lunedì 31 gennaio 2011

Ecologia profonda, psiche collettiva e preveggenza animale



La stampa francese nel 1975 riporta l’episodio di un cagnolino investito da un’auto e lasciato in mezzo alla strada di una grande città. Langue al suolo, si lamenta e rischia di essere stritolato da altre vetture che sopraggiungono. Ma ecco un pastore tedesco che corre verso il cagnolino, lo afferra per il collo e lo trasporta sul marciapiede. Poi lecca le sue ferite e gli resta vicino in attesa di aiuto. Plutarco scrive che l’anima degli animali è più perfetta di quella dell’uomo e meglio disposta riguardo alla virtù.

Un contadino seppellì vivi in giardino 4 gattini appena nati all’insaputa di mamma gatta. La gatta si mise subito cercarli. Individuato il punto in cui erano stati sepolti incominciò a scavare con le zampe, ma non riuscendovi andò a chiedere aiuto ad un grosso cane mastino. Il cane si mise a fiutare e con le sue possenti zampe in breve liberò i gattini ancora in vita. Il contadino decise di tenerli.

Sugar, un gatto americano di razza persiana i cui padroni avevano lasciato la Californiua per andare in Oklahoma attraverso l’Arizona, il Nuovo Messico e il Texas del nord. Dopo alcune centinaia di chilometri si accorgono che Sugar era sparito dal sedile posteriore dell’auto, sicuramente era saltato giù dal finestrino aperto. Lo cercarono per un po’ poi proseguirono secondo il percorso programmato. 14 mesi dopo un gatto fa irruzione dalla finestra della cucina e va ad aggomitolarsi sulla spalla della padrona di casa, che riconosce subito Sugar. Accarezzandolo sente sul fianco dell’animale un’escrescenza ossea provocata da 2.500 km circa che il gatto aveva dovuto percorrere per ricongiungersi con i suoi padroncini.

La vicenda della gattina Amado completamente cieca fu riferita dalla Società per la Protezione degli animali di Marsiglia. Una vecchia contadina sentendosi prossima alla morte, affidò la propria gattina ad un’amica che abitava sulla riva opposta del Rodano, a circa 25 km di distanza. 15 giorni dopo la contadina ode dei gemiti davanti alla porta. Apre ed eccole farsi incontro la gattina di una magrezza impressionante. Come avrà potuto trovare la strada attraverso le colline cosparse di sterpi e di cespugli? Come ha potuto attraversare il fiume dato che il Rodano misura 20 km di lunghezza e l’unico varco è un ponte?

Ruth Whittlesey, direttrice di un convalescenziario in California, nel 1940 fu chiamata d’urgenza nel cuore della notte al capezzale di uno dei ricoverati nella casa di cura. Per raggiungere il poveretto agonizzante dovette attraversare un parco scarsamente illuminato e spesso frequentato da gente malfamata. Appena incominciò a percorrere i viali del parco due uomini cominciano a seguirla. Nello stesso momento Nigel, un collie bianco, il suo temibile cane da guardia, spuntò da un cespuglio e si frappose fra lei e i malfattori e questi rinunciarono allo loro aggressione. Il cane scortò la padrona fino ad una zona ben illuminata e sparì improvvisamente. Quando Ruth si fu ripresa dallo spavento realizzò che Nigel era morto l’anno precedente.

La moglie del dottor Wotzel di Chemnitz era morta da alcune settimane quando vide la sua immagine nella camera da letto che sorridendo gli diceva: “Karl…sono immortale…ci rivedremo…” poi la forma si dileguò. Il dottore stentava a credere che la sua amata fosse viva e riusciva anche a comunicare con lui. Ma i dubbi lo assalivano:è troppo bello per essere vero. Sono stato vittima di un’allucinazione. Ma la signora riapparve una seconda volta, ma questa volta era presente il cane di casa Baldour che andò incontro allo spirito della donna che si mise a girare e saltellarle intorno agitando freneticamente la coda ed emettendo guaiti di sorpresa e di gioia.

Nel 1960 in Francia una famiglia si appresta a partire per il week-end, ma all’ultimo momento il cane dei bambini che in genere adorava queste gite, rifiuta ostinatamente di salire in macchina. Alla fine decidono di partire senza di lui. Un incidente stradale falcia tutta la famiglia, nessun superstite, eccetto il cane.

domenica 30 gennaio 2011

Proposta per l'educazione bioregionale nelle scuole



Caro Paolo, ti scrivo quest'oggi per sottoporre alla tua saggia
attenzione un progetto su cui sto "lavorando" da tempo qui a scuola!
Ti spiego nel dettaglio, anche perché desidero fortemente che
l'iniziativa veda la luce nella sua forma migliore. Devi sapere che a
marzo, nel Liceo dove insegno, si tiene la settimana della "scienza",
una settimana appunto, in cui i ragazzi e gli insegnanti incontrano il
territorio per "divulgare" tutte quelle iniziative realizzate
fruttuosamente da tutto il personale della scuola (alunni, docenti,
ATA, genitori..), con lo scopo di avvicinare il "mondo esterno" ad un
contesto di cui si sente parlare spesso solo da giornali e televisioni
(con tutti i nessi e gli annessi ben risaputi!) Bene, essendo io,
grazie al tuo sostegno, referente per le scuola nel gruppo del
Bioregionalismo, ho pensato di contribuire in modo "concreto" alla
suddetta settimana della scienza, nel modo seguente: mi piacerebbe che
piccole aziende biologiche, del nostro territorio, ci inviassero
alcuni loro prodotti a scuola, per permettere ai ragazzi in primis e
poi a tanti altri di conoscere, attraverso "l'assaggio diretto" in
cosa consiste il "valore" dell'agricoltura biologica. Mi spiego
meglio...i miei alunni, grazie ai prodotti ricevuti dalle aziende "di
buona volontà", potrebbero allestire dei piccoli stand e promuovere
l'ascolto delle sensazioni che derivano dall'assaggio, che so, ad
esempio, di pane e miele biologico..non solo, sempre i ragazzi,
avrebbero la possibilità di comunicare al pubblico che visterà la
scuola, informazioni sull'azienda stessa da cui quel prodotto
proviene, con le caratteristiche specifiche e regionali proprie di
quel dato "alimento". Cosa chiedo a questo punto...che attraverso la
Rete "qualcuno" possa accogliere la mia richiesta e tramite te, Paolo,
ricevere i miei recapiti per le modalità di invio dei prodotti. La
scuola, in questo modo, si farebbe portavoce di "sana pubblicità" e i
ragazzi in primis avrebbero la bella possibilità di "risvegliare" i
loro sensi "addormentati" attraverso la riscoperta di odori, sapori e
sensazioni sicuramente più autentici, rispetto a ciò cui sono
normalmente abituati.
Attendo una tua conferma ed eventulamente qualche valida indicazione
per la parte attuativa del Progetto! Che ne pensi?
Ti abbraccio con gioia
Antonella Pedicelli

………..

Risposta:

Cara Antonella. Credo che l'idea sia buona ma non so bene come
consigliarti l'attuazione.... Non so se questa operazione nella scuola
possa passare come pubblicità indiretta, il che sarebbe disdicevole.
Però Stefano Panzarasa mi aveva raccontato di iniziative di
divulgazione in tal senso da lui fatte nelle scuole del Parco Monti
Lucretili. Magari si potrebbe chiedere a Stefano se è disposto a
venire alla scuola a parlare di questi temi, eventualmente
coinvolgendo il Parco e eventuali agricoltori. Comunque pubblico la
tua proposta sul blog della Rete in modo che l'iniziativa che tu
vorresti intraprendere venga a conoscenza di chi potrebbe essere
interessato.

Ti abbraccio, Paolo D’Arpini

sabato 29 gennaio 2011

Spilamberto e la cultura della Cina: “Appunti sull'introduzione allo studio dell'I Ching” di Laura Vezza



Il Libro dei Mutamenti (I Ching) è l’esperienza diretta di una serie di veggenti che hanno descritto gli “archetipi” - “Archetipo dal greco Arketipon = primo tipo, prima forma, modello. Primo esemplare assoluto ed autonomo, modello primitivo delle cose del quale le manifestazioni sensibili della realtà non sono che filiazioni, imitazioni. Idea. Gli archetipi sono l’unico mezzo che noi abbiamo per potere colloquiare con il ns. inconscio.

Ognuno di noi ha dentro quest’informazione ed ognuno di noi può nell’arco della sua esistenza estrarla in modo inconscio e sentirla vera. Si potrebbe dire che la sensazione è il ns. archetipo per eccellenza o meglio il modo in cui l’archetipo di manifesta”:Tutto nasce dall’osservazione dei fenomeni.

La filosofia indiana e cinese è iniziata nel 10.000 AC e nel 5.000 AC si è trasformata in una forma codificata. Tutte le forme culturali o religiose che si manifestano in Cina si “cinesizzano”. Questo è capitato al Cristianesimo, al Buddismo.

La Cina rappresenta un mondo come era il ns. Impero Romano.

Il Libro dei Mutamenti manifesta aspetti del Confucianesimo, del Taoismo, del Buddismo. In questo testo ci sono delle metodologie universali. Tratta dei fenomeni nello spazio/tempo ed è valido per l’Emisfero del Nord.

Noi viviamo in una sorta di orologio mentale e i vari passaggi temporali corrispondo a momenti spaziali (solstizi, equinozi). Siamo consapevoli del passare del tempo lineare ma non dello spazio/tempo (in senso lato), perdiamo il contatto con la Terra, con quello che sta fuori, con il freddo, la pioggia. E’ importante quindi uscire fuori, passeggiare nella natura..

L’Autoconoscenza è riuscire a vedere ciò che siamo togliendo le sovrastrutture che si sono state imposte e/o che abbiamo accettato. Noi possiamo riconoscere che siamo parte di un processo inscindibile: tutto ciò che è non sorge separato dal Creatore.
La formazione degli archetipi (= modelli fisici e psichici) passa attraverso un processo di crescita.

Le persone e gli archetipi sono la stessa cosa. Bisogna tornare a comportarsi come ci si comporterebbe naturalmente. Le persone sono spesso vittime delle loro proiezioni, è come guardarsi allo specchio: quello che vedo riflesso sembro io ma non sono io.

Se noi togliamo le ns. sovrastrutture, percepiamo la matrice interna, la ns. sostanza più intima in sui risiede la ns. consapevolezza totale. Il senso separativo è l’ego. L’ego è il primo "nemico" che compie la separazione dalla ns. essenza più pura.

