Quella fetecchia di sonetto di Franco Ferrari che Beppe Grillo ha inoltrato alla sindaca Virginia Raggi, intitolato mafiosamente, "Roma non ti merita" (*) non è altro che l'ennesimo servo encomio dell'infiltrato-rinnegato clown di "SAW" al partner PD impostogli da Bilderberg e Cupole farmacodigitali varie.
Portato alla sostanziale rovina il movimento, che aveva raccolto propositi, affetti e impegno dei migliori degli italiani, ora questo bubbone della politica da angiporto, che manda il suo garzone di bottega a sondare le strategie malavitose dei tappetari Draghi e Letta, vorrebbe compiere l'opera togliendo di mezzo la migliore sindaca che Roma abbia avuto in decenni di ladri e di periferici della Banda della Magliana e del Vaticano.
Una sindaca dalla resilienza fantastica, vero scudo del gregge dall'assalto dei lupi (metaforici. Viva quelli con pelliccia). Non per nulla perseguitata peggio di Giobbe dalla magistratura più corrotta che il paese abbia avuto negli stessi decenni.
E allora non rimane che inchiodare il comico SAW al palcoscenico del suo finto ambientalismo e autentico fascio-digitalismo, dove si limiti a far ridere e basta. E a rispedire il tipetto pettinato alla Ronaldo sulle gradinate del San Paolo, a moderare i facinorosi per conto di un nobilissimo pubblico. E occhio che non s'infili nella tribuna da Agnelli per architettare con il Draghi del calcio qualche porcata a danno di coloro per i quali dovrebbe svolgere un degnissimo mestiere. È addestrato per questo.
Fulvio Grimaldi
(*) - https://roma.fanpage.it/che-autogol-quel-sonetto-per-virginia-raggi-insultare-gli-elettori-non-e-mai-una-buona-idea/
...........................
Mio amaro commentino:
Mi spiace dover dire che
“l'avevo detto”... il 7 marzo 2013 in “Nemesi amica”
https://paolodarpini.blogspot.com/2013/03/nemesi-amica-tutti-sul-suv-di-beppe-ne.html
- Quando si “prepara” una rivoluzione significa che si sta
lavorando per un sistema. Preparare, preoccuparsi, predisporre… il
prefisso dice chiaro qual’è l’intendimento: “si lavora in
funzione di...”. Quindi non è ribellione, non è rivoluzione,
insomma per intenderci non è la stessa cosa della presa della
Bastiglia in cui una massa di facinorosi -padri madri figli-
attaccano ciecamente la roccaccia del potere ove sono incarcerati i
loro cari -i debitori, i poveracci, i ladruncoli per fame, le vittime
del sistema- la espugnano con la forza della disperazione e liberano
tutti i detenuti. Qui non si pensa, non si pondera, non si fanno
programmi, semplicemente si pareggia il conto e si risolve il
problema contingente... (Paolo D'Arpini)
Continua in calce al link
Continua in calce al link
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.