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venerdì 30 gennaio 2015
Ungheria contro CIA e "demonio-crazia" ueista
L’Ungheria ha firmato un accordo dal credito di 10 miliardi di euro
con la Russia per un potenziamento di Paks. Per la restituzione del
prestito è stato stabilito un periodo di 21 anni. Dall’inizio
l’Ungheria prese una posizione molto cauta riguardo alle sanzioni
contro la Russia imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.
Secondo Orban, l’Europa «si è tirata la zappa sui piedi da sola» con
le misure punitive. Il primo ministro ungherese ha appoggiato il South
Stream. Ha espresso il suo pentimento riguardo al fatto che il
progetto di conduttura del gas sia diventato preda dei meccanismi
geopolitici in atto. Ha criticato duramente l’Ue: ad esempio, ha
affermato che «il progetto che chiamiamo Unione Europea è in fase di
stallo». Da fedele cattolico e padre di cinque figli, rifiuta la
libertà di rapporti sessuali non tradizionali diffusi in Europa e si
dichiara a favore dei valori della famiglia tradizionale.
Gli Stati Uniti non ci hanno messo tanto a rispondere. Il senatore
John McCain ha detto che l’Ungheria è un «paese importante», in cui
Orban ha concentrato troppo potere nelle sue mani. Successivamente, a
sei individui ungheresi presumibilmente coinvolti nella corruzione e
vicini al primo ministro, è stato vietato di entrare negli Stati
Uniti. La riconciliazione di Budapest con Pechino ha causato una
reazione negativa da parte di Washington. L’Ungheria è una zona
strategica per la collaborazione tra Cina ed Europa, affermò il
ministro degli esteri cinese Wang Yi quando incontrò la controparte
ungherese Peter Szijjàrtò in ottobre. Budapest è la zona del
CentroEuropa più interessata dagli investimenti cinesi (attorno ai 4
miliardi di dollari). Il ministro degli esteri della Cina pose
particolare attenzione sul fatto che il legame di Orban con l’Est
corrisponde perfettamente alla diplomazia cinese “New Silk Road”. Il
ricavo derivato dal commercio tra Cina e Ungheria è aumentato di 6
volte. Washington ha quindi deciso che Budapest stava andando fuori
controllo e non stava rispettando le regole stabilite per i membri
della comunità euro-atlantica.
I leader del movimento di opposizione al governo hanno affidato le
loro speranze a Gyurcsàny Ferenc, il leader della cosiddetta
Coalizione Democratica, che non ha mai cercato di rovesciare l’attuale
governo: «Se questo regime non viene rovesciato, prima o poi ci
seppellirà con sé», ha affermato. «La democrazia parlamentare
ungherese è morta, tutto ciò che ci rimane è democrazia e resistenza
diretta», disse alla festa post-conferenza tenutasi a Budapest a
novembre. L’incaricato d’affari statunitense in Ungheria, Andrè
Goodfriend, fu visto tra i rivoltosi. Quando gli fu chiesto un parere
riguardo ai 6 ungheresi a cui fu vietato di entrare negli Stati Uniti,
rispose che troppe persone appartenenti al partito di Orban erano
coinvolte nella corruzione. Secondo lui, questo avvenimento ha avuto
un impatto del tutto negativo sulle relazioni tra Stati Uniti e
Ungheria. Gli organi di stampa occidentali affermano apertamente che
l’Ungheria potrebbe seguire l’Ucraina e affrontare un cambio di regime
vista la propensione di Orban in senso dittatoriale, vedendo abusi di
potere diventare una moda allarmante.
La Germania aspira a una supremazia regionale nell’Europa centrale e
orientale. Quando si tratta dell’Ungheria, infatti, la Germania gioca
a tutt’un altro gioco. Forse la visita di Angela Merkel in Ungheria il
1° febbraio diventerà un passo in più per realizzare quel tipo
dipolitica. La dottrina dell’Atlantismo che prevale negli Stati Uniti
e in Europa ha fatto in modo che i paesi dell’Europa centro-orientale
– Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Serbia, Slovacchia – stessero
lontani dalla cooperazione dell’Eurasia, nonostante la convenienza
fosse più che ovvia. Questi Stati devono allineare le loro attività
all’obiettivo di dominio statunitense in Europa. La “Transatlantic
Trade and Investment Partnership” (Ttip) è il nuovo strumento per fare
in modo che la missione vada a buon fine. L’Ungheria sta per assistere
a drammatici eventi, che potrebbero prendere il sopravvento. Né la
Nato e né i membri dell’Ue garantiscono agli Stati europei che non ci
saranno attentati mirati a rovesciare il governo, in caso vadano oltre
i limiti stabiliti per l’indipendenza politica.
Vladislav Gulevic, “Strategic Culture”
Fonte secondaria: “Come Don Chisciotte”
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