Nella Moschea di Damasco
All’esterno della Moschea c’è la tomba del Saladino, all’interno la
cappella che secondo la tradizione contiene la testa di San Giovanni
(il profeta Yaḥyā per l'Islam).
Amorrei, greci, romani, cristiani, arabi musulmani si sono nei secoli
susseguiti: se c’è un luogo che rappresenta l’incontro e il crogiolo
delle civiltà e religioni del Vicino Oriente questo è proprio la
Moschea di Damasco.
al-Buti, vecchio teologo da tutti stimato e rispettato, considera un
disonore blasfemo le azioni dei criminali vociferanti Allāhu Akbar e
allo stesso tempo sostiene che la crisi in corso, una volta finita,
avrà un effetto positivo. Non so in base a cosa ne sia convinto, ma
sembra sincero. Qui tutti sanno, ci dice, che l’America, Israele e i
loro alleati vogliono minare dall’interno l’Islam. Considera noi molto
più fratelli di “certi cugini generati dallo stesso padre”. Il
riferimento ai necromonarchi del Golfo non potrebbe essere più
esplicito. Mi viene da pensare all’estremo paradosso: dovunque si
trovino, i musulmani orientano le preghiere in direzione della Mecca,
città sacra per antonomasia da tanto, troppo tempo nelle mani di quei
“cugini” corrotti, dei peggiori traditori e sfruttatori del messaggio
di Muḥammad, "il grandemente lodato".
Ouday Ramadan, uno dei miei compagni di viaggio, formidabile attivista
che, abitando da tanti anni a Pisa, parla bene l’arabo come il
toscano, è stato vittima il 7 novembre 2011 di un attentato mentre
veniva da Tartus, dove abitano i suoi parenti (il padre è il capo
spirituale degli alauiti). Si è salvato per una speciale benedizione
del cielo e ora è di nuovo qui. Mi spiega con una parabola, mentre
torniamo al nostro pullman, come mai nei Paesi islamici non ci sia
l’usanza di dare o stringere la mano a una donna. Un inglese chiede
spiegazioni in proposito a un buon musulmano. Questi gli risponde a
sua volta con una domanda. “In Gran Bretagna qualunque uomo può fare
una cosa simile con la vostra Regina?” “No”, ammette l’altro. “Ecco:
nell’Islam tutte le donne sono regine”.
Gli Assad, quei tiranni, quei dittatori… il padre ancora peggio del
figlio, ma il figlio presto peggio del padre!... E Gheddafi lo stesso,
va sans dire… e Milosevic, Chávez, forse tra non molto persino la
Kirchner!… Bisogna rendersene - e tenerne - conto sempre: siamo ormai
nella società spettrale del Kosherbig Brother, dove, per tutto quel
che attiene l’assetto e le strategie del potere, il falso è presentato
come vero e il vero diviene momento del falso. Che lo utilizza, lo
ingloba, lo annulla.
Ho conosciuto casualmente un giornalista di Londra, Gari Sullivan
(http://garisullivan.co.uk/, http://noozdesk.com/), che è qui da 4
mesi.
Mi conferma che siamo sommersi, in relazione alla Siria, da una
valanga di menzogne incredibili... tutta roba da al-Jewzeera, da
al-Arabyia, che hanno acquisito il perfetto modus operandi attraverso
l'esperienza libica... costruita appositamente a tavolino da
specialisti della disinformazione... liste di morti che poi risultano
vivi... cadaveri di torturati e uccisi dai terroristi fatti passare
come opera dell'esercito... simulazioni, ricostruzioni, stages
fantasmatici, attori, attrici... E' la stessa cosa, peraltro, che
sostiene la televisione siriana indipendente Addounia (cfr.
http://syria360.wordpress.com/2012/05/06/marinella-correggia-a-report-from-addounia-syrian-television-against-disinformation/).
Società degli spettri.
Fino all’8 marzo 1963 la Siria, che aveva ottenuto l’indipendenza dai
francesi nel 1946, era un Paese a regime feudatario, con l’equivalente
locale dei vassalli, valvassori, valvassini e servi della gleba del
Medioevo europeo. E con il 90% della popolazione analfabeta. Poi salì
al potere il partito socialista panarabo Ba’th, il cui programma
prevedeva cambiamenti radicali che di lì a pochi anni avrebbero
cominciato a manifestarsi. Fu, sino al 1970, un periodo di completa
instabilità. Ogni qualche mese si succedevano Putsch e governi
aleatori “a scendere”… per mano di colonnelli, di maggiori, di
capitani, di tenenti… al punto che si diceva: tra poco arriverà il
colpo di stato dei caporali… Finché invece fu la volta del generale e
comandante dell’aviazione militare Hāfiz al-Assad (1930-2000).
Uomo di umili origini, non corrotto né corruttibile, aveva in mente un
sogno, far progredire il suo Paese e migliorare la condizione di vita
della maggioranza. Tutti i siriani onesti che conoscono la storia lo
considerano come l’autentico padre della patria. Fu un militare duro,
spietato e accentratore, in questo non diverso da tanti altri suoi
colleghi (non solo) arabi. Ma a differenza di quasi tutti loro le
trasformazioni desiderate le seppe attuare. Tutto cominciò col
“movimento di correzione” o “delle riforme” degli anni 70. Esso dette
il via a una serie di conquiste sociali continue e durevoli – di cui i
siriani di oggi ancora beneficiano.
Joe Fallisi
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.