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domenica 12 febbraio 2012
Damasco - Incontro tra il ministro degli Esteri russo Lavrov e il presidente Assad nel tentativo di evitare il conflitto
Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e il capo del Servizio di intelligence, Mikhail Fradkov, si sono incontrati il 7 febbraio 2012 a Damasco con il presidente siriano, Bashar Al Assad. I risultati delle trattative possono placare il conflitto interno alla Siria, ma è indispensabile anche il contributo dei principali attori impegnati sulla scena politica del Medio Oriente, ovvero Stati Uniti e monarchie del Golfo Persico.
A Damasco si è parlato innanzitutto di intensificare gli sforzi affinché il potere e l’opposizione interrompano il conflitto e siedano al tavolo dei negoziati. “È chiaro che gli sforzi per porre fine alla violenza devono essere accompagnati dalla ripresa del dialogo tra tutte le forze politiche”, ha dichiarato, a trattative concluse, il ministro russo. “Oggi il presidente Assad ci ha confermato la sua disponibilità in tale direzione”.
Stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Itar-TASS, Lavrov ha aggiunto che dalla controparte siriana è arrivata anche la richiesta di “intervenire per convincere i gruppi dell’opposizione che si dimostrano ancora restii al dialogo”.La Russia continua le sue trattative con vari gruppi dell’opposizione siriana, ha precisato Lavrov. “Ma è indispensabile anche il contributo di coloro i quali esercitano su questi gruppi un’influenza maggiore rispetto alla Russia”, ha concluso.
Le reazioni
L’ex ministro degli Esteri russo, Evgenij Primakov, analizzando la situazione in Siria, attraverso le pagine del quotidiano Rossiyskaya Gazeta, osserva: “Nonostante alcune voci del campo dell’opposizione si dichiarino aperte al dialogo con il governo siriano, l’opposizione si è dimostrata, ad oggi, contraria a contatti reali. E i numerosi tentativi per porre fine agli spargimenti di sangue sono stati tutti respinti. Non vi è da escludere che siano stati dei suggerimenti provenienti dall’esterno ad aver aggravato la situazione”.
Si tratta di un’allusione piuttosto chiara dell’esperto russo al fatto che dietro alla crisi siriana si celino delle forze influenti, interessate ad alimentare il conflitto, che mina, ora dopo ora, il regime di Assad.
Lavrov ha nuovamente proposto Mosca come sede per ospitare le trattative fra le diverse forze siriane, offrendo l’intermediazione del Cremlino. In un comunicato del Ministero degli Esteri siriano sui risultati dell’incontro tra Assad e Lavrov si legge che il presidente Assad “ha ribadito la sua disponibilità a inviare una delegazione ufficiale del governo all’incontro di Mosca con le varie parti siriane”. Nel caso in cui l’opposizione si rifiutasse per l’ennesima volta di partecipare ai negoziati, ciò costituirebbe un duro colpo per la reputazione di quest’ultima, ma rafforzerebbe la posizione, in seno all’Onu, della Russia, la quale richiede che sia Damasco e che l’opposizione vengano riconosciute ugualmente responsabili di questi undici mesi di continui spargimenti di sangue.
Il ministro degli Esteri russo ha ovviamente cercato di incoraggiare il presidente siriano ad attuare riforme democratiche, dal momento che rappresentano l’unico modo per poter passare da una semplice riappacificazione con l’opposizione, alla conduzione di un dialogo politico in grado di indebolire le ragioni del conflitto.
Al termine dei negoziati, Lavrov ha dichiarato: “Il presidente Assad ha annunciato che nei prossimi giorni si incontrerà con la commissione incaricata di redigere il progetto di una nuova costituzione. I lavori sono ormai conclusi, a giorni verranno comunicate le date del referendum relativo a questo importante documento per la Siria”, riporta l’agenzia di stampa Interfax, citando le parole del ministro russo.
Primakov, che ha condotto gran parte della sua carriera in Medio Oriente, a questo proposito, ricorda: “Le autorità siriane hanno annunciato la revoca dello stato d’emergenza, la fine del monopolio del partito del potere Baas, l’introduzione di un sistema pluripartitico, elezioni presidenziali e parlamentari democratiche e così via. Da parte dell’opposizione non è giunta alcuna reazione. Inoltre, a quanto pare, a sostegno del governo di Bashar Al Assad rimarrebbe comunque una parte significativa, se non la maggioranza, della popolazione”.
L’introduzione di riforme politiche a sostegno della maggioranza della popolazione gioca anche a favore di Assad, e persino dell’Onu. La questione rimane, tuttavia, se i Paesi dell’Occidente e le monarchie del Golfo Persico sono disposti a prendere in considerazione questo fatto .
L’irritazione, dimostrata dall’Occidente a seguito del veto di Russia e Cina al progetto di risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu contro il regime in Siria, ha superato ogni limite immaginabile. Lavrov ha sottolineato come i commenti espressi da alcuni Paesi occidentali riguardo al comportamento tenuto da Mosca all’interno del Consiglio di Sicurezza “siano alquanto inappropriati e al limite di una crisi isterica”.
C’è, tuttavia, dell’altro. Gli Stati Uniti hanno chiuso la loro ambasciata a Damasco e altri Paesi europei hanno richiamato i loro ambasciatori. Si è parlato del lancio di una coalizione internazionale di “amici della Siria democratica”. Viste le premesse, l’isolamento internazionale di Damasco non sembra poi così lontano. Si sta formando un fronte anti-Assad, che ricorda palesemente la coalizione anti-irachena, che, senza l’approvazione dell’Onu, aveva iniziato lo smantellamento del regime di Saddam Hussein.
Questo approccio minaccia non solo l’emergere di un altro acceso conflitto in Medio Oriente, ma anche la destabilizzazione dell’intero sistema di rapporti internazionali basato sull’autorità dell’Onu nel mantenimento della sicurezza internazionale.
Andrej Iljashenko, Russia Oggi
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Commento di Giorgio Vitali: "...a me sembra che se il regime di Assad molla solo un centimetro è spiazzato. Mi meraviglio dei russi. Maestri in spionaggio e nell'uso degli agenti segreti!.."
Commento di Ubaldo: "I russi hanno già allertato gli osservatori internazionale a provare (o riferire) ciò che si dice sul fatto che reparti speciali dell’esercito inglese (SAS) siano a combattere clandestinamente in Siria. E pare che se tale notizia fosse vera i russi non starebbero a guardare. E non mi meraviglierei se già reparti speciali russi (Spetnaz) siano già in Siria a rendere agli inglesi clandestini e soci pan per focaccia… E non sarebbe la prima volta..."
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