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mercoledì 12 gennaio 2011
Ecologia e Biodiversità - Nord e Sud - La nuova visione bioregionale planetaria
Ante scriptum
Ho conosciuto e collaborato in passato con l'associazione Verdi Ambiente e Società, fondata nel 1991, forse fra le prime in Italia ad occuparsi di aree omogenee di ecosistemi e perciò di "bioregionalismo". Ricordo vari incontri organizzati in collaborazione con Stefano Zuppello e Guido Pollice per parlare dei primi rudimenti dell'ecologia profonda, di riciclaggio rifiuti, di alimentazione naturale, etc.... Ci si riuniva quasi informalmente e non c'erano differenze sostanziali nel percorso, pur che Pollice e Zuppello già rivestivano un ruolo politico ed amministrativo.. e nemmeno una frattura ideologica fra noi vegetariani del Circolo VV.TT. e la VAS, comprendendo anche la Lega per l'Ambiente, WWF, Italia Nostra, ed altre associazioni consimili. Infatti gli appuntamenti erano congiunti ed i temi condivisi... Poi nel 1996 si fondò la Rete Bioregionale Italiana ed anche le altre associazioni presero a individualizzarsi sempre più.. sino a raggiungere la condizione attuale dell' "ognuno per sè e Dio per tutti!". In parte questa politica separativa fu favorita dal tentativo di accaparrarsi le prebende pubbliche concesse alle associazioni ed alcune di queste divennero specialiste in questa "pratica" dimenticando così la matrice comune e il comune fine... La Rete Bioregionale Italiana non è mai entrata in questo meccanismo "clientelare" ed anche Verdi Ambiente e Società si è mantenuta integra e pulita. Con piacere quindi propongo un articolo della Rete Civica Napoli, scritto dal presidente onorario del VAS Campania, Antonio D’Acunto. (Paolo D'Arpini)
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Verso un nuovo internazionalismo ecologista
Questo editoriale è dedicato ed è a me ispirato dalla nascita di una Meravigliosa Creatura, la mia nipotina dal nome, per me dolcissimo, di Ileana, come la mia, infinitamente amata, moglie.
Ora io già lo so: la vedo in mezzo ad una infinita moltitudine di fiori che chiede perché sono così belli e profumati ed hanno tanti colori: ed accoglie con gioia la Verità di chi Le dice che la Natura li ha fatti così per Lei, per fare bello tutto ciò che La circonda.
Un anno fa Lei non esisteva come Creatura, ma tutto il suo essere materiale di oggi invece lo era: stava probabilmente come gocce d’acqua nelle nubi che in variegate forme contornano passaggi di luce del Sole in fantastici momenti dell’Orizzonte, nell’impetuoso correre di ruscelli verso più grandi congiunzioni, nello sgorgare di purissime sorgenti, nelle spighe di grano che rendono dorati i campi, nella moltitudine dei colori del mutevole autunno: il Suo Essere materiale stava tutto nelle Natura, che generosa Le ha consentito di divenire la Meravigliosa Creatura di oggi; molta parte che allora faceva compagnia alle diversità del Suo Essere, se fortunate come quelle che hanno costituito il Suo essere, sono divenute Vita, quella di bellissimi Bimbi come Lei, di Uccelli che esplorano mai paghi l’infinità del Cielo, di Gigli di sabbia di spiagge dal profumo che incanta.
Questa è la Regola della Natura, la infinita grandezza della Sua Identità, l’Essere della Sua Biodiversità.
Ma questo editoriale è ispirato, dico subito in senso opposto, di profonda preoccupazione, anche dal messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di auguri di fine anno, che per la circostanza assume carattere generale, di valori ed idealità. Naturalmente sono totalmente condivisibili tantissime parti del discorso del Presidente: dalla priorità che Egli dà ai giovani ed al loro futuro alla questione del Lavoro, dalle tasse (meno condivisibile è la parte sul debito pubblico) al superamento del divario Nord – Sud. La preoccupazione profonda, rispetto al suo discorso, nasce dalla totale assenza di ogni riferimento alla crescente gravità della condizione generale della Terra, alla insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo del tutto alieno ai Vincoli ed alle Regole della Ecologia, alla perdita gravissima ed irreversibile della Biodiversità, ed alla totale mancanza di iniziative vere, nazionali ed internazionali, che vadano nella direzione di una reale inversione della possibile catastrofe planetaria.
