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venerdì 27 giugno 2014
Psiche malata ed evoluzione tarata, ...ipertecnologia e fine del viaggio
Che l’evoluzionismo rappresenti uno dei peggiori esempi della decadenza intellettuale del nostro tempo, è cosa assodata, e le sue assurdità teoriche dimostrano abbondantemente l’assoluta mancanza di logica nella maggior parte dei nostri
contemporanei. Eppure, un recente fenomeno di costume ci costringe, in parte, a riconsiderare questa sentenza di condanna.
Non c’è luogo pubblico o privato in cui non si assista alle ripetute esibizioni di esseri umani (soprattutto giovani, ma non mancano anche vittime attempate!), dediti alla progressiva perdita dell’uso di una delle due mani. Questi, impegnati nel maneggio continuo ripetuto e compulsivo di aggeggi elettronici, quali tablet e smartphone, sono oramai ridotti a dover compiere le normali azioni quotidiane che caratterizzano l’esistenza “normale” di ogni essere umano, utilizzando una sola mano.
A questa mutilazione, si aggiunge una progressiva modifica della postura del collo, in molti causata dalla posizione inclinata della testa, assunta per tenere bloccato il telefonino fra guancia e spalla, durante le lunghe conversazioni.
Tuttavia, a risentire di questi comportamenti non è solamente la parte fisica e corporea dell’interessato ma, cosa forse ancor più grave, la sua componente psichica e spirituale. Di questi atteggiamenti sono, infatti, vittime le stesse capacità comunicative e relazionali, annullando totalmente quello che è il “guardarsi intorno”. Il paesaggio e gli altri cessano di svolgere il sia pur minimo ruolo, a meno che non vengano filtrati e autenticati dallo stesso schermo artificiale che si tiene in mano. Così come nei processi realizzativi, che coinvolgono l’essere umano in tutte le sue componenti, anche questa regressione colpisce l’uomo nel corpo, nell’anima e nello spirito, creando danni irreparabili su ognuno dei piani interessati.
Per misurare la gravità del fenomeno, sarà sufficiente considerare l’importanza e il significato della mano nel rapporto cosmico della persona. Il suo simbolismo e le sue funzioni rituali (preghiera e gesti sacri) ne fanno un elemento indispensabile al compimento della missione terrena e trascendente di ogn’uno. Per cui la sua “mutilazione” (pur se figurata) costituisce un’irrimediabile perdita e un grave impedimento, che comportano una diminuzione di grado e un abbassamento del livello generale per chi ne è vittima.
(heliodromos.it)
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