In Cina la “giusta via” per ritornare alla consapevolezza integra del Tutto è il Tao.

Secondo il concetto cinese la formazione degli elementi avviene dall’incontro del cielo e della terra (Yin e Yang).

Come si forma una personalità separata? La cultura ci porta a pensare che abbiamo un’etica, una morale. Per il taoista questo è un fatto automatico nel senso che seguendo la giusta via già si è etici, già si ha una morale.

Il Libro dei Mutamenti non andrebbe usato per scopi divinatori, va letto come un romanzo, un racconto, senza cercare di trarne delle conclusioni.

__ __
= yin, buio, no
____
= yang, luce, sì


..................

Appunti raccolti da Laura Vezza all'incontro di presentazione del corso tenuto da Paolo D'Arpini - Spilamberto, il 01/01/11 – THE CHING

Secondo incontro previsto il 30 gennaio 2011: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2011/01/13/capodanno-cinese-a-spilamberto-e-treia-dal-30-gennaio-al-6-febbraio-2011-il-3-febbraio-2011-avvento-della-lepre-di-metallo/

venerdì 28 gennaio 2011

Bioregionalismo ed economia reale




L'Italia deve recuperare la sovranità monetaria oggi delegata alle banche private!

Ora che i fatti e le macroscopiche bolle debitorie stanno dimostrando la colossale truffa che si annida e si realizza con l'emissione monetaria ad opera delle banke d'emissione private, il solito apparato sta cercando di propinare il correttivo mediante il ritorno all'oro, magistralmente definito dai veneziani "peso el tacon del buso" poiché:

1) E' già stato ampiamente dimostrato che il valore del certificato monetario è di origine convenzionale e quindi non configurabile nella veste di "certificato di deposito o rappresentativo", come si era voluto accreditare con i patti di Breton Woods che ora si cerca di riesumare, mantenendo inalterato le prerogative delle banke d'emissione..

2) Dopo breve tempo si ritornerebbe a denunciare la nuova convenzione, come ha dovuto fare Nixon nell'agosto del 1971, poiché risulta impossibile controllare se l'emissione risulta correttamente proporzionale alle nuove riserve stabilite.
(la stessa Federal Reserve prima della denuncia dei patti di Breton Woods aveva stampato ed emesso Dollari pari a nove volte il controvalore dell'oro che possedeva)

3) Le banke d'emissione continuerebbero ad impadronirsi del signoraggio e quindi a fabbricare il solito debito, proprio quello che attualmente strangola il mondo intero.

4) I soliti faccendieri tentano di ripetere la solita manovra di "lampedusiana" memoria di far sembrare di cambiare tutto per lasciare tutto come prima.

5) Ormai i giochi si sono scoperti: Movisol in campo internazionale, i locali Galloni e Della Luna, i bocconiani di casa nostra & C, continuano a proporre fantasiose soluzioni per cercare di occultare ed allontanare dalla pubblica opinione l'unica soluzione seria capace di affrontare e risolvere definitivamente i disastri del nostro tempo.

6) Lo Stato deve ritornare a battere moneta in proprio e trattenersi, in nome del popolo italiano il signoraggio che sempre si determina in queste circostanze, per realizzare rilancio economico ed occupazionale come abbiamo saputo fare così bene per oltre cento anni. In questo caso il limite all'emissione monetaria, come per tutti gli altri Paesi, deve essere determinato dalla capacità produttiva di ogni singola Nazionale e non dalle brame della cricca delle nove banke.

I grossi economisti che si discostano da questa soluzione monetaria, sono tali poichè foraggiati dal "sistema"

Savino Frigiola

giovedì 27 gennaio 2011

Bioregionalismo e attuazione pratica dell'ecologia profonda



Bioregionalismo e attuazione pratica dell'ecologia profonda

Come favorire lo sviluppo delle opportunità di lavoro creativo, in sintonia con l’ecologia profonda ed il bioregionalismo, in chiave ambientale, socio-antropologica e di economia solidale?

La prima proposta che vi sottopongo è quella "cruda".. Contro la fame e i cambiamenti climatici, un decalogo bioregionale, per tornare alla campagna e all'artigianato rurale, approfittando della crisi industriale.

Le responsabilità primarie della fame e dei cambiamenti climatici sono dovute all’agricoltura e la zootecnia industriale-commerciale “globalizzata”, che oggi producono “troppo cibo per poter mangiare tutti”, mentre, nel contempo, consumano le risorse naturali ed economiche dei popoli, inquinando la biosfera con prodotti chimici di sintesi che si accumulano nelle catene alimentari. Sembra assurdo ma è proprio così. Oggi al mondo alleviamo circa 45 miliardi di animali, corrispondenti ad almeno 10 miliardi di Bovini equivalenti, che consumano più di un SUV…

Questi animali mangiano almeno come 20 – 25 miliardi di Persone ! Mentre 1 miliardo di esseri umani, su 6 miliardi di popolazione terrestre, soffre e muore di fame !!!

C'è poi la proposta "morbida" della riscoperta culturale dei luoghi e delle capacità artistiche e spirituali dei suoi abitanti... L'idea è quella di un Osservatorio permanente della Cultura bioregionale, non solo uno spazio particolare bensì una “attenzione” rivolta ad una serie di valori, come a d esempio le medicine alternative, la scienza della nutrizione, le arti ginniche (yoga, esercizi respiratori, etc.) in grado di favorire l’equilibrio psichico e la valorizzazione delle facoltà intellettuali. In ogni bioregione dovrebbe esservi attivato un laboratorio di estetica in grado di ricostruire, attraverso le testimonianze artistiche e letterarie, l’influsso del paesaggio sulla vita e il pensiero, progetto utile anche a fissare dei nuovi, seri criteri di vivibilità ambientale.

Insomma: "Ora et labora!"

Il significato dell’ecologia profonda è racchiuso nella comprensione che nulla è separabile nella vita, il tutto compartecipa al tutto. Questo concetto è stato espresso con molta saggezza sin da cinquemila anni fa in un detto vedico che afferma: “Dal Tutto sorge il Tutto. Se dal Tutto evinci il Tutto, solo il Tutto rimane”.

L’ecologia profonda é il riconoscimento dell’inscindibilità della vita ed il bioregionalismo non è altro che la descrizione dei vari processi vitali e delle forme visibili della vita e della materia nella consapevolezza di tale inscindibilità. Quindi la descrizione “geografica” bioregionale è solo funzionale all’integrazione dell’ambito descritto, un po’ come avvenne ai tempi di Menenio Agrippa che descrisse lo stato in termini di complementarietà degli organi strutturati per il funzionamento dell’intero organismo.

Paolo D'Arpini

Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana

mercoledì 26 gennaio 2011

Verità sull'Olocausto-Shoah... ed i dubbi.....


Caro Paolo D'Arpini,

ti scrivo e non per dirti come sto, ma per qualcosa di ben più importante….

Un tarlo che mi rode dentro e che rischia di consumarmi, se non lo caccio fuori!



Ho letto il tuo articolo: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/10/19/olocausto-shoah-stabilito-per-legge-secondo-riccado-pacifici-e-pareri-altri/

circa la verità sull’Olocausto e la necessità di approfondire, con studi e ricerche, quella che oggi si definisce “verità storica” e complimentarmi con te per il contenuto del tuo scritto. Sei figlio della liberté, egalité et fraternité e non hai contribuito tu, in nessun “campo” di indagine, a coprire, né con menzogne né con interessi di parte, quella che è la “verità”…….



Io non mi convertii al cristianesimo; preferii morire da ebreo, perdendo tutto, a partire dai miei familiari. Credevo si potesse risolvere tutto col denaro, credevo si potessero comprare gli uomini e la loro coscienza, la libertà e in ultimo la sopravvivenza. Mi sbagliavo. E con la memoria di questa mia vita karmica, conclusasi tragicamente, ho ben pensato, nell’attuale, di confondermi nella massa, aderendo ad una fede che predomina nel “mondo” in quello governato dall’uomo e che tanto piace al Dio denaro. Debbo invero ammettere però che ci sono delle qualità, ovvero “perversioni” come “doti” (dipende se si sviluppano verso l’elevazione o degradano verso la bassezza gli accenti che compongono l’animo umano) che non solo non hanno limiti, ma non hanno prezzo, soprattutto.



E mi viene da chiederti e chiedermi se possa, in effetti, esser rintracciata in qualche modo questa “verità”!! Se si parte dal presupposto che ognuno ha la sua, come si può arrivare a stabilire un “comune sentire”? La Storia insegna, da gran maestra qual è, ma cosa insegna, a ciascuno resta di interpretare e comprendere per poi assimilare.

Come si può catalogare la Storia come “materia scientifica”? Bastano forse archivi e fatti che comprovano gli eventi a definire una “materia” che tratta di vicende umane e non solo, “scientifica”? Nel tuo articolo citi Galileo Galilei, e ne porti l’esempio e soprattutto ricordi quale posizione la Chiesa prese nei riguardi di quell’uomo che osò sfidare le conoscenze sino allora acquisite e considerate l’unica verità possibile. E sottolinei con cura l’odierno atteggiamento che il Vaticano ha assunto sulla “vicenda” dell’Olocausto e sulla necessità di evitare di fare una legge, che suonerebbe “censoria” nei confronti dei cosìdetti “negazionisti”….. A conferma che la Storia insegna, eccome se insegna! Ma solo a chi ha buona volontà d’apprendere e appropriarsi della “lezione ricevuta”….



Ho intenzione di sviscerare questo “fatto” o forse sarebbe più consono definirlo “accadimento” se si vuole restare in ambito “storico” e trovarne similitudini nel più complesso argomento legato alla Shoah che tanto ancora fa discutere (e tanto ancora farà):

due persone si alleano per creare insieme un’opera, una strategia, un percorso, una magia oppure soltanto per potersi guardare serenamente negli occhi. Due nazioni si alleano per interesse reciproco, per difendersi da un colosso che le minaccia, per vicinanza di idee e intenti. Tutti gli altri certo non stanno solo a guardare ma interagiscono, a volte separatamente con uno solo dei membri che formano la “coppia alleata” a volte con la coppia stessa.



Come si può stabilire il concetto del “vero” e soprattutto del “giusto” se i fatti riportati sono frutto delle esperienze e delle esigenze “personali” o se si preferisce “individuali” e dunque mancano del tutto di “obiettività”?



Una volta dicesti che ciascuno di noi è il centro di se stesso e in base al proprio metro giudica e misura fatti e persone; (non usasti questi precisi termini ma il concetto che esprimesti ritengo sia sostanzialmente riportato correttamente) la conseguenza “logica” che ne deriva è che uno stesso fatto può esser vissuto, e quindi interpretato, in maniera affatto diversa, a volte addirittura in modo contrapposto, dai soggetti che ne sono coinvolti.

