domenica 24 aprile 2011

Il sogno della spiritualità laica visto con gli occhi dell’ecologia profonda…



Nell'immagine di Franco Farina: l'allegoria della vita, ovvero "Metafora umana barocca"


Il sogno della spiritualità laica visto con gli occhi dell’ecologia profonda…

• L’articolo che segue fu originariamente scritto come racconto di un sogno realmente fatto, all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, in cui avevo visto vividamente con immagini simboliche il percorso dell’evoluzione dell’uomo. Molto somigliante come schema al famoso passaggio degli Yuga induisti. Successivamente lo rielaborai in forma di presentazione dell’incontro Convegno della Rete Bioregionale Italiana, tenuto a Calcata il 9.10.11 Maggio del 2003. A quel tempo fu pubblicato sull’ultimo numero del Bullettin del Circolo Vegetariano VV.TT. (che ospitava la manifestazione) in seguito lo ripresi per estrinsecare il significato ed il senso dell’ecologia profonda e della spiritualità laica in varie Tavole Rotonde, sempre sul tema bioregionale, che si tennero in diversi luoghi del Lazio (Roma compresa).

Purtroppo, o per fortuna, la visione ecologista evocata nel testo non ottenne mai un chiaro riconoscimento da parte dei membri “storici” della Rete Bioregionale, molto tesi ad avvalorare le tesi americane del bioregionalismo, soprattutto quelle “poetiche”sostenute da Gary Snyder. Ciò nonostante ricordo che nel 2008 ricevetti un commento da un ecologista profondo italiano, Guido Dalla Casa, che scrisse: “Ho molto apprezzato l’articolo. Forse ti interesserà questo libro (ebook) da me scritto per Arianna Editrice: L’Ecologia Profonda….(omissis)”

In quel momento non ero interessato a leggere libri sull’argomento perché ritenevo, e ne son convinto tutt’oggi, che il bioregionalismo e l’ecologia profonda possano essere solo una pratica di vita.. Un’esperienza personale di fusione nell’esistente e negli elementi, portata avanti attraverso la ricerca degli aspetti segreti della psiche e collaudata per mezzo di un rapporto intimo con le piante, gli animali, gli umani. Insomma l’ecologia profonda secondo il mio sentire è come la spiritualità laica, come il volo di un uccello nell’aria che non lascia tracce o sentieri.. ma divenendo noi stessi uccello possiamo conoscere….

Infatti risposi a Guido: “Caro Guido, certo conosco queste edizioni... ma sai io faccio parte di un filone bioregionale "pratico", sono membro indipendente ed autonomo della Rete Bioregionale Italiana in cui stanno quasi esclusivamente neo contadini, eretici eremitici, artisti senza arte nè parte, scrittori e poeti autistici, anarchici del pensiero o simili. L’ecologia del profondo se viene assunta come una teoria, che si può spiegare, con indirizzi culturali e regole prescritte, non è diversa da una religione... per questa ragione sono poco propenso alla lettura di breviari e bibbie.. Se dovessi esprimere un modo di appartenenza "canonica" direi che mi interessa poco la teologia e molto di più la mistica. Con questo non nego il valore di tesi astratte che possono supportare i valori bioregionali (il pensiero è esso stesso energia). Ma la pratica è essenziale e primaria ed essa non risponde a "must" bensì si adegua alle situazioni del momento, coglie nel contingente la sua via, è un navigare a vista... Ti invito a partecipare agli incontri che di tanto in tanto organizziamo. Grazie per avermi scritto e salutami gli amici che mi hai menzionato. Ciao"

Oggi, Pasqua, 24 aprile 2011, parlavo con Caterina Regazzi, la mia compagna di vita,
del sogno fatto tanti anni fa che ancora è impresso nella mia mente e le dicevo di come per me quel messaggio fosse stato chiaro.. e di come avessi cercato di renderlo intellegibile agli amici bioregionalisti sotto forma di un articolo/resoconto… Che però sino ad oggi non so se abbia avuto riscontro e sia stato compreso…. Così lei incuriosita mi ha chiesto di farle avere questo articolo.. L’ho ricercato ed eccolo:


Strettamente parlando, da un punto di vista delle finalità, la spiritualità laica e l’ecologia profonda affondano il loro esistere nella coscienza. L’uomo si è interrogato sulle forze della natura e sulla vita e questo interrogarsi ha prodotto la spiritualità, l’ecologia profonda è un approfondimento in senso materiale di questa ricerca. Entrambi gli approcci partono dall’esistente, dal modo di percepire noi stessi e la realtà che ci circonda, il primo è un approccio in senso metafisico mentre il secondo prende in esame il fisico ma non v’è differenza fra i due aspetti se non nel modo descrittivo.

