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martedì 11 settembre 2012
Grottammare (A.P.) - Festival bio con carne a pezzi...
Grottammare (AP) – Al “Festival Bio” il premio in vitello vivo è sostituito dal premio in carne macellata
Una specie di gioco delle tre carte, questa beffa all’amatriciana biologica. La trama, in bilico tra il comico e il kafkiano, è presto riassunta.
La lotteria del Festival Bio di Grottammare (7-9 settembre) prevedeva come primo premio un… vitello vivo. In questo caso allevato biologicamente, ovvio. Valanga di mail di protesta (occorre spiegare il motivo?), e AIAB Marche si scusa (toh, qualcuno si scusa, non pare vero!): “il vitello vivo è sostituito da buoni di pari valore da spendere nell’ambito del biologico”.
Invece la sostituzione è una beffa, una BRUTTA BEFFA: il premio in…vitello vivo è in realtà sostituito da… un quantitativo (equivalente) di carne macellata (cioè un vitello morto!).
E’il sindaco Merli a pregiarsi di comunicarlo ad una rete locale, aggiungendo di non condividere “certe polemiche dietro le quali – aggiunge con linguaggio da questurino - ci sono persone che conosciamo bene (sic) e non sono nuove a queste forme di protesta”.
[Le persone che conosciamo bene - di cui sindacomerli non fa nomi e cognomi come farebbe qualsiasi individuo civile, preferendo un linguaggio allusivo e vagamente intimidatorio (!) alla don Rodrigo de noantri - a loro volta conoscono molto bene il radicamento della sua amministrazione in una rozza“cultura” specista di sapore medievale; conoscono bene, di lui, l’inadempienza rispetto ad una delle sue responsabilità istituzionali, la tutela del benessere degli animali: tale è l’assenza a Grottammare di un Regolamento Comunale in materia, tale è l’annosa ostinazione ad ospitare ricorrenti mercati per santi martiri e santi patroni con vendita di animali vivi ingabbiati anche per più giorni di seguito, e circhi con animali, e spettacoli con animali esotici altrove ampiamente vietati… Cose note, cose di Grottammare borgo selvaggio].
La mail circolare con cui AIAB Marche (6 settembre) assicura che “come atto di rispetto verso tutte le sensibilità i premi in carne verranno convertiti in buoni acquisto presso le aziende biologiche socie”, è dunque una – per usare un latinismo - presa per culo. Forse, da altruisti, han voluto offrire al vincitore della lotteria una comoda facilitazione: il vitello te lo diamo bell’e macellato, risparmi un passaggio, magari dovevi ammazzartelo da te, sai la fatica, eh?...
Da questa brutta beffa emerge qualche triste considerazione. Chi promuove il biologico come forma di attenzione all’ambiente - specie se Associazione con tali finalità nel proprio statuto - certo non ignora la necessità etica ed ecologica di limitare comunque – soprattutto oggi – il consumo di carne e la diffusione degli allevamenti.
Le ragioni sono universalmente note e non esentano certo gli allevamenti biologici, pur se più attenti all’ambiente [ammettendo ottimisticamente che i parametri siano realmente rispettati] e “rispettosi del benessere animale”…[terrò per me la vigorosa repulsione che provo davanti all’ipocrisia di curare bene un animale per più tardi ammazzarlo… ].
Se dunque la scelta di non consumare carne non può essere né (ovviamente) imposta nè (purtroppo) universalmente condivisa, vero è che un’associazione con finalità biologiche dovrebbe essere avere a cuore l’orientamento del pubblico verso consumi eco sostenibili. Quindi soprattutto minor consumo di carne, per ragioni salutistiche, etiche, solidaristiche, economiche e ambientali, e promozione di tutto quanto altro di salutare ed ecocompatibile il biologico può offrire.
A Grottammare è avvenuto il contrario: col compiaciuto plauso di sindacomerli e di Segambiente (ci meravigliamo?) la gaffe del vitello vivo messo in palio - come i barbari nel buon tempo antico si giocavano lo schiavo più vigoroso - ha avuto un rimedio che (è sempre così, con le gaffe) l’ha resa ancor più evidente.
Perché la brutta beffa ha ben chiarito il fariseismo di certe iniziative di puro interesse commerciale: con la carne si guadagna di più, con buona pace dell’agricoltura biologica e dell’assunto dell’AIAB di offrire [cito dal sito della stessa] “un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell'acqua e dell'aria”.
Che tristezza, se un’organizzazione di pretesa vocazione etica e ambientalista, al posto di un infelice animale da abbattere offerto al mercato come trofeo, non sa far altro che offrirne la carne già macellata...
Sara Di Giuseppe
digiuseppe.sara@gmail.com
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Commento ricevuto:
Sig.ra Sara,
tenga presente che originariamente, almeno per noi che abbiamo aderito all' evento, il primo premio del vitello era da considerarsi una provocazione per far risaltare la necessità di adozione e di farlo vivere in un ambiente naturale fino alla fine dei suoi giorni.
Poi le contestazioni anche strumentali degli animalisti, (che però stanno zitti e buoni davanti alla macellazione di milioni di animali al giorno oppure alla crescita esponenziale delle steak house) hanno fatto degenerare le cose.
Consiglio a lei e a quanti giustamente hanno contestato, non avendo però compreso il messaggio iniziale, di essere sempre vicino alle questioni ambientali e di evitare di fare acquisti presso i negozi cosiddetti "convenzionali" perchè ogni alimento che mettono in vendita è proveniente da una agricoltura che usa annualmente in Italia 110.000 tonnellate di pesticidi chimici, di cui:
- 23.100 diserbanti,
- 29.000 insetticidi,
- 47.600 anticrittogramici,
- 9.900 altri prodotti di sintesi.
