di questa proposta, rifiutata da Monti, il cavaliere ha dovuto fare marcia indietro e chiamare a raccolta quello che resta delle sue lacere e sbandate truppe per andare alle elezioni con una immagine oramai squalificata e con il solo apporto di tre reti televisive e lo specchietto per le allodole di una promessa abolizione della pesantissima IMU.

Le strategie dei banksters
Fotografata così la situazione, cerchiamo adesso di capire come devono aver ragionato le Consorterie che stano dietro a Monti, un uomo, non bisogna mai dimenticarlo, portato al governo, con un mezzo “colpo di stato” silenzioso, esclusivamente per curare gli interessi dei banksters, di quel mondo bancario internazionale di cui lui era “consulente” (una operazione che la dice lunga sulla forza e l’incidenza che queste Consorterie hanno in Europa e nel nostro paese).
Indubbiamente il “governo dei tecnici, è stata una imposizione necessaria, contraria alla atavica politica di queste Consorterie, da sempre aduse ad agire nell’ombra, a condizionare da dietro le quinte i governi, senza apparire direttamente, ma che evidentemente nel quadro della crisi finanziaria internazionale, da loro stessi provocata, imponeva ai banksters di esporsi pur correndo qualche rischio (una sia pur minima conseguenza di questa “esposizione”, per esempio, è il fatto che oggi molti si rendono conto o sono stati informati, della esistenza di un potere bancario e delle operazioni sporche che questo potere porta avanti spregiudicatamente).

Preso atto di una anticipata fine del governo dei “tecnici” e della inevitabilità delle elezioni, queste Consorterie hanno deciso di puntare ancora su Monti e quindi di indirizzarlo anche nella competizione politica, di fatto, rimettendo in gioco le prospettive di un futuro governo a guida Bersani aperto ai centristi di Casini che sembrava oramai scontato.
Evidentemente su Bersani, nonostante la sua riconosciuta disponibilità a prestarsi a soddisfare le richieste dei banksters, ha pesato la valutazione che il soggetto non è certo il più adatto per una lunga conduzione politica fatta di lacrime e sangue, così come ai banksters preme di instaurare in Italia.

Come già ebbe ad osservare il politologo Aldo Giannuli “Bersani non è omogeneo alla cultura dei poteri finanziari e, per quanto si sforzi di capirne la lingua e di assecondarne i desideri, resta pur sempre un parvenu, un apparatnik antropologicamente estraneo a quel mondo”.

Questo comporta poi il fatto che Bersani, di fronte alle richieste di liquidare in toto ogni residuo di Stato sociale, pretenderebbe di coprirsi con la farsa della “concertazione”, intralciando la speditezza e forse la portata delle direttive da imporre.

In pochi giorni quindi si è ridisegnata tutta la strategia politica per affrontare le elezioni, puntando ancora sulla presenza egemonica di Monti nei futuri governi.

E’ stato evidentemente valutato che Monti, all’uopo sostenuto da un buon numero di mass media, incassato anche il placet della Chiesa (evidente una mediazione intercorsa, dove ha avuto il suo peso l’esenzione della Chiesa dalla “spremitura” che viene imposta al paese ed oltretutto “tranquillizzata” dalla presenza nei futuri governi dei moderati di Casini) avrebbe potuto riscuotere un buon successo elettorale.
Questo possibile successo darebbe una certa “forza” politica alla figura del professore e quindi lo porrebbe come ago della bilancia per il varo di un futuro governo con chicchessia.

Comunque sia, i banksters hanno ben considerato che un “professore” rivalutato politicamente e posto al centro della politica nazionale, sarebbe stato molto più utile e produttivo per i loro interessi che un futuro, seppur “amico”, governo Bersani – Casini e laddove il radicalizzarsi dello scontro politico, a seguito della crisi economica della nazione e dietro la spinta contestativa e populista del movimento 5Stelle di Grillo, della Lega e altri, potevano creare seri problemi, ad una leadership troppo sensibile ai richiami della piazza.

Certamente la nuova situazione che si è andata delineando non piacerà molto a Bersani che già si sentiva in tasca la guida della politica nazionale ed ora deve invece rifare tutti i conti, mentre per Casini, esponente di un area minoritaria, epigoni democristiani, da sempre avvezzi a gestire una fetta di potere vivendo e auto riproducendosi  principalmente per “quelle poltrone”, le cose non sono cambiate di molto rispetto ad un futuro governo Bersani – Casini, anzi il fatto di dover ora fornire le “gambe” politiche a Monti, cioè un minimo di retroterra popolare, per farlo navigare negli infidi terreni elettorali, gli offrono prospettive ancora più interessanti.