Nell’ecologia profonda come nella spiritualità naturale si sottintende un ’quid’ che impregna le trame della vita. Tale ’quid’ è stato descritto come sorgente di tutte le cose, indipendentemente dal chiamarlo ’spirito’ o ’forza vitale’. Dall’interrogarsi iniziale siamo giunti a tutte le filosofie gnostiche, alle religioni d’oriente come pure alle grandi religioni monoteiste in cui, sia pur con angolazioni differenti, si inneggia al grande mistero della vita, questa è anche l’esigenza dell’ecologia che sempre tiene in conto il delicato equilibrio dell’insieme delle manifestazioni vitali.

Spesso mi son trovato a descrivere l’esigenza di estrinsecazione spirituale dell’uomo come la nascita della prima virtualizzazione. Attraverso il pensiero e la speculazione intellettuale è infatti sorta la virtualità, l’immaginare, il presupporre vero sulla base di un pensiero (di un credere) e questa proiezione, una ’vis’ umana specifica, è forse presente anche nel resto dei viventi, chissà? Ad esempio nelle teorie del karma si descrive la vita individuale degli esseri come un percorso evolutivo che parte da una scintilla dell’intelligenza che poi si differenzia in miriadi di forme, a volte contrapposte, che son però strettamente collegate l’una a l’altra ed in continua ascesa verso la stessa finalità. Una unità questa che non è mai venuta meno anche durante il cosiddetto "percorso karmico" ma per via dell’illusione, ovvero la virtualità del pensiero, appare disgiunta ed imperfetta (e quindi perfettibile?). L’ecologia profonda, dal punto di vista fisico, è un aiuto a capire che non c’è nel contesto generale della vita un dietro od un avanti che non sia strettamente consequenziale, che non compartecipi della stessa sostanza di base e che perciò è impossibile scindere, pena l’estinzione stessa della vita.
Ed ora una domanda: come faremmo a vivere su questa Terra se tutti decidessimo di ritirarci in eremitaggio, di ritornare alla terra come si dice in gergo, senza immediatamente sconvolgere, distruggere definitivamente, il già precario equilibrio di questo pianeta?

La Terra ospita ormai diversi miliardi di persone, perlopiù riunite in aree urbane, è pur vero che parecchie specie animali sono in netta diminuzione ma per contro molte di quelle addomesticate dall’uomo (essenzialmente per scopi voluttuari o di carenza affettiva) superano in numero gli umani stessi e come gli umani che vivono nelle città anch’essi son concentrati in grandi allevamenti. Se ognuno di noi dovesse andare a vivere in campagna, immaginando una società egualitaria, avremmo forse a disposizione non più di duecento metri di terreno a testa (considerando le zone desertiche, le foreste, i ghiacciai, le alte montagne, etc.) se in più volessimo portare con noi anche i nostri "pets" dovremmo dividere quel piccolo spazio con cani e gatti, se poi volessimo mangiar carne dovremmo dividere ulteriormente la nostra casa con pecore, mucche, conigli, maiali, etc. Si fa presto ad immaginare la calca che si verrebbe a creare nei nostri duecento metri quadrati di terra, non solo ma come potremmo produrre in quel piccolo orticello abbastanza cibo per tutti i membri della nostra personale comunità rurale?

Va da sé che questo tipo di scelta è impensabile per la massa come pure, per altre ragioni persino più serie, è impensabile che la vita possa continuare a lungo sul pianeta se continuiamo a sfruttare le risorse per soddisfare le esigenze di consumo parossistico dei grandi agglomerati urbani.

I lemming, quel popolo di roditori che in caso di sovraffollamento periodicamente emigrano in massa, avrebbero già intrapreso il loro viaggio finale (che come tutti sappiamo finisce nelle gelide acque del mare del nord) per riequilibrare la natura. In parte un tale comportamento autodistruttivo sta avvenendo anche nella nostra società, con l’aumento delle guerre, dei suicidi, delle perversioni, della stupidità. Ma non è ancora sufficiente a trovare quell’equilibrio naturale di sopravvivenza e questo perché l’uomo ha l’arroganza di ritenersi un essere "superiore" alle altre specie e perciò ogni soluzione deve comprendere la continuazione del gioco attualmente in programma e cioè la fissità della nostra specie come dominante.