(… omissis…)

C’è da aggiungere che le circostanze alle quali è necessario adeguarsi non sono solo frutto di una combinazione esterna “casuale” ma anche della volontà degli altri soggetti coinvolti. Come si può, dunque, stabilire la “verità” se essa è appunto una risultante di tante componenti, tra cui la propria percezione?



Se non ci fosse stato l’Olocausto, non sarebbe esistito lo Stato di Israele; se non ci fosse tanta insicurezza, bisogno di attaccamento e conseguente invidia, non ci sarebbe neanche tanto dolore che conduce solo ad altro dolore…..



Gli ebrei non sono solo Israeliti; lo Stato di Israele non è identificabile (né dovrebbe esserlo) con gli ebrei, popolo errabondo, profondamente saggio e religioso, e che ha da sempre insegnato ai “gentili” cosa sia la razza, la radice, il “comune sentire” perché senza una terra, senza una patria e senza una “dignità” non si sono mai né persi né dispersi. Hanno qualcosa da insegnare anche a noi, compagnia sgangherata di ventura, che non ha saputo restare unita in tempi di grazia, figurarsi in tempi di dis-grazia!



La Storia la scrive chi la vince; “La Storia siamo noi” canta De Gregori; facciamola, cercando sempre d’esserne i protagonisti, senza cercare necessariamente di trarne “lezioni” che poi costringiamo ad apprendere a chi viene dopo, perché le uniche lezioni che siamo chiamati ad apprendere riguardano noi stessi e la nostra coscienza. Amen



Angela Braghin



……



Mia risposta



Cara Angelina, sei sempre in gamba con la penna… Questo non significa affatto che “scrivi con i piedi”… No di sicuro, anzi dimostri acume e buonsenso… Mi resta qualche dubbio sulle tue “memorie” karmiche.. anche perché -e già lo dissi altre volte- secondo me non esiste un “io individuale” che trascina con sé la memoria karmica.



E’ la memoria, sotto forma di samskaras o vasanas, che attira la coscienza e ne sorge un riflesso che noi chiamiamo “io”, o mente, ovvero un’immagine che assume la forma di agente e sperimentatore.

Comunque non voglio far dei sofismi con te.. non ne varrebbe la pena.. siamo altrettanto speculativi entrambi ed é inutile cimentarsi.



Sia fatta la volontà di Dio!



Ciao, Paolo D’Arpini





Ah.. “La verità non può essere né affermata né perseguita che altrimenti non sarebbe più vera, ma solo un’immagine, un fotogramma una storia un’opinione una visione. La verità é sempre e non in un momento particolare od in una condizione spaziale” (Saul Arpino)

martedì 25 gennaio 2011

"Ecologismo e vegetarismo sono sinonimi?" - I dubbi di un onnivoro



Sicuramente i problemi della salute, dell’ambiente, della società ecc. non derivano tutti dal consumo di carne, su questo non ci sono dubbi; ma alla radice di questi problemi c’è la “mentalità” del mangiatore di carne medio. Di colui/colei che compra al supermercato un prodotto (non più un essere vivente la cui vita è stata sacrificata per gli umani) come un qualsiasi altro oggetto inanimato. Ci sono bambine e bambini che alla domanda:”da dove viene la carne” rispondono con la loro innocente spensieratezza:”dal supermercato”; ci sono ragazze e ragazzi che forse nella loro vita non vedranno mai una mucca dal vivo (qui in Italia forse è difficile, ma nei paesi più “industrializzati” succede di frequente); che grazie alla pubblicità della Milka davvero pensano che esistano mucche (che poi si chiamano vacche) viola. Il pensiero che c’è dietro un mangiatore di carne medio è quello dettato dalla nostra società consumista, e cioè di consumare tutto e subito, anche se non ne esiste la necessità.

Il fatto di mangiare carne di per sé non è da colpevolizzare (da un punto di vista prettamente ambientalista ed ecologista, _non_ animalista!), ma tutta l’entourage che vi sta dietro sì. L’apatia e l’indifferenza nell’acquistare un prodotto, proveniente da allevamenti intensivi, che pompano gli animali di steroidi, ormoni, antibiotici e medicamenti, provocano delle reazioni a catena che distruggono questo nostro unico mondo.

I mangimi degli Animali allevati nell’EU sono fino al 40% OGM (!), provengono da zone del mondo dove prima vi sorgevano foreste ed ecosistemi incontaminati, adesso invece lì sorgono immensi campi di soia o mais geneticamente modificati (della Monsanto o altre multinazionali) che sfruttano sia la terra sia il lavoro degli umani che vivono in quelle zone. Gli stabilimenti di allevamento non solo non rispettano la vita Animale, ma neanche quella umana, infatti pur di risparmiare non si spendono soldi in impianti di purificazione, si distrugge l’ambiente pur di far posto ai pascoli (o a giganteschi capannoni dove verranno stipati gli Animali), con gli antibiotici dati preventivamente e gli altri medicamenti avviene una selezione naturale di virus e batteri altamente pericolosi e difficili da combattere. Tutti questi animali ammassati insieme rendono la propagazione di malattie, a volte pericolose anche per l’uomo, molto più veloce e difficile da contenere, soprattutto se si tratta di malattie con un lungo tempo di incubazione prima che compaiano i sintomi. E la lista continua all’infinito.

La soluzione è la consapevolezza, e chi prende la decisione di seguire una dieta vegetariana, non è per forza obbligato a svilupparla. La scelta di vita vegetariana dovrebbe comprendere anche una serie di riflessioni che portino ad una maggiore presa di coscienza del fatto che come consumatori *noi tutti* siamo in grado di influenzare l’andamento economico, morale, politico e sociale di questo mondo.

Chi non mangia carne, ma prende la macchina per percorrere anche solo qualche chilometro in una bellissima giornata estiva, che gusta in un Fast-Food una bella insalatona gigante, che lascia accesa televisione, stereo e computer per andare a comprarsi sigarette e alcol all’hypermegasupermercato (in macchina, naturalmente), è a mio avviso una persona disgustosa per non dire altro. Ho avuto la possibilità di conoscere persone che pur essendo vegetariane nel senso stretto del termine, continuavano a comprare vestiti in cuoio, che quindi vivevano il loro essere vegetariani solamente come una qualsiasi altra dieta onnivora.

Ci sono persone che mangiano carne una volta a settimana o ogni due (ma veramente non più spesso!), attente all’ambiente, al risparmio energetico, all’ecologia ecc., che vivono in maniera forse più sostenibile e più consapevole dei vegetariani appena descritti.

Vorrei aggiungere che a parer mio (come del resto tutto il testo, sono troppo pigro per voler ricercare fonti che sostengano le mie tesi, prendetele come mere opinioni) il numero di vegetariani “inconsapevoli” è uguale o minore degli onnivori “consapevoli”. Anche perché, alla fine, spiluzzicando di qua e di là, chiudendo un occhi alle piccole abitudini (distruttive) quotidiane la consapevolezza degli onnivori va a farsi benedire.

Le vegetariane e i vegetariani dimostrano già di poter compiere grandi sforzi a nome di una causa giusta, e quindi è *più probabile* (ma non scontato) che cambino anche il loro modo di vivere.

Considero qui le implicite conclusioni di Caterina Regazzi “insomma ci sarebbe bisogno di una rivoluzione globale sul nostro stile di vita” sono l’unica soluzione possibile che porti a migliorare il mondo.

Vorrei infine concludere con una frase che penso esista da secoli, e che ognuno spero si faccia propria: “Per cambiare il mondo, bisogna cambiare se stessi”

Cordiali saluti...

(Lettera siglata)

……………

Pubblico questa lettera sul tema dell'alimentazione naturale ed ecologia del corpo umano, come compendio a quelle di Caterina Regazzi, di Franco Libero Manco e di altri, per approfondire il dialogo sul vegetarismo e l'ecologia ed esaminare l'argomento da varie angolazioni. …
Paolo D'Arpini

lunedì 24 gennaio 2011

Treia nel 2011 - Attività ludiche e collaborazioni culturali, in attesa della primavera...



Progetti ecologici, culturali e spirituali per una primavera treiese...

Da quando mi sono trasferito nella provincia di Macerata, grazie alla mia compagna Caterina Regazzi, sto cercando di riproporre le attività culturali che hanno contraddistinto il mio modo di vita in tutti questi anni, precedentemente trascorsi a Roma ed a Calcata. Sono lieto di aver incontrato qui persone che ho trovato subito in sintonia con me, come ad esempio il pittore Domenico Fratini, gentilissimo e poetico nelle sue espressioni, la scrittrice Lucilla Pavoni, generosa nuova contadina, e numerose altre persone... Oggi voglio parlarvi di una di esse si tratta del signor Nazareno Crispiani, che vive a Treia da tanti anni ma è nativo di Macerata, la città in cui è sepolto mio padre Aldo...

Il fotografo artistico e storico Nazareno Crispiani, del Foto Club Il Mulino, è una sorgente di iniziative culturali... Già l'8 dicembre 2010 ha partecipato all'evento da noi organizzato nella Sala Consigliare del Comune per presentare la Figlia del Sarto (vedi foto), subito dopo, durante il periodo natalizio, ha integrato la manifestazione per celebrare le Marche nel mondo con la proiezione di immagini idonee.

In seguito ci siamo incontrati per parlare di progetti futuri e lui mi ha comunicato alcune iniziative che ho trovato molto interessanti. Si tratta di un corso di fotografia artistica, rivolto a tutti gli appassionati del mestiere, che si terrà a Treia nella sede dell'ex cinema Italia durante il periodo primaverile. Oltre agli argomenti di interesse generale agli allievi verrà offerta la possibilità di confrontarsi con professionisti di specifici settori della fotografia, anche con allestimenti di sale cinematografiche ed uscite estemporanee all'aperto e nell'ambiente.

E' questo aspetto dell'interesse per la natura e le sue forme che mi ha spinto a proporre a Nazareno una collaborazione tecnica per il prossimo evento che stiamo organizzando qui a Treia, previsto il 7 ed 8 maggio 2011, sul tema delle “Cure naturali, alimentazione bioregionale, agricoltura biologica e spiritualità della natura”. Infatti la sua raccolta di materiale fotografico comprende anche numerose erbe ed alberi, situazioni rurali, paesaggi, etc. Perciò durante l'incontro, che si svolgerà con il patrocinio e la partecipazione dell'Accademia Georgica e del Comune di Treia, proietteremo sue diapositive in continuo ed in corrispondenza degli argomenti trattati.

