giovedì 30 agosto 2012

Le bugie religiose son come le feci.. alla fine vengono a galla!

"Religione, bolla di sapone..." (Saul Arpino)


L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare....

Il discorso religioso si presenta come il più difficile da affrontare, dati i due significati completamente diversi che alla religione vengono attribuiti.

Il primo è la convinzione profonda dell'esistenza di una legge superiore, mirabilmente coerente e che regola tutto l'universo. A tale legge nessuno può sottrarsi per effetto dell'ingegno umano. Esso quindi, per quella limitata possibilità di scelta che appare essergli concessa, altro non può che sforzarsi di pensare e agire conformemente a quella legge, per quanto i maggiori maestri possano apprenderne, osservando la natura che li circonda e di cui loro stessi fanno parte (conosci te stesso).

E' chiaro però, dati gli intenti di questa rubrica, che non sia della religione così intesa che vi sia "tutto da rifare", bensì di ciò che, in secoli e secoli di azione costante e pervicace sono riusciti a farne i professionisti dell'al di là.

L'uomo ha paura della morte. Ne ha paura perchè non può avere nozioni che di morte altrui, e perchè i cadaveri assumono aspetto e odore repellente. Non si sa quale genio maligno abbia intuito che la paura della morte potesse rappresentare il più colossale affare della storia. Bastava "annunziare" che la morte era un fatto provvisorio e che era seguita dalla vita eterna. Precisando però che tale vita eterna sarebbe stata di godimenti ineffabili o di sofferenze atroci a seconda della soddisfazione dei "ministri di Dio". Per i detti ministri fu un'autentica pacchia. E vi fu gente che abboccò fino all'eroismo, e molta di più che, in nome della bontà e dell'amore, commise le più efferate violenze e le più ignobili frodi.


Prendiamo il cristianesimo, o meglio i cristianesimi, sia perchè siamo stati tutti doverosamente e anagraficamente cristianizzati prima ancora di sapere di esistere, sia perchè, come Italiani, abbiamo scontato più severamente la colpa di aver permesso ad una genia di Ebrei dissidenti di spacciarsi addirittura per continuatrice della romanità e di fregiarsi delle sue glorie. La trovata si dimostrò così felice che prolificò gran copia di imitatori. Non erano trascorsi due secoli dal supplizio subito (forse) sul Golgotha da alcuni ribelli Zeloti, uno dei quali noto come Joshua il Nazoreo, che si sviluppò in tutto l'impero una serie di culti incentrati su quel mitico profeta, ma diversamente forgiati dai rispettivi preti. L'imperatore Costantino commise a quel punto il fatale errore di pensare che l'estendersi di quelle superstizioni potesse divenire un elemento unificante dell'impero, ormai in grave crisi, purchè - beninteso - la piantassero di litigare e accopparsi tra loro. Convocò allora (lui, pagano) i più significanti esponenti della molteplice setta, affinchè trovassero in qualche modo un accordo mono-cristiano, in cambio del favore della corte imperiale.

Preghiamo il lettore di considerare questi fatti certi:

1) Che il vicario di Dio in terra, successore del Pietro nominato pretesamente dal Cristo ( tu es Petrus, et super hanc petram...) a Nicea, dove tutte le controversie "teologiche" avrebbero dovuto essere risolte e dettati i dogmi definitivi della promettente religione, non ci mise piede. Si limitò a mandarci due umili diaconi, come osservatori, e nessuno degli accaniti litiganti chiese il suo parere.

2) Che le tesi rappresentate dai vari gruppi di vescovi (auto-nominatisi) erano talmente lontane tra loro da doversi seriamente dubitare che si trattasse di varietà di una stessa "fede". La più accanita delle controversie, capeggiate da tale Ario e da tale Attanasio, vertevano su punti talmente incompatibili che , a parte il nome di Joshua, non si vede proprio che avessero in comune. Per tacere delle concezioni di Giustino, di Atenagora, di Teofilo, di Origene, di Tertulliano, ognuna delle quali, nel cinquecento, avrebbe assicurato un rogo pubblico in piazza. La controversia Ario-Attanasio, risoltasi a Nicea per scelta dell'imperatore a favore del secondo, si protrasse però per oltre cinquant'anni (conc. di Costantinopoli, 381) con alterne vicende. Insomma, per 50 anni almeno, i cristiani - fortunati destinatari della rivelazione operata da Dio stesso, non seppero neppure se il crocefisso del Golgotha fosse o meno figlio di Dio, o se il medesimo fose o meno trino, o perchè avesse atteso tanti secoli a rivelarsi a quattro gatti di pastori nomadi, lasciando nella totale ignoranza tutti i suoi "figli", la quasi totalità dei quali sentì per la prima volta menzionare la morte-resurrezione del crocefisso da alcuni individui prepotenti col colletto bianco, armati fino ai denti, QUINDICI SECOLI più tardi.

