Ormai da un po’, l’India ha scavalcato la Repubblica Popolare Cinese come prima potenza demografica a livello mondiale, consolidando allo stesso tempo la propria posizione economica e, soprattutto, preservando la propri autonomia in ambito geostrategico.
L’India partecipa al Quadrilateral Security Dialogue, istituito sotto la spinta statunitense in un’ottica di “contenimento” della Cina, pur aderendo simultaneamente a organismi come i Brics e la Shangai Cooperation Organisation a cui Washington attribuisce più o meno apertamente un carattere “eversivo” per l’ordine unipolare.
Sul piano più squisitamente pratico, l’India non ha aderito alle sanzioni irrogate dall’Occidente contro la Russia, ha incrementato esponenzialmente il volume delle importazioni di petrolio, carbone e altre materie prime da Mosca e espanso considerevolmente l’import-export di armi con la Federazione Russa.
La grande nazione asiatica si afferma quindi come vera e propria “battitrice libera”, coerentemente con i principi stabiliti a Bandung in occasione della Conferenza dei Paesi non allineati. Senonché, l’ambasciatore statunitense a Nuova Delhi Eric Garcetti ha dichiarato nel corso di una conferenza risalente allo scorso luglio che «ho rispetto per l’India e la sua scelta di autonomia strategica, ma in tempi di conflitto non esiste autonomia strategica. Al culmine delle crisi e nei momenti di necessità, avremo bisogno di sapere che l’India sarà un’amica fidata».
Un monito piuttosto chiaro, specialmente perché pronunciato in concomitanza con la visita a Mosca del primo ministro indiano Narendra Modi. Riuscirà l’India a preservare la propria “autonomia strategica”?
Giacomo Gabellini
Video collegato: https://www.youtube.com/watch?v=2LFcd4YDEn4
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.