Infatti Nazareno Crispiani ha il pallino della natura, ricordo la sua produzione di mini-presepi realizzati con elementi naturali e oggetti riciclati, ed ora apprendo di un suo concorso sul “Paesaggio in cui vivi”, destinato agli alunni della scuole primarie e secondarie e ad amatori adulti, a partecipazione gratuita. Si tratta di un concorso per incentivare nei giovani il rispetto e la consapevolezza dell'habitat in cui si vive, la premiazione avverrà prima della chiusura dell'anno scolastico, con il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, del santuario francescano e del comune di Treia (info. 335.8384643).

Paolo D'Arpini – Presidente del Circolo Vegetariano VV.TT.
Via Mazzini, 27 - Treia (Macerata) – Tel. 0733/216293

…..........

Nella foto di gruppo si possono riconoscere: Domenico Fratini, Nazareno Crispiani, Lucilla Pavoni, Paolo D'Arpini, Luigi Santalucia, Corrado Speranza, Andrea Mozzoni, Elisabetta Raponi, Luana Moretti, tutti intervenuti all'evento dell'8 dicembre 2010, in apertura dei Festeggiamenti per il Sole Invitto.

Quaderni di Vita Bioregionale - Progetto per il numero del solstizio estivo 2011 su: “Bioregionalismo ed Ecologia Sociale”



Quaderni di Vita Bioregionale - Progetto per il numero del solstizio estivo 2011 su:
“Bioregionalismo ed Ecologia Sociale”

Presentazione del progetto grafico ed editoriale:
Nell’edizione di questo nuovo numero di Quaderni di Vita Bioregionale, sul tema “bioregionalismo ed ecologia sociale” mi cimenterò per la prima volta come redattrice e impaginatrice grafica. Spero di essere all’altezza della situazione come principiante, anche se avrò con me il supporto di Paolo D’Arpini e Stefano Panzarasa che hanno già curato in passato la stesura dei Quaderni di Vita Bioregionale.
 
Abbiamo deciso di dedicare questa nuova edizione dei Quaderni al bioregionalismo ed all'ecologia sociale, argomento che comprendo un po' tutto l'ambito degli interessi bioregionali, dalla pratica sul campo all'educazione ambientale, etc. Con ciò si darà la possibilità a tutti di intervenire con poesie, scritti ed articoli propri, e tutto ciò che sarà utile per promuovere ed approfondire questi argomenti. Nascerà quindi un mosaico dove collocare i vari pezzi, simile ad un enorme puzzle di ecologia, con il quale si tenterà di indicare un approccio verso la vita, l'ambiente e la società in senso più profondo dell’attuale. Ricordando le nostre origini e le esperienze delle precedenti generazioni di contadini, artigiani ed allo stesso tempo indicando una via ecologica per il mantenimento della nostra società contemporanea.
 
Non mancheranno indicazioni ed esempi di percorsi di vita semplice in modo da trarne insegnamento per uscire fuori dai meccanismi di una esistenza frenetica e consumista.

Ognuno potrà rivelare i “propri sogni nel cassetto” e progetti concreti, lanciando un pensiero al cielo ed alle stelle, insomma allo sconosciuto e misterioso universo, con il naso rivolto all’insù ed i piedi per terra e nel cuore una preghiera divinatoria, con la speranza che l'armonia tra uomo natura ed animali diventi realizzabile. Per ottenere questo risultato ognuno, nel suo piccolo,  contribuirà certamente a realizzarla e se è vero che la cultura è il cibo dell’anima, cominciamo a nutrirla iniziando a scrivere ed a leggere e… buona avventura bioregionale ed ecologica a tutti!
Rita De Angelis

Il materiale deve essere fatto pervenire entro la fine di maggio 2011.
Per invio materiale telematico: ritadeangelis2@alice.it
Per invio materiale cartaceo: Rita De Angelis
Via Stefano Longanesi, 14 00146 Roma – Cell.

Oppure spedire a: Paolo D'Arpini, Via Mazzini, 27
62010 Treia (Macerata) – Tel. 0733/216233

Il nuovo numero di Quaderni di Vita Bioregionale verrà presentato durante il prossimo incontro della Rete Bioregionale Italiana che si terrà a Ospitaletto di Marano (Modena) nei giorni 18 e 19 giugno 2011 - Per informazioni sull'incontro: Cell. 333.6023090- circolo.vegetariano@libero.it

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Postilla:
E' stato formato un nuovo Gruppo di Facebook sul tema del Bioregionalismo ed Ecologia Profonda, il gruppo è stato creato per chi vuole liberamente partecipare al discorso di come attuare l'idea bioregionale nella nostra società, senza dover rifuggire dai modi espressivi del vivere corrente. Non è necessario cioè scappare in montagna a vivere bucolicamente allevando pecore o cercando tuberi, si può risiedere ecologicamente all'interno della società, purché le nostre scelte sui consumi, sull'alimentazione e sugli stili di vita corrispondano ad una sostenibilità ambientale e soddisfino la domanda “è questo che sto facendo in sintonia con l'insieme dei viventi e della natura?”. Ognuno degli aderenti potrà fare le sue riflessioni e dare le sue risposte.. siete tutti invitati a partecipare al discorso...
Per iscriversi:
http://www.facebook.com/?ref=home#!/home.php?sk=group_196354403713283

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Altri articoli sulla Rete Bioregionale Italiana:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=rete+bioregionale+italiana

domenica 23 gennaio 2011

Lucilla Pavoni... e la terra che sta bassa... - Lettera Bioregionale



(Nella foto, al centro in piedi, Lucilla Pavoni nella sua casa di San Severino Marche, al pranzo del 30 ottobre 2010 durante l'incontro rifondativo della Rete Bioregionale Italiana)

Caro Paolo e cari amici della Rete Bioregionale, non desidero dare a chi mi legge, un'idea soltanto bucolica della vita in campagna.

Chi l'ha provata sa che che è soprattutto fatica e sacrificio, e come dice il vecchio contadino che mi abita accanto: "la terra, cocca mia, sta bassa", lui esprime così la difficoltà di tirare fuori quello che c'è sotto, e mette in guardia chi non è disposto a chinare la schiena. Però, la vita in campagna non è soltanto questo, da un ritmo alla vita, che nessuna altra condizione può dare. Ci sono momenti e priorità da rispettare, e quando è tempo di semina, non puoi dire lo farò quando avrò voglia. Se la Terra è pronta a ricevere, e la Luna e il Cosmo tutto, sono allineati nella giusta maniera, anche tu, quel giorno, devi essere pronto, pena uno scarso raccolto o peggio ancora un'inutile fatica. Lo stesso vale per la raccolta dell'uva e dell'oliva, per il taglio della legna, per la fienagione, per la panificazione, per la cura quotidiana degli animali e via dicendo.

Sono infiniti i lavori che ogni giorno, in ogni stagione, si è chiamati a svolgere, e se li fai con amore ti gratificano altrimenti ti sfiniscono. Io li faccio con amore e mi ritorna amore. Stasera la mia casa ne è piena. Protetta da mure robuste che mi isolano da una nevicata eccezionale, il fuoco acceso, i miei tre cani e la gatta "spaparanzati" sul divano, la camomilla raccolta questa estate, il tempo dilatato... Niente fretta, niente angoscia, assenza di desideri, pace.... E' tempo questo, per ricostruire i Mondi Interiori, dissipati in mesi di lavoro. E' tempo di semina per nuovi progetti e buoni sentimenti. Buona notte amico mio, ti giunga un po' della mia gioia

Lucilla Pavoni

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Altri articoli su e di Lucilla Pavoni:
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sabato 22 gennaio 2011

Appello per salvare il sacro bosco di Fogliano (Faleria) dal taglio indiscriminato


(Nella foto soprastante si osserva Paolo D'Arpini che indica con il dito la chioma frondosa di un grande albero)

Povero Ottone III, dopo un millennio di silenzio, rimasto sottile nel bosco ove mori ancora giovinetto, si rivolterà nella tomba, il suo bel maniero (lungo la Via Francigena a Faleria) diruto… e tra poco anche gli alberi, tra i quali si mosse finché la morte non lo colse a tradimento, son destinati ad esser abbattuti ignominiosamente…



Sì, il monticello di Fogliano perderà il suo verde manto, il bosco verrà raso al suolo per “far incassare denari” ad una amministrazione incapace e dilapidatrice. Un’amministrazione, quella di Faleria, che è stata in grado di spendere miliardi (del denaro pubblico) per restaurare beni che son tutt’ora cadenti (quando mai si è visto restaurare prima gli interni degli esterni di un palazzo, quando mai si stuccano le sale lasciando i tetti scoperchiati?). Ah, povera Tuscia, povero Agro Falisco, povera Faleria…



Il comune, prima denominato Stabbia (letame) che ha voluto prendere il nome glorioso di Falleri (la capitale storica dei Falisci) per rifarsi ad una nobile origine, non è però stato in grado di mantenere le sue ricchezze ambientali e architettoniche… Persino un antico ponte romano che “impicciava il transito” è stato tranquillamente buttato giù.. perché tanto son vecchi sassi.. nel disinteresse dell’amministrazione comunale; persino delle antiche sorgenti, in prossimità delle grotte dell’eremita Famiano (un santo faleriano), sono state lasciate al prosciugamento ed alle spinare, mentre l’eremo stesso è oggi ricettacolo di ogni immondizia.



Ed ecco che questi amministratori, così indegni di amministrare il bene pubblico, alla vigilia del rinnovo del consiglio comunale, cioè nel momento in cui se ne dovranno andare a casa loro a far danni (almeno si spera), hanno deciso di infierire con un colpo di grazia sul territorio… si vendono a quattro soldi i vetusti alberi del bosco di Fogliano. Fatalità lo stesso bosco in cui l’anno addietro hanno deliberato di costruire un mega-impianto eolico a cancellazione imperitura di ogni memoria storica e di ogni bellezza paesistica…..



Ahi, Ahi! Com’è che possono avvenire certe cose, com’è che un Berlusconi può distruggere impunemente un intero Paese ed un Bianchi (l’attuale sindaco di Faleria) può snaturare un ecosistema?