Ma a questo punto re-inserisco il concetto di "spiritualità naturale o laica". A dire il vero questa spiritualità non può assomigliare punto alla precedente spiritualità religiosa ma deve necessariamente tener conto del contesto vitale in se stesso, ovvero dell’ecologia. Una spiritualità ecologica in cui non si perseguano scopi immaginari (paradisi, inferni, etc.) ma in cui ci si occupi esclusivamente del presente stato dell’esistenza. Una presa di coscienza ’individuale’ di come è possibile il riequilibrio nel contesto della vita senza ritenere che la nostra sia una funzione di controllo, di dominio (o di sudditanza ad una ipotetica divinità altra). Ognuno di noi dovrebbe già da ora affrontare il suo personale corso di sopravvivenza sapendo che tutto quello che noi rubiamo oggi dovrà sicuramente essere pagato domani, questo nel caso del sovrappiù, mentre se il nostro respirare, mangiare, crescere rientra nell’insieme del vivere, respirare, mangiare di ogni altro essere vivente potremmo finalmente goderci la vita, senza aver colpe da espiare, senza dover abbandonare il nostro modo di vita urbanizzato e fortemente sociale che -evidentemente- salvo il famoso riequilibrio di cui abbiamo detto, ha contribuito alla fioritura di questa bellissima nostra specie.

In questa fase della storia millenaria dell’uomo abbiamo privilegiato il secondario, il superfluo, a scapito del primario, ovvero il cibo, l’acqua, l’aria. E’ importante per noi esseri umani integrati analizzare le ragioni di questo sviamento. Uno sviamento che senz’altro è stato necessario per scoprire il valore di tesi astratte come l’arte, la scrittura, l’estetica, l’etica, ma che non può continuare ad occupare tutto lo spazio possibile del nostro esistere. Ad esempio dobbiamo essere consapevoli dello sforzo e del significato profondo insito nella ricerca e produzione del nostro cibo quotidiano.

Descrivo ora l’excursus storico della nostra evoluzione. La storia dell’uomo è molto semplice e rispecchia i quattro mutamenti fondamentali della vita. L’uomo nella sua corsa evolutiva compie quattro salti stagionali. All’inizio egli succhia il latte, alla base del latte c’è la verdura e la carne e ciò diviene il suo cibo, poi ancora oltre c’è la terra ed ecco l’uomo che la divora ma oltre la terra c’è lo spirito e l’uomo nutrendosi di "spirito" completa un altro ciclo di spirale nella scala dell’evoluzione. Questa simbologia può essere tradotta così: il latte rappresenta il momento in cui l’umanità si pone reverente verso la nutrice, la natura, che lo accudisce e lo sostiene nel suo grembo (potremmo dire che corrisponde al momento del "paradiso terrestre"); subentra poi la capacità di auto-sostenersi e di ricorrere a tecnologie appropriate per ricavare da se stessi il nutrimento (corrisponde al momento della fondazione patriarcale); ecco quindi il momento del massimo sviluppo tecnologico e sociale in cui l’uomo tende a divorare, a consumare, persino la terra che lo sostiene (il momento della decadenza consumistica e dell’idolatria scientifico religiosa); infine viene il momento della coscienza indifferenziata, l’uomo vien toccato dallo "spirito" si compenetra in esso e ritrova la sua unità primigenia (corrisponde al quid originario, alla consapevolezza di Sé), il ciclo si ripete passo dopo passo.

E’ evidente che questo momento storico è segnato da un grande balzo fra il massimo del materialismo ideologico o religioso a quello di un congiungimento alla consapevolezza non duale.

Come possiamo affrontare condizioni o contingenze apparentemente diametralmente opposte? Innanzi tutto c’è da considerare una cosa: la spinta evolutiva nell’uomo non è indotta da ideologie di massa, il pensiero di massa serve solo al mantenimento della compattezza psicofisica della struttura-specie, l’indice del cambiamento è sempre e solo rappresentato da forme pensiero, pseudopodi, che si irradiano verso possibili sbocchi evolutivi, questi pseudopodi non rappresentano che una piccolissima percentuale della massa, si tratta di minoranze….. Le due minoranze attualmente in antitesi, nel "programma" di sviluppo dell’intelligenza umana, son rappresentate da una parte dall’accentramento individuale del potere (lobby ideologiche ed economiche auto-foraggianti) e dall’altra da una rete smagliata di piccole persone che emanano forme pensiero collegate al tutto (una sorta di sincretismo universale).

Questi cicli o percorsi storici si manifestano allo stesso tempo sia nell’arco di una sola vita individuale che in stagioni o onde storiche, ere cosmiche.