Il Presidente Napolitano è persona di grandissima dignità politica, culturale, di profonda onestà intellettuale; l’assenza, nel Suo messaggio di auguri, di un forte, centrale, richiamo alla questione Ecologica, nella sua complessiva accezione, assume proprio per questo una enorme valenza negativa, nel senso che anche nella migliore cultura politica dell’area democratica non vi è piena consapevolezza della entità di tale questione per ogni scelta, produttiva, economica, sociale, culturale del Paese e del Mondo. Resta, cioè, anche in questa area, al fondo la idea totalmente sbagliata di un Pianeta dalle illimitate risorse e dalla capacità infinita di smaltire i “Rifiuti”, anche in tal caso nell’accezione complessiva del termine, dal calore alla materia.
Credo invero che occorre prendere atto e di conseguenza coscienza che la Politica Potente, gli Stati Potenti, i Potenti dell’ONU, i Potenti della Finanza e della Economia, non riescono o meglio non intendono assolutamente dare risposta neanche parziale alla gravità della condizione del Pianeta ed alle cause, ben note, che la determinano; si enfatizza addirittura come un risultato positivo, un importante passo in avanti, le conclusioni del vertice di Cancùn: si racconta a Napoli, ma forse in molti altri paesi, la storia di “Nicola”, mangione oltre ogni limite e fortemente ammalato che va dal medico e riceve un ordine categorico sulla dieta, fino al digiuno; il medico gli consiglia di scriverla per non dimenticarsi.
Appena arrivato a casa, Nicola in cucina appende un gran cartello con la scritta. “Domani digiuno Nicola”. A partire dal giorno successivo Nicola guarda il cartello e dice: Oh! da domani devo iniziare a fare digiuno e così non inizia mai! Cancùn è stato proprio questo: ancora una volta un gran chiacchierare e rinvio per le decisioni alla prossima grande scampagnata “delle otto o novemila persone, ministri, sottosegretari, lobbysti, ambientalisti, scienziati, contadini, eccetera”, come brillantemente li dipinge il professore Giorgio Nebbia: l’anno prossimo gli allegri festaioli si incontreranno per il solo clima in Sudafrica, ma poi saranno permanentemente in festini: una volta per le foreste, un’altra per le zone umide, un’altra ancora per la desertificazione, e poi per la perdita della Biodiversità ed insomma non v’è termine o questione purtroppo drammaticamente seria, per non organizzare un bell’appuntamento. Quanto costano tali appuntamenti per la Comunità internazionale e ...per le risorse del Pianeta, per ottenere risultati nulli, nessuno lo saprà mai. Ed intanto sempre da Cancùn apprendiamo che “il tasso con cui le specie stanno scomparendo sul Pianeta Terra è terrificante. Secondo l’Unione internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) esso è compreso tra 1000 e 10000 volte oltre il tasso naturale. Ciò è dovuto in gran parte all’attività umana”: ridicola per i risultati ottenuti è l’ultima affermazione “Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2010 Anno Internazionale della Biodiversità per aumentare la consapevolezza del ruolo fondamentale che la Biodiversità svolge nel sostenere la vita”.
Possiamo rassegnarci a questa verità: la risposta è naturalmente NO!.
E conseguentemente occorre pensare, organizzarsi, attivarsi per cambiare profondamente la realtà politica, economica, sociale del Mondo nel rapporto tra i diversi Paesi e dentro a ciascun Paese, rivoluzionando il modello di sviluppo, fondato sul consumismo e sullo spreco, lo stile di vita, rimuovendo la profondamente iniqua distribuzione delle risorse e le conseguenti immani ingiustizie, ribaltando soprattutto il primato della economia, oggi dominante, rispetto al potere della ecologia, oggi assente. Sono cose che in tantissimi diciamo da lungo tempo e per le quali moltissimi sono stati i contributi teorici, l’ho fatto anche io nel mio piccolo (si veda il sito www.terraacquaariafuoco.it), e rilevanti e fortemente crescenti sono le concrete azioni.
