L'Unione
Generale delle Donne Siriane (GUSW), ha lanciato un
appello ai popoli liberi del mondo e alla più alta istituzione
mondiale, l’ONU, invitando a fare una risoluta pressione sugli
Stati che sostengono con denaro e armi i gruppi terroristici armati
in Siria e fermare questo sostegno.
Parallelamente
l'Unione, membro della Federazione
Democratica Internazionale delle Donne (WIDF),
ha invitato le organizzazioni internazionali e delle donne a
sostenere la resistenza all’aggressione, delle donne siriane e il
diritto del popolo siriano a vivere con dignità e libertà,
esortando le donne ad opporsi
agli aggressori del popolo e dello stato siriano.
Sui fronti di
battaglia, nella società, nelle famiglie: ferme e risolute nella
difesa della propria patria libera, sovrana, indipendente.
Da nove anni, ogni
giorno, le donne siriane seppelliscono figli, fratelli e mariti,
vittime di una cinica aggressione che ha avuto e ha tutt’oggi negli
USA, nella NATO e in Israele i burattinai, e nella Turchia,
nell’Arabia Saudita i complici. Tutti celati dietro al terrorismo
dell’ISIS e dei cosiddetti “ribelli moderati”, nella realtà la
fanteria di terra per abbattere la Siria laica, multietnica e multi
religiosa. Penultimo tassello (l’altro è l’Iran) dell’Asse
della Resistenza in Medio oriente e storico alleato della lotta dei
palestinesi.
Nel paese la
situazione alimentare, sanitaria e lavorativa è drammatica,
nonostante gli sforzi del governo di unità nazionale, e dei paesi
alleati o solidali (… i 3/4 dell’umanità). Come in tutti i
conflitti sono le donne a cercare con ogni mezzo di continuare a
provvedere alle famiglie, a confortare bambini e sopravvissuti, a
credere e lottare comunque, ad alimentare la speranza nella vita.
Loro che la vita ce la donano. Quanto succede in Siria, così come in
ogni guerra, non è altro che la conferma di quanto siano
incredibilmente forti e imprescindibili.
In questo otto
marzo, festeggiato in tutto il mondo come giornata internazionale
della donna, vorrei riservarlo a loro, senza dimenticare ogni donna
in piedi o schiacciata nella lotta per la propria emancipazione, per
la difesa della propria terra o per la liberazione del proprio paese.
Dalle donne yemenite, a quelle libiche, afgane, del Donbass, alle
donne venezuelane e così via. Tutte incluse in un grande abbraccio
di solidarietà e in un impegno costante di sostegno concreto.
Forse per spiegare
questa valorosa resistenza e forza delle donne siriane di oggi,
occorrerebbe ricordare agli aggressori e ai loro mercenari, che
queste donne hanno radici millenari nella lotta contro lo straniero.
In Siria, la lunga storia delle donne e del
loro ruolo assolutamente paritario con l’uomo, risale alla
guerriera Zenobia [240 - 274 d.C.], la regina ribelle del Regno di
Palmira, la donna che fece tremare l’Impero romano, che guidò la
mitica rivolta del suo popolo contro gli invasori romani.
Sempre
in continuità con le radici secolari a cui la Siria fa appello per
la sua resistenza, ne è esempio il Battaglione femminile costituito
nell’area di Qamishli, guidato da Jazya
al-Taeemi,
si è chiamato le "Khansawat
della Siria",
prendendo il nome di al-Khansaa,
una famosa
eroina araba, che storicamente è conosciuta per il suo coraggio e le
sue battaglie.
Nel
corso dei millenni, la Siria ha sempre considerato e realizzato i
diritti delle donne, come costituenti pieni e fecondi della sua
civiltà e società. E oggi i distrazionisti professionali vorrebbero
riportare indietro la storia o addirittura trascinare la condizione
delle donne siriane in quella, allucinante e medievale dell’Arabia
saudita o dei paesi del Golfo.
Cerchiamo
di mettere alcuni elementi storici in chiaro e
confrontiamoli con gli Stati Uniti, questi presunti “paladini,
avanguardie di libertà e diritti umani nel mondo”.
La
Repubblica araba siriana concesse il suffragio
femminile nel 1953,
appena 7 anni dopo
essersi liberata dall'occupazione colonialista francese. Gli USA
si liberarono dalla tirannia inglese nel 1776, ma diedero alle donne
il diritto di voto, 144 anni
dopo, nel 1920.
Gli
Stati Uniti non hanno mai avuto una vicepresidente
donna.
In Siria il vicepresidente della Repubblica Araba Siriana dal 2006, è
Najah
al Attar. Suo
padre era un partigiano che ha combattuto contro gli occupanti
francesi per la liberazione del paese.
La
vice presidenza siriana è nominata dal presidente e ha
responsabilità simili a quelle degli Stati Uniti. Se il
presidente siriano dovesse diventare inabile, il suo vice presidente
assume la presidenza.
Najah
al Attar
La
dott.ssa Bouthaina
Shaaban
è tra le figure più importanti come consulente del presidente della
Siria. Docente di poesia all'Università di Damasco, oltre a un
dottorato in letteratura inglese.
Dr.
Bouthaina Shaaban
Confrontando
le popolazioni degli Stati Uniti e la RAS (318,9
milioni gli USA; 23
milioni la RAS) e le donne in posizioni di comando, gli Stati Uniti
sembrano essere abitanti delle caverne tribali in confronto alla
Siria.
Impressionante
e più ancora rovinante è il confronto con il più fedele alleato
statunitense nell’area, quell’Arabia Saudita, che ha concesso
alle donne di votare ( a una minima parte), nel dicembre
2015.
Sono 130.000
le donne saudite
che hanno potuto registrarsi al voto, rispetto a 1.350.000
uomini sauditi.
Naturalmente, le donne che votano, devono chiedere il permesso ai
loro accompagnatori maschi e devono essere accompagnate ai seggi
elettorali. Questo vorrebbero trasferirlo in Siria.
Prima
dell’aggressione
il
cosiddetto femminicidio e
altri crimini contro le donne, di fatto non esistevano nella
Repubblica Araba Siriana. Lo
stupro
è un considerato un crimine capitale nella RAS. Da
quando, Stati Uniti, NATO, Sauditi, Paesi del Golfo e i loro
mercenari terroristi hanno lanciato questa banditesca congiura
internazionale contro questo piccolo paese, i crimini contro le donne
siriane hanno raggiunto proporzioni criminali di guerra.
Basta
notare quante donne siriane hanno importanti ruoli guida nel governo
siriano di Unità nazionale. Il ruolo delle donne nella
magistratura, nelle scuole, nella sanità, nell’esercito, nella
resistenza contro l’aggressione. Donne laiche, religiose delle
dodici fedi nel paese, tradizionaliste o modernizzate, socialiste,
comuniste, TUTTE patriote. Memorizziamo i loro volti. Memorizziamo
i loro nomi e confrontiamo tutti i diritti da esse acquisiti, la
cultura della tutela delle donne in Siria, il loro ruolo vitale, con
la realtà dei paesi aggressori e quanto è presente di tutto questo
nei loro, nostri governi.
Enrico Vigna, SOS Siria/CIVG
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