E‘ stato un pogrom. I sopravvissuti sono cinque contadini palestinesi socievoli che parlano uno stentato ebraico e lavorano nell’edilizia in Israele con regolari permessi di ingresso.
Durante il week-end coltivano ciò che resta delle loro terre, molte delle quali sono state saccheggiate a beneficio degli insediamenti che soffocano il loro villaggio, Janiya, alla periferia di Ramallah. Sono convinti di essere sopravvissuti per miracolo all’attacco di sabato scorso.
“Pogrom” è in realtà l’unica parola che descrive ciò che hanno subito.
“Vi uccideremo!” gridavano gli assalitori brandendo coltelli seghettati, e sprangando gli uomini in testa e sui loro corpi con bastoni e tubi di ferro.
L’unico “crimine” dei palestinesi che, quando i coloni sono piombati su di loro, erano nel bel mezzo della raccolta delle olive, è essere palestinesi e avere il coraggio di lavorare la loro terra. Il periodo della raccolta delle olive è tradizionalmente la stagione per i pogrom in Cisgiordania, questo è stato uno dei più violenti. Nessun funzionario israeliano ha condannato l’aggressione, nessuno si è sconvolto. Una vittima ha avuto bisogno di 20 punti sulla testa, un altro si ritrova con la spalla e un braccio rotto, un terzo è zoppicante, una quarta ha perso i denti anteriori. Solo uno è riuscito a fuggire agli attaccanti, ma anche lui zoppicante per le ferite alla gamba causate mentre fuggiva dal terreno roccioso.
Gli agricoltori che nei giorni successivi erano ancora in stato di shock per l’esperienza, sono stati evacuati dai compaesani; le olive sono rimaste sparse sul terreno. Ora hanno paura di tornare negli uliveti.
Questo fine settimana, si sono ripromessi di inviare i giovani di Janiya per insaccare ciò che è stato raccolto e completare la raccolta. Loro con i loro corpi e lo spirito a pezzi, dicono di essere incapaci di fare qualsiasi cosa.
Gli assalitori, circa una dozzina di coloni mascherati sono inquadrati in un video ripreso da un residente locale, Ahmed al-Mazlim, che – a quanto pare scaricata l’emozione del loro atto – sono tornati alle loro baracche, sparse al di sotto dell’insediamento di Neria, noto anche come il Nord Talmon, tra Modi’in e Ramallah (vedere cartina in fondo ).
Questo era il loro “oneg Shabbat”, il loro Shabbat di gioia: scendendo nella valle e aggredendo le persone intente a lavorare la terra, innocenti e indifesi – forse anche con l’intenzione di uccidere. Un week-end tranquillo …
Nel video si vedono i coloni raggiungere lentamente le baracche del loro avamposto non autorizzato, situato sulla collina sotto Neria. Essi non hanno alcun fretta – dopo tutto, nessuno sta per catturarli. Infine si siedono sotto il portico di una delle capanne per dissetarsi con una borraccia.
Non ho mai visto prima criminali lasciare la scena del crimine con tanta indifferenza. Forse erano esausti per le loro fatiche – bastonare arabi – stanchi ma felici.
Yotam Berger, il giornalista di Haaretz, il primo a pubblicare il video, ha visitato le capanne il giorno dopo il pogrom. Era chiaro per lui che anche se le strutture erano vuote quando è arrivato i coloni vivevano lì. Nessun arresto è stato fatto finora, e l’esperienza passata suggerisce che nessuno sarà fatto. La polizia sta indagando.
Gideon Levy & Alex Levac
( Fonte: Invictapalestina)
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