Candidato modello..
Non mi sono mai capacitato come sia possibile che esistano una miriadi di imbecilli che si bevono ogni idiozia e vanno dietro a furbi e farabutti i quali su questi ci campano. In un momento che non avevo niente da fare, avendo a mente i cosiddetti candidati alle elezioni e i loro gonzi, mi mise a scrivere questa cazzatella, te la passo:
In genere furfanti e imbroglioni ci si nasce, qualche volta ci si diventa, il prodotto però non cambia. Tra le tante categorie di furfanti, c’è quella del CANDIDATO ALLE ELEZIONI. Chi è costui?
Nè più, nè meno che un FURFANTE, uno che tra i tanti modi per sbarcare il lunario e magari sperare di arricchirsi, ha scelto quello dello sfruttamento della credulità popolare, delle passioni della genti. “Mestiere” questo, offerto dalla cosiddetta Democrazia, un sistema Istituzionale per i furbi e per gli affaristi magnificamente utile per raggirare i gonzi.
Purtroppo per lui, più di tanto non può arrivare, infatti il sistema democratico è fatto in modo che, comunque sia, ti fa impinguare, ma non conti nulla, neppure da ministro, sei destinato ad essere il cameriere dei grandi gruppi finanziari che ti presiedono e controllano.
Comunque sia, nel nostro caso, il requisito indispensabile per il Candidato ideale è quello di essere un guitto, capace di cambiare pelle e assumere qualsivoglia atteggiamento: disperato, contrito, partecipe, addolorato, arrabbiato, combattivo, ecc. La voce deve essere suadente, o almeno accattivante, i gesti delle mani devono infondere fiducia, quindi: o energici da persona decisa o lascivi da cardinale.
In genere il Candidato esce fuori dalla fogna, pardon, dall’ambiente dove ha vissuto, lavorato e caso mai fatto un pò di politica o impegno (meglio sarebbe dire, traffico) sociale.
Quindi sortisce dalle sezioni di destra, se era quella la sua area di appartenenza, oppure di sinistra, o anche di centro, da qualche lobby, dalle parrocchie, da qualche circolo pseudo culturale, e così via.
Operare nell’area di vecchia appartenenza gli da il vantaggio dei “contatti” ovvero di essere conosciuto. Ma non è raro che invece, il desso, faccia il salto della quaglia e trovi più conveniente o gli sia imposto di aggirarsi in un contesto politico diverso dal suo iniziale.
Altre volte la “vocazione”, nasce così, all’improvviso, magari per una professione che va alla grande e si pensa di espanderla con un aiutino di “potere”, oppure è la professione che va a rovescio e si pensa allora di raddrizzarla in questo “democratico” modo.
Non è da escludere il caso che il candidato sia stato scelto quale testa di legno da quale lobby o partito ed è questo il caso del furfante “per commissione”.
Presa, comunque, la decisione, il nostro bel ruffiano, se necessario, si intrufola nelle strutture del partito o gruppo politico con il quale tenterà la scalata del posticino al Parlamento, o al Consiglio Regionale, Comunale, ecc. I poveracci concorrono anche a qualche circoscrizione (qualcosa pur si rosicchia tra negozi, licenze, viabilità, ecc.).
Ottenuta la canditura alle elezioni il furfante, a seconda dell’importanza del posticino da conquistare, decide di investire una certa sommetta per la sua campagna elettorale: volantini e manifesti, articoli commissionati a pagamento (c’è anche chi li ottiene gratis), party, magari un paio di cenette, se il caso qualche comizio e cose di questo genere.
I più fortunati, utili per qualche futura democratica speculazione, spesso ottengono il tutto pagato dal proprio partito o dal tal potere che li ha scelti. Non raro infatti il caso che ci sia qualche Partito, Istituzione, Organizzazione o Impresa, interessata alla futura attività politica del furfante, che gli finanzia la campagna elettorale.
E neppure è raro il caso che di quel finanziamento così ottenuto, il candidato se ne mette in tasca una parte: non si sa mai, se le cose andassero male...
Ben sbarbato e con indosso un vestitino nuovo, nuovo, che gli dà un aria rispettabile e seria, il candidato gironzola così per la città con un bel sorriso affabile, disponibile con tutti, pronto ad ascoltare guai e richieste di ogni genere e a promettere interessamenti ed aiuti.
