"Vecchie ombre cinesi, ciò che appare e ciò che si pensa..." (Saul Arpino)
L'India ed il Pakistan dai tempi della "partition", studiata appositamente dagli inglesi prima di lasciare il "dominion", al fine di instillare antagonismo nell'ex colonia (dividi e impera), sono in costante lotta fra loro. Un buon metodo per mantenere l'instabilità e far sì che lo zampino imperiale potesse sempre indirizzare e dirigere occultamente. La cosa è andata avanti anche con l'ausilio del grande fratello amerikano che in estremo oriente occupa basi e paesi...
Ma dalla "partition" alcune cose sono cambiate, intanto il Bengala orientale si è separato dal Pakistan ed ha fatto amicizia con l'India, la Cina ha prima rivaleggiato con l'India per questioni di confine e di egemonia regionale (vedi anche la vicenda tibetana e recentemente del Nepal) e dopo esseri riavvicinata (dopo una guerra lampo per fortuna rientrata) addirittura prospettando l'ipotesi di una fusione "Cindia".. per realizzare una grande superpotenza orientale.. Sembra nel frattempo che lo scacchiera sia nuovamente cambiato, la Cina si sta avvicinando al Pakistan a scapito dell'India... Notizie recenti danno già per scontato che il governo pakistano si sia alquanto allontanato dall'ex alleato yankee (vedere anche le ultime vicinde incursionistiche compiute dalle teste di cuoio USA in territorio pakistano) e perciò, sempre in funzione anti-indiana (che nel fratetmpo si è riavvicinata agli USA) il Pakistan si appresta a stringere un patto satanico con l'Impero Celeste Rosso. Mentre nei giorni scorsi ha fatto circolare la notizia di un lancio missilistico capace di portare ogive nucleari per 700 kilometri (per avvertire sia l'India che gli USA della sua potenza) adesso viene ventilata la posibilità che la Cina possa istallare in Pakistan una serie di postazioni e basi militari...
Secondo il più popolare sito d'informazione asiatico, Asia Times, Pechino starebbe valutando la possibilità di istallare proprie basi militari nelle Aree Tribali del Pakistan per contrastare il terrorismo separatista uiguro. Dopo gli attentati in Xinjang del 30 e 31 luglio scorsi, le autorità cinesi hanno apertamente accusato il Movimento Islamico del Turkestan Orientale (Etim), basato nel Waziristan pachistano e guidato dallo uiguro filo-talebano Abdul Shakur (successore di Abdul Haq, ucciso nella stessa regione dai droni Usa lo scorso febbraio).
In agosto e settembre i contatti tra Islamabad e Pechino sono stati molto fitti, e sono culminati il 28 settembre con la visita in Pakistan del vicepremier cinese Li Keqiang e dal ministro cinese della Sicurezza Meng Jianzhu. Si sarebbe discusso, secondo Asia Times, dell'eventuale uso cinese di basi militari pachistane nelle Aree Tribali e nella regione settentrionale di Gilgit-Baltistan.
Un primo passo, che non verrebbe reso pubblico, propedeutico alla futura apertura di vere e proprie istallazioni militari cinesi: sia basi terrestri nel nord-ovest, sia una base navale nel porto pachistano di Gwadar, costruito dai cinesi stessi.
Secondo i vertici militari indiani - già allarmati dalle sempre più massicce esercitazioni militari congiunte sino-pachistane - i militari dell'Esercito di Liberazione Popolare sarebbero già presenti nell'estremo nord pachistano, mischiati tra le migliaia di operai e ingegneri cinesi impegnati a costruire strade, ferrovie, reti telefoniche e a svolgere ricerche minerarie.
Sospetti a parte, come sopra menzionato, è un fatto che il Pakistan abbia iniziato a corteggiare apertamente la Cina, in funzione anti-Usa e anti-indiana, fin dal blitz americano di Abbottabad dello scorso maggio. Un flirt che a Washington non è certamente sfuggito, e che potrebbe spiegare il crescente nervosismo americano nei confronti di Islamabad.
Paolo D'Arpini e Giuseppe Magliacane
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