Messaggio di fine anno di Massimo Mazzucco, meglio di quello del presidente (di cartone) Mattarella. Almeno decodifica un anno tragico nel modo corretto, non secondo la vulgata di regime. Il dato di fondo è che è finita la pacchia per il blocco Uccidentale (leggi UK-USraele-Canada-Australia-Nuova Zelanda) che poteva spadroneggiare ovunque nel mondo senza nessono che avesse nemmeno il coraggio di alzare un dito per chiedere la parola. Ora c'è zio Vladimir che, malgrado i colpi subiti, ha rovesciato il tavolo e non consente a nessuno di rimettere in piedi lo sporco "gioco delle tre carte" del mondialismo, del NWO a direzione unica, criminale e insindacabile." (Alex Focus)
Articolo di fine anno 2015
Il 2015 si è aperto con gli attentati di Parigi a Charlie
Hebdo, nel mese di gennaio, e si è concluso con gli attentati di Parigi del
Bataclàn, nel mese di novembre. In realtà questi due episodi, estremamente
gravi di per sé, fanno solo da contenitore a tutto ciò che si è svolto al loro
interno, e cioè l'escalation della guerra in Siria, che è diventata, nell'arco
di pochi mesi, un conflitto di livello internazionale.
Naturalmente è impossibile separare le due cose - gli
attentati di Parigi e la guerra in Siria - visto che hanno un vistoso
denominatore in comune, e cioè l'ISIS.
Per dipanare la matassa quindi, e per dare un senso compiuto
all'anno appena trascorso, bisogna cercare di comprendere la nascita dell'ISIS,
che risale ufficialmente all'estate del 2014.
L'ISIS, come ormai sappiamo, è stata una creazione indiretta
dell'occidente (USA e Gran Bretagna in prima linea, con Israele comprimario
nascosto), messa in piedi tramite l'alleato n.° 1 degli USA in medio oriente, e
cioè l'Arabia Saudita, con il supporto della Turchia e di alcuni stati minori,
come il Qatar.
Il vero bersaglio di questa alleanza sunnita non è la Siria,
ma l'Iran sciita, l'altra grande potenza medio-orientale che si contrappone ai
sauditi. La Siria (alleata storica dell'Iran) avrebbe dovuto essere soltanto
una "stepping stone", un gradino di passaggio, verso il bersaglio più
importante. [...]
Il piano iniziale degli americani prevedeva infatti un
rapido rovesciamento di Assad, portato a termine tramite la solita masnada di
"ribelli" finanziati e organizzati dalla stessa C.I.A.
Per metterli in piedi e per poterli supportare apertamente,
la propaganda occidentale si è addirittura inventata un ossimoro degno di
entrare in un'enciclopedia: i "ribelli moderati". Uccidono sì, ma con
dolcezza. Odiano, ma con compassione. Distruggono, ma solo per necessità. (In
realtà, sono talmente "moderati" che i loro capi amano letteralmente mangiarsi il cuore del nemico appena ucciso).
Ma qualcosa è andato storto, nel progetto di rovesciamento
orchestrato da Washington già dal 2012. Assad si è rivelato un osso molto più
duro del previsto, e a quel punto è stato necessario creare una terza forza -
l'ISIS appunto - che stravolgesse le regole del gioco, e portasse a compimento
il lavoro sporco che i "ribelli moderati" non riuscivano a fare.
Ma proprio quando l'ISIS stava per riuscire finalmente a
togliere di mezzo Assad, è entrato in scena Vladimir Putin, che ha
letteralmente ribaltato il tavolo del gioco. Ora l'ISIS sono i cattivi, e sono
quindi automaticamente cattivi anche tutti coloro che fino a ieri fingevano
soltanto di combatterli: in altre parole, con una mossa tanto semplice quanto
geniale, il grande giocatore di scacchi ha messo a nudo di fronte al mondo
l'inganno perpetrato dalle potenze occidentali tramite l'artificiale
"califfato" di Al-Baghdadi.
Non solo Putin ha fatto questo, ma si è spinto addirittura
oltre. Sulla scia dell'abbattimento del jet russo da parte dei turchi, ha anche
svelato al mondo, con immagini inconfutabili, il lurido doppio gioco che
Erdogan stava portando avanti lungo i confini del proprio paese: mentre da una
parte fingeva di appoggiare i curdi che combattono l'ISIS, dall'altra
finanziava la stessa ISIS comprando da loro migliaia di tonnellate di petrolio
ogni giorno.
Che cosa c'entrano in tutto questo gli attentati di Parigi?
C'entrano, per una serie di motivi diversi. Il primo motivo è che gli attentati
di Parigi (leggi: gli attentati nel cuore dell'Europa) hanno rafforzato presso
di noi l'idea che l'ISIS sia un'organizzazione di feroci criminali, e che vada
quindi combattuta con qualunque mezzo possibile. Questo significa mandare aerei
a bombardare il territorio siriano, là "dove si trova l'ISIS".