Ed ecco alcuni stralci di lettere scritte da cittadini di Faleria



“Con l’approssimarsi delle elezioni i nostri amministratori devono far cassa, e qual’è il sistema più semplice? Mandare al taglio il bosco. La notizia è questa, per quello che mi è stato riferito da persone informate dei fatti, la parte iniziale del bosco dalla sbarra d’ingresso e per tutto il tratto di strada fino alla prima piazzola nella parte destra scendendo fino alla forra è stata assegnata per il taglio, non posso dare ulteriori informazioni non avendo avuto modo di reperire documenti ufficiali, unica altra notizia è che il taglio molto probabilmente inizierà ad inizio Febbraio, per cui a tutti quelli che vogliono godere ancora dello spettacolo del bosco, un consiglio affrettatevi, da febbraio non avrete più di cosa godere. Non ho trovato per il taglio, nessun bando d’asta nel sito comunale, non ho visto e non mi è stato segnalato nessun annuncio su quotidiani locali o nazionali, e non è dato sapere nemmeno se all’asta abbiano partecipato una o più ditte, quando ha avuto luogo, dove, ed il suo esito.

Non voglio parlare del ritorno economico del taglio, per le casse comunali, ma visto che proprio in questi giorni il comune sponsorizza una colletta tra i cittadini per raccogliere 15.000 euro necessari per il restauro dell’affresco della Chiesa collegiata di San Giuliano, questo ritorno deve essere ben misero. Infine non voglio dar credito nemmeno a chi insinua che questi soldi servono per la prossima campagna elettorale, certo sarebbe corretto e dovuto, rendere partecipe la cittadinanza per cosa viene sacrificato il vero ed unico patrimonio rimasto di questo comune.

Raccogliamo firme per fermare l’utilizzo indiscriminato di questo patrimonio naturalistico in nostro possesso e che stiamo distruggendo con ritmi sempre più pressanti. In molti posti del mondo, quando vengono messe a rischio aree boschive di interesse, le associazioni naturalistiche intervengono. Occorre aumentare la sensibilità di tutti verso il bene comune, ed in particolare verso il patrimonio naturale del territorio in cui si vive…” (Admin di Faleria.info)



Ed inoltre…



“Credo che fermare il taglio del bosco sia impresa che non interessi granché la gente, visto l’evidente disinteresse generale e la poca conoscenza e partecipazione (ricordo che ad una domanda fatta l’anno scorso agli alunni della scuola elementare di Faleria su chi conoscesse il bosco di Fogliano, si sono viste alzare pochissime manine)…. Inoltre esiste l’incongruente convinzione (senza concreti riscontri reali) suffragata dai cosiddetti “esperti”, che il taglio sia addirittura benefico e necessario (???). E’ vero che questa amministrazione da sempre si distingue per la poca trasparenza dei propri movimenti, ma che la gara di appalto possa essere stata aggiudicata senza che vi sia notizia in nessun posto, lo trovo assai strano. Per quanto riguarda la condivisibile raccolta firme, la estenderei direttamente alla possibilità di rendere il bosco un parco protetto o di farlo rientrare a tutti gli effetti sotto la gestione del Parco del Treja (sicuramente ci sarebbero, tanto per cambiare, scogli burocratici da superare…). Questa eventualità è naturalmente strettamente legata al fondamentale e strategico punto: aumentare la sensibilità di tutti verso il bene comune, ed in particolare verso il patrimonio naturale del territorio in cui si vive. E qui ci sarebbe veramente molto da fare… e da lottare. Rimboschiamoci le maniche!”



“Il bosco di Fogliano è molto bello, in posizione fortunata ed ha grandissime possibilità di “utilizzazione” naturale, paesaggistica, culturale, ludica, didattica, ecc.. purtroppo queste potenzialità sono poco sentite dalla popolazione, anche (ma non solo) per colpa di una noncurante gestione che privilegia interessi politici, personali ed economici a scapito degli altri. Confesso che io preferisco andare nel contiguo Parco del Treja dove posso stare tranquillo e lasciar scorazzare i miei figli senza il fastidio e l’apprensione di vedere sfrecciare automobili, persone armate, rumori di motoseghe e trattori a cingoli, fiumi fogna e paesaggi desolanti. E già, ma il bosco di Fogliano è a Faleria e segue le stesse sorti di un paese mal gestito e sconosciuto ai più (significativo il fatto che spesso le agenzie immobiliari al momento di pubblicizzare enunciano “a 2 km da Calcata” e già non Faleria), quindi diciamo che rientra magnificamente e coerentemente nell’ideale a cui appartiene: che possiamo aspettarci? Speriamo in un futuro migliore? Speriamo, speriamo…” (Armando Marchesini)



Ma torniamo ad Ottone III, l’imperatore giovinetto, illuso di poter rivivere a Roma antiche glorie, l’Imperatore cominciò a concepire l’idea di ristrutturare il vecchio e glorioso Impero Romano. Il greco e il latino vennero imposte come lingue ufficiali dell’Impero, sostituendo così il tedesco. Ottone III trasferì la capitale del regno d’Italia a Roma, facendosi chiamare console, senatore e imperatore dei Romani. L’insurrezione del popolo romano del 1001 lo costrinse a fuggire da Roma dove non poté più tornare. Ottone III morì misteriosamente nel 1002, all’età di ventidue anni, nel bosco di Fogliano, a Castel Paterno, presso Faleria (Viterbo). Il suo corpo venne riportato dal suo esercito in Germania, dove venne seppellito nella cattedrale di Aquisgrana, vicino a Carlo Magno. La sua tomba, in ogni caso, è andata perduta. E come la sua tomba anche il bosco che vide i suoi ultimi giorni, andrà perduto….



Paolo D’Arpini



Altri articoli su Faleria:

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giovedì 20 gennaio 2011

Anche i D'Arpini, nel loro piccolo, a volte si incazzano.... Comunicato Stampa (indirizzato a chi lo vuole leggere!)


"La ballata del Paolo D'Arpini"

L'Italia arranca, Berlusconi non trova di meglio, per salvarsi dagli scandali, che accusare i PM di “non essersi fatti gli affari loro”... In Liguria aumenta la spinta della camorra ed altre mafie, non parliamo della situazione in Lombardia ed altre regioni del nord... che ormai sono messe peggio della Campania. La crisi energetica ed economica causa disperazione e incertezza sul futuro, un giovane su cinque non ci prova nemmeno a cercare lavoro... e gli altri 4 comunque non lo trovano, se non in squallidi callcenter o come servitorelli dei potenti... Eppure le soluzioni governative sono “demenziali” e l'opposizione non ha migliori idee... Tra l'altro pende sulle nostre teste il rischio “nucleare” che oltre a costare miliardi di euro in progettazione non garantirebbe una costante produzione energetica, in quanto l'uranio sta finendo, come il petrolio, ed inoltre le centrali sarebbero esposte al rischio di incidenti ed attentati disastrosi... Ah, a proposito, sapevate l'ultima? L’ 11 dicembre 2010 oltre 200.000 litri di fanghi radioattivi sono fuoriusciti da tre piscine lesionate presso la miniera d’uranio Somair in Niger, miniera che appartiene al gigante nucleare francese Areva. I fanghi si sono riversati nell’ambiente, causando una vera e propria catastrofe radioattiva.... Dulcis in fundo, ho letto su un quotidiano che si è tenuta una riunione di scienziati sul “rischio” estinzione della specie umana... Beh, pare che le probabilità siano altissime e potrebbe succedere tra breve...

Possibile che dobbiamo dichiarare forfait senza nemmeno tentare di salvare l'uomo dalle bassezze e stupidità in cui è precipitato? Possibile dunque che dobbiamo rassegnarci a diventare topi o scarafaggi sperando che in quella forma l'intelligenza trovi maggiori possibilità di sviluppo? Beh, in difesa della specie umana compiamo uno sforzo, partendo dalla consapevolezza personale di ognuno ed....

è giusto che ognuno operi nel proprio ambito e nella propria comunità... (dice bene il proverbio "ognuno per sè e dio per tutti) in modo che se ognuno risolve i problemi interni del proprio Paese non serviranno più banchieri e finanzieri internazionali nè gendarmi del mondo che vengano a "salvarci" (a spese nostre).

Perciò vediamo cosa accade oggi in Italia e quali potrebbero essere le soluzioni.

Mai, come in questo momento, si può constatare, senza ombra di smentita, che l’Italia sta trasformandosi in una repubblica fondata sul "capitalismo selvaggio": cioè 10 famiglie e loro gestori, in possesso del 50% del patrimonio nazionale e che rappresentano circa il 20% dell’elettorato, quindi minoranza certa.
Questo capitalismo selvaggio sta cancellando la definizione costituzionale di repubblica fondata sul lavoro. Ed è incontestabile che quasi tutti i politici ed i parlamentari nostrani, nominati ma non eletti, di destra e di sinistra, non intendono farsi rottamare e quindi rinunciare ad una poltrona di scandalosi privilegi finanziati dall’80% di contribuenti/consumatori/elettori/lavoratori.

Dunque, ultima ratio, se quell’80% di cittadini, indipendentemente dalla posizione da loro rivestita nella società, intende risolvere i propri problemi, non si faccia più plagiare dal 20% di succhiatori di sangue e..

Soluzioni possibili;
1) Diserti in massa le urne mostrando la nudità del re.
2) Instauri la democrazia diretta attraverso la disubbidenza civile e il rifiuto dell'apparato burocratico
3) Organizzi una forza laica di riconversione ecologica di tutta l'economia e tecnologia che governi attraverso esponenti tecnicamente qualificati che si impegnano a lavorare gratuitamente per il Paese.


Paolo D'Arpini - http://paolodarpini.blogspot.com/

mercoledì 19 gennaio 2011

I Ching, frequenze vibrazionali, pulsioni telepatiche nei vari modi percettivi e comprensione dei meccanismi del pensiero



Proprio stamattina parlando con Caterina Regazzi, mia compagna di vita, delle capacità telepatiche, menzionate dalla neurochirurga Milena Auretta Rosso, mi sono ritrovato a spiegare come i 5 elementi contribuiscono a comunicare attraverso le loro energie. Ognuno dei 5 elementi tradizionalmente riconosciuti (sia in Cina che in India) rappresenta uno dei 5 sensi e noi sappiamo che i cinque sensi sono diversi canali e modi comunicativi fra la mente interna e quella esterna. Ma  esistono anche  cinque elementi più "spirituali" o psichici che superano la comunicazione fisica dello stato di veglia, questi 5 elementi definiti in sanscrito Tanmatra - 5 potenzialità sensoriali o elementi sottili -  precedono i  cinque Indrya, o sensi, ad essi subordinati. ...
 
