Patrimonio d’Italia: bene la scelta del ministro Brambilla
La levata di scudi nei confronti del ministro Brambilla è pretestuosa, immotivata e rispondente esclusivamente a rozzezza intellettuale. E’ semplicemente ridicolo che qualche assessore regionale si sia permesso di ricorrere arbitrariamente ad Aldo Capitini, senza conoscerne affatto il pensiero, per perorare ragionamenti che il filosofo perugino avrebbe duramente stigmatizzato.
Ricordiamo a qualche smemorato che proprio Capitini, divenuto vegetariano nel 1932 in segno, com’egli stesso non si stancò mai di rimarcare, di aperta opposizione al fascismo, organizzò nel 1952 a Perugia, insieme ad un altro umbro, Edmondo Marcucci, un convegno su "La nonviolenza riguardo al mondo animale e vegetale" da cui, poi, nacque la Società vegetariana italiana. Il ministro Brambilla ha giustamente premiato
due tra le più belle e conosciute manifestazioni umbre invitando correttamente quelle che palesemente non rientravano nei chiarissimi criteri previsti per meritare il marchio “Patrimonio d’Italia” a rinnovare la propria formula.
Non possono che giudicarsi da sé le esternazioni, reclamizzate a bella posta, di qualche rappresentante di ente (politicamente) preposto all’organizzazione di corse o giostre. Siamo certi, però, che la maggioranza degli umbri, come degli italiani, abbia perfettamente compreso le motivazioni addotte dal ministro e le condivida perché testimonianza di una nuova e più matura sensibilità civile, di quella coscienza che impone innanzitutto il rispetto, e non lo sfruttamento, delle specie animali non umane. Ogni occasione è buona, a quanto pare, per mettersi in mostra soprattutto se in vista ci sono scadenze elettorali. Sarebbe, invece, ora che in
una regione come l’Umbria che ha dato i natali a Francesco d’Assisi, oltre che ai ricordati Capitini e Marcucci, si aprisse una seria riflessione anche su questi temi. Gli enti locali sono chiamati a svolgere, in questo senso, un ruolo molto importante, in particolare nei confronti delle generazioni più giovani, negando, ad esempio, ospitalità ai circhi che nei loro spettacoli utilizzano animali e
privilegiando, nella concessione di contributi e patrocini, sagre in cui non si faccia mercé di qualsiasi specie animale, dai cinghiali alle lepri, dalle lumache al vitello e chi più ne ha ne metta.
L’Umbria può davvero essere il cuore verde d’Italia. Basta solo volerlo.
Francesco Pullia
della direzione nazionale di Radicali Italiani
Liliana Chiaramello
segretaria di radicaliperugia.org
Andrea Maori
tesoriere di radicaliperugia.org
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