3) Che, da allora ad oggi, il vicario di Dio sedente in Vaticano si è dato gran da fare a integrare con nuove "verità" quelle rozzamente rivelate dall' antiquato Autore. Attendiamo un pontefice in zucchetto bianco, che, alla presenza di milioni di bigotti plaudenti, proclami che non si tratti di trinità, ma di quatrinità, facendone parte anche la "madre di Dio (!!!").

Anzi, per quanto attiene particolarmente ai cattolici e alla quantità di atti di culto dedicati a costei, i sacramenti saranno amministrati in nome della Madre, del Padre, Del Figlio e dello Spirito Santo (in funzione di chierichetto).

Davanti alla prova evidente che la sostanza dei vari cristianesimi non sia stata che un cumulo di stolte superstizioni, sovente in contradizione tra loro, alimentata ad arte da alcuni fervidi ingegni, della stazza di un Saulo da Tarso, che riuscirono a fondarci sopra un potere immenso e quanto mai proficuo, ci si trova inevitabilmente a chiedersi come essi abbiano potuto infestare per quasi venti secoli buona parte del mondo, coinvolgendo anche personaggi di tutto rispetto sia sul piano morale che su quello intellettuale, insigni artisti e poeti, grandi demiurghi e condottieri, nature generose ed altruiste ovunque rispettate ed onorate.

A nostro avviso, tutto dipende da un fenomeno psicologico che ha sempre inficiato la cosiddetta libertà di pensiero. E' l'abitudine mentale. L'attitudine cioè della nostra specie a credere in qualcosa semplicemente a forza di sentirla ripetere da tutti, travolgendo ogni barriera critica. E il cristianesimo fu il non plus ultra di una siffatta tecnica, applicata al neonato fin dal taglio del cordone ombelicale, subito sostituito da altro e più robusto cordone , destinato a restare fino alle esequie. In Italia, riuscì persino ad assicurarsi la tolleranza e la complicità dello Stato fascista, che pur possedeva ben chiari contenuti, non precisamente evangelici.

Ma al cristianesimo e ai suoi amministratori non va attribuito solo lo stato di incapacità proprio dell'uomo moderno occidentale. Va chiesto ragione degli orribili delitti commessi sin dalle sue prime affermazione. Di essi, naturalmente , i "buoni parroci" non fanno me nzione ai fedeli, ma sono disponibili ricostruzioni storiografiche assai serie e meticolose.

Indichiamo al lettore quella che è certamente la più vasta e completa: si tratta dei dieci volumi della storia criminale del Cristianesimo ( Kriminalgeschichte des Christientums ), di Karlheiz Deschmer) pubblicata in Germania nel 1989, e in traduzione italiana dalle edizioni Ariele nel 2000. Le vittime della ferocia clericale, ogni qual volta le è occorso di disporre in qualche modo di una giustizia penale o di una forza militare, sono state milioni, donne e bambini compresi, e nessun fiore fu deposto sulle loro fosse, nessuna intercessione operò la Madonna in loro favore.

Oggi nello stato in cui i vari cristiani, avviati al sincretismo dal vergognoso calabrache del Consiglio Vaticano Secondo, sempre allo scopo di accumulare ricchezze e potere,hanno ridotto la Terra ricevuta in dono, non c'è più spazio a dubbi. La religione dell'amore, dell'umiltà, della povertà, la religione che si è appropriato Francesco D'Assisi e ha arso vivo Giordano Bruno, possiede oggi ricchezze smisurate, di cui non si ha neppure piena contezza, e tutto ciò che fa per gli umili e gli sventurati è di sollecitare oboli in cambio di Paradiso. E quelli continuano a seguire salmodiando processioni tutte colorate lunghe chilometri, spalleggiando gravosi e venerati pupazzi, per essere perdonati dei loro peccati dai monopolisti dell'al di là.

Non si scappa: se si vuol salvare l'Uomo e la Terra, dev'essere anatema contro la Chiesa che non è nè santa nè romana. L'aberrazione cristiana, piagnucolosa e feroce a un tempo dev'essere cancellata da tutte le coscienze. Ma basta farsi due passi per una qualsiasi città, borgo o villaggio, per sentirsi "tremar le vene e i polsi"! Basta toccare l'argomento, anche con rispettabilissime persone, e magari cari amici, per sentirsi assalire da llo sgomento. Basta poi contemplare le meraviglie d'arte di cui l'Italia è ridondante, tutte o quasi marchiate di cristianesimo, per dubitare che lo scopo sia oggettivamente raggiungibile.