(Naturalmente, una volta che quegli aerei varcano il confine, nessuno sa
davvero chi e che cosa vadano a bombardare). Come sappiamo inoltre, il
"terrorismo islamico" è diventato ormai da tempo la chiave che
permette di scardinare, passo dopo passo, le nostre libertà e i nostri diritti
civili. E nulla avrebbe potuto servire meglio a questo scopo che non appunto
gli attentati di Parigi, "perpetrati dai terroristi dell'ISIS".
E qui si apre un discorso ancora più generale, che ci
riporta all'11 settembre 2001. Oggi infatti, dopo 15 anni da quella fatidica
data, l'Europa sta finalmente pagando il conto per tutte le bugie che ha
accettato di farsi raccontare sugli attentati delle Torri Gemelle. Noi che
combattiamo per la verità sull'11 settembre andiamo ripetendo da tempo che è
necessario che questa verità venga a galla, affinché fatti del genere non
possano più ripetersi in futuro. E invece, grazie al complice silenzio e alla
connivenza dei giornalisti di tutta Europa, oggi ci ritroviamo a dover
affrontare le conseguenze di un "terrorismo islamico" che è arrivato
ormai alle porte di casa nostra.
Lo dico ancora, per essere più chiaro: se la bugia dell'11
settembre fosse stata svelata per tempo, con un semplice lavoro di giornalismo
elementare, oggi il "terrorismo islamico" non esisterebbe più, perché
nessuno ci avrebbe più creduto. Invece, siamo qui che ci tocca farci perquisire
dalla testa ai piedi anche solo per andare ad ascoltare il Papa in piazza San
Pietro.
Con grande gaudio, ovviamente, di tutti i ministri degli
interni, di tutti i ministri di giustizia e di tutti i prefetti di polizia di
mezza Europa.
Lo stato di polizia che già esiste da molti anni in America
- travestito da democrazia "for the people and by the people" - ora
sta arrivando anche da noi. E questo grazie alla vigliaccheria collettiva di
tutti i giornalisti europei, che non è altro che la somma totale della
vigliaccheria di ciascuno di loro.
Nessuno di codesti giornalisti, oggi, può fingere di non
sapere come siano andate veramente le cose l'11 settembre 2001, e quindi
nessuno di loro può sentirsi escluso da questa chiamata in correo per la
situazione in cui ci troviamo oggi.
L'altro grande evento che ha fortemente caratterizzato nel
2015 è stato il fallimento di Tsipras e del suo tentativo di liberare la Grecia
dalle tenaglie della finanza internazionale. Abbiamo già discusso nel dettaglio
quello che è avvenuto in Grecia nella primavera-estate di quest'anno: che si
consideri Tsipras un "traditore" vendutosi al nemico, oppure semplicemente
uno che è stato costretto a fare le scelte che ha fatto, il risultato non
cambia: la piccola nazione ellenica ha dovuto inginocchiarsi all'altare dei
banchieri internazionali, e questo è servito da monito per qualunque altra
nazione europea che in futuro possa venire anche soltanto sfiorata dall'idea di
uscire dalla moneta unica.
Ormai la finanza globale è la vera padrona del mondo, e
possiamo soltanto recriminare di aver dato carta bianca, con il nostro voto, a
tutti quei politici che negli ultimi 20 anni ci hanno portato, silenziosamente
ma coscientemente, in questa trappola mortale.
Un altro aspetto interessante dell'anno appena concluso sono
i cosiddetti "scandali eterodiretti": mi riferisco al caso
FIFA-Blatter, e al caso della Volkswagen. In ambedue le vicende infatti è fin
troppo evidente la longa manu degli americani, che da una parte hanno
cercato di colpire la Russia, chiedendo la revoca dell'assegnazione dei
mondiali a loro favore, e dall'altra hanno cercato di colpire la Germania, che
evidentemente non si era dimostrata abbastanza rigida nel voler imporre le
sanzioni economiche alla Russia stessa.
Insomma, se vogliamo trarre una conclusione, abbiamo un 2015
nel quale gli americani stanno disperatamente cercando di restare alla guida
del mondo, muovendo tutte le pedine di cui dispongono - anche le più sporche -
sullo scacchiere internazionale. Ma per fortuna (nostra) hanno trovato un
giocatore di scacchi altrettanto valido e preparato che gli ha impedito, almeno
fino ad oggi, di continuare a fare i propri porci comodi.
Anche noi, a livello nazionale, stiamo vivendo la nostra
bella odissea: con un leader di cartone, servo delle banche e degli
industriali, che continua a venderci ottimismo da un tot. al chilo, rischiamo
di andare verso una resa dei conti che sarà quantomeno drammatica. Ed è molto
probabile che questa resa dei conti arrivi nei prossimi 12 mesi (anche perché
la banca dell'Etruria non era certo l'unica banca a rischio di crac. E al
prossimo episodio simile a questo, nessuno si sente più di garantire che il
rapporto fra cittadini e le banche resterà immutato).
In tutti i sensi, quindi, possiamo prevedere che il 2016
sarà un anno di grandi risposte, sia a livello internazionale che a livello
nazionale. Dopo di che ci si augura di vivere, se non in un "mondo
migliore" (come dicono i buonisti da salotto), almeno in un mondo che sia
leggermente più equilibrato, più sensato, ed anche, magari, più a misura
d'uomo.
Massimo Mazzucco
(LuogoComune)
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