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sabato 21 aprile 2012
La fine dell'Occidente... nell'opinione di Massimo Fini
"I nostri politici parlano ancora di crescita, ma lo sviluppo occidentale è finito".
Il parere di Massimo Fini sulla sorte dell'Occidente: "Dalla caduta del muro abbiamo fatto otto guerre, però le chiamiamo in un altro modo. Sono vigliacche e totalitariste". Sulle mistificazioni dell'Occidente: "Gli insorti vengono chiamati terroristi. Poi si fa la morale su storie come quelle di Sakineh, che ha ucciso il marito". Il modello di sviluppo occidentale è ancora vivo? "Siamo come una macchina che si trova davanti a un muro ma continua a dare di gas. Prima o poi fonderà, e sarà un disastro planetario. La crisi ci deve servire per mettere in discussione il nostro modello anche quando funziona".
L'INTERVISTA
Una guerra può essere democratica? Beh, le democrazie fanno le guerra. Da quando è caduta l'Unione Sovietica ne hanno inanellate otto di cui forse solo la prima aveva una qualche giustificazione, ovvero il primo conflitto del Golfo. Le altre sono sette guerre di aggressione. Però la caratteristica della guerra democratica è che non la si dichiara, ma la si fa. La si chiama con altri nomi: operazioni di peacekeeping, operazione umanitaria, difesa dei diritti umani. Ma sono guerre a tutti gli effetti.
Negli ultimi vent'anni i popoli occidentali tendono a considerare le guerre siano qualcosa di "esterno" rispetto a loro. Ma è davvero così oppure dovremmo cominciare a pensarci in maniera diversa? Siccome sono guerre che si fanno in altri paesi, chi vive nei paesi democratici non sente queste guerre come pericolo. D'altro canto, dovremmo invece interessarci al fatto che spendiamo moltissimi soldi per le guerre. Prendiamo l'Italia: per l'Afghanistan spendiamo quasi un miliardo di euro all'anno, con il quale non si recupera il debito pubblico ma qualche buco lo si potrebbe tappare. Ma la cosa più importante è che queste guerre sono fortemente sperequate perché le democrazie conducono queste guerre soprattutto con l'aviazione o addirittura con robot e droni senza pilota e senza equipaggio. Questo le rende guerre particolarmente vigliacche.C'è poi anche una sorta di disumanizzazione del nemico... Assolutamente sì. Non essendo formalmente guerre, il nemico non è uno schmittianamente parlando, ma è sempre o un criminale o un terrorista. E quindi dei suoi soldati si può farne carne di porco. Per loro non valgono le regole di guerra, neppure per i prigionieri. Basta vedere quello che è successo a Guantanamo... C'è poi anche un altro aspetto: le democrazie possono colpire i soldati altrui, ma non accettano che succeda l'inverso. Quando viene colpito un soldato occidentale allora si parla subito di "attacco" o di "vile attentato".
Quindi la guerra non è sperequata solo materialmente ma anche concettualmente. Secondo le democrazie occidentali, i popoli che vengono attaccati dovrebbero solo stare fermi e subire in silenzio.Che ruolo gioca la mistificazione del linguaggio?
Quanto è importante una parola per dipingere una realtà diversa da quella che è realmente? E' fondamentale. Recentemente ho richiamato proprio la "neolingua" in Orwell. In 1984 i significati vengono invertiti. Uno degli slogan del partito era: "La guerra è pace". Uno slogan che calza perfettamente con quanto sostengono le democrazie occidentali. Sembra proprio di sentire Bush. Questa mistificazione del linguaggio percorre tutti i giornali occidentali. Dell'Afghanistan, per esempio, si dice sempre con falsa pietas "questo martoriato paese".
Ma in realtà gli afghani non è che sono martoriati per conto loro, siamo noi che li martoriamo. Prima lo hanno fatto i sovietici, ora lo facciamo noi. Per tanto tempo gli afghani erano chiamati automaticamente "terroristi", poi per fortuna a un certo punto hanno smesso tutti di farlo, a parte La Russa e Frattini. Dopo nove anni di resistenza da "terroristi" sono diventati "insorti".Dall'altro lato invece di questi paesi si prendono come esempio storie singole che diventano simbolo di lotte per i diritti umani, come quella di Sakineh. Trovi che in questo ci sia un po' di ipocrisia? C'è un'aggressione continua, soprattutto contro l'Iran, per cui ogni evento viene enfatizzato. Prendiamo appunto Sakineh: sono apparsi subito intellettuali e gruppi che chiedevano di liberarla. Ora, capisco la richiesta che non venisse lapidata, ma questa aveva accoppato il marito.