Naturalmente infinita è ancora la necessità della ricerca, della elaborazione e della proposta; questo contributo non è però mirato a ciò, ma ad una questione che è a mio parere il nodo della estrema debolezza dell’azione ecologista anche mondiale e cioè perché ancora manca, e conseguentemente come lavorare per costruirlo, un “nuovo internazionalismo ecologista” capace sia di far esplodere fino in fondo la inutilità, la falsità e la strumentalità delle iniziative (quelle che prima ho chiamato festini) che sistematicamente si fanno a partire da quelle dell’ONU sia di imporre nuovi e diversi percorsi di confronti e di lotte e quindi almeno di direzione di scelte alternative rispetto a quelle che vengono imposte dal potere soprattutto politico ed economico dominante.
Per la proposizione stessa di un nuovo internazionalismo ecologista non possiamo non partire dalla esistenza, dall’azione, dal ruolo e dal peso delle grandi associazioni ambientaliste e più complessivamente delle “lobbies ecologiste”, cosiddette non governative, nazionali ed internazionali: pur nella fortissima sottolineatura di tante azioni esaltanti ed emblematiche, dobbiamo constatare la loro, anche qui, dobbiamo dire, fortissima inadeguatezza ad incidere sul cambiamento. Parlano i risultati: il ruolo svolto da questo mondo ecologista è complessivamente fortemente subalterno; per il “ricatto” ad avere il diritto-possibiltà di esserci nei vari appuntamenti e confronti internazionali ed anche, spesso, per la dipendenza economica, esse diventano funzionali al sistema dominante ed al meccanismo mondiale oggi in atto di confronto e decisione sulle scelte, ovvero sulla immutabilità dell’attuale realtà; in parole più esplicite, spesso nella Politica dei Potenti, nei Poteri Forti che rendono subalterna l’Ecologia, oggi sono da considerare anche le Associazioni Potenti dell’Ecologia o loro significativi momenti.
In assenza di chiare e forti scelte di cambiamento dei Paesi, potenti e sfruttatori di risorse anche di altri Paesi, a partire dagli USA, un effetto di gran lunga più dirompente sull’opinione pubblica mondiale ed una possibile conseguente incidenza reale sarebbe, rispetto ad una sterile, insignificante partecipazione, il boicottaggio di tutte le iniziative istituzionali (nel senso, ad esempio, di iniziativa delle Nazioni Unite), nazionali ed internazionali, come quelle sul Clima e sulla Biodiversità, con boicottaggio “comunicato” capillarmente ai Cittadini in ogni Paese. Ovviamente il boicottaggio e la comunicazione e l’incidenza sulla opinione pubblica si attuano stando separati ed in opposizione ai lavori (si fa per dire) dei Vertici degli incontri, e perciò anche con contestazioni (soprattutto nello stile di Gandhi) nei luoghi dei vertici. Altrimenti - vogliamo dire la verità? - quante sono le persone che sapevano dell’incontro di Cancùn e di tutti quelli che l’hanno preceduto anche con titolazione diversa? Un numero infinitesimo, marginale, sicuramente anche inferiore agli iscritti in qualsiasi maniera alle associazioni Ambientaliste.
Questa dovrebbe essere la linea delle Associazioni per i prossimi incontri: un coordinamento internazionale su tale linea, già sarebbe un segno, un germe di un nuovo internazionalismo ecologico; ma lo faranno? Chi ha tanti vantaggi, dall’essere permanente turista all’acquisire benefici economici, è disponibile a rinunciarvi? Per molti, non certamente per tutti, la risposta è probabilmente no! ed il no sarà motivato da tante retoriche frasi sul meglio comunque esserci.
Naturalmente la critica ai Potentati dell’Ambientalismo non significa non operare perché tutto questo mondo, che soprattutto in tanta parte della base dei suoi aderenti crede fortemente nella centralità della scelta ecologica, sia chiamato e sia quanto più possibile coinvolto in una collettiva azione di costruzione di un nuovo percorso sia teorico di crescita del Pensiero della Filosofia della Natura, direi - sapendo la infinità di critiche che mi possono essere fatte - una Rinascita di quella che viene generalmente chiamata Filosofia Presocratica, sia organizzativo dell’ecologismo attivo, militante, costruttore di adesioni e partecipazione.
Sul primo punto della Teoria è evidente la distanza siderale che oggi c’è tra Ricerca, Sviluppo Tecnologico e sua applicazione e la Visione Unitaria della Natura, la Coscienza dell’Appartenenza ad Essa: colmare questa distanza nel modo di Pensare Collettivo significa pensare a ricerca, sviluppo, tecnologia nella funzione positiva dello stare dentro all’Essere della Natura, appunto la sua Identità, le sue Regole, le sue Leggi.
