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mercoledì 21 dicembre 2011
..la stangata 2 - Dopo la manovra arriveranno altre tasse e gabelle di ordine comunale provinciale regionale.. Italiani preparate il cappio!
Preparatevi a trattenere il respiro, anzi se potete smettete proprio di respirare.. Le prossime tasse saranno sul numero di inalazioni esalazioni e su quante volte andate al cesso.. Tutto questo grazie al metodo Pavlov instaurato dal monti mario detto il bancario (della trilaterale e goldman sachs) - Paolo D'Arpini
L’aumento delle richieste dello Stato per l’introduzione dell’Imu comporterà moltissimi rincari su servizi e addizionali
Si salva l’Italia, la si salva tutti: tanto, alla fine, sempre nelle tasche dei cittadini si finisce per tuffarsi, chiedendo soldi da versare nelle casse dello stato, sia nella sua amministrazione centrale, che alle varie articolazioni periferiche. E proprio per gli enti locali, il governo di Mario Monti rischia di aver peggiorato la situazione, rispetto alle misure già disposte dal governo di Silvio Berlusconi.
In effetti il Cavaliere aveva rimosso il prelievo Ici dalle prime abitazioni degli italiani: si trattava, è noto, della “tassa più federalista di tutte”, visto che il gettito del prelievo sugli immobili rimaneva interamente ai comuni. Ora, il prelievo immobiliare è tornato, ma in maniera ben diversa, e i comuni ci andranno sensibilmente a perdere – perché dovranno girare moltissimo del loro introito allo stato, finendo per rimetterci.
LE SPESE DEI COMUNI – Insomma, gli enti locali sono davanti ad un bivio, che è poi il solito: aumentare le tasse – attraverso il margine discrezionale concesso dall’Imu o dalle varie addizionali Irpef, o ancora aumentare il costo dei servizi pubblici locali – o ridurre le spese per far fronte agli impegni verso lo stato.
Non è un caso che la Lega Nord stia in tutt’Italia presentando ordini del giorno per impegnare i vari parlamentini a lasciare l’aliquota al minimo, o addirittura chiamando alla disobbedienza civile gli amministratori, a cui si chiede “di non pagare” il nuovo balzello. Perché le casse dei Comuni devono coprire le spese degli autobus, dei pullman per i portatori di handicap, degli spazzini, delle mense scolastiche: un vasto universo di servizi di primissima necessità che ci sono vicini anche quando noi non ce ne rendiamo conto.
Tutto questo va finanziato, e i comuni, all’indomani della manovra di Mario Monti, stanno iniziando a chiedersi come dovranno fare, visto che il decreto Salva Italia chiede una serie di sacrifici non indifferenti per l’ente locale: tagliare l’asilo nido? Chiudere il centro anziani? Alzare l’aliquota Imu fino al massimo possibile, dovendo affrontare in quel caso gli strali della cittadinanza – già tartassata in effetti da tasse comunali al massimo dell’imponibile?
D’altronde nelle casse dei Comuni, oltre ai trasferimenti dello Stato, arrivano attualmente i fondi dell’Ici non abolita, i trasferimenti Irpef e le imposte locali (Rifiuti Solidi, assunzioni pubblicitarie, occupazioni di suolo pubblico); nonché le eventuali entrate derivanti dalle alienazioni pubbliche, qualcosa che i comuni stanno tentando di fare avidamente. Ora, dovranno capire quale strada prendere.
TASSE E BALZELLI – Per ora, l’unica cosa che si possono scrivere sono stime. Nel senso che il decreto Salva Italia non è stato ancora approvato dal Parlamento, visto che attende il passaggio al Senato; in quella sede, in teoria, potrebbe essere ancora modificato, e pesantemente magari, se si pensa che la Camera ha introdotto lo sgravio fiscale sulla nuova Imu sulla base del numero dei figli nel nucleo familiare – una modifica non di poco conto.
I bilanci dei Comuni vanno chiusi entro l’anno, ma vista quest’incertezza, come abbiamo già sottolineato, una proroga è scontata, visto che il testo definitivo arriverà a ridosso di Natale, quando gli uffici sono chiusi e, in ogni caso, se ne riparla l’anno prossimo.
A pagare sarà come al solito il cittadino, che dovrà contribuire al risanamento dello stato e si vedrà arrivare addosso anche il balzello comunale, visto che l’ente locale di appartenenza si lamenterà dell’aumento di spesa che ha dovuto a sua volta sopportare; andando a chiedere nuovi sacrifici, come prevedibile, sull’utente finale. Così il cittadino pagherà le nuove tasse introdotte nell’era Monti; si vedrà aumentare le vecchie – approvato l’aumento lineare del 33 per mille dell’addizionale Irpef destinata alle regioni, con la quale di norma si finanzia il comparto salute: chi pagava prima lo 0,90 ora pagherà l’1,23 %, chi contribuiva per l’1,40 arriva all’1,73 e i tartassati molisani, campani e calabresi dell’1,70 voleranno oltre i due punti; il cittadino si vedrà le tasche svuotate anche dalle tasse comunali, non solo in maniera evidente, ma anche sottoforma di aumenti nel biglietto dell’autobus.
MILANO E ROMA – Sono queste molte delle norme allo studio nei grandi comuni italiani. Per esempio l’aumento del biglietto Atac a Roma è più che certo, a Milano invece è escluso solo perché l’Atm ha già chiesto ai cittadini un sacrificio ulteriore. Viceversa, la Capitale non aumenterà le addizionali – solo perché già al massimo pensabile – mentre Milano sta studiando proprio la percentuale di un ipotetico aumento del genere, che appare sicuro.
La giunta di Milano è pronta a raddoppiare l`addizionale comunale all`Irpef (ora allo 0,2%), come accadrà a Brescia, e addirittura a quadruplicarla (per arrivare dunque allo 0,8%) qualora le condizioni delle casse municipali lo rendessero necessario, portandosi così appena un gradino sotto i livelli della Capitale (dove l`aliquota è già allo 0,9%). E se dal Campidoglio fanno sapere che non ci saranno ritocchi nel 2012 sull`Irpef, per i romani è in arrivo l`aumento del prezzo del biglietto per le linee di trasporto urbano, da 1 a 1,50 euro (con ogni probabilità da giugno, mentre a Milano lo stesso aumento è già attivo). Il sindaco Gianni Alemanno ha poi annunciato l`aumento dell`aliquota ordinaria Imu, quella fissata allo 0,76% per le seconde case, anche se non ha ancora chiarito in quale misura.
Così i possessori di seconde case nella capitale dovranno pagare più del livello previsto dalla legge, anche se non è chiaro quale sarà l’effettivo aumento del prelievo su questo comparto; partendo dallo 0,76%, il sindaco di Roma potrebbe scegliere di arrivare ad oltre l’1% per le abitazioni non principali, ovvero dove non si ha allo stesso tempo residenza e dimora.
BIGLIETTI E RIFIUTI – In altre parti d’Italia la situazione non va diversamente. Secondo l’elaborazione del Sole 24 Ore, in tutto il paese si stanno studiando aumenti e rincari. Molti sindaci di città capoluogo di Regione, ad esempio, stanno pensando di aumentare i biglietti dell’autobus: così a Potenza, dove attualmente si paga meno di un euro. Così a Napoli, dove il biglietto è già salito da un po’ ad un euro e dieci, e potrebbe salire ancora. A Torino potrebbe passare da un euro ad un euro e mezzo, ovvero come a Roma; a Bari analoga la misura che andrebbe ad alzare il biglietto del trasporto pubblico, che oggi si paga fra i 90 centesimi e l’euro pieno; anche a Venezia si studiano aumenti.
Un tributo indiretto che pesa sui meno agiati, che non hanno mezzi propri per spostarsi – o che hanno maggior convenienza a spostarsi con il trasporto pubblico, insomma, l’utenza pendolare. Non diverso il ragionamento che spinge verso l’aumento per il tributo sui Rifiuti Solidi Urbani: il comune calcola l’importo della tariffa in maniera presuntiva applicando una aliquota sulla metratura dell’immobile detenuto, come a presunzione della creazione di rifiuti da smaltire. Ad esempio a Milano, dove il prelievo su questo fronte sarà probabilmente innalzato, 70 metri quadrati di abitazione attualmente pagano quasi 200 euro di tassa sui rifiuti; importo che, come dicevamo, dovrebbe andare a salire; anche ad Ancona, dice il Sole 24 Ore, probabilmente produrre rifiuti costerà di più. Altri servizi coinvolti nei rincari dovranno essere necessariamente quelli di competenza comunale: così le rette del servizio mensa: qui il problema è duplice.
Infatti il costo potrebbe salire in due modi: o in maniera generalizzata, con un aumento indiscriminato, oppure potrebbero essere rivisti al rialzo gli scaglioni di reddito, così che redditi più bassi finiscano nella fascia di contribuzione più alta – il che penalizzerebbe in maniera sensibile i redditi che rientrino nella riforma per un pelo, un po’ come gli sfortunati del 1952 bastonati dalla riforma delle pensioni.
LA MENSA DEI BIMBI – Il ricalcolo delle tariffe mensa è previsto a Bari dove peraltro le tariffe sono già salite l’anno scorso; a Potenza, a Napoli (dove, per scaglioni, si paga dai 5 ai quasi 90 euro al mese); a Trieste, dove saranno rivalutate su base Istat, allo stesso modo si procederà ad Aosta. Insomma, o con decreto centralizzato, o partendo dai nuovi dati a disposizione, le spese per le famiglie saliranno e non poco; anche perché se il piano è il riordino degli scaglioni, il rischio è che ad essere penalizzati siano soprattutto gli appartenenti agli scaglioni di reddito più appetibili (dunque la famosa classe media), perché il comune ha necessità di fare cassa.
E provvederà a questo bisogno anche attraverso l’aumento delle addizionali Irpef da destinare ai propri conti: di Milano abbiamo già detto, anche Genova dovrebbe passare dallo 0,7 allo 0,8%, così Catanzaro; a Potenza non si è ancora deciso niente, a Napoli si paga molto poco (0,5%), e dunque probabilmente salirà; anche a Torino si paga lo stesso importo, e Piero Fassino sta valutando se introdurre un sistema a scaglioni; sistema già in vigore a Cagliari e che si sta valutando se ritoccare. A Venezia si procederà ad adeguare il sistema delle fasce di reddito su due possibili aliquote con un sistema di esenzioni per i redditi fino a 15mila euro.
Altro sistema che i comuni vorrebbero potenziare sarebbe quello delle alienazioni dei beni immobili inutili: a Bologna sono riusciti a guadagnare oltre 7 miliardi di euro dalle alienazioni, così che sia le tariffe Imu che le addizionali rimarranno invariate; “per il 2012″, continua il Sole 24 Ore, “sono in ricognizione gli immobili da alienare”.
Tommaso Caldarelli
(Fonte: La Tua Voce)
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