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mercoledì 30 novembre 2011
Torino: "Tibet, il padiglione per un paese che non c'è"
Ante scriptum di Gianni Donaudi: "...speriamo che tutto questo interesse per il Tibet( da parte di neo e post- ECCE BOMBI, radical-chic, impiegatucole & profie alla ricerca dell' "ILLUMINAZIONE", (ma basta comperare delle batterie in un negozio di elettricità!!!), non nasconda una campagna interventista dell'Accidente ameri/Kano per scatenare una guerra contro la Cina. Con questo non ho simpatia alcuna x i dirigenti cinesi. Ma guerre proprio NO!!!!!
Venezia-Torino: fine novembre 2011 - La Biennale termina a Venezia, ma prosegue a Torino e nel padiglione Italia che il suo curatore Vittorio Sgarbi ha voluto come "finissage" della kermesse veneziana con una selezione accurata di idee interessanti. Come quella relativa al Tibet. Lo avevamo definito il padiglione per un paese che non c'è, e Ruggero Maggi che lo ha ideato coinvolgendo diversi artisti, ha fatto proprio lo slogan.
Ora Padiglione Tibet sarà presentato all'interno di Padiglione Italia a Torino. Padiglione Tibet ha presentato il connubio tra Arte Sacra Tibetana ed Arte Contemporanea Occidentale. Durante i tre mesi della rassegna si sono alternate performances di teatro e di danza contemporanea ad interventi di monaci tibetani.
"Un Paese oppresso, la cui stessa cultura, la propria lingua rischiano di essere perdute per sempre. Un paese schiacciato da un altro popolo vicino, anch'esso ricco di fascino e mistero va narrato per il tentativo in atto di annichilirlo sia fisicamente che culturalmente (oltre che psicologicamente)" spiega Ruggero Maggi che descrive l'operazione come un sogno, una chimera che se non potrà, almeno per ora, trovare una collocazione ufficiale nelle carte geografiche per la semplice ragione che il Tibet non può essere riconosciuto come Paese sovrano, l'ha almeno trovata all'interno della Biennale stessa.
"Tutto ciò naturalmente a livello ufficiale" afferma "Ma io credo che il sistema arte debba opporsi a tutto questo, usando i mezzi e le possibilità che la sua stessa struttura le offre, rompendo gli schemi ed il muro di silenzio che da troppo tempo sta rendendo vano ogni tentativo di aiuto al popolo tibetano. Mi piace definire questo progetto come un evento parallelo alla Biennale stessa in quanto entrambe le iniziative (scusate per questo abbinamento alla Davide e Golia!) viaggiano appunto su binari paralleli, senza mai potersi incontrare, naturalmente finché il Tibet non venga riconosciuto ufficialmente come nazione".
Durante la Biennale Veneziana sono state presentate installazioni multimediali site-specific dedicate al Tibet ed una grande rassegna di opere realizzate direttamente sulla KHATA, la tipica sciarpa che in Tibet i monaci usano come forma di saluto.
"Non mi illudo: so benissimo che questo mio progetto sarà solo una piccola goccia" aveva detto Maggi alla vigilia, ma si era detto ottimista. E ha fatto bene. La sua speranza che il padiglione potesse contribuire a qualcosa in termini di informazione, è stata ben riposta. "Volevo far traboccare il vaso colmo di indifferenza che, per ragioni inesplicabili, si è creato intorno alla tragedia di questo meraviglioso paese dalle metafisiche vette. Ogni padiglione nazionale è per sua stessa natura un grande contenitore d'arte.....mentre Padiglione Tibet è già Arte nella sua concezione".
Gli artisti che allo Spazio Art&fortE LAB c/o Palazzo Cà Zanardi in Cannaregio a Venezia, hanno concorso all'idea di Maggi sono stati: Dario Ballantini, Piergiorgio Baroldi, Donatella Baruzzi, Luisa Bergamini, Rosaspina B. Canosburi, Nirvana Bussadori, Capiluppi Silvia, Angela Maria Capozzi , Tamding Choephel , F. Romana Corradini, Marzia Corteggiani, G. Luca Cupisti, Teo De Palma, Anna Maria Di Ciommo, Laura Di Fazio, Marcello Diotallevi, Luigi Filograno, Roberto Franzoni, Fernando Garbellotto, Ferruccio Gard, Annamaria Gelmi, Luciano G. Gerini, Isa Gorini, Franca Lanni - Renata Petti, Bruno Larini, Pino Lia - Celina Spelta, Oronzo Liuzzi, Ruggero Maggi, Fabrizio Martinelli, Gianni Marussi - Alessandra Finzi, Renato Mertens, Simona Morani, Paolo Nutarelli, Clara Paci, Marisa Pezzoli, Benedetto Predazzi, Tiziana Priori, Antonella P. Giurleo, Dorjee Sangpo, Sergio Sansevrino, Roberto Scala, Gianni Sedda, Roberto Testori, topylabrys, Micaela Tornaghi, Monika Wolf.
Li ritroveremo tutti a Torino al Padiglione Italia torinese dove il progetto multimediale di arte visiva a cura di Ruggero Maggi vedrà esposte anche le opere realizzate da artisti contemporanei direttamente sulle khata, le tipiche sciarpe che in tibet i monaci usano come forma di saluto. "La dignità di un popolo può essere evidenziata anche attraverso un progetto artistico. Ogni padiglione nazionale è per sua stessa natura un grande contenitore d'arte.....mentre padiglione Tibet è già arte nella sua concezione", commenta soddisfatto Maggi.
Progetto curato da Ruggero Maggi
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