Sarebbe come dire: "Franzoni subito libera". L'Iran viene minacciato perché potrebbe costruirsi un'atomica. Ma il Paese accetta le ispezioni dell'Aja, che cos'altro bisogna chiedergli? D'altro canto, Israele la bomba ce l'ha. E se qualcuno dice questo, come Gunter Grass, allora immediatamente diventa antisemita.
Trovi giusto che l'Iran possa avere una bomba atomica? E' proterva l'ingerenza, perché gli ispettori dell'Aja non hanno mai trovato un sito dove l'uranio fosse arricchito più del 20%, che è il limite concordato per l'uso civile. E' solo su un'ipotesi e su un processo alle intenzioni che si minaccia l'Iran per una bomba atomica che non è provato stia costruendo. Poi è abbastanza ridicolo che ci siano paesi seduti su arsenali atomici giganteschi facciano delle lezioni di questo genere all'Iran.
Che poi, se vogliamo dirla tutta, l'Iran è circondato da una serie di paesi nucleari: Israele, India, Pakistan e Russia. Io non credo che l'Iran abbia l'intenzione di costruire l'atomica, però si dovrebbe pensare che tutti hanno diritto di difendersi. Poi è particolare che si attacchi con questa veemenza l'Iran e non invece la Corea del Nord, che di atomiche ce ne ha già due.Corea del Nord che oggi è considerata una delle ultime dittature. Ma la democrazia può essere considerata un totalitarismo? All'esterno sicuramente sì.
Democrazie che pretendono che altri paesi con storie e tradizioni diverse dalle nostre diventino come noi non possono essere chiamate tali. Un liberale che pretende che tutti siano liberali non è un liberale, ma un fascista. In questi ultimi venti anni, le democrazie hanno dimostrato di essere molto simili all'esterno ai totalitarismi comunista e nazifascista.Le democrazie occidentali credono ancora nella propria ideologia? Credono non tanto nella democrazia ma nel loro modello di sviluppo.
Pensano che sia il migliore dei mondi possibili e di avere il diritto e il dovere di andare a insegnarlo agli altri popoli. Ma il totalitarismo occidentale è tanto pericoloso perché in certa misura è inconscio. L'ho chiamato "il vizio oscuro dell'Occidente", ovvero il credere di essere democratico ed essere invece totalitario.In occidente però stiamo vivendo una crisi molto profonda. I popoli delle democrazie occidentali credono ancora nei valori di sviluppo e progresso. Pensano ancora di poter migliorare la posizione sociale? Ecco, appunto, invece di andare ad aggredire all'esterno le democrazie dovrebbero fare un esame profondo sul modello di sviluppo che hanno e cercano di esportare.
Questo modello di sviluppo, cominciato nel diciottesimo secolo in Inghilterra con la rivoluzione industriale mostra delle crepe minacciose dopo due secoli e mezzo. E' ovvio che sarebbe successo questo, perché si basa sulle crescite infinite che esistono in matematica ma non in natura. E questo è il fatto vero: le democrazie occidentali non possono più crescere. E' un po' come una potente macchina che arriva di fronte a un muro e continua a dare di gas: alla fine fonde.In venti anni si sono avvicendati politici di destra e di sinistra alla guida dei vari paesi occidentali. Quest'anno si vota in Francia e negli Stati Uniti.
Ma quanto conta la persona alla guida nella determinazione di questo approccio verso gli altri paesi? Poco, molto poco. L'ideologia di Obama è molto diversa da quella di Bush, ma alla fine ha agito nello stesso modo nel quale ha agito lui.
In Afghanistan, per esempio, ha mandato altri 30mila uomini.Facciamo un "totoguerra". Quali saranno secondo te i prossimi fronti? La Siria e poi l'Iran.
Anche se in questo caso diventa più difficile perché ricomparirebbero potenze come la Russia e la Cina e toccare questi Stati diventa molto pericoloso. E' molto diverso che andare in Libia o in Afghanistan. Sarebbe un rischio drammatico, perché noi non siamo più abituati a combattere. Prendiamo l'Afghanistan: lì c'è gente disposta a morire per i propri valori, giusti o sbagliati che siano. Da noi invece non ci sono più valori. E un impero senza valori, per quanto grande e potente, finisce per implodere su se stesso. E' un po' quello che è accaduto all'impero romano, solo che qui l'impero occidentale vuole riguardare tutto il mondo. Quando accadrà sarà un disastro planetario. io spero solo che questa crisi economica induca le persone a ragionare su questo modello anche quando questo modello economicamente più o meno funziona. Questo perché anche se l'economia va bene noi facciamo, secondo me, vite che non sono vite.
Lorenzo Lamperti
(Fonte: Affari Italiani.it)
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