Vediamo così che è possibile che le emozioni, i pensieri astratti, le sensazioni inconsce, possono essere trasmesse e percepite negli strati profondi della  mente in forma di pulsazioni psichiche o telepatiche. Ma sulla base degli elementi di nascita  che noi manifestiamo in forma congenita (sono diversi per ognuno) possiamo diversamente percepire e trasmettere queste pulsazioni psichiche o telepatiche. A volte confondiamo tali pulsazioni con i messaggi psicosomatici e comportamentali e riteniamo perciò che la telepatia vera e propria non esista, trattandosi di una semplice capacità interpretativa della mente che osserva i movimenti, le parvenze, i piccoli particolari ed i vezzi facciali e degli occhi delle persone che noi stiamo ascoltando o osservando...
 
No, la trasmissione telepatica è possibile anche ad occhi chiusi o in silenzio, lontano dal "trasmettitore" o "ricevente"  ed anche a posteriori od in anticipo rispetto agli eventi correlati... in tal caso si chiama preveggenza o divinazione.
 
Ma questa qualità della mente non può essere volutamente utilizzata, come una tecnica di ascolto, al contrario funziona proprio in assenza di modificazioni mentali e supposizioni.  Per questo si dice nello yoga che solo con la mente "vuota" è possibile collegarsi con il tutto che ci circonda,  l'Aura mentale  della specie umana (inconscio collettivo) e la Mente universale.  
 
Durante i vari incontri per parlare della spontanea capacità "percettiva e divinatoria" (mi riferisco alle "letture" sull'I Ching e sistema elementale indiano) ho affermato che i diversi aspetti psichici da noi incarnati e le energie degli elementi che ci contraddistinguono formano una specie di “griglia” attraverso la quale noi riusciamo a percepire il mondo esterno e le situazioni sulla base della sintonia (od opposizione)  incontrata. Ove questa “griglia”,  il nostro modo percettivo,  non aderisce con le situazioni e le emozionalità diverse che ci giungono dagli altri automaticamente sentiamo una forma di repulsione. La nostra empatia ed antipatia  ed il genere dei rapporti che possono essere instaurati con le persone con le quali veniamo in contatto dipende solo dalla configurazione del filtro interiore delle predisposizioni innate. Ma, allo stesso tempo, la comprensione che ogni aspetto della psiche o dei colori delle energie (elementi)  dipende dal movimento nel caleidoscopio della mente di un "qualcosa" di indifferenziato che è alla radice della mente stessa, è importantissimo per riconoscere la comune matrice. I diversi aspetti nascono in seguito alla separazione primordiale,  Yin e Yang, e  dai movimenti consequenziali delle propensioni e dal raggruppamento in cantoni di accettazione e repulsione (sulla base dello specifico aspetto da noi incarnato in cui ci riconosciamo).
 
Le opposizioni sono però aspetti completamenti della stessa energia archetipale, per cui  le incomprensioni e comprensioni sono solo un “modus operandi” della mente ed un modo di riconoscere  le affinità o le differenze,   il fine della coscienza evoluta è comunque quello di riportare tutto all’unità.
 
Su questo stesso argomento, riporto le riflessioni della cara amica Antonella Pedicelli, docente di filosofia e cultrice dello yoga, la quale afferma: "Sperimentare la vita in un corpo materiale, rappresenta, per un essere umano, una continua possibilità di “apprendimento” e di evoluzione. La scelta delle esperienze, ovviamente, non è casuale: ci muoviamo ed agiamo spinti da “forze e pulsioni” che, nella loro complessa varietà di nomi e appellativi, non fanno altro che determinare il “movimento” nella nostra quotidianità. Il movimento rappresenta, sul piano dell’esistenza pura, l’incipit di ogni creazione, il “bisogno” fondamentale del principio ideatore stesso. Colui che è, in quanto tale, manifesta il suo essere nel movimento e nel conseguente continuo “fluire”, che, a sua volta, genera cambiamenti non immediatamente percepibili dal nostro umano sentire. Nei rapporti di vaio genere che tendiamo a “creare” in questo spazio-tempo scelto per l’esistenza nella quale trova dimora lo spirito che ci anima, spesso siamo soliti usare termini nei quali appare evidente il sentimento del “contrasto”, o per meglio dire, della “in-comprensione”. Io penso in un modo, lui o lei la pensano in tutt’altra maniera. Questo è un fenomeno semplice, molto semplice e complesso insieme. Viaggiamo su “frequenze vibrazionali” che non sempre si trovano in sintonia, una specie di “carrello” che, per alcuni è dotato di freni, per altri no! La direzione del carrello è la stessa, ma non la velocità e neanche l’energia impressa nelle ruote. La nostra singola percezione ci permette di intuire questo “meccanismo”, ma i “termini razionali” impressi nella nostra mente, creano la situazione del disagio, del pericolo e quindi assumono posizione di “difesa”, a volte con l’attacco,diretto verso chi la “pensa diversamente da noi”! In verità, invece, è solo una condizione come tante, uno “status” che sta “percorrendo la sua strada” al di fuori di ogni giudizio e di ogni “etichetta”. Riconoscere la “diversità” è un passaggio importante nella crescita personale, sul piano dell’apertura universale e della fiducia verso noi stessi; accogliere la nostra “percezione” è un atto d’umiltà che rende speciale la visione della Vita"
 
Ed ora alcuni semplici consigli sul come "vuotare" la mente in modo da poterla rendere permeabile e pulita,  uno specchio terso che riflette senza ombre la realtà. Questa operazione non è comunque funzionale  alla capacità di percezione telepatica o divinatoria, essendo  più  una conseguenza che uno scopo del lavoro di pulizia interna.  
 
Innanzi tutto cominciamo ad osservare come la mente tende a creare dei problemi “fittizi”. Questo è uno degli aspetti  che le impedisce di  funzionare in modo spontaneo, libera da preconcetti.  Alla base delle preoccupazioni mondane –ovviamente- c’è sempre il senso di responsabilità  per le nostre azioni dovuto all’identificazione con il corpo-mente. Il processo dell’individualizzazione è una propensione  innata  della mente. La mente è  la capacità riflettente della coscienza che assume su di sé  il compito dell’oggettivazione (dualismo) e quindi della creazione del cosiddetto mondo delle forme. L’esteriorità è la sua tendenza.
 
Eppure  non  è una condizione definitiva o   irreparabile, anche le sensazioni più negative possono essere trascese. Le preoccupazioni mondane che ci assalgono sono frutto del meccanismo  mentale che proietta l’attenzione sui fattori esteriori, desideri e paure,  ed è per questa ragione che nella meditazione si consiglia di  fissare l’attenzione sulla  consapevolezza, sul soggetto,  ignorando le apparizioni mentali,   che son solo “impedimenti” (distrazioni)  che sorgono per inveterata abitudine all’esternalizzazione,  non tenerne conto significa restare quieti  mantenendo l’osservatore in se stesso.
 
Paolo D’Arpini
http://www.circolovegetarianocalcata.it/paolo-darpini/

martedì 18 gennaio 2011

Sunti sul corso dell'I Ching, zodiaco cinese e sistema elementale indiano a Treia: quarto incontro 12 dicembre 2010 e quinto incontro 9 gennaio 2011



Nella foto: prima a sinistra Orietta Duca, in centro Paolo D'Arpini con la cagnetta Magò, a destra Renata Bevilacqua



Quarta Lezione: 12 dicembre 2010

Esagramma N° 19 Tigre Acquario
11 Coniglio Pesci
34 Drago Ariete
43 Serpente Toro
1 Cavallo Gemelli
44 Pecora Cancro
33 Scimmia Leone
12 Gallo Vergine
20 Cane Bilancia
23 Cinghiale Scorpione
2 Topo Sagittario
24 Bufalo Capricorno

Questa tabella (numeri a sinistra) ci consente di vedere gli esagrammi di riferimento abbinati ai rispettivi animali (sia quelli dello zodiaco cinese che i segni occidentali).

Consideriamo ora il fatto che gli animali si associano a loro volta agli elementi, (Terra, Metallo, Acqua, Legno, Fuoco) in questo modo vengono modificati gli aspetti dell'animale stesso; le sue caratteristiche psichiche si “colorano” in modo diverso a seconda degli elementi a cui si abbinano.

Dovremmo cercare di integrare tutti gli aspetti archetipici che ci riguardano per evitare di creare delle disarmonie dovute alla repressione di alcuni tratti e questa eventualità potrebbe portare addirittura ad una “esplosione” delle caratteristiche trascurate (che si manifesta in forma di malattia o malessere). Aderendo alle qualità dello spazio-tempo come le stagioni dell'anno o i momenti zodiacali possiamo trovare i periodi più adatti per estrinsecare le nostre qualità espressive.


Archetipo del Momento Corrente: Il Topo (dal 22 novembre al 21 dicembre)
Vari tipi di Topo

Topo/Metallo: raffinato, edonista. 1900 e 1960
Topo/Acqua: intelligente, astuto, profondo, talentuoso. 1912 e 1972
Topo/Legno: estroverso, amichevole, brioso, insicuro. 1924 e 1984
Topo/Fuoco: originale, indipendente, energico. 1936 e 1996
Topo/Terra: coscienzioso, egocentrico. 1948 e 2008

…..........................
Quinta Lezione: 9 gennaio 2011 - Calendario cinese e forma oracolare:

Come accennato in precedenza il calendario cinese è un calendario lunare in cui l'inizio dell'anno è sancito dal passaggio di tredici lune (si considera il passaggio delle lune nuove o nere).

Il Libro dei Mutamenti, come tradizione orale, addirittura precede la formazione del calendario cinese: si trattava inizialmente di un sistema divinatorio basato sulle coordinare spazio-temporali e su di un responso oracolare affermativo o negativo in cui la linea spezzata rappresentava il no e la linea intera rappresentava il si, in modo del tutto analogo al sistema divinatorio degli sciamani mongoli e tibetani (a cui è collegato) e a quello della Pizia o delle Sibille nel mondo mediterraneo.
I cicli di base del calendario cinese sono costituiti da sessanta anni. I Cinesi erano pragmatici ed il sistema lunare si rifà alla condizione spazio-temporale sulla terra, ai cicli stagionali che riguardano tutti gli esseri viventi; i movimenti dei pianeti, al contrario, non vengono analizzati perché si privilegia l'aspetto del qui ed ora in cui ci troviamo immersi.


