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mercoledì 28 marzo 2012
Destino d'Europa - Il senso della sintesi e la speculazione separativa...
Il senso della sintesi e la speculazione separativa - Simbologie, destini avversi e scontri fra la cultura aristocratica romana e quella "affermativa" giudaico-cristiana
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I due valori opposti "buono" e "cattivo" - "buono" e "malvagio" hanno combattuto sulla terra una lotta terribile e millenaria: e per quanto sia certo ormai che il secondo valore ha da lungo tempo superato il primo. non mancano certo luoghi in cui la lotta continua ancora e il suo esito non è certo. Potremmo addirittura dire che nel frattempo essa è stata portata sempre più in alto, facendosi sempre più profonda, più spirituale; tanto che oggi forse non esiste segno più chiaro della "natura superiore", della natura più spirituale, che essere scissi in codesto senso, ed essere ancora un campo di battaglia per quei contrasti.
Il simbolo di questa lotta, scolpito in una scrittura che è sopravvissuta, chiara e leggibile, a tutta la storia della umanità, è : ROMA contro GIUDEA, GIUDEA contro ROMA.
Sino ad oggi non si è dato avvenimento più grande di questa lotta, di questa impostazione del problema, di questo contrasto mortalmente ostile. Roma vide nell'Ebreo (e conseguentemente nel cristiano) qualcosa come la contronatura stessa, come un MONSTRUM ai suoi antipodi; a Roma, l'Ebreo era ritenuto "reo convinto di odio verso tutto il genere umano": a buon diritto, in quanto si ha un diritto di riconnettere la salvezza e il futuro del genere umano al dominio dei valori aristocratici, dei valori romani. E gli Ebrei, invece, quali erano i loro sentimenti verso Roma?
Lo si indovina da mille segni; ma basta soltanto anche ripensare attentamente all'apocalisse giovannea, a questa che è la più squallida tra tutte le invettive scritte, che lo spirito di vendetta abbia sulla coscienza (Non si sottovaluti, infatti la profonda logica dell'istinto cristiano che proprio su questo libro dell'odio scrisse il nome del discepolo dell'amore, quello stesso cui attribuì quel vangelo dell'amore estatico: in ciò c'è una parte di verità, per quanta falsificazione letteraria sia stata necessaria a questo scopo). I romani rappresentavano, infatti, i forti e gli aristocratici, come sulla terra non sono mai esistiti di più forti e più nobili, né tanto meno sono stati mai sognati: ogni loro vestigio, ogni loro iscrizione è una gioia, posto che si indovini che cosa scriva, in essi.
Gli Ebrei, invece, erano quel popolo del risentimento par excellence, cui era innata una ineguagliabile genialità popolare- morale: basta paragonare infatti gli Ebrei ai popoli in possesso di qualità affini, ai Cinesi o anche ai Tedeschi, per capire che cosa è di primo e che cosa è di quarto grado. Chi di essi ha temporaneamente vinto, Roma o Giudea?
Ma non è possibile alcun dubbio: pensiamo davanti a chi, proprio a Roma, ci si inchina oggi, come davanti alla summa di ogni valore supremo -e non solo a Roma, ma su quasi metà della terra, ovunque l'uomo sia stato reso mansueto o voglia diventarlo- dinanzi cioè a tre Ebrei, come ben si sa, e ad una Ebrea (dinanzi a Gesù di Nazareth, a Pietro il pescatore, a Paolo il tessitore di tappeti,e alla madre del già citato Gesù, detta Maria). Questo è molto interessante: senza ombra di dubbio Roma è stata sconfitta.
In ogni modo il Rinascimento rappresentò il risveglio grandiosamente inquietante dell'ideale classico, della maniera aristocratica di giudicare tutte le cose: allo stesso modo di chi si è risvegliato da una morte apparente, Roma stessa si mosse sotto il peso della nuova Roma giudaizzata costruita su quella antica, che aveva l'aspetto di una Sinagoga ecumenica e che veniva chiamata "Chiesa"; ma immediatamente Giudea tornò a trionfare, grazie a quel movimento di ressentiment essenzialmente plebeo (tedesco e inglese), cui si dà il nome di Riforma,con in più tutte le sue conseguenze, la restaurazione della Chiesa-la Restaurazione anche della vecchia quiete cimiteriale della Roma classica.
Con la Rivoluzione francese, Giudea tornò ancora a sconfiggere l'ideale classico, in un senso ancora più decisivo e profondo: l'ultima aristocrazia politica ancora presente in Europa,quella del XVII e XVIII secolo francesi, crollò sotto gli istinti popolari del ressentiment- e mai sulla terra si vide giubilo maggiore e più rumoroso entusiasmo! E' vero però che proprio al suo culmine accadde la cosa più mostruosa e inattesa: lo stesso ideale antico apparve in carne ed ossa e con splendore mai visto agli occhi e alle coscienze dell'umanità-e ancora una volta risuonò, più semplice, più forte e più penetrante che mai, di fronte alla antica fallace formula del "privilegio dei più", propria del ressentiment, di fronte alla volontà di deteriorare, abbassare, livellare, di far scadere e scomparire l'uomo, la formula opposta, terribile e fascinosa, del privilegio dei pochi!
Come ultima indicazione dell'"altra strada", apparve Napoleone, l'uomo più singolare e tardivamente apparso che mai sia esistito e con lui l'incarnazione del problema dell'"ideale aristocratico in sé"- si faccia bene attenzione a che tipo di problema sia mai questo: Napoleone, questa sintesi di non-uomo e di super-uomo....
Questo pezzo sublime è di Friedrich Wilhelm Nietzsche, il più grande genio europeo da non so quando... è tratto dalla Genealogia della Morale...
Eric Maulbertsch
Fonte: Destino D'Europa)
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