Occorre una decisione eroica.

Per trattarne, anche solo per grandi linee , motivi tirannici di spazio impongono di dedicarvi altri interventi


E veniamo al complemento con un sintetico "discorso sul metodo". Affrontando un qualsiasi fenomeno, e in particolare uno estremamente complesso, che si dirama in una serie di fenomeni derivati, è d'uopo un intenso impegno e forte decisione, ma altresì una rigorosa prudenza. Caricare a testa bassa e froge fumanti, all'uso bolscevico, produce soltanto orribili effetti e conseguenze insanabili, come appunto il bolscevismo ha dimostrato, e non meno lo stesso Cristianesimo.

L'unico immediato taglio netto che sarà necessario, dovrà naturalmente essere la piena denuncia del Concordato, anche di ciò che n'è rimasto, per colossali abusi, inademplenze e attività proditorie e anti-nazionali da parte Vaticana. Ciò è strettamente connesso anche a quella che prima o poi dovrà essere la sorte della Città del Vaticano. Che l'Italia abbia potuto tollerare la presenza di un territorio sottratto alla propria sovranità, al centro della propria capitale, poteva spiegarsi nella sua qualità di nazione qualificata confessionalmente, ma, perduta tale qualifica, non si giustifica in alcun modo. Ma a questo , implicando alcune questioni di diritto internazionale, dovremo dedicare un intervento a parte.

Scorriamo ora un bilancio di questi dieci secoli. Dobbiamo sforzarci di distinguere, anche se non è facile:

1) Aspetti negativi in assoluto;

2) Aspetti negativi correggibili in positivi;

3) Aspetti positivi.

Dei primi abbiamo già concisamente accennato nel precedente intervento, e del resto sono a tutti voi ben noti. Sono stati fabbricati, senza alcuna base storica, migliaia e migliaia di martiri cristiani, tacendo del tutto le centinaia di migliaia di pagani di ogni sesso ed età ferocemente massacrati da alcuni "santi", dal dì di Teodosio fino ancora al decimo secolo !

Vediamo quali possiamo considerare i secondi:
Gli uomini hanno bisogno di una regola, proprio in quanto capaci di comportamento volontario. Quelli che non sono capaci di trovarla in sè,attingendo ai superiori livelli della umana natura, è necessario che la ricevano da un "alto",in qualche modo concepito. Parlo di regola interna, di quella che forma la c.d. "coscienza", non di quelle giuridiche. Dopo la forsennata distruzione della regola e del culto dei Padri, tale regola, nell ex- impero, fu data dalla Chiesa cristiana. Regola sotto molti aspetti assai discutibile, e sotto altri pessima, ma sempre meglio dell'homo homini lupus ( il nobile lupo, animale simbolo di Roma, è diventato, com'è noto, per i Cristiani una specie di cucciolo del Diavolo). L'incombente minaccia della dannazione eterna, per quanto fantasmagorica, una certa qual funzione l'ha svolta.

Anche i cosiddetti "voti" a santi e madonne hanno alla meglio rimpiazzato gli impegni che l'uomo "intero" sa prendere con se stesso, rigorosamente rispettandoli. Sostituire tutto ciò, saggiamente rettificandolo, sarà il compito più elevato dello Stato che dovremo fondare a disinfestazione avvenuta. Do per scontato che i nostri lettori sappiano bene che significhi per noi Stato sociale ed organico (id. est totalitario, non nel senso cretino in cui si usa intendere oggi dai bla bla bla appecoronati).

Nulla che assomigli neppur lontanamente a quell'associazione mafiosa tristemente nota come Repubblica Italiana nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro (dei topacci nel formaggio).

Maggior merito che non può negarsi ai religiosi cattolici fu la paziente, tenace opera di migliaia di oscuri fraticelli, nei lunghi anni della imperversante barbarie, che permise di salvare per noi posteri i maggiori tesori della poesia e della letteratura latina. Alla cultura chiesastica si deve in fondo riconoscere, fino alle più recenti prostituzioni, la stessa sopravvivenza di un Latino simile -se non certo uguale- a quello classico.

Tenendo presente tutto, e separando (cristicamente parlando) il grano dal loglio, il colossale problema va investito in tutta la sua ampiezza.

