So che a voi Salvini non piace. E su questo siamo d'accordo. Mi permetto però di dire che la differenza, non con tutti ma con molti di voi, specialmente coi più antisalvinaini di voi, è che invece di mugugnare io ci ho messo la faccia pubblicando articoli contro lo sdoganamento del razzismo da parte degli atteggiamenti celoduristi del Capitano del Papeete (e questo, almeno per me, è forse la cosa più grave, perché corrode in modo atroce e immorale la società), contro il neoliberismo della Lega (al pari del PD, per altro), contro il suo servilismo nei confronti del Sionismo (pari a quello del PD, per altro) e di Donald Trump (qui invece ci sono contraddizioni in seno al potere), contro il suo appoggio al tentato golpe fascista in Venezuela (al pari di PD e LeU, per altro), contro il suo voto a Bruxelles per l'equiparazione di nazisti (aggressori) e comunisti (aggrediti), anche questo in sintonia col PD, per altro. Infine contro il suo opportunismo, anche questa una qualità che condivide con la “sinistra”, assieme a corruzione e ipocrisia.
Ma forse l'ipocrisia nella sinistra sta raggiungendo vette difficilmente superabili.
Una giovane signora modenese, studentessa di Filosofia, Samar Zaoui, ha pubblicato su Facebook il post: c'è bisogno di qualcuno che ammazzi Salvini. Questa è l'esortazione. Odio, incitamento al crimine attraverso i social, ce ne sarebbe di che mobilitare la Commissione Segre, che invece se ne sta zitta, a riprova che i suoi promotori sono di parte: gli “odiatori”, gli “hater”, sono solo a destra, a sinistra ci sono i giustizieri delle cause “giuste”, ai quali tutto è permesso.
Si arriva a un tal punto di mancanza di vergogna che, essendosi indignato per questo post, Salvini sia stato accusato di aver messo la povera signora Zaoui “alla gogna” (sic!). Così Nextquotidiano, tanto appassionatamente filosardiniano quanto beceramente antisiriano (e su questo torneremo tra poco, perché tout se tient). Così la filosardiniana Askanews, l'agenzia di stampa di Luigi Abete, ex presidente di Confindustria, attuale presidente di BNL, presidente di Civita Cultura Holding, costola dell'Associazione Civita di Gianni Letta, e membro dell'Aspen Insitute Italia (questa tiratina sull'indipendenza dei media fa già capire un po' di cose).
In questo caso Capitan Papeete si era persino moderato nei termini. Aveva solo sarcasticamente detto: “Aspetto reazioni indignate di giornalisti, politici e merluzzi ... ” e definito Samar Zaoui “sardina democratica”, che non mi pare un insulto ma un dato di fatto. Ma tant'è.
La signora Samar Zaoui non è una semplice privata cittadina, ma assieme al suo compagno Jamal Houssein, studente modenese di ingegneria meccanica, è una dei principali leader delle Sardine emiliane. Esponenti entrambi del sindacato di sinistra degli studenti Udu, i loro legami con i Giovani Democratici del PD sono noti. Anche se lasciamo perdere i presunti legami tra Mattia Santori, motore iniziale delle Sardine, e Romano Prodi attraverso la collaborazione con la Rie, (Ricerche Industriali ed Energetiche) sventolato dalla Meloni, che francamente mi sembra un po' poco, è comunque sotto gli occhi di tutti che le Sardine abbiano diviso il mondo in due: da una parte Salvini, la destra, i populisti e i sovranisti, dall'altra la sinistra - quindi il PD et similia - e i giusti (cioè non populisti e non sovranisti). E' un dato di fatto.
Lo conferma anche Mattia Santori quando dichiara al Giornale che sì, è anche vero che alcuni di loro provengono dal PD, ma “nel momento in cui si scende in piazza senza bandiera, non è una convocazione di partito. Se uno usa l’immagine delle sardine e rilancia il format, non ci vedo nulla di male. Chiaro che chi ha avuto vita politica è più portato a organizzare un evento di piazza. Quindi succederà anche in futuro. L’importante è che non ci sia una connotazione partitica”. Ed “è normale” che i movimenti giovanili dei partiti si sono mobilitati per portare sardine in strada.
Sembra normale anche a me. E poi per certi versi è come discutere se l'acqua è bagnata. Invece il punto sottile e importante è che con buona probabilità è proprio vero che c'è qualcosa in questo movimento che il PD stesso non controlla.
Secondo l'ex leader della Fiom, Giorgio Cremaschi, oggi esponente di Potere al Popolo, il rischio è che come i “girotondi” alla fine le Sardine verranno incorporate dall'establishment di sinistra.
E' un giudizio che da una parte concede un po' troppo credito all'autonomia di questo movimento, ma dall'altra ha qualcosa di vero, perché oggi come oggi le Sardine non sembrano totalmente riconducibili a questo establishment, ma a qualche establishment superiore.