Questi sono i veri pericoli per la salute e per l' ecosistema e le risparmio i dati dei danni causati all' ambiente dall' allevamento bovino, suino e avicolo che sono raccapriccianti.
Noi nel nostro piccolo negozio cerchiamo di portare avanti con fatica e non guadagnandoci niente, a differenza della DO e GDO che specula su tutto nella piena logica capitalista, anche una valorizzazione dell' agricoltura biologica con la speranza di incrementare il suo consumo e di conseguenza incrementare i campi coltivati e dar modo ad un abbassamento dei prezzi e dare maggior cibo sano a tutti.
Prendersela con un primo premio che aveva ben altri significati è ingiusto e per certi versi comodo perchè il nostro settore è ancora debole ed ha molti nemici.
Ho apprezzato nel tempo i suoi interventi e di quelli di Giorgio, che ritengo preziosi, ma in questo caso le esprimo il mio disappunto.
Cordialmente
Nazzareno Torquati
Amministratore del negozio "GiornoperGiorno Bio"
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Risposta di Sara Di Giuseppe:
Gentile Nazzareno Torquati,
la ringrazio della risposta, che ho letto con interesse e sulla quale faccio a mia volta alcune considerazioni.
- Se il negozio di cui lei è titolare ha inteso accogliere la messa in palio del vitello come una "provocazione per far risaltare la necessità di adozione..ecc,", ciò può essere avvenuto - non ho motivo di dubitarne - in buona fede: ciò non toglie che sia stato un grave errore.
Anche (ma è l'aspetto minore in tutta la faccenda) dal punto di vista della comunicazione: se il messaggio era quello da lei indicato, non è certo arrivato - chi l'ha ideato non ne sa moltissimo, di comunicazione! - e le centinaia di mail di protesta pervenute da tutta Italia all'AIAB stanno a confermarlo.
- Soprattutto, a prescindere da intenti provocatori o meno, c'è un fatto incontrovertibile:
NON SI METTE UN ANIMALE VIVO IN PALIO COME PREMIO DI UNA LOTTERIA! Non si fa, semplicemente non si fa! Perchè non è etico, non è educativo, non è un sacco di cose! Inutile affannarsi a difendere l'indifendibile. Ci sono cose che si fanno ed altre che non si fanno: questa appartiene al secondo gruppo.
Le dice nulla il fatto che nel Regolamento di molti Comuni italiani in merito a tutela della salute e benessere degli animali questa cosa sia esplicitamente vietata? E con tanto di sanzioni per chi trasgredisce? In rete ne troverà una valanga.
E' una norma voluta da orde di animalisti usi a "strumentalizzare" le cose (quali?) o risponde a principi etici incontestabili?
La stimo, e so che conosce la risposta.
- "Le contestazioni anche strumentali degli animalisti hanno fatto degenerare la cosa", lei afferma. Non capisco in cosa le contestazioni sarebbero state o sarebbero "strumentali". Non capisco che cosa le contestazioni avrebbero fatto "degenerare": forse per lei è "far degenerare le cose " l'aver posto all'attenzione pubblica una questione di notevole impatto etico e civile? Voglio sperare di no, voglio credere di aver frainteso.
Se qualcosa di degenerato vi è stato, è stato solo il messaggio profondamente diseducativo che è emerso da quel vitello in palio e dalla beffa successiva del "quantitativo equivalente di carne macellata" (e le ragioni restano quelle che ho esposto nel mio pezzo).
- Non appartengo ad associazioni animaliste, sono animalista per conto mio, ma non vedo assolutamente intorno a me animalisti "che se ne stanno zitti e buoni" davanti ai fenomeni che lei addita. Si direbbe che viviamo in posti diversi, se io diversamente da lei vedo invece animalisti oggi molto "agguerriti": informati, efficaci sul piano dell'azione e della comunicazione, per nulla timorosi di fronte all'arroganza (e all'ignoranza) di certi poteri soprattutto locali e all'aggressività di feroci lobbies economiche.
- Non dubito del disinteresse con cui il negozio di cui lei è titolare persegue e incentiva la diffusione di una filosofia del consumo alimentare che contrasti le logiche capitaliste di sfruttamento del territorio e delle risorse. E non vi è stata nessuna scelta, da parte degli animalisti, di prendersela - "perchè è più comodo" - con un settore, come questo, ancora debole e con molti nemici. Che, ne sono convinta, va invece sostenuto. La vostra missione si basa sulla consapevolezza di serissime problematiche ambientali - le cifre da lei riportate sono più che eloquenti - che è doveroso per chiunque non ignorare ed affrontare ciascuno nel proprio piccolo: per esempio, come giustamente dice, acquistando là dove ci sia una minima garanzia che ciò che si consuma non sia un ulteriore contributo al depauperamento dell'ambiente.
Proprio per questa ragione ritengo, e lo ribadisco qui, che sia stato un errore l' appoggio dato alla scelta dell' AIAB in merito alla lotteria. Errore di cui ritengo principale responsabile l'AIAB, che in quanto associazione non può e non deve venir meno nelle sue manifestazioni pubbliche ai principi cui dice di ispirarsi. Stavolta lo ha fatto, e su questo non può esservi dubbio: il "messaggio" se davvero intendeva essere educativo (e su questo mantengo le mie riserve) ha sbagliato totalmente e clamorosamente il "linguaggio".
Cordiali saluti
Sara Di Giuseppe
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