"Ecchete che una sera er Re je chiese
– Siete d’accordo tutti quanti? –
E allora da centomila bocche non si intese che un -sì -allungato che durò mezz’ora.
Solamente un ometto scantonò
e appena detto sì disse però.
Vi immaginate quello che successe!
– Bisogna bastonarlo – urlò la folla
– Le indecisioni non sono più permesse
se no ricominciamo il tirammolla. –
– Lasciate che mi spieghi e poi vedremo –
disse l’ometto che non era scemo..."
(Però, sonetto di Trilussa)
Siamo attivisti, ecologisti, antimilitaristi, nessun "signor si" ci è mai piaciuto, non siamo in guerra e non vogliamo entrarci né combattere. Non accettiamo la metafora militaresca.
Per questo crediamo nel sano dibattito scientifico e prendiamo le distanze dai dogmi infallibili.
Il green pass, il super green pass, lo stato di emergenza, l'esclusione e la ghettizzazione di chi fa scelte sanitarie minoritarie.... davvero sono modalità civili per combattere la pandemia-sindemia?
Noi ci discostiamo dal coro e abbiamo molti però.
Crediamo giusta la campagna vaccinale, soprattutto alle fasce a rischio, ma lasciando libera scelta alla gente, senza ricatti né oppressione, né repressione. Il greenpass così come è in Italia, imposto sui luoghi di lavoro, studio, università, nelle biblioteche e nei musei, nei mezzi pubblici anche di base, è uno strumento di esclusione che si ripercuote negativamente soprattutto sulle fasce più fragili e già emarginate.
I lavoratori e gli studenti (che vanno a scuola in bus o treno) sono e saranno obbligati a pagare il tampone ogni 2 giorni e sicuramente questo a svantaggio di chi è più povero.
In Francia la sinistra alternativa protesta contro il greenpass, da noi invece non vola una foglia che Draghi non voglia.
In Francia i bibliotecari protestano perché hanno notato un calo di utenza, soprattutto tra le fasce povere e fragili.
In Italia le poche voci critiche sono azzittite.
"Bastonatelo, non ricominciamo coi tiramolla!"
Noi non neghiamo l'importanza dei vaccini e tantomeno siamo negazionisti del Covid.
Semplicemente crediamo che i luoghi fondamentali per esercitare i diritti civili e sociali (lavoro studio cultura trasporto), debbano essere aperti a tutte e a tutti (pur con le necessarie regole di igiene e prevenzione).
Siamo sempre stati per l'inclusione e per l'accoglienza, per i diritti delle minoranze, ci siamo detti "sans papier" in solidarietà con i migranti clandestini, con ogni escluso, contro ogni muro o filo spinato.
E allora perché ora dovremmo escludere, allontanare, cacciare, odiare i "sans pass"? Tra l'altro molti migranti non hanno il pass perché vaccinati con vaccini non riconosciuti.
Verso quale società stiamo andando? Una società sempre più esclusiva, tecnocrate, elitaria, del controllo.
Noi ribadiamo i nostro "però".
PERÒ qui non è più questione di un virus, ma di democrazia, di salute globale, di giustizia.
PERÒ il rapporto Ipbes su Biodiversità e pandemia, nell'ottobre 2020 ci metteva in guardia su un approccio tecnocrate per uscire dall'era delle pandemie: "Le attuali strategie sanitarie concentrate solo a controllare le pandemie dopo la loro comparsa, sperando poi in vaccini e terapie, non sono un modo realistico per evitare l'era delle pandemie".
PERÒ la scienza deve essere indipendente dai profitti delle multinazionali, e questo accadrà solo quando la ricerca pubblica sarà adeguatamente finanziata e non si troverà in un rapporto di inferiorità.
PERÒ cosa sta facendo il nostro governo per prevenire inquinamento e malattie, per rafforzare la sanità pubblica di base, le cure domiciliari?
PERÒ l'odio verso categoria di cittadini è una grande forma di distrazione di massa. Per distrarre dai veri responsabili.
PERÒ affidarsi solo solo ai vaccini e a sistemi di controllo sempre più repressivi (green pass), non è sicuramente la cosa più saggia da fare. Scatenerà rivolte, disagio sociale, problemi psicologici e gravi conflitti che a loro volta innescheranno una spirale di repressione e controllo che nessuno sa dove ci porterà.
Il governo dei migliori sta distruggendo i beni pubblici a colpi di privatizzazioni.
Come possiamo credere che abbia a cuore la salute?
Ci attendono anni di crisi (economica, sanitaria, climatica) e la democrazia è seriamente a rischio.
La salute globale è una beffa.
Quando da noi si vuole imporre la terza dose a tutti, e già si iniziano a vaccinare bambini, nei paesi poveri neppure le fasce a rischio sono vaccinate. Con la scusa delle varianti chiudiamo le frontiere.
Vogliamo che sia tolto il sistema ingiusto dei brevetti che limita la diffusione dei vaccini nei paesi più poveri, arricchendo la Big Pharma (alla faccia della salute). Ai paesi poveri non vanno le nostre briciole, la nostra carità, ma l'autodeterminazione anche in campo sanitario.
D'altra parte ci domandiamo se sia davvero necessario puntare (anche retoricamente) ad una vaccinazione a tappeto, anche laddove il virus non è diffuso, oppure non sia meglio una vaccinazione mirata alle fasce a rischio.
Nell'Africa subsahariana si muore sopratutto di altre malattie, (dalla malaria, all'aids, al colera, alle polmoniti sinciziale nei bambini), non dovremmo forse aiutarli a debellare queste malattie che fanno strage di adulti e bambini?
Il 22 dicembre in Kenya, nonostante solo il 10% dell popolazione sia vaccinato, entrerà in vigore il green pass, creando un devastante nuovo apartheid.
L'occidente esporta (oltre alle guerre e al neocolonialismo) anche forme di controllo sanitarie autoritarie e discriminatorie.
Per parlare di questo e tanto altro, per scambiare opinioni e confrontarci, senza accuse né pregiudizi, invitiamo tutti all'assemblea popolare. Saremo seduti a terra, in cerchio, come nei popoli indigeni, a Piazza del Popolo, Faenza, il 7 dicembre 2021, ore 18. Sarà con noi Francesco Benozzo, prof Unibo, filologo, poeta, coordinatore del Corso di Dottorato in Studi letterari e culturali, dal 12 ottobre sospeso, in conseguenza del suo rifiuto di esibire il lasciapassare.