Danza che ti passa...
Ante scriptum
Mi sovvine in un flash improvviso la ridicola e in fondo saggia attitudine italiana del far finta senza mai andare in fondo alle cose. Rivedo i centurioni (quelli moderni) che si affacciano agli spalti del Colosseo e minacciano di buttarsi giù se non viene loro concesso di continuare a farsi fotografare in costume dai turisti... L'arte del pataccaro è dura a morire, soprattutto per noi italiani/latini abituati alle patacche da millenni. Riodo le minacce di vario genere su questo o quell'argomento gridate ai quattro venti da politici, faccendieri, gente di ogni risma.. che strillano comme acquaioli napoletani.. pare che debbano salvare il mondo e che se non vengono ascoltati il mondo crolla... Insomma siamo un popolo di lagnoni. L'ennesima conferma è quella del sequestratore solitario all'agenzia delle entrate. Non è mica successo come in Francia, con quel pazzo che ha fatto secchi i bambini innocenti per vendicarsi del sarcozzy che l'aveva fregato.. No il nostro sequestratore si è pacificamente arreso ai carabinieri, che l'hanno convinto che non conveniva fare gesti folli.. tanto alla fine tutto si aggiusta, basta la sceneggiata! Beh, forse c'entra forse non c'entra.. con quel che dice Benettazzo dabbasso, chissà... (Paolo D'Arpini)
La danza del pianto
Per una volta tanto fatemi riportare il feedback che deriva dalla mia stessa sfera professionale, sono stanco di sentire che gli unici colpevoli di quello che sta accadendo sono solo le banche ed i politici. Troppo facile. Ancora una volta esce la genetica italiana che ci porta a banalizzare o giustificare sempre adducendo alla pratica dello scarica barile. Quante volte ho sentito fino alla nausea: la banca mon mi presta denaro, la mia azienda è in diffcioltà perchè alcuni clienti non mi pagano, questa classe politica rappresenta una banda di cialtroni e ladroni. Sempre tutto troppo facile, quasi scontato. Non che voglia difendere l'operato del sistema bancario o la classe politica attuale: Dio ce ne scampi, ma nemmeno sorbirmi senza controbattere la ballata dei piagnistei. Fermiamoci un momento: le banche prestano ancora, prestano ad aziende che esportano, copiosamente patrimonializzate, con un management credibile ed autorevole, con un mercato in crescita o in fase di maturazione.
Le banche invece non prestano a piccole aziende sottocapitalizzate con una governance costituita da imprenditori privi di effettive doti manageriali in un mondo che sta cambiando velocemente. Soprattutto non si presta a chi è sottocapitalizzato: grosso modo quasi tutte le piccole e medie imprese italiane sono caratterizzate da questa condizione. Sono proprio queste aziende adesso ad essere in agonia finanziaria proprio perchè hanno basato la loro crescita sempre e solo confidando sull'indebitamento a fisarmonica con banche a breve termine piuttosto che ricercare partner in capitale di rischio. Questa è la motivazione principe che porterà molte piccole aziende a morire: la gelosia nel voler preservare a tutti i costi il proprio orticello di casa. A fronte di questo le aziende italiane hanno modeste dimensioni (anche nei capitali e nel patrimonio) e non fanno rete tra di loro, in quanto l'imprenditore italiano medio è un grande creativo è un grande lavoratore, ma purtroppo anche un grande individualista.
Chi è piccolo deve (per sopravvivere) pensare in grande, quindi aumentare la propria dimensione, magari anche fondendosi o aggregandosi in linea orizzontale o verticale (con diretti concorrenti o con i suoi stessi fornitori): questo con il fine di ottimizzare le economie di scale, acquisire una maggiore quota di mercato o avere un potere contrattuale più vigoroso anche con il sistema bancario stesso. Piccolo è bello, ci hanno insegnato all'università, il modello del Nord Est è il vanto dell'Italia nel mondo.Tutte belle parole che ormai appartengono ad un passato ancora presente. Tutto questo non funziona più, anzi è sicuramente la strada della rovina e dell'insuccesso imprenditoriale. Con una concorrenza sfrenata ed aberrante proveniente da oriente, molti saranno obbligati ad uscire dal mercato per non affondare. Basta fare impresa pensando che sia la banca che deve fare da polmone finanziario: il futuro è nelle mani di chi con lungimiranza condivide il rischio ed il profitto della sua mission imprenditoriale con partner finanziari privati.
Vi racconto questo (non per farmi pubblicità, ma per fini giornalistici): amministro unincubatore finanziario che gestisce in proprio anche un piccolo comparto di private equity, sostanzialmente si presta denaro sotto forma di capitale di rischio a piccole imprese che vogliono sgravarsi dalle banche e intraprendere un nuovo percorso di crescita abbattendo soprattutto gli oneri finanziari. La maggior parte degli incontri che faccio con piccoli imprenditori proponendo un ingresso nel loro assetto societario, apportando iniezioni di liquidità, terminano con questa esternazione: non mi interessa ricevere denaro con chi vuole mettere il muso nei miei affari, preferisco tenermi la banca e stare in affanno. Tutti questi sono già morti e non lo sanno (molti stanno ancora in piedi perchè hanno ipotecato la villa o messo a disposizione i risparmi di una vita per foraggiare aziende ormai morenti). Solo chi abbraccia ed è sensibile a questa fase di rinnovamento epocale riuscirà a sopravvivere, gli altri stupidamente per una puerile gelosia saranno spazzati via o acquistati dalla concorrenza in asta fallimentare.
Eugenio Benettazzo
(http://www.eugeniobenetazzo.com/)
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