Può farcela Monti?
La considerazione che la politica lacrime e sangue di Monti ha colpito tutti gli italiani di ogni ceto e ha generato un minimo di consapevolezza in molte persone che dietro a tutto c’è l’interesse del sistema bancario, potrebbe far pensare che difficilmente Monti possa conseguire un buon successo elettorale. Ma le cose non stanno esattamente così.
Non è infatti un mistero che viviamo da tempo in una specie di “realtà virtuale” dove i mass media fanno e disfanno il pensiero e gli umori dell’opinione pubblica, creano e indirizzano tendenze.

Non si dimentichi che se in Italia i quotidiani e le riviste non hanno le vendite di altri paesi occidentali, è comunque garantita la presenza mattina, pomeriggio e sera, dei telespettatori incollati davanti alla loro bella e colorata scatoletta quadrata.

Il bombardamento terroristico della crisi economica e del crack finanziario, la bancarotta a cui andrebbe incontro il paese, lo spettro dello spread agitato in ogni telegiornale, l’inevitabile necessità di certe misure di contenimento dei costi, tutte parole d’ordine ben studiate come in una guerra psicologica, hanno sicuramente prodotto dei risultati.

Mi è capitato di interrogare un certo numero di persone e mi sono accorto che non sono pochi quelli che, incredibilmente, ritengono che Monti abbia ben operato (nonostante abbia addirittura aumentato il debito pubblico) e che certe misure erano necessarie. E’ del resto ovvio che se si presenta alla gente una situazione disperata, catastrofica, senza dire chi e perché l’ha causata, senza precisare che per uscirne fuori l’unico mezzo è quello di sottrarsi dai meccanismi di usura, si induce il ragionamento che per farvi fronte occorre procedere a tagli e sacrifici, senza starci troppo a pensare e senza dar retta a discorsi propagandistici e retorici.
Se a questo lavaggio dei cervelli si aggiunge un evidente “aiuto” della Chiesa e il sostegno dell’area dei moderati conservatori e progressisti, baciapile o laici,  tutti messi in moto da evidenti maneggi dal sapore gesuitico e  massonico, possiamo ben prevedere per Monti un certo successo elettorale.

Questo renderebbe possibile un futuro governo politico di Monti, come appunto progettato o in alternativa sarebbe comunque sempre riprop0nibile un Bersani - Casini,  ora però con un Monti, rivalutato politicamente e con un suo forte peso.

Le possibili alternative
Vediamo adesso, senza voli di fantasia, quali possono essere le alternative e che indice di possibilità si hanno di ribaltare questi progetti che lo ricordiamo ancora una volta sono devastanti per il futuro della nazione e riguarderebbero la dissoluzione totale dello Stato sociale, la perdita di ogni mutualità, di un minimo di tutele pensionistiche e sanitarie, il ridimensionamento della scuola e della ricerca, l’ampliamento dei meccanismi  di rapina del sistema bancario a cui tutti i cittadini verrebbero obbligatoriamente vincolati, la definitiva e totale privatizzazione di quel poco di partecipazioni statali in settori dove la esclusiva presenza del “profitto”, avrebbe effetti negativi e aggravi di costi per gli utenti, l’aumento incredibile, inaudito, delle tasse, il contenimento degli stipendi fino quasi a livello del terzo mondo, ecc. In pratica tutto quello che è necessario per imporre al paese l’obbligo di sottostare al meccanismo di usura internazionale, di indebitarlo senza soluzione di continuità e di rendere certa la sua solvibilità, anche a costo di gettare questo paese nella miseria più nera.

Diciamo subito che concrete alternative atte a ribaltare questa situazione non le vediamo e del resto sarebbe puerile pensare che questo ribaltamento possa avvenire con le elezioni. L’unica speranza sarebbe quella che Monti esca talmente ridimensionato dal voto e che questi voti si ripartissero in modo tale da non rendere possibile il varo di una coalizione governativa troppo forte. Una futura incertezza politica potrebbe inceppare i progetti dei banksters, ma sarebbe solo un piccolo palliativo.

Una vittoria di Berlusconi, che oltretutto non è mai stato una alternativa ai banksters, ma semmai una specie di outsider, sembrerebbe da escludersi e comunque è talmente evidente che Berlusconi si muove unicamente per la salvaguardia dei propri interessi di famiglia e pertanto, anche nel caso di un suo improbabile successo, si metterebbe d’accordo con i banksters.

Il movimento 5Stelle di Grillo, che sembrava avere le possibilità di captare un ampio ventaglio di voti di protesta, in questi ultimi mesi è stato alquanto ridimensionato dalle solite campagne psicologiche dei mass media ed è stato anche scosso da alcuni dissensi interni, probabilmente creati ad arte. Questo vuol  dire che Grillo potrà avere un certo successo elettorale, ma non così decisivo da mettere in seria crisi i progetti dei banksters.

I piccoli partitini antagonisti, in termini di voti e dati i meccanismi elettorali, più di tanto non potranno fare e probabilmente resterebbero minoranze poco significative quantunque siano per loro positivi gli esiti elettorali.

L’astensione, il gesto contestativo che noi abbiamo sempre privilegiato, potrebbe avere, grazie al malcontento diffuso,  un significativo incremento, ma è chiaro che il Sistema, alla fin fine, nonostante la perdita di immagine, se ne fregherà altamente delle percentuali dei votanti.

Tutto questo per dire che ben difficilmente potremmo aspettarci note positive dagli esiti elettorali, se non, come detto, la speranza che i voti si ingarbuglino alquanto annacquando il potere dei partiti, che i movimenti antagonisti (antagonisti almeno sulla carta, perché noi, sinceramente, non abbiamo fiducia in nessuno) abbiano un buon successo e altrettanto ne abbia l’astensione dal voto.
E' un po' poco, quasi niente, ma non vediamo altre alternative.

Questa situazione della nazione, oltretutto legata mani e piedi ai meccanismi mondialisti dell’Europa, non è possibile ribaltarla con le elezioni, e al momento non è neppure sperabile una rivolta di popolo magari determinata dall’impoverimento di tutto il paese.

Intanto per quanto siano stati pesantissimi i provvedimenti lacrime e sangue imposti alla cittadinanza, per quanto gravissima la situazione del paese con la chiusura continua di imprese e la perdita dei posti di lavoro, per quanto spaventoso il numero dei disoccupati, in particolare i giovani e per quanto aleatorie, precarie e durissime le condizioni per trovare un posto lavoro con un minimo di garanzie, visto che tutto il mondo del lavoro è stato devastato e sconvolto dalla introduzione di leggi e pratiche iper liberiste, nonostante tutto questo e probabilmente con l’apporto delle famiglie che sono ancora in grado di sobbarcarsi gli oneri del mantenimento dei loro congiunti disoccupati (i futuri nuclei famigliari non avranno di certo questa disponibilità per i loro figli) la situazione generale non ha raggiunto i livelli di massima allerta.

A questo si aggiunga che la società consumista, le ideologie neoradicali, la devastazione provocata dalle consuetudini di vita occidentali, all’”americana”, il paravento di una realtà “virtuale”, hanno annullato e dissolto ogni energia creativa e contestativa in particolare nella gioventù, una gioventù riempitasi di tatuaggi, con il pensiero agli abiti griffati, allo stadio, alla musica, alle discoteche, allo sballo, alle ultime novità nel settore dei video giochi, dei computer e degli Ipod. E senza giovani non si fanno le rivoluzioni !

Avevamo premesso che queste sarebbero state delle considerazioni politiche  “a freddo”, non è colpa nostra se, oltretutto, sono scettiche nell’indicare delle soluzioni.

Certe situazioni, affinché si concretizzino possibilità di riscossa, devono ancora maturare, sperando che ce ne sia il tempo, visti i progetti criminali di guerra che gli Occidentali hanno in animo e a cui il nostro paese, succube totalmente del sistema atlantico e pericolosamente riempito con 113 basi militari anche atomiche, e privo di ogni sovranità, è soggetto.
Per intanto, a queste elezioni, che ognuno agisca secondo coscienza e come meglio ritiene opportuno. Non ci sono ricette miracolose.

Chi lo preferisce si astenga dal votare oppure, per chi proprio vuol andare a votare,  voti per uno dei movimenti antagonisti nell’ottica di rendere debole ogni futura conduzione politica di governo.

Maurizio Barozzi

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