Gira con 4 o 5 telefonini in mano o in saccoccia, un galoppino al seguito e i più fortunati una segretaria, in genere la sua mignotta, che egli mette in secondo piano solo quando deve recarsi da qualche parte con la moglie la quale, per l’occasione, dopo aver speso 500 euro dall’estetista, si è messa anche l’abito migliore.
A proposito, della moglie, se è bella, torna anche “utile” per aprire qualche “porta”.
A sua parziale attenuante, possiamo dire che se lui è un furfante, spesso anche i suoi reggi coda ovvero un certo numero di elettori non sono da meno, e gli sciamano attorno con il piattino dell’elemosina in mano. La dignità da queste parti non esiste, tutti hanno famiglia.
A elezioni finite, però, sia in caso di successo che di insuccesso, sarà un problema serio riandarlo a contattare. Prima quando lo vedevi, ti veniva incontro con un sorriso a tutta bocca e ti diceva: carissimo... Dopo, se disgraziatamente per lui ti rincontra, ha sempre lo stesso sorriso, ma dentro di sè pensa: ariecco sto rompi coglioni.
Comunista tra i comunisti, socialista tra i socialisti, destrista tra i destristi, baciapile tra i moderati, il nostro ha una faccia per tutte le occasioni.
Promette, si inalbera, si indigna, offre assistenza su temi di ogni genere, in particolare su quelli per cui, la sera prima, ha imparato a memoria qualche lezioncina.
Per quelli che fanno questa immonda trafila da tanti anni, non è raro sentirgli dire l’esatto contrario di quello che dicevano precedentemente.
Gli sta a cuore la libertà, l’ambiente, il lavoro, i giovani, le donne, il mezzogiorno, la crisi economica, il debito pubblico, e tutti i mali e guai della società. Oggi va di moda il Signoraggio, che non sa manco cosa sia. Se è il caso gli sta anche a cuore l’identità storica e ideologica del suo partito e allora inizia sempre il suo discorso con Compagni..., oppure Camerati..., o anche Amici..., e così via.
In realtà non gliene frega un cazzo di niente, ma questi temi sono le migliori esche psicologiche per i gonzi, che sono la maggioranza visto che per il popolino la partecipazione politica è del tutto emotiva, e ben vanno coltivati e cavalcati.
La sera, prima di addormentarsi, rivede il film della sua giornata e valuta se è stata positiva e gli ha portato eventuali voti, oppure no. Se c’è qualcosa che non va, può darsi che debba rimettere mano al portafogli per pagarsi qualche seduta dallo psicologo specializzato in questo genere di rapporti. In ogni caso, sempre e comunque, si appunta a mente che deve ricordare al suo galoppino, di continuare sputtanare in giro quel tal candidato del suo stesso partito, che potrebbe fregargli la poltrona. Ci mancherebbe!
Ogni mattina si guarda allo specchio. Dovrebbe sputarsi in faccia, ma invece si compiace di come sta portando avanti la candidatura.
E arriva il giorno delle elezioni. Fuori mostra indifferenza e noncuranza, dentro è sull’orlo di una crisi di nervi.
Se non viene eletto si chiude in casa, piange e si dispera e va in depressione. I trombati che non sanno fare altro, imperterriti, superato il momento, si lanciano in qualche carriera da Amministratori di Condominio: sono lenticchie, ma sempre di un piccolo sistemino para democratico trattasi, con tutti gli annessi e connessi e l’esperienza fatta torna opportuna.
Se viene eletto, lo vedi tutto euforico e contento, magari dà anche una cena di ringraziamento (torna utile per il futuro) e subito si mette al lavoro, cioè si frega le mani per fregare il prossimo.
Alcuni, i più fortunati e i più capaci, anche qui c’è la selezione, fanno carriera, nell’ambito istituzionale in cui sono stati eletti: si impingueranno bene bene, altri vegetano accontentandosi di poco, insomma ce n’è per tutti i gusti e tutti i tipi.
Quelli che raggiungono alte cariche, possono dirsi arrivati sempre nei limiti concessigli da certi poteri forti. Diventano Presidenti in qualche settore, per cui niente facevano prima, meno ancora fanno adesso, e quindi come rimò un poeta anonimo:
Ve vojo raccontà d’un Presidente,
che hanno messo su uno scranno a sede,
te guarda co quell’occhio che te vede e nun te vede,
te parla tanto, ma non te dice niente.
Maurizio Barozzi
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