E' vero che nella Storia ci sono stati momenti di mobilitazione e ribellione scoppiati tutti insieme. Si pensi al biennio 1848-1849. O si pensi al periodo che è seguito alla Prima Guerra Mondiale. Ed è vero che i servizi segreti delle potenze che contavano si sono tutti dati da fare per portare acqua agli interessi che rappresentavano, ai loro establishment di riferimento. Io non credo che Mazzini fosse al soldo dell'intelligence britannica, ma è vero che l'intelligence britannica lo proteggeva (e controllava) e non penso che Mazzini fosse così stupido da non saperlo. Era una partita a scacchi. Similmente è sciocco pensare che Lenin non si rendesse conto del perché i Tedeschi gli stavano mettendo a disposizione un treno per riportarlo in Russia a cercare di fare la rivoluzione. Lo sapeva, e lo sapeva bene. Non per questo era un agente dei Prussiani, come qualcuno stolidamente continua a sostenere.
Che durante una profondissima e lunghissima crisi ci siano mille motivi per mobilitarsi è un dato di fatto elementare. Il problema è allora la direzione che prendono le mobilitazioni e chi, per via della sua forza, può indirizzarle e raccoglierne i frutti, per quanto genuini possano essere stati all'inizio intenti e motivazioni, cosa che in una società e in un'epoca dove il controllo e la capacità di influenzare è tanto straordinaria quanto capillare, pone già una sfida analitica.
Succede ad esempio per i movimenti sorti sull'onda (o così almeno appaiono e ci dicono) delle campagne mediatico-politiche ruotanti attorno a quella ragazzetta di nome Greta Thunberg che, diciamolo francamente, non conosce assolutamente le cose di cui parla. Sono movimenti con cui le Sardine intendono gemellarsi.
Dove stanno puntando, allora, Extintion Rebellion o Friday For Future? Possono dire tutto quello che vogliono ma di fatto stanno puntando alla New Green Economy, che, come vedremo in un prossimo post, con esempi che toccano tutti noi da vicino e da domani, con la salvaguardia della Madre Terra non c'entra un fico secco. Anzi!
Non solo questi movimenti sono strumenti ricorsivi, autoalimentantisi, di propaganda verso i soggetti di domani, cioè i giovani di oggi, ma sono anche masse di manovra di piazza, a volte molto aggressive come Extintion Rebellion, che possono essere usate per controllare che i governi prendano proprio quella direzione e non altre, perché là ad attendere con sempre più impazienza ci sono frazioni rampanti delle élite che possono raccogliere migliaia di miliardi e frazioni vecchie, non necessariamente disgiunte dalle prime, che ci vedono la possibilità di protrarre un'economia di rapina e di speculazioni finanziarie.
E' un'economia strafatta che ha bisogno di nuove droghe. Non naturali, checché ne dica, ma sintetiche.
In questa confusione di gente che si mobilita per una cosa o per l'altra ci sono però segnali che aiutano a capire.
Ad esempio le Sardine toscane. Lì uno dei leader è il giovane Bernard Dika astro nascente del PD è ora imprestato (ma a tempo determinato) a questo movimento.
Bernard Dika sa con chi stare, non foss'altro che in caso contrario sarebbe un astro cadente. Durante la “Giornata della Memoria” del gennaio del 2017 aveva paragonato Aleppo ad Auschwitz, riprendendo le canagliesche campagne mediatiche occidentali contro la liberazione di Aleppo Est dalla teppaglia tagliagole di al-Qaida, appena conclusa.
Che Aleppo Est e Idlib fossero in mano ad al-Qaida lo sapevano tutti tanto che gli Americani, non potendolo smentire, avevano dato la colpa di ciò a … a ... ma sì, alla Russia e ad Assad perché avevano scacciato i tagliagole dalle altre parti della Siria (non sto scherzando). La colpa non era certo degli Usa, dell'Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti, della Turchia e del Qatar che gli passavano finanziamenti ed armi. Ma per carità!
Insomma, il giovane Bernard Dika riprendeva integralmente e coscientemente la campagna di public relation dei White Helmets, cioè, per l'appunto, dell'agenzia di public relation di al-Qaida, fondata dall'ex ufficiale e agente segreto di Sua Maestà Britannica, poi consulente per l'intelligence di Bill Clinton, di George Bush jr e degli Emirati Arabi Uniti, James Le Mesurier, recentemente trovato morto vicino al suo ufficio nel quartiere di Beyoğluad Istanbul.
E i White Helmets, sarà un caso, sono un punto di riferimento anche di Joshua Wong, il leader dei rivoltosi “democratici” di Hong Kong, quelli che cercano di bruciare vivi poliziotti e avversari politici, quelli che vorrebbero che Hong Kong ritornasse ad essere una colonia inglese, quelli che chiedono a Washington di attaccare militarmente la Cina. Lo scorso settembre Wong, per l'appunto, si è incontrato a Berlino col presidente dei White Helmets, Raed Al Saleh. Dio li fa e la Nato li accoppia.
Sembra un romanzo di Le Carrer. Ma è una realtà alla Le Carrer. E' lo Zeitgeist ideale, politico e geopolitico.