Commentari del Libro dei Mutamenti:

I commentari sono ad opera di Lao Tze con il Taoismo e di Confucio e/o dei suoi discepoli, circa nel 600 a.c. Nell'I Chin si possono riconoscere anche alcune influenze di tipo buddista.
Secondo la filosofia cinese gli aspetti negativi non vanno scartati ma per dare la giusta risposta è necessario tenere il giusto comportamento. Questo comportamento è rappresentativo dell'evoluzione.
Secondo il criterio cinese ed indiano (soprattutto nel sistema Taoista ed Advaita) è necessario vivere la propria natura liberandosi dalle sovrastrutture come le influenze culturali e sociali.
Lo Zen stesso ci esorta a perseguire l'autenticità piuttosto che la perfettibilità.
A questo proposito rammento un proverbio della Tuscia: “Il Meglio è nemico del Bene”.


Come leggere il Libro dei Mutamenti:

Il Libro dei Mutamenti è un libro di conoscenza e andrebbe letto come un “romanzo” in cui i personaggi sono costituiti dagli esagrammi stessi.
Lasciarsi pervadere dalle immagini evocate senza tentare un'analisi è il modo migliore per avvicinarsi ad esso; il testo va compreso sia per mezzo della razionalità che per mezzo dell'intuizione, usando cioè la mente con la sua parte sia logica che analogica ovvero Yang e Yin.
Il nostro studio ci porta ad analizzare tutti i modi espressivi della mente fino ad arrivare a comprendere che colui che osserva non è diverso da quello che è osservato (e questo viene corroborato persino dalle recenti scoperte della fisica quantistica).


Ambito di formazione del Libro dei Mutamenti:

Nel periodo iniziale della formazione del Libro dei Mutamenti vigeva ancora il matriarcato ed in esso se ne trovano delle tracce, per esempio nell'esagramma “Il Farsi Incontro” in cui vediamola donna prendere l'iniziativa nell'avvicinarsi ad un gruppo di uomini.

Nella cultura greca assistiamo alla lotta tra Venere, rappresentante del fascino femminile, e Minerva che rappresenta l'intelligenza nelle sue qualità femminili.
Al tempo della fondazione dell'impero cinese c'era già il patriarcato che arriverà in Europa con gli Indo-Europei scalzando il matriarcato (vedi studi dell'archeologa lituana Maria Ginbutas), le cui ultime vestigia sono ravvisabili a Creta ed in Sardegna, luoghi abitati delle ultime enclavi di stampo matriarcale.
Le divinità tipiche del periodo matriarcale sono le divinità ctonie (della terra e sotterranee) mentre quelle relative al periodo patriarcale sono le divinità “celesti” che “virtualizzano” il concetto stesso di divinità, per esempio il dio dei Giudei (che è poi lo stesso del cristianesimo e dell'islam).

Nel sistema zodiacale indiano e nel libro dei Mutamenti il principio maschile e quello femminile sono considerati paritari salvo che per un lieve accento a favore della cultura patriarcale; come esempio portiamo il concetto, presente nel Libro dei Mutamenti, secondo il quale la Terra senza la fecondazione del Cielo non potrebbe produrre i suoi frutti. E' da notare comunque che la Devozione è la qualità principale della Terra e la Conoscenza è la qualità del Cielo. I due aspetti vanno integrati in quanto costituiscono una realtà unica.

Ricordiamo qui che il greco ed il latino sono lingue di derivazione sanscrita; parimenti la filosofia greca rappresenta un aspetto speculativo simile a quello della filosofia indiana (vedi Socrate e Plotino). Infatti i Greci sono di origine indoeuropea (tale civiltà parte dalla valle dell'Indo e del fiume Sarasvati ora prosciugato e si estese fino alla Persia). Altra popolazione indoeuropea furono gli Ittiti, che invasero la Mesopotamia e zone limitrofe.

Alcune considerazioni filosofiche:
Possiamo dire che la perfezione nella forma è una convenzione e come tale “perfettibile”; la perfezione per i Cinesi e gli Indiani risiede piuttosto nell'assoluto, nella coscienza interiore, nella fase che precede ogni attributo. Da qui il concetto di verità indefinibile ed ineffabile che può essere solo evocata e vissuta nello scioglimento del soggetto individuale nel soggetto universale.
L'esistenza è espressione dell'assoluto che non si comprende né si descrive, ma all'interno del dualismo appare in forma di conoscenza empirica di un soggetto che conosce l'oggetto.

La nostra ricerca presente è basata sulla conoscenza degli aspetti pratici di questa manifestazione duale, salvo il negarlo di tanto in tanto per ricordarci che non è la verità ultima, questo percorso non è di apprendimento per conoscere quello che intimamente siamo, Coscienza Assoluta, ma ci serve soprattutto per “disintossicarci” dalla tendenza esternalizzante e da tutto ciò che essa produce (il senso di identificazione con la forma ed il nome) perché vogliamo dare meno valore a questo aspetto specifico. In realtà analizziamo l'esterno (ovvero gli aspetti riconoscibili della mente) solo allo scopo di poterne riconoscere la non-sostanzialità.

Reincarnazione e Buddismo:
La reincarnazione secondo il concetto buddista non è di tipo personale.
L'incontro dello Yin con lo Yang porta alla manifestazione fisica e psichica senza che questo percorso formativo sia legato all'essitenza di un io individuale; si tratta piuttosto di un modo espressivo della coscienza che assume una determinata sembianza ed identità sulla base delle caratteristiche psicofisiche in cui si imbatte.

In altre parole l'io individuale è solo una tendenza mentale, un pensiero, una capacità identificativa, che non ha sostanza ed è solo un riflesso che si forma nella coscienza. Perciò secondo il criterio buddista non c'è alcun io individuale che si reincarna ma solo una sequenza di pensieri e tendenze mentali in una sorta di prosieguo evolutivo.

Per questa ragione si indica la realizzazione di Sé come un “ritrovare” ciò che si è sempre stati e non il raggiungimento di un qualcosa che si ottiene ex novo, questa “conoscenza di sé e allo stesso tempo imponderabile ed indefinibile ed onnicomprensivo. L'insieme di tutto ciò che è.
Mentre credere in uno stato duale (dio e anima, creatore e creatura, io e l'altro, etc.) significa fissazione su un fotogramma mentale e quindi corrisponde alla morte. Qui si pone l'esempio dell'esame di un organismo, in cui non si tiene conto dell'insieme vitale, che è come il sezionare un cadavere per capirne il funzionamento. Ma la comprensione di quel che è vita può venire solo dalla diretta esperienza e non da una sterile analisi sul cadavere.
La coscienza è, non è coscienza di, e noi siamo coscienza.

Rappresentanze collegate alle linee che compongono gli esagrammi:

Primo Trigramma:
(in basso)
1a linea (dal basso)- Terra/Gente Comune
2a linea- Uomo/ Professionista, Capacità Imprenditoriale
3a linea- Cielo/Funzionario, Sacerdote

Secondo trigramma:
(sovrastante)

1a linea (dal basso)- Terra/Ministro
2a linea- Uomo/Sovrano
3a linea- Cielo/Supremo

Si noti come tra il primo ed il secondo trigramma la scala gerarchica salga per abbracciare tutti i modi espressivi. La modalità “ottimale”, sulla base di una confacenza, viene esplicitata nell'esagramma 63 “Dopo il Compimento” ed evidenziata nella sua propensione al compimento nel l'esagramma 64 “Prima del Compimento”. Il 64 è l'ultimo esagramma nel Libro dei Mutamenti ed è considerato di maggior valore rispetto al precedente perché il movimento insito in esso porta ad un senso di perenne accrescimento e ricerca di armonia.
Ma non dimentichiamo che tutti gli esagrammi sono formati dall'incontro della Terra con il Cielo.


Esagramma del Momento Corrente: “Il Ritorno” (Dal 22 dicembre-20 gennaio)

Fino al Solstizio le giornate si accorciano sempre più ed il Solstizio stesso rappresenta la giornata più corta dell'intero anno, dopo la quale il periodo di luce prende gradualmente ad aumentare di nuovo. Questa dinamica viene rappresentata visivamente da cinque linee spezzate con una sola linea intera alla base: la “luce che entra dal basso” ritorna.
“Radice e tronco del carattere”- il carattere è la capacità estrinsecativa; la linea intera sottostante alle cinque spezzate rappresenta il bene in quanto essa è la radice che inizia a formare il carattere.
In questo caso gli “ignobili” sono ancora in maggioranza ma si percepisce la “luce interiore” o “bene” che inizia la sua ascesa.
In questa circostanza sentiamo il richiamo del bene presente come coscienza come sostanziale e la luce come da sua natura si pone ad emendare ciò che è disdicevole per la crescita del nostro carattere.

La capacità evolutiva è la capacità di rialzarsi dopo ogni caduta; rappresenta anche ogni inversione di rotta, l'autocritica, la conoscenza di sé: si voltano le spalle alla confusione dell'esteriorità (l'apparire, la ricchezza, ecc.) e si scorge il divino nel profondo dell'anima, ovvero l'Uno.

La suddetta visione è in stato germinale ma possiede già un valore intrinseco rispetto agli oggetti esteriori: l'Uno è la nostra natura e troviamo l'identità nella forza evolutiva che si compie nell'esistenza.
L'animale archetipale corrispondente è il Bufalo (Capricorno); esso rappresenta l'intelligenza minervina femminile ed ordinativa, il risveglio dell'anima. L'ordinamento è meritocrazia senza prevaricazione, la modalità appunto matriarcale. Per ottenere questo tipo di ordine è necessario l'abbandono dell'emozionalità.
Il bufalo rappresenta inoltre la forza stabilizzatrice nelle prove della vita, l'integrità. Esso possiede autocontrollo, dedizione e fedeltà; è conservatore ed analitico.

Il Nobile e L'ignobile:
Le Vie del Nobile e dell'Ignobile sono prodotte dal movimento interno alla psiche collettiva.

Il Nobile non può seguire la via degli Ignobili per sconfiggere i medesimi in quanto seguirebbe il “male” nel suo percorso. Ciò che il Nobile può fare è conservare il seme dell'intelligenza, non certo ricercare risultati nel mondo esterno. Questa qualità va preservata in vista di un successivo sviluppo della coscienza a favore dell'evoluzione.

La massa segue sempre l'energia dominante, positiva o negativa che sia. Al momento in cui la massa raggiunge il suo massimo livello di espansione si ottiene il seguente livello evolutivo o della coscienza. La spirale evolutiva è un processo eterno che non può compiersi all'interno del processo stesso in quanto si svolgerebbe nello spazio-tempo.

Ci è concesso coltivare noi stessi a patto di rispettare le condizioni in cui ci troviamo: non dobbiamo quindi rinunciare allo svolgimento delle funzioni nell'ambito esterno ma evitare accuratamente di subire il fascino di tutti quei meccanismi che indeboliscono il potere della coscienza (qui intesa anche in senso morale).

