lunedì 2 luglio 2018

Inno alla Luna - Forse un esercito popolare può ancora servire...


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Fra le proposte fatte dal nuovo governo Conte risulta esserci anche quella di ripristinare un servizio  misto, metà civile e metà militare, di 6 mesi, "per riabituare i giovani a svolgere mansioni utili alla patria e risvegliare in loro un senso di disciplina".  Io personalmente ho svolto servizio militare per 15 mesi e debbo dire che quel periodo fu per me molto utile per capire come funzionavano tante cose nella società. Non penso quindi -come disse berlusconi- che "il servizio militare (o civile che fosse) rappresentasse una perdita di tempo per i giovani"....

Inoltre non sono d’accordo con il sistema corrente in cui il servizio militare sia riservato a forze prezzolate, semplici volontari, credo che l'onere della difesa (dico “difesa”…)  della nostra terra o dei legittimi interessi dei suoi abitanti non possa essere delegata a “mercenari”, senza dimenticare le proposte  avanzate da alcuni partiti "progressisti" di concedere la cittadinanza italiana a  quegli stranieri che si impegnassero a servire nell'esercito... 

Malgrado le intenzioni del nuovo governo di fermare in parte l'invasione di "profughi"  (al 90% finti) sembra che  il destino dell''Italia  sia segnato.  Il numero di giovani e robusti maschi, privi di scrupoli, provenienti da vari luoghi dell'Africa, perlopiù di fede musulmana ed  insofferenti alle regole civili, nonché  impossibilitati al lavoro per ragioni burocratiche  (se non quello in nero o ad attività illegali)   ha già raggiunto nel nostro paese  un numero critico... 

Considerando anche che i nostri giovani non sono in grado di resistere, perché viziati dalla società dei consumi. Mi sembra ovvio che la situazione corrente rispecchi pienamente quella decadente del tardo impero romano, in cui la morale e l'incapacità di  dignità  fece dell'Italia una terra dominata dai barbari.  Le famose invasioni barbariche contavano a malapena poche migliaia di individui (comprese donne e bambini ed armenti) mentre Roma aveva oltre un milione e mezzo di abitanti ma quei pochi barbari determinati bastarono per annichilire e distruggere un sistema, forse marcio, forse indegno di essere mantenuto,  come probabilmente sta succedendo ai giorni nostri…!   E la causa anche allora fu che la difesa della società era stata delegata a mercenari di origine straniera (che alla prima occasione presero il potere) ed al "buonismo" degli alti prelati  cristiani che, nel frattempo, avevano assunto  il controllo morale della società. 

Insomma se in Italia ci fosse bisogno di difendere il territorio un esercito di leva potrebbe aiutare mentre quello vigente dei mercenari serve solo a combattere le guerre della Nato in varie parti del mondo (sempre a spese dei cittadini) mentre il popolo può essere oppresso e vilipeso sia dai burocrati e tassatori che dai delinquenti comuni e mafiosi (in santa alleanza).  

Il Libro dei Mutamenti afferma: "Nel grembo della terra vi è l’acqua: l’immagine dell’Esercito. Così il nobile magnanimo verso il popolo accresce le sue masse” - L’immagine dell’esagramma L’Esercito (Shih n. 7) del Libro dei Mutamenti, è molto chiara nell’indicarne il significato. Infatti nell’antichità, in virtù della coscrizione obbligatoria, i soldati erano presenti nel popolo come l’acqua sotto la terra. Ed avendo cura della prosperità del popolo si ottiene un esercito valoroso. 
Ed ancora nella prima linea: “Un esercito deve servire in buon ordine ed armonia. Se ciò non avviene incombe sciagura”.

La coscrizione obbligatoria può sembrare una sopraffazione, se serve ad una causa ingiusta, ma è l’unico modo, oggi,  per riconoscersi tutti figli dello stesso paese. 


Paolo D’Arpini
 

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1 commento:

  1. Commento costituzionale - La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici. L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica. (Costituzione, art.52)

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