Nessuna persecuzione, sia chiaro. Non intendiamo realizzare basse vendette, che pur sarebbero strameritate. Quelli che ci tengono, si inginocchino e si battano il petto quanto loro aggrada. Va soltanto rigorosamente cancellata ogni forma di esenzione, di privilegio, e tanto meno di concorso economico dell'erario italiano in attività che con noi non hanno più nulla a che fare. Le pubbliche vie -per dire- andranno tenute sgombre , pena rigorosa applicazione del Codice stradale. Le scuole cattoliche, ove sopravvivessero con propri mezzi, saranno alla pari con altre scuole private laiche, e sottoposte a precise regole civiche, la violazione delle quali implicherà la chiusura. Crocefissi, scritte e immagini delle superstizioni cristiane scompariranno da tutti i locali pubblici. Si vada avanti così per una decina d'anni, e poi si vedrà quanti saranno ancora i "credenti" veri, non quelli anagrafici. Con grande facilità gli uomini contraggono abitudini e con altrettanta le perdono. La ridicolaggine dei calciatori professionisti che si fanno la croce scendendo in campo sarà subbissata dall'ilarità delle curve.

Problema: centina di piccoli comuni italiani recano il nome di santi cristiani, spesso mai esistiti o autentici criminali. Si fa l'esempio della località "La Marinella", spiaggetta presso Civitavecchia, che è diventata Santa Marinella. Un'autentica mania. Riteniamo che, per quelli, non resti che stimolare e favorire l'iniziativa delle rispettive amministrazioni comunali, invitandole a riattivare i vecchi nomi romani, ove esistenti, ovvero altri tratti da tradizioni o eroi cittadini.

Resta, enorme, imponente, l'autentico mantello di monumenti cristiani che ricopre l'intera penisola, conferendole addirittura l'esterno aspetto. Un'Italia senza cupole, senza campanili, senza guglie, senza campane è addirittura difficile immaginarla, per noi moderni. Eppure, anche con esse dovranno farsi i conti, perchè il loro grande effetto suggestivo è forse tutto quel che rimane del prestigio di una religione che non ne ha più altro. E' chiaro che per un Dio come quello inventato a Nicea, padrone dell'ìntero universo (non so se mi spiego), un tempio alto un metro o alto duecento è praticamente lo stesso. Ma per gli omettini minuscoli come noi tutti, il secondo evoca l'immensità (e il fasto) del paradiso. Amen e Alleluyah (col permesso del Gran Rabbino).

Accoppiare la delicatezza con la romana fermezza non sarà certo facile, e nemmeno indolore. Ma dovremo arrivarci, o non c'è scampo. Innanzi tutto , l'immensa massa di paccottiglia delle chiese normali, man mano che vi cesserà il culto, sarà spazzata via. Tonnellate e tonnellate di gesso, di ciarpame, di stelline, di raggi d'ottone, di dorature, di mani giunte e di occhi al soffitto finiranno alle discariche, e , quanto al mobilio, saranno i poveri stessi a trovargli un'utilizzazione. Quanto, invece, alle autentiche opere d'arte, esse dovranno essere custodite in appositi musei e mostrate al piccolo pubblico degli amatori di arti figurative, come di un determinato indirizzo artistico nato ed esauritosi.

Un discorso diverso va necessariamente fatto per le grandiose e sovente gigantesche moli delle opere di achitettura. Esse non potranno continuare, nel nuovo contesto, come sono, ma, d'altro canto, non possono , oggettivamente, essere modificate, essendo, sin nella loro lontana progettazione, nella loro struttura, nelle loro intime simbologie, inscindibilmente legate a quel culto e a quella farneticante concezione di dio, bisognoso di continua esaltazione esteriore. Confesso che non vedo quale potrà essere la soluzione adottata, ma temo che non potrà essere che dolorosa, anche per noi, che all'ombra di quelle cupole siamo nati e, in certo qual modo, vi siamo affezionati. Ma non dimentichiamo che anche quelle hanno fatto parte del gioco della grande frode, e asciughiamoci ogni patetica lacrima. Anche delle nostre commozioni, il clero si è giovato a tutto spiano e senza riguardi. Ora, dobbiamo pensare al ripristino di un'autentica dimensione del sacro, senza la Fata Morgana di pupazzi e pupazzetti capricciosi e iracondi seduti sulle nuvole e loro astuti plenipotenziari in carne, ossa e portafogli.

Romani, in piedi! Il Sole invitto sorge ancora!

Rutilio Sermonti

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