Vincenzo Zamboni
E' noto che i missionari gesuiti giunti per la prima volta in Cina cercarono di convertire al crisianesimo (meglio: al cattolicesimo) i dignitari locali provando ad impressionarli con la propria cultura (i gesuiti son gente studiosa), incontrando paerecchie impreviste difficoltà, perchè i cinesi erano eredi di una tradizione civle molto più antica di quella europea.
Matteo Ricci andò incontro a varie delusioni provocategli dalla presentazione della matematica occidentale, la quale, peraltro, non era certo merito cristiano, essendo stata ricevuta in verità dagli arabi, che avevano trascritto e conservato l'oprea di Euclide, e successivamente trasmesso all'Europa anche l'algebra (di origine prima indù), attraverso i rendiconti di Leonardo Pisano Fibonacci, il quale tradusse i lavori di al kuwaritzmi, importandoli nel nostro continente. senza questa importazione di sapere scientifico, l'europa non avrebbe nemmeno conosciuto la numerazione posizionale, e chiunque sa quali incredibili complicazioni comporta la numerazione latina, applicata anche solo alle quattro operazioni elementari. in effetti, fibonacci era figlio di un mercante, e nelle attività commerciali la numerazione posizionale araba e l'algebra si diffusero rapidamente quali semplificatori dei registri di conti.
Ebbene, quando Ricci presentò ai cinesi il prodigioso triangolo numerico di leibnitz-newton-tartaglia (tre nomi che se ne contendono la paterintà) suscitò la ilarità dei colti cinesi, i quali mostrarono di conscere già la struttura numerica combinatoria, rappresentata artisticamente nelle loro opere.
Una nuova gustosa vicenda sono venuto a conoscerla tramite Brian Swimme, dell'institute in culture and creation spirituality, holy names college, oakland, california. nel XVII secolo un gruppo di eruditi gesuiti, sempre fedeli all'idea che bisogna impadronirsi delle culture straniere per contestarle, si dedicò allo studio intensivo dell'I Ching, la antica opera divinatoria cinese basta sull'uso degli esagrammi binari (particolare che deliziò Lagrange). impararono il linguaggio, decifrarono i significati dei vari esagrammi (analizzati in coppie di triagrammi) tramandati dalla tradizione, e si immersero a capofitto nella materia. Il guaio fu che le sottigliezze del pensiero cinese li travolsero, e col tempo parecchi giovani brillanti studiosi cominciarono a impazzire, perdendo la ragione, al punto che i vertici della compagnia di Gesù, preoccupatissimi, finirono col proibire tassativamente lo studio dell'opera.
Dell'I Ching tutto si può dire (non mi piace, non ci credo...) salvo che si tratti di una opera banale: le sue sottigliezze sono profonde, e l'episodio dei gesuiti non è l'unica circostanza in cui la profondità delle correlazioni matematiche, anche antiche, abbia fatto perdere l'equilibrio mentale a qualcuno.
Albert Beutelspacher ricordò una volta che nell'antichità lo studio della cabala presso gli ebrei era vietato ai giovani, e riservato a chi avesse superato i 40 anni, perchè la numerologia contenuta metteva a dura prova l'intelletto, col rischio che qualcuno perdesse il senno. del resto, è noto che il maggiore teorico dei numeri dell'età moderna, il grande Georg Cantor, venisse sfibrato periodicamente da esaurimenti nervosi potentissimi, che lo costrigevano a periodi di astensione dal lavoro e cura della psiche sfinita (in compenso delle sue fatiche noi abbiamo ereditato un ampliamento dell'universo matematico interessantissimo).
Tornando all'episodio citato da Swimme, lo ho trovato sulla sua prefazione al libro di Josè Arguelles, il fattore maya, originariamente bear & company, santa fe, usa, in italia wip edizioni, Bari, ormai disgraziatamente fuori commercio. ma un provvidenziale pacco di fotocopie fatte quattro anni fa tramite una amica è miracolosamente spuntato fuori da uno scatolone, dopo passate inutili ricerche (se siete disordinati, non perdete le speranze: il disordinato, proprio in quanto tale, ha la tendenza a non buttare mai via niente, per cui ciò che cercate spunterà fuori, prima o dopo, visto che c'è).
Anche i maya avevano un loro sistema numerico e di calcolo piuttosto interessante. generalmente, molti autori che se ne occuparono in passato lo trattarono con estrema sufficienza, qualificando i maya come una sorta di popolazione quasi preistorica, probabilmente perchè non svilupparono una particolare metallurgia, e nemmeno la ruota, oltre a soccombere di fronte alle truppe sanguinarie dei conquistadores spagnoli, il che denota la tendenza eurocentrica a considerare "civile" chi vince in guerra, cioè chi è più bravo ad ammazzare il prossimo, un criterio piuttosto autocontradditorio.
Però i maya avevano sviluppato ad esempio una notevole architettura. e poi a me stanno istintivamente simpatici sulla base del ricordo che quando sopportavo i corridoi austeri e severi del liceo classico locale amavo dedicare una certa quantità di tempo, sia a scuola che a casa, disegnando lunghi labrinti decorativi: all'inizio non avevo idea che assomigliassero così tanto, come struttura, alle decorazioni maya, incluse quelle visibili solo dall'alto, in volo su un aereo, il che pone logici dubbi sul perchè fossero stati realizzate; i maya avevano avuto contatti con astronatuti extraterrestri? Forse no, ma in tal caso che senso può avere disegnare enormi figure visibili solo dal cielo, in una epoca in cui mongolfiere ed aerei sono ancora a venire? la questione rimane aperta.
Certo, riguardo l'uso della numerazione, si può subito constatare che il calendario maya (lo tzolkin) è estremamente razionale, e precisamente lo è di più del nostro. L'anno solare è diviso in 13 mesi lunari di 28 giorni + un giorno "senza tempo" (è detto così). 28 x 13 + 1 = 365, e la scansione della rivoluzione terrestre intorno al sole è scansionata attraverso quella della luna, in modo più logico della suddivisione arbitraria in 12 mesi, alcuni di 30, altri di 31 ed uno persino di 28, ma una volta su quattro 29, giorni. chiunque può apprerzzare il fatto che il ciclo lunare, oltre ad essere un orologio naturale, ha realzioni con l'agricoltura, i cicli mestruali femminili, e con alcuni cicli solari.
Per la verità, esisteva anche il computo in cicli di 20 giorni, 18 x 20 + 5 = 365, con stavolta ben 5 giorni "senza tempo" dell' uyaeb. va bene, ne posso dedurre che molti buontemponi si divertivano a scansionare il tempo i mille maniere, tralascio i particolari di ogni genere che gli appassionati dell'argomento hanno raccolto.
però i maya utilizzavano anche un "anno sacro" di 260 giorni, che corrisponde ad un ciclo di modulazioni magnetiche solari, e già qui la coincidenza risulta sorprendente, perchè non è chiaro come potessero i maya avere cognizioni relative ad un ciclo magnetico.comunque sia, 46 x 260 = 11.960 giorni, corrispondenti a 405 lunazioni di 29,53020 giorni, era il periodo impiegato per coordinare i principali moti celesti (la lunazione moderna è data in 29,53059 giorni, di pochissimo diverso).
il fatto impressionante è che, utilizzando questi parametri, i maya riuscivano a fornire tabelle di previsioni astronomiche accuratissime su tempi eccezionalmente lunghi, fino alle decine di migliaia di anni. conteggiavano cicli di coordinazioni celesti fino a periodi di 40.000 e 50.000 anni, prevedendo la comparsa di comete o congiunzioni particolari (vedi per esempio Michael Coe, i maya, thames and hudson, Londra, ed it newton compton).
è ben vero che i popoli antichi svilupparono spesso una astronomia molto accurata (anche perchè le stelle sono essenziali per i navigatori), ma ottenere precisioni astronomiche su decine di migliaia di anni mi sembra un risultato davvero notevole, e mi pare poco ragionevole qualificare come "primitiva" una popolazione capace di produrre simili risultati.
Penso che valga la pena di saperne di più.
Vincenzo Zamboni
Sul problema dei Maja voglio anch'io dire qualcos ricordando anni fa una serata culturale tenutasi nel auditorium del università popolare di Verona dove un docente illustrava ad immagini fotografiche il viaggio di studio nel territorio di quella antico popolo. E brevemente sembrava una popolazione che aveva avuto contatti con l'Egitto osservando i templi piramidali e sulla precisione astronomica a calcolare il periodo esatto del anno solare ma poi vennero annientati da soliti predoni allora di origine cristiana , spagnola che definirono quella cultura preistorica e selvaggia. Ma non interessando più di tanto ero invece incuriosito a conoscere come facevano a predire il futuro se oggi tutto interesse è sulla loro precognizione alla fine del mondo, dicembre 2012 0 2013 a calcoli più esatti. Ebbene, avevano considerato l' evento come l'anno del giaguaro che scende dalle montagne poiché era l'animale più temuto , ma oggi guardando il disgelo sulle montagne della terra forse si riferivano al inquinamento serra o quant'altro di alterazione climatica se non per una immediata fine del mondo almeno una data d'inizio. E mi incuriosii sul metodo precognitivo ma aberrante vederlo ai nostri giorni: Chi con una zavorra di pietre veniva gettato nel lago sacro e riusciva a riemergere vedeva il futuro e per predirlo con esattezza venivano anche sacrificati sul sacro tempio , vergini o giovani o prigionieri, per l' esame alle budella. E proiettarmi in quel tempo e in quel luogo pure da spagnolo cristiano ignorante e predatore anch'io un moto d'animo l'avrei avuto : Mah questi sono dei selvaggi . preistorici ed ignoranti
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