Si trova il “retto agire” per mezzo di verosimili sforzi volti ad ampliare e condividere la coscienza che ci appartiene; questo atteggiamento è tipicamente confuciano mentre il Taoismo è più improntato all'osservazione distaccata.
Il mondo spirituale si trova qui nella vita quotidiana, è sempre presente nella manifestazione a rappresentare il potere della manifestazione stessa.
Le identificazioni sono tutte di carattere illusorio ma allargando il campo dall'interesse da esclusivamente personale a quello della propria famiglia, della terra di origine e così via, si allargano i confini della nostra “gabbia” mentale fino a trascenderli, in un vero e proprio processo di espansione della coscienza... che infine trova il compimento in se stessa.

Renata Bevilacqua

lunedì 17 gennaio 2011

Bioregionalismo attuativo: "Proposte concrete per l'attuazione bioregionale nel Centro Italia"


Sembra di sognare. E' stato emanato un bando per uno studio di fattibilità per un asse di sviluppo economico Rieti - Terni. Ho vissuto in prima persona, occupandomi di politica, il dramma della paura dei ternani di vedersi fuggire attività industriali e artigianali verso Rieti a causa dei benefici della cassa per il mezzogiorno di cui beneficiava il nucleo industriale Rieti-Cittaducale.

E' stata questa paura che ha impedito fino ad oggi il completamento della dorsale appenninica che, partendo da Civitavecchia e arrivando a Sora, dovrebbe congiungere tutto l'appennino centrale ai due porti del tirreno a nord (Civitavecchia) e a sud (Napoli), facendo uscire dall'isolamento tutte le città che gravitano sotto le montagne più alte dell'Appennino a cominciare da quella di Rieti.
Finalmente oggi il tratto Rieti-Terni sembra essere una realtà, tempi tecnici e soldi permettendo. Ma francamente il bando di uno studio di fattibilità per la valorizzazione dell'Asse Rieti-Terni mi ha sorpreso non poco. Evidentemente o stanno cambiando i tempi, o finalmente i ternani si sono chiarite le idee, e ciò che prima appariva negativo ora è diventato positivo.
Il progetto è sostenuto dalla Cassa di Risparmio di Terni e dalla relativa Fondazione e il bando può essere visionato sia nel sito della provincia di Terni che in quelli della provincia e del comune di Rieti.

Si tratta in sostanza dell'asse Marmore-Piediluco-lo speco francescano di Narni-la Valle Santa con i suoi quattro santuari francescani, la Valnerina ed il comune di Stroncone, i comuni di Labro, Greccio, Colli sul Velino, Cittaducale, Morro, Cantalice, Poggio Bustone e Rieti. Esso prevede la riqualificazione turistica, paesaggistica e ambientale del bacino fluviale e lacustre della cascata delle Marmore, del fiume Velino, dei laghi di Piediluco e Ventina che potrebbero essere oggetto di un progetto di navigabilità con natanti ad energia alternativa, nonché il turismo religioso con il perfezionamento della via Francigena che dalla Valnerina, attraverso Terni e la Valle Santa, giunge fino a piazza San Pietro di Roma.
Un tale asse, assistito dalla presenza del tratto stradale Terni-Rieti della dorsale appenninica, avrebbe tutte le caratteristiche per imporsi alla attenzione delle correnti del turismo internazionale che oggi ignora quasi completamente tutta questa zona tranne che per un turismo mordi e fuggi limitato alla cascata delle Marmore e ai santuari della Valle santa.

Il territorio di cui parliamo è uno dei più belli dell'Italia centrale subappenninica, situato intorno a centro geografico della penisola conteso tra più città della zona, che Marco terenzio Varrone indicò a Reate, e che rende accessibili tutti i principali e più alti monti dell'appennino, come il gruppo dei monti Reatini, i monti della Laga, i Sibillini ed il Gran sasso d'Italia, dal versante tirrenico della penisola. Francesco d'Assisi, partendo da sua città natale, lo percorse e abitò tutto, lasciando tracce della sua presenza in molti luoghi ritenendolo ideale per il suo percorso di santità.

Esso fino ad oggi è rimasto quasi interamente trascurato da ogni forma di investimenti da parte della società emersa nella seconda metà del XX secolo, e non perché non fosse idonea, ma perché è rimasta tagliato fuori dalle vie di comunicazione realizzate dalla politica sotto le pressioni delle zone più forti demograficamente e quindi più appetibili elettoralmente. Il dio voto impone le sue regole allo sviluppo nazionale.

Ciò da un certo punto di vista è stato un male, ma per un altro è stato un bene perché lo ha preservato dalle brutture urbanistiche che hanno imbrattato il suolo nazionale e ne hanno conservate intatte le potenzialità.
Così oggi esso è ideale per essere utilizzato in tutte le sue potenzialità di sviluppo economico indirizzato verso una corretta fruizione dell'ambiente coniugando sviluppo e ambiente.

Il bando sponsorizzato dalla provincia di Terni e dalla Fondazione della Carit dimostra non solo che i ternani hanno finalmente capito che lo sviluppo non può essere legato alla conservazione dei piccoli egoismi locali, ma che bisogna allargare l'orizzonte unendo le potenzialità omogenee di zone più allargate anche al di fuori della propria regione di appartenenza con progetti di ampio respiro. Forse lo hanno capito anche perché la città di Terni, che prima della seconda guerra mondiale era la più importante non solo dell'Umbria, ma anche tra tutte le città a nord di Roma e a sud di Firenze, ha registrato un notevole declino a favore di Perugia che ne ha preso il posto, e con quali risultati!

Non mi pare poco, specie se si pensa che per far maturare questo processo ci sono voluti sessanta anni.
Il fatto è che oggi per recuperare il terreno perduto bisogna fare presto perché l'economia italiana è in forte crisi e la gioventù stenta a trovare un posto di lavoro degno di questo nome.
Uno sviluppo come quello prefigurato dal bando di cui sopra presuppone una partecipazione diretta e attiva della popolazione, non si può pensare che debba essere lo stato a mettere in moto tutte le iniziative economiche necessarie per attivare un processo di sviluppo.

C'é bisogno di una imprenditoria locale del settore capace di approfittare dell'occasione, di idee fresche e legate alle necessità del mondo moderno assistite, questo si, dalla mano pubblica, ma solo nella fase iniziale e con un processo di controllo serio perché le esperienze precedenti in materia di assistenza allo sviluppo economico che si conoscono nel nostro paese sono legate allo spreco, se non al malaffare.

Quanti soldi la regione Lazio ha impiegato a Rieti per restauri di palazzi abbandonati a se stessi che dovevano servire allo sviluppo turistico, e nei quali corrono i sorci, e per progetti di sviluppo in settori silvicoli che non sono serviti a niente!

Sono stati dati tanti soldi, e una volta dati chi s'è visto s'è visto.
Riuscirà il bando per l'asse Rieti-Terni ad invertire questa tendenza e a creare le condizioni perché si imbocchi finalmente una via corretta per lo sviluppo dell'Italia centrale subappenninica? Ci vorrà molto tempo, non importa, meglio tardi che mai.
C'é da augurarselo veramente.

Gianfranco Paris, direttore di Mondo Sabino

Altri articoli bioregionali di e con Gianfranco Paris:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=gianfranco+paris

domenica 16 gennaio 2011

Caterina Regazzi: Considerazioni a margine del Regolamento (CE) 1099/2009 del Consiglio relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento



Occasionalmente faccio servizio di controllo e ispezione presso un macello bovino e ovino della mia zona, dove viene effettuata anche la macellazione col rito islamico, per cui ho rispolverato il regolamento in oggetto, per approfondire quali sono i dettami della comunità europea a proposito di tutela degli animali all'atto dell'abbattimento.

Premesse al Regolamento (le premesse indicano lo spirito, le finalità):
Immagino che per i lettori del blog sia un argomento alquanto estraneo al loro pensiero, disdicevole forse, ma sono tante le cose che non conosciamo della vita e un po' di informazione non credo sia negativa, anzi.


Le parti virgolettate sono estrapolate dal testo.
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"L’abbattimento degli animali può provocare dolore, ansia, paura o sofferenze di altro tipo agli animali anche nelle migliori condizioni tecniche. Alcune operazioni relative all’abbattimento possono causare stress e ogni tecnica di stordimento presenta inconvenienti. È opportuno che gli operatori o il personale addetto all’abbattimento adottino i provvedimenti necessari a evitare e a ridurre al minimo l’ansia e la sofferenza degli animali durante il processo di macellazione o abbattimento, tenendo conto delle migliori pratiche nel settore e dei metodi consentiti dal presente regolamento. Il dolore, l’ansia o la sofferenza dovrebbero essere considerati pertanto evitabili quando gli operatori o il personale addetto all’abbattimento violano una delle disposizioni del presente regolamento o ricorrono alle pratiche consentite senza applicare i metodi più avanzati, procurando per negligenza o intenzionalmente dolore, ansia o sofferenza agli animali."

La comunità europea quindi tiene presente che gli animali hanno una loro sensibilità e che le operazioni reletive all'abbattimento devono essere effettuate tenendone conto ed evitando le sofferenze evitabili. E' un requisito imprescindibile e deve essere tenuto in considerazione anche all'atto del controllo. La sensibilità degli operatori in queste strutture può essere adeguatamente "istruita"? E' compito del responsabile dell'impianto mettere in atto tutte le procedure (istruzione del personale, adeguamento delle strutture, laddove necessario, messa a disposizione di attrezzature idonee a l soddisfacimento di questa esigenza).

"Il benessere animale è un valore condiviso nella Comunità ......... La protezione degli animali durante la macellazione o l’abbattimento è una questione di interesse pubblico che incide sull’atteggiamento del consumatore nei confronti dei prodotti agricoli. Una migliore protezione degli animali durante la macellazione contribuisce inoltre a migliorare la qualità della carne e indirettamente produce un impatto positivo sulla sicurezza del lavoro nei macelli."

In queste premesse la protezione degli animali durante l'abbattimento è considerato un fattore che deve essere armonizzato tra gli stati membri dell'Unione europea in quanto differenti comportamenti e una differente conduzione di queste "operazioni" potrebbero incidere sulla concorrenza fra gli operatori, quindi, un fatto economico.
Macelli che si attrezzano con strutture e dispositivi idonei ad evitare, per quanto possibile, la sofferenza, intesa anche come sofferenza psicologica (paura, ansia, agitazione, