Le dichiarazioni del segretario generale della NATO e del responsabile degli Esteri dell’Unione Europea Borrell, secondo cui si dovrebbe dare via libera ad attacchi diretti alla Russia con le armi fornite dalla NATO al governo di Kiev, e le dichiarazioni di Macron sull’invio di militari della NATO in Ucraina, ci portano sull’orlo dell’abisso di una guerra globale nucleare.
Sfugge a questi mediocri funzionari dell’Imperialismo capitalistico occidentale che per la Russia – grande potenza nucleare - la guerra in corso è una guerra di sopravvivenza e difesa della propria sicurezza e che non si farà intimidire, né si tirerà indietro.
La Russia si è sentita minacciata dall’avanzata spettacolare della NATO verso i suoi confini avvenuta nel corso degli ultimi 30 anni (basta consultare una semplice carta geografica per rendersene conto) e dall’atto finale di questa avanzata costituito dal colpo di stato del 2014 in Ucraina organizzato dagli USA e dai nazisti locali per portare l’Ucraina nel campo della NATO. In pratica la NATO, dominata dalla superpotenza USA, è andata a mettere basi militari e batterie di missili letteralmente sotto il sedere della Russia, minacciandone l’indipendenza e la stabilità.
I Russi hanno reagito inizialmente con calma e con le trattative raggiungendo gli accordi di Minsk del 2014 e del 2015, che però non sono stati rispettati né dagli Occidentali, né dal governo di destra ultranazionalista di Kiev. Le regioni russofone dell’Est e del Sud dell’Ucraina, che non avevano aderito al colpo di stato, sono state attaccate e bombardate dalle formazioni naziste di Kiev con la morte di migliaia di civili, dando inizio di fatto alla guerra in Ucraina già dal 2014 (e non certo dal 2022!). Anche nella primavera del 2022, subito dopo l’inizio della “Operazione Speciale” russa, si è persa l’occasione di concludere la pace quando l’accordo di compromesso tra le parti in conflitto già raggiunto ad Istanbul è stato alla fine rifiutato dal governo di Kiev su istigazione di Boris Johnson e degli altri leaders occidentali.
Oggi, invece di percorrere una possibile via di accordo di compromesso, USA, NATO e UE spingono sul pedale dell’escalation con conseguenze imprevedibili, fornendo armi e appoggio strategico al governo di Kiev e continuando a mandare i soldati ucraini al macello.
Contemporaneamente si aggrava anche la situazione nel Medio Oriente con possibilità di destabilizzazione dell’intera regione. Nonostante le accuse di genocidio nei confronti di Israele da parte della Corte Internazionale di Giustizia e dei mandati di cattura della Corte Penale Internazionale nei confronti di Netanyahu e del capo dell’esercito israeliano Gallant, continua l’afflusso di armi, munizioni e finanziamenti verso Israele da parte di USA, Germania, Italia, e altri paesi occidentali, e continuano i massacri a Gaza, ed anche in Cisgiordania. Gli inviti alla moderazione pronunciati da Biden nei confronti di Israele appaiono ipocriti, così come appare ipocrita l’insistenza sulla “soluzione dei due stati”, Israele e Palestina, per cui non vi sono attualmente le condizioni, a meno che non si verifichi un drammatico cambiamento dei rapporti di forza e degli stessi assetti istituzionali nella regione.
Non c’è solo il problema dei 750.000 coloni ebrei installatisi illegalmente in Cisgiordania, lo spopolamento di intere regioni una volta abitate da Arabi (come la valle del Giordano), la distruzione totale di Gaza divenuta zona invivibile e per cui ci vorrebbero decine di anni ed enormi capitali per una ricostruzione. Il problema non è nemmeno il governo di Netanyahu, che rappresenta solo l’ultimo sviluppo della tradizionale politica colonialista e militarista dello stato di Israele fin dalla sua fondazione. Per giungere ad un possibile accordo di compromesso gli Israeliani dovrebbero fare un gigantesco passo indietro che non sembra siano disponibili per ora a fare (compresa la stessa “opposizione” interna), né alcuno dei sostenitori di Israele sembra intenzionato ad imporre agli Israeliani questo passo.
Per ultimo, ma non ultimo per importanza, vorrei ricordare la situazione disperata di vari paesi, specie nella regione medio-orientale e nord-africana dopo essere stati destabilizzati già in passato dalle guerre della NATO o sostenute dall’Occidente imperialista. La popolazione dello Yemen manca di tutto. La Libia, divisa in vari tronconi, riesce bene o male a sopravvivere vendendo il gas (anche se a livelli di vita nettamente inferiori di quelli del tempo di Gheddafi). Disperata è invece la situazione della Siria dopo più di 10 anni di una guerra, innescata dall’esterno, che ha causato centinaia di migliaia di vittime e immani distruzioni. Mancano i generi di prima necessità, manca l’elettricità, il 90% della popolazione vive sotto il livello di povertà. Nonostante ciò la Siria è ancora sottoposta a feroci sanzioni che riguardano anche il divieto all’acquisto di medicinali e altri generi necessari alla vita, Le truppe statunitensi occupano ancora un terzo del paese dove si trovano le risorse petrolifere, che rapinano impunemente impedendo al governo legittimo di ricavarne valuta per i bisogni immediati della popolazione.
La domanda in conclusione è semplice: riusciranno i paesi riuniti nei BRICS o facenti parte del “Sud” del mondo ad ottenere un mondo più giusto e multipolare liberato dall’Imperialismo Occidentale che dura da 5 secoli? O le vecchie forze imperialiste, anglosassoni ed europee tenteranno l’avventura della Terza Guerra Mondiale?
Vincenzo Brandi
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