mercoledì 15 dicembre 2010

Spiritualità laica, malattia e indifferenza per nome e forma...



Chi sono io?

Brandelli di emozioni pensieri,
nell’eterno presente,
la coscienza appare inaspettata
e se ne va inaspettatamente.
Ma c’è “qualcuno” che osserva l’andirivieni.
Brandelli di emozioni pensieri,
appiccicati assieme fanno il puzzle dell’io,
disintegrati granelli di polvere
se l’io non c’è.
E’ questo il soggetto?
Io, come dove quando perché, chi…

Paolo D'Arpini

.......

Lettera ricevuta:

Oggi sono “malata” e casualmente, nel punto del libro a cui sono
arrivata, Nisargadatta Maharaj parla della malattia… Trascriverei
queste frasi a lettere d’oro e ne farei dei manifesti da affiggere
nelle strade, davanti alle scuole, davanti alle sedi di governo, farei
dei volantini da distribuire per le strade, chissà, magari qualcuno,
non dico pronto a svegliarsi, non dico pronto a cambiare, non lo sono
neanche io, troverebbe se stesso…

Caterina Regazzi

……….

Tratto da "Io Sono Quello":

Visitatore - Mettiamo che un jnani (un realizzato) si ammali. Gli
viene l’influenza e gli fanno male le giunture. Come reagisce la sua
mente?

Maharaj - Ogni sensazione è contemplata con perfetta equanimità. Non
c’è desiderio né rifiuto. E’ quella che è e lui la osserva con un
sorriso di affettuoso distacco.

V. Anche se ne è distaccato, la sofferenza rimane.

M. C’è , ma non ha importanza. Qualunque sia lo stato in cui mi trovo,
lo vedo come uno stato mentale da accettare per quello che è.

V. A quanto sembra il jnani è un gran solitario,chiuso in se stesso.

M. E’ solo, si, ma è anche ogni cosa esistente. Non è neppure un
essere umano. E’ l’essere di tutti gli esseri viventi. E neanche
questo. Non bastano le parole a spiegarlo. E’ quello che è.. è il
terreno su cui tutto cresce ……L’annuncio della realizzazione, una
volta ascoltato, non si dimentica più. E’ come un seme lasciato nel
terreno: aspetterà la stagione giusta, poi germoglierà e crescerà fino
a diventare un albero maestoso.

V. Dopo la morte, cosa succede al jnani?

M. Il jnani è già morto prima. Ti aspetti forse che muoia una seconda volta?

V. La dissoluzione del corpo è un evento importante anche per un realizzato.

M. Niente ha importanza per il jnani, se non il fatto che qualcuno si
realizza. Allora si che il suo cuore gioisce! Tutto il resto non gli
importa.

V. Mi sembri così indifferente a tutto!

M. Non sono indifferente, ma imparziale. Non do preferenza all’io o al
mio. Se mi arriva un secchio di terra o un cesto di gioielli, non è
perché li ho voluti. Per me, la vita e la morte , sono la stessa cosa.

V. E’ l’imparzialità a renderti indifferente.

M. Al contrario, la compassione e l’amore sono la mia più intima
natura. Scevro di ogni predilezione, sono libero di amare! (………) Per
gli ignoranti è follia tutto ciò che non riescono a capire. Che vuoi
farci? Lasciali perdere. Non è merito mio se io sono come sono, e non
è colpa loro se sono così. La realtà suprema si manifesta nelle più
varie maniere, in innumerevoli forme e nomi. Tutto affiora e si
reimmerge nello stesso oceano, la sorgente di tutto è una sola.
Andare in cerca di cause e risultati è un passatempo della mente, solo
ciò che è merita di essere amato. L’amore non è un risultato, ma il
fondamento stesso dell’essere. Ovunque tu vada, trovi l’essere, la
coscienza e l’amore. Per quale motivo e per cosa avere delle
preferenze?

……….

Commento:

Per comprendere meglio, le implicazioni di quanto qui espresso da
Nisargadatta Maharaj, occorre fare un passo indietro nel tempo,
riportando l’attenzione all’alba formativa dell’Advaita Vedanta, la
conoscenza non-duale della Realtà, espressa nelle porzioni terminali
dei Veda (Vedanta) e nelle Upanishads. Ad esempio nel commento fatto
sulla Taittirya Upanishad fatto dal grande saggio Shankaracharya,
vissuto nel V secolo, così viene detto:

“Conoscenza ed ignoranza appartengono al reame di nome e forma; essi
non sono gli attributi del Sé… Ed essi -nome e forma- vengono
“immaginati” (sovraimposti) così come lo sono il giorno e la notte in
riferimento al sole”.

La similitudine con il sole è qui molto appropriata. Dal punto di
vista del sole non c’è né giorno né notte e ciononostante senza il
riferimento al sole non vi può essere né giorno né notte. E’ solo dal
punto di vista dell’osservazione dalla terra che giorno e notte hanno
un significato e vengono sovrapposti al sole. Allo stesso modo nel
puro Sé (l’assoluta Coscienza non-duale) non sussiste alcuna
conoscenza né ignoranza. Queste sono rilevanti solo per l’intelligenza
finita (la mente duale), ma ancora queste possono assumere un
significato solo se sovrapposte al Sé.

Il Sé, che è la Realtà Assoluta, ha la natura della Conoscenza
Assoluta, non nel senso di una trasformazione mentale ma in quello di
Consapevolezza incondizionata. Ed è questa stessa Consapevolezza che è
alla base della conoscenza-ignoranza empirica, la stessa che produce
il miraggio di nome e forma….

Paolo D’Arpini

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=lay+spirituality

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