domenica 14 gennaio 2018

Allevamenti industriali e impatto sull’ambiente e sulla vita sociale




L’inquinamento è diventato uno dei problemi più scottanti della società attuale e le soluzioni proposte dai personaggi televisivi e della carta stampata sono: abbassare la temperatura nelle abitazioni, ridurre il traffico automobilistico e le emissioni delle grandi industrie. Mai che si menzioni la causa principale, la madre di tutti gli inquinamenti, la maggiore responsabile di inquinare l’aria, la terra, le acque: il settore zootecnico. Se ne guardano bene, perché cadrebbero in contraddizione con se stessi se non rinunciassero alla loro bistecca.
Ma non si può parlare di inquinamento senza parlare di allevamenti intensivi di animali. A parte il problema salutistico, che come affermato ultimamente anche dall’OMS è causa delle peggiori malattie umane; c’è l’aspetto etico che mette sotto accusa la coscienza degli uomini dal momento che gli allevamenti intensivi sono veri e propri campi di concentramento ed i mattatoi luoghi infernali di smontaggio di animali. E risulta difficile capire come l’umanità possa accettare passivamente che miliardi di creature innocenti vengono allevate ed uccise per deliziare il palato degli umani; come non percepisca questa grande ingiustizia, che giustifica la violenza, la distruzione del diverso e che inclina l’essere umano alla violenza e alla supremazia del forte sul debole. Ma a parte questi due fondamentali aspetti, gli allevamenti intensivi di animali sono responsabili dei seguenti grandi problemi sociali:
Sperpero di risorse alimentari. basti pensare che nel mondo gli animali allevati consumano derrate alimentari quanto 9 miliardi di esseri umani; solo in Italia ne consumano quanto 140 milioni di persone. La FAO dice che  il 70% delle terre fertili del pianeta è usato per coltivare cereali e legumi per animali, che il 90% della soia e il 50% dei cereali prodotti globalmente sono destinati a nutrire gli animali.
In dettaglio negli Stati Uniti sono necessarie 150 t. di vegetali per ottenere 20 t. di carne, con la conseguenza che 130 t. di vegetali vanno sprecati. I cereali necessari per produrre un solo hamburger basterebbero a sfamare 40 bambini per un giorno; il quantitativo tra sostanze alimentari utilizzate e la resa è: 57 a 1 per la carne di agnello; 40 a1 per quella di manzo; 39 a 1 per le uova; 14 a 1 per il latte e la carne di maiale; 10 a 1 per il tacchino; 4 a 1 per il pollo. In sostanza. Per ricavare proteine dalla carne servono risorse 4 volte maggiore di energia rispetto ai vegetali; 10 volte maggiore di terreno; 25 volte più di acqua, 130% in più di pesticidi e 1200% in più di fertilizzanti: la resa è di circa il 10%.  
Sperpero di materie prime: in Usa un terzo di tutte le materie prime vengono assorbite dall’industria della carne; il 75% dei cereali consumanti dagli animali allevati viene dai paesi in via di sviluppo; 36 dei 40 paesi più poveri del mondo esportano cibo verso gli Usa e l’Europa; un ettaro di terreno può produrre in un anno 2500 kg di proteine vegetali oppure 200 kg di proteine animali. Se tutti i popoli adottassero lo stile di vita occidentale ci sarebbe un collasso di tutti i sistemi: servirebbero almeno due volte e mezza le terre emerse oggi disponibili.  
Inquinamento dell’aria, prodotto dagli allevamenti che generano anidrite carbonica, metano, ossido di azoto che sommati (il 18%) causano più inquinamento di tutti i mezzi di trasporto del pianeta (14%): automobili, treni, aerei, navi ecc. Poi ci sono i gas serra generati dagli allevamenti, responsabili del 43-51% del totale. Ogni mucca ogni anno produce gas quanto un’automobile per 70.000 km. Gli allevamenti sono responsabili dell’80-90% di emissioni di ammoniaca che provocano le piogge acide. Il biossido di carbonio generato dagli allevamenti per produrre un solo kg di carne bovina è pari alla quantità emessa da un’automobile per 200 km.
Inquinamento del suolo e delle acque causato dal metano (60 volte più potente dell’anidrite carbonica) e l’ammoniaca,derivano dagli escrementi e dagli scarichi delle concerie, causano piogge acide, riduzione della biodiversità, erosione del terreno, effetto serra. 
Distruzione dell’ambiente e della biodiversità
Una superficie 7 volte l’Europa utilizzata per produrre mangimi per animali.
Una superficie solo di foresta tropicale, quanto la Gran Bretagna, viene distrutta ogni anno.
La deforestazione è dovuta alla distruzione delle foreste abbattute ad un ritmo di 35.00 ettari al giorno principalmente per adibirle a pascolo;
Il 75% della foresta amazzonica è già stata distrutta a causa degli allevamenti di animali da macello.
Spreco di acqua potabile: il 70% dell’acqua utilizzata sul pianeta è consumato dalla zootecnia e dall’agricoltura. Si risparmia più acqua rinunciando ad un kg di carne bovina che fare la doccia per 2 anni. Una mucca da latte beve 200 litri di acqua al giorno, quanto 100 esseri umani. L’acqua che una persona carnivora consuma in un mese è sufficiente ad un vegetariano per un anno.  
Sperpero di risorse energetiche: un terzo di tutta l’energia prodotta in Occidente viene assorbita dal settore agro zootecnico alimentare.
Sperpero di risorse economiche
Per produrre 1 kg di carne di manzo sono necessari:
100.000 litri di acqua,
9 litri di petrolio,
25 kg di cereali,
12 mq di foresta
e produce 36 kg di CO2
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Su un ettaro di terra, nello stesso periodo di tempo,
si possono produrre i seguenti alimenti:
1.000 kg di ciliegie,
2.000 kg di fagiolini,
4.000 kg di mele,
6.000 kg di carote,
8.000 kg di patate,
10.000 kg di pomodori,
12.000 kg di sedano,
oppure…
50 kg di carne di manzo
Ogni anno gli animali consumano 5.000 tonnellate di soli antibiotici che finiscono nelle falde acquifere. L’aria, la terra, i fiumi ed i mari sono contaminati dalle deiezioni degli animali che producono escrementi 130 volte l’intero genere umano. Le coltivazioni a foraggio, per gli animali dall’allevamento, sono trattate con pesticidi, diserbanti, fungicidi, insetticidi, erbicidi, fitofarmaci, che dall’animale passano nel metabolismo di chi consuma prodotti animali e derivati.
Secondo le proiezioni pubblicate dalla Fao, lo stile di vita occidentale porterà la produzione di carne a più che raddoppiare entro il 2050, arrivando dagli attuali 230 milioni di tonnellate a 470 milioni.
Franco Libero Manco

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