Mi sembra che questo momento di transizione, fra una condizione e l’altra dell’umano, sia dedicato all’aspetto superativo di ogni sovrastruttura di pensiero, un azzeramento dei canoni precostituiti. Infatti oggi come non mai la pulsione verso l’uscita dagli schemi fissati provoca uno stato sismico mentale (scossoni psichici) al corpo-massa dell’umanità. Basterebbe sapere che, come avviene nel processo realizzativo del sé, ogni singola cellula del corpo sociale umano deve essere toccata e deve essere in grado di percepire individualmente la reale possibilità evolutiva in corso. E mentre la tendenza egocentrica agisce sulla massa con meccanismi di aggregazione forzata (vedi la massificazione informativa, politica e ideologica) al contrario "l’aumento" della coscienza avviene sui piani emotivi individuali. Dobbiamo essere consapevoli di ciò quando, come precursori, proponiamo un indirizzo bioregionale che non potrà certamente usare i mezzi della controparte ma deve comunque comprenderli organicamente e da lì evolversi. Solo così può sciogliersi il senso di differenza e la coscienza può ri-trovare il suo spazio. L’interno dell’uomo è ancora tutto un mondo da esplorare ma anche l’esterno è altrettanto infinito ed inconoscibile. Per questo si ripropone sempre la via di mezzo, la moderazione, come unica strada possibile per la continuità della specie. La consapevolezza non-duale integra non divide. E’ per questo che nell’ecologia del profondo e nella spiritualità laica si narra del ritorno alla Terra, ascoltandone il suo messaggio, pervenendo così a quell’integrazione con essa. Godendo della silenziosa gioia di vita, qui e d ora. Una gioia che non ha costrutto, nessuna causa, nessun meccanismo da soddisfare, nessun possesso, solo è…. Si chiama esistenza.

Ma attenzione… tale visione non ipotizza il ritorno al primitivismo bensì individua nelle attuali condizioni della società avanzata l’occasione di un riequilibrio. La continuità della nostra società, in quanto specie umana, richiede una chiave evolutiva, una comprensione globale, per mezzo della quale aprire la nostra mente alla consapevolezza di condividere con l’intero pianeta (forse sarebbe meglio dire con l’universo) l’esperienza vita. Questa è la scienza dell’inscindibilità della vita. Ne consegue che anche l’economia umana può e deve tener conto di questa visione per avviare un progresso tecnologico che non si contrapponga ma che sia in sintonia con i processi vitali. La scienza e la tecnologia in ogni campo di applicazione dovranno rispondere alla domanda: "E’ ciò ecologicamente e spiritualmente compatibile?" I macchinari, le fonti energetiche, lo smaltimento dei sottoprodotti, come pure la socialità e la cultura, dovranno essere realizzati in termini di sostenibilità. Se questo stimolo si manifesta nella mente umana allora sarà necessario un rapido processo di riconversione e riqualificazione industriale ed agricola che già di per se stesso sarà in grado di sostenere l’economia. Infatti la sola "riconversione ecologica" favorirà il superamento dell’attuale stato di "enpasse" impartendo grande spinta allo sviluppo economico e sociale. Una grande rivoluzione comprendente il nostro far pace con il pianeta e con gli esseri viventi che lo abitano.

Paolo D’Arpini

Referente P.R. della Rete Bioregionale Italiana – circolo.vegetariano@libero.it
http://retebioregionale.ilcannocchiale.it/
…….

Vivi nella Gioia, in amore, anche tra coloro che odiano.
Vivi nella Gioia, in salute, anche tra coloro che sono malati.
Vivi nella Gioia, in pace, anche fra coloro che sono ansiosi.
Vivi nella Gioia, senza possedere nulla, simile agli esseri di luce.
Colui che vince semina odio, perché il vinto soffre.
Abbandona ogni pensiero di vittoria e di sconfitta e trova la Gioia!

Osho

……..

Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni ed i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d’incontri
se il pensiero vola alto
e un sentimento fermo
guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni no certo,
né nell’irato Nettuno incapperai,
se non li porti dentro.
Se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti.
Quando nei porti, finalmente
e con che gioia, toccherai terra
tu per la prima volta.
Negli empori fenici indugia e acquista
madreperle, coralli, ebano ed ambre.
Tutta merce fine, ed anche profumi inebrianti,
d’ogni sorta, più profumi inebrianti che puoi.
Va in molte città egizie,
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca.
Raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e
che da vecchio metta piede sull’isola,
tu, ricco dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei non ti saresti messo in viaggio.
Che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio,
con tutta la tua esperienza addosso,
già tu avrai capito
ciò che Itaca vuole significare!

Costantino Kavafis

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