Non sono un complottista. Anzi, Dio solo sa quante polemiche ho fatto con i complottisti. Ma non ci posso fare nulla se siamo nella medesima situazione che Karl Marx descriveva nelle Lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850: «L'aristocrazia finanziaria faceva le leggi, dirigeva l'amministrazione dello Stato, disponeva di tutti i pubblici poteri organizzati, dominava l'opinione pubblica coi fatti e con la stampa».
L'enfasi è mia: l'aristocrazia finanziaria creava lo Zeitgeist.
Voglio soffermarmi su questa capacità ultrasecolare di trasformare le idee della classe dominante in idee dominanti, oggi con una perizia, con capacità politiche e con psicotecnologie (credit: Derrick de Kerckhove) che farebbero sfigurare Goebbels.
Guardate come si passa facilmente dalla percezione comune (vera e preoccupante) che fa sempre più caldo, alla “climate opportuninity” di speculatori e multinazionali, gli stessi che fin'ora hanno ridotto il pianeta a un posacenere a maggior gloria dei loro profitti e delle loro rendite e con le guerre per difendere quei profitti e quelle rendite.Oggi tutti colpiti sulla via di Damasco, tutti improvvisamente ultrà dell'ecologia, a partire dal premio Nobel (ahah!) Al Gore, ipocrita firmatario formale ma poi reale boicottatore dei protocolli di Kyoto (ne riparleremo).
Il giovane dem Bernard Dika è il portavoce non solo di interessi, quindi, ma di una mentalità, che è una mentalità tutta interna al potere imperiale. Non è un caso che i leader delle Sardine toscane abbiano asserito, con sicurezza: “non siamo né una riedizione dei girotondi né dei grillini del Vaffa Day perché non siamo contro il sistema.” (Il fatto quotidiano, 25-11-2019, enfasi mia).
Non ne dubitavo. E non lo ha dubitato nemmeno Elsa Fornero: “Ben prima che questo movimento si manifestasse ho incontrato moltissimi giovani. I giovani si riuniscono in associazioni e sono desiderosi di comprendere. I giovani hanno capito che la riforma delle pensioni era un tentativo di riequilibrare il bilanciamento economico tra generazioni, fortemente sbilanciato a scapito dei giovani”.
Così l'endorsement dell'ex ministra lacrime e sangue. Il suo massacro sociale non era una questione di classe, ma generazionale, dunque. Protrarre l'età lavorativa degli anziani a maggior gloria dell'aristocrazia finanziaria era dunque un favore ai giovani (evidentemente perché rimanendo disoccupati hanno più tempo libero). Mi sa però che è un bel boomerang per le Sardine dato che la Fornero è, giustamente, una delle personalità più detestate d'Italia.
Non è una questione sociale nemmeno il degrado ecologico. No! Anche questa è una questione generazionale. Così ci dicono dal bandwagon di Greta.
Così dice il “sistema”, quel sistema che da decenni sta immiserendo i più e arricchendo in modo scandaloso i pochi, in modo persino sguaiato. Esattamente come nella Francia descritta da Marx: «Mentre l'aristocrazia finanziaria faceva le leggi, dirigeva l'amministrazione dello Stato, disponeva di tutti i pubblici poteri organizzati, dominava l'opinione pubblica coi fatti e con la stampa, in tutti gli ambienti, dalla corte sino al Café Borgne, si spandeva l'identica prostituzione, l'identica frode svergognata, l'identica smania di arricchirsi non con la produzione, ma rubando le ricchezze altrui già esistenti. Alla sommità stessa della società borghese trionfava, in urto ad ogni istante con le stesse leggi borghesi, il soddisfacimento sfrenato degli appetiti malsani e sregolati in cui logicamente cerca la sua soddisfazione la ricchezza scaturita dal gioco, in cui il godimento diventa gozzoviglia, e il denaro, il fango e il sangue scorrono insieme. L'aristocrazia finanziaria, nelle sue forme di guadagno come nei suoi piaceri, non è altro che la riproduzione del sottoproletariato alla sommità della società borghese».
Così il sistema che per proteggere questa merda da decenni uccide uomini, donne e bambini a centinaia di migliaia, a milioni (“Mezzo milione di bambini iracheni morti? Sono un prezzo giusto”, Madeleine Albright, Segretaria di Stato di Bill Clinton, sì proprio lui, il presidente “de sinistra”!).
Così il sistema che le Sardine non vogliono cambiare.
E' la riprova che peggio di Salvini ci sono solo gli antisalviniani.
Non è una novità. Succede spesso che un sistema in crisi metta di fronte alla ben nota alternativa secca: o la padella o la brace, o il peggio o il meno peggio, con la preghiera di dimenticarsi di quel che diceva Hanna Arendt: “il meno peggio è pur sempre un peggio”.
L'Italia non è solo un Paese di santi, di poeti e di navigatori, ma anche di ardite sperimentazioni politiche. Ecco dunque un esperimento straordinario: una rivoluzione colorata preventiva, una rivoluzione colorata non contro un governo ma, roba da non credersi, contro l'opposizione.