Mentre assistiamo alle prime mosse dell’ormai famosa offensiva ucraina, preludio a quella che sarà probabilmente la più grande battaglia della guerra, a migliaia di chilometri dalla linea del fronte altri schieramenti si muovono, non meno importanti per le sorti del conflitto. All’interno del NATO stan almeno tre diverse posizioni si confrontano, ma tutte assolutamente incapaci – dopo oltre un anno di demonizzazione del nemico – di considerare la Russia al di là della propria semplicistica schematizzazione.
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Tanto tuonò che piovve. Inevitabilmente, dopo averne parlato per mesi, e sotto la crescente pressione statunitense, l’Ucraina ha rotto gli indugi ed ha avviato la sua offensiva. Siamo in effetti ancora ai preliminari – prima le operazioni di gruppi DRG per sondare il terreno, ora puntate offensive più consistenti (in cui vengono per la prima volta impiegati carri e corazzati NATO) con cui gli ucraini cercano battaglia, in attesa di individuare il punto debole dello schieramento russo, e su cui successivamente lanciare il grosso della forza di sfondamento (5/600 carri MBT, un migliaio di corazzati, forse 20/30.000 uomini, più le riserve).
Questo lungo periodo di incubazione però, non ha fatto che danneggiare le effettive possibilità di successo, sia perché ha ovviamente dato più tempo ai russi di prepararsi (non solo costruendo linee di difesa fortificate in profondità, ma anche accumulando riserve), sia perché ha fortemente logorato la capacità bellica ucro-NATO.
In particolare, sono risultati significativamente deleteri alcuni passaggi, che hanno fortemente indebolito il potenziale offensivo ucraino...
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