venerdì 17 marzo 2017

21 aprile 2017 - Monte Sacro, III Giuramento di Libertà


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Cari Amici,  appare ormai evidente a tutti che siamo sempre più soli senza pilastri, senza puntelli, sostegni, fondamenta, basi, capisaldi, principi… concreti ed astratti e pure senza “santi in paradiso”… E al contrario quelli che una volta noi avevamo eletto e delegato alla difesa dei nostri valori, delle Istituzioni dei nostri diritti delle nostre persone … oggi sono passati senza colpo ferire alle fila dei nostri peggiori nemici che ci stanno riducendo alla figura di plebaglia… addirittura al rango di schiavi…

Per cui dovremmo mettere in atto il piano “B” e cercare di dare un senso ed un nuovo obiettivo alla nostra azione personale… che in altre parole si definisce “vita”.

Occorre quindi riformulare i nostri capisaldi e ricollocarli diversamente da quelli che avevamo in precedenza, che alla prova dei fatti si sono rivelati inconsistenti o peggio inefficaci ed antitetici nel momento di massimo impegno ed utilizzo ed hanno dimostrato la loro ambigua, inaffidabile, traditrice e mistificata natura.

Per questi ed altri numerosi derivati da molte diverse vie motivi e ragioni oggi ci ritroviamo a dover percorrere altre inesplorate strade o percorsi da lungo tempo tralasciati che però sono invece stati validi per secoli ed addirittura per millenni..

Andando a speculare, indagare e ricercare nuove vie mi sono ritrovato ad imbattermi in Simon Bolivar, personaggio che conoscevo solo di nome … ma che andando a studiare un po’ più a fondo o ritrovato particolarmente interessante e soprattutto un eccezionale uomo politico, d’avventura, un veggente, un eroe, un uomo di assoluto spessore, carisma, valore in tutti i sensi lo si voglia analizzare…. Una specie di quintessenza concentrata di Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Mao Tse Tung, Castro.. etc., etc.,

I motivi per cui l’ho citato e l’ho preso in considerazione è perché Simon Bolivar in viaggio a Roma il 15 agosto del 1805 si recò dove adesso esiste la colonna che commemora il fatto e li pronunciò il celebre giuramento detto “del Monte Sacro”… che a sua volta riprendeva e rinvigoriva lo storico ed eroico avvenimento della “secessione” della plebe romana dalla costrizione e usurpazione dei suoi diritti a cui la costringeva la nobiltà romana (nulla di nuovo sotto il sole).

Quindi Bolivar a Roma con il suo amico e maestro Simon Rodriguez si reca sul Monte sacro e pronuncia il celebre giuramento : “Giuro per il Dio dei miei genitori, giuro per il mio onore e per la mia patria, che non darò riposo al mio braccio né pace alla mia anima finché non avrò rotto le catene che ci opprimono per volontà del potere spagnolo”.

Questo a causa della grave situazione di sudditanza, violenza, arretratezza, soggiogamento in cui era tenuta tutta la popolazione del Sudamerica.

Ma perché Simon Bolivar aveva sentito il bisogno di esprimere quel forte impegno in quell’occasione?

Perchè la secessione della plebe era stata una forma di lotta politica adottata dalla plebe romana, in varie occasioni tra il V ed il III secolo a.C … (quando non ne poteva proprio più delle angherie della nobiltà..., per ottenere il giusto riconoscimento e la parificazione di diritti con i patrizi – esattamente come ora).

La secessione avveniva perché la plebe abbandonava in massa Roma uscendo dalle mura e tutte le attività e le botteghe artigiane facevano la “serrata” e siccome i plebei erano anche il nucleo delle legioni non era possibile difendere la città dagli attacchi o muovere guerra ai nemici.

E Simon Bolivar credeva nella “guerra di popolo” come emancipazione delle masse e come conquista della libertà sociale e personale… da applicarsi secondo il suo punto di vista alla lotta contro l’impero coloniale spagnolo.

Ma perché, a nostra volta, AlbaMediterranea ha così a cuore quest’evento?... Perché AlbaMediterranea nasce nel 2009 proprio dalla riflessione sulla estrema attualità del pensiero bolivariano e sulla stessa … quasi identica situazione in cui ci ritroviamo oggi noi in Italia… in cui il dominio dell’impero monetario mondiale ci ha ridotto ad una situazione ben più miserevole … sotto il profilo del rispetto della figura umana…. di quanto non lo fosse all’epoca di Bolivar…

Ma a tutti i motivi che adduceva Bolivar nel suo giuramento, dobbiamo ancor più aggiungere quelli che oggigiorno ….. a distanza di esatti duemila cinquecentosette anni soffocavano le giuste rivendicazioni dei “secessionisti plebei romani” e che imperituramente continuano a violentare, distruggere, angariare i diritti dei cittadini oggi tutti ridotti al rango di plebei.

Le cause che portarono a questa secessione furono da un lato la situazione legislativa dell'epoca, tramandata oralmente, che derivavano dalle precedenti leggi della monarchia che poco avevano avuto modo di essere modificata con l’avvento della repubblica (509 a.C.), e dall'altro l’avvicendarsi continuo di eventi militari.

Le cariche pubbliche erano in mano ai patrizi, ed i plebei non erano di fatto rappresentati. Inoltre le leggi sul debito, e l'uso iniquo ed incivile del Nexum che consentivano di ridurre i debitori alla schiavitù, favorivano di fatto i patrizi, detentori del potere economico e monetario (non è cambiato nulla) che approfittavano della situazione.

Roma era allora impegnata nella sua conquista dell'Italia centrale e quindi più o meno costantemente in guerra contro i vari popoli della regione. Conseguentemente l'esercito, composto in buona parte da contadini e artigiani plebei, era in costante mobilitazione, rendendo quindi assai difficile ai soldati plebei curare con metodo e continuità le attività e gli interessi relativi ai loro mestieri, esattamente come adesso… allora la TASSA era il tempo dedicato alla servitù militare, ora alla servitù fiscale…. TALE E QUALE…..

L'insieme di queste condizioni avevano determinato un contenzioso piuttosto duro fra i debitori plebei ed i loro creditori in generale patrizi e senatori. Questa situazione giunse all’acme nel violento tumulto del 495 a.C. in cui i debitori, sia schiavi che liberi, si presentarono al Senato per perorare la loro causa.

Mentre in senato si discuteva senza arrivare ad una soluzione (esattamente come ora) giunse a Roma la notizia che i nemici attaccavano e stavano marciando contro la città. I senatori volevano quindi allestire un esercito per contrastare i nemici, ma la popolazione in maggioranza partecipe con i plebei in rivolta rifiutò di rispondere alla chiamata alle armi.

Il senato incaricò quindi il console Servilio di convincere il popolo ad arruolarsi. Servilio promulgò un editto in favore dei debitori secondo il quale:

« ....più nessun cittadino romano poteva essere messo in catene o imprigionato, in modo da impedirgli di iscrivere il proprio nome nella lista di arruolamento dei consoli, nessuno poteva impossessarsi o vendere i beni di un soldato impegnato in guerra, né trattenere i suoi figli e i suoi nipoti. » (Tito Livio, Ab Urbe Condita, II, 24.)

L'esercito fu quindi condotto dai consoli contro i Volsci che vennero sconfitti.

Il popolo perciò si attendeva il riconoscimento di quanto promesso dal senato, ma così non fu. La situazione si trascinò quindi, non senza inquietudini e malumori, fino alla fine del mandato consolare.

Appena eletti i nuovi consoli si trovarono a fronteggiare il problema di indire una leva per contrastare Volsci, Equi e Sabini.

Non riuscendovi (esattamente come succederà a breve – quando il popolo non riconoscerà più alcuna autorità di questa banda di infami venduti …)….costoro chiesero consiglio al senato, ma ricevettero come risposta critiche per la loro mancanza di polso. Si arrivò ad una situazione di stallo e fu necessario nominare un dittatore.

Il dittatore Manio Valerio riuscì a mobilitare un esercito ed a muovere contro i nemici sconfiggendoli. Rientrato a Roma non avendo dimenticato le questioni interne relative ai problemi dei debitori (vale a dire il problema Equitalia & C.), portò il tema all'attenzione del senato chiedendo un pronunciamento definitivo sulla insolvenza per debiti (come si dovrà fare al più presto).

La richiesta non fu approvata e Manio Valerio si dimise da Dittatore.

A questo punto i senatori temendo che l'esercito potesse sciogliersi, e da questo generarsi nuovi disordini, diedero ordine, con la scusa di una ripresa di ostilità da parte degli Equi, di portare l'esercito fuori città.

I soldati tuttavia si rifiutarono e per protesta si ritirano sul Monte Sacro (appena sopra l’attuale ponte Nomentano), tre miglia fuori Roma sulla destra dell'Aniene dove fortificarono un campo.

Il senato consapevole che la situazione poteva diventare ingovernabile e rivolgersi contro di loro, inviò ai secessionisti Menenio Agrippa, personaggio dotato di grande dialettica e carisma.

Fu in quell’occasione che Agrippa riuscì a convincere i secessionisti a rientrare in città raccontando loro il famoso apologo delle membra e dello stomaco.

Venne a quel punto trovato un compromesso in base al quale venne istituita una carica magistrale a difesa della plebe: il Tribuno della plebe.

Questa pace sociale venne statuita attraverso la creazione della carica di Tribuno della Plebe con la cosiddetta Lex Sacrata che sanciva l’assoluta inviolabilità e sacralità (sacrosancti) della carica interdetta per di più ai patrizi. (Quello che dovrebbe essere l’Authority in difesa dei “debitori”)

Da li la lunga lotta per la graduale democratizzazione della repubblica romana.


Orazio Fergnani e Giorgio Vitali

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