Ho trovato un foglio (anziché una foglia) nel bosco con il seguente scritto:
appartengo alla razza umana;
appartengo al mondo in quanto il mondo non finisce con la mia fine;
il mondo mi appartiene se riconosco che non esiste l’altro, ma una diversa condizione di me stesso, ergo, il mondo finisce con la mia fine.
…il prossimo mio, tuo, suo, nostro… non esiste, è soltanto un me stesso (e viceversa) che attiva pregi, difetti e quant’altro io non ho attivato, quindi io c’ero e ci sarò.
Tra gli oltre 2500 testi sui vangeli viene omesso che Dio si accorse dei limiti della materia e avrebbe potuto così come l’aveva creata, per errore, distruggerla,
ma un simile atto comportava il rischio di un’azione a ripetere, che poteva essere evitata solo col superamento della materia raggiungibile solo col superamento di ogni forma di egoismo: il migliore essere umano con la respirazione veicola e/o uccide i suoi antenati (i microorganismi), la materia non è sufficiente a soddisfare tutti gli esseri umani, non c’è materia che possa soddisfare gli esseri umani.
Dio creò l’umanità per realizzare il progetto di ritorno allo stato immateriale, ma quegli esseri si attaccarono alla materia in maniera morbosa ed ebbero ed hanno paura della morte fisica.
Così venne per dividerli in modo che poi si ricomponessero in modo diverso, con una diversa visione della vita, verso il passo finale: il superamento della materia.
Ci ha dato i sogni in cui noi agiamo senza limiti di tempo e in assenza di materia e ci ha costretti a sognare: se non dormiamo la materia cambia condizione, inanimata si decompone e si unisce all’altra materia inanimata, ma energeticamente attiva come tutta la materia esistente.
Quindi durante il riposo abbiamo una esperienza dello stato immateriale, non ci possiamo far del male e non possiamo far del male, ma possiamo sperimentare infinite emozioni.
Benito Castorina
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