Sul piano della costruzione di un nuovo internazionalismo ecologista molti potrebbero rispondere che già c’è (è già stato) ed è il Popolo di Seattle e poi il movimento No Global. Naturalmente molta verità è in questa affermazione, ma sia lo stato attuale del movimento, sia i risultati globali ottenuti, sia soprattutto la capacità aggregativa globale richiamano o meglio pongono, a mio parere, come questione centrale, una riflessione generale su come riorganizzare od anche ricostruire un nuova identità ed un nuovo movimento: le idee, i valori, le istanze che fecero vivere prima, nel 1999, la stagione di Seattle, “Un altro Mondo è Possibile” e poi, nel 2001, quella di Porto Alegre, «Un altro mondo è in costruzione» costituiscono ineludibili, fondamentali riferimenti: i quattro grandi argomenti, e le risposte che ad essi si danno, del Forum Sociale di Porto Alegre - produzione di ricchezza e ripartizione sociale; accesso alla ricchezza e sostenibilità; affermazione della società civile e degli spazi pubblici; potere politico e etica nella nuova società- mantengono integri la immensa forza per il cambiamento.
Ma come prima fatto per le Associazioni Ambientaliste, per capire la realtà e le difficoltà di oggi, mi sembra necessario ragionare su alcuni elementi di fondo delle esperienze No Global: a mio parere nel movimento è mancata soprattutto la consapevolezza della necessità di un coinvolgimento nel pensare e nell’agire delle grandi masse, della moltitudine dei cittadini, isolandosi spesso in posizioni elitarie, a volte gruppettarie, favorendo la immagine di posizioni minoritarie, astratte, lontane dagli interessi reali della gente, spesso in un disinteresse di chi governa le istituzioni, senza porsi invece la questione del cambiamento delle stesse, della loro appropriazione in tale direzione, del divenire maggioranza.
Sul piano teorico credo che vada fortemente evidenziata la debolezza della critica alla Economia che pur vista nell’ottica rivoluzionaria di benessere distribuito e giustizia, sociale e tra i popoli, resta egemone rispetto all’Ecologia, alle risorse ed alla insostenibilità del modello di sviluppo attuale; sicuramente di grande rilevanza è stata ed è la battaglia per la cancellazione del debito dei Paesi poveri, ma quasi insignificante è stata ad esempio quella per la sostituzione dei PIL con nuovi indicatori del benessere dei Paesi, per cui personaggi come Tremonti, “ragionieri” funzionali negli Stati esclusivamente ai grandi interessi bancari nazionali e mondiali, continuano ad apparire, alla opinione pubblica, giganti della Economia, salvatori dei Paesi con la conseguenza che nulla si cambia sulle regole e la qualità dello sviluppo e del lavoro e della valorizzazione delle risorse vere e la crisi, strutturale, del sistema rafforza il sistema stesso, ed indebolisce la prospettiva del cambiamento e delle forze che lo sostengono. Le grandi iniziative del movimento, come Genova 2000, si sono difatti attestate fondamentalmente sui vertici dei Grandi (piccoli-piccoli rispetto ai bisogni veri della Umanità e della Terra) sulla Economia, mentre debole è stata l’attenzione verso tutto quanto attivato, anche in grandi iniziative dell’ONU, fuori da questi vertici.
Naturalmente estremamente complessa è la riflessione su come costruire un nuovo internazionalismo ecologista sia nell’analisi dei limiti delle esperienze del post Seattle, delle Associazioni Ambientaliste e di altri riferimenti, cui in maniera sicuramente molto parziale ho fatto prima riferimento, sia nel pensare a percorsi, forme, riferimenti fortemente innovativi rispetto alle esperienze passate. Ma, a mio parere, è oggi il passaggio fondamentale per dare forza ad un percorso nuovo capace di contrastare ed invertire realmente ed efficacemente la Politica dei Potenti.
Antonio D’Acunto - Presidente onorario VAS Campania
Rete Civica Napoli
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Precedente intervento tecnico bioregionale:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/10/09/intervento-tecnico-sulla-proposta-di-riassetto-bioregionale-del-lazio-applicando-le-leggi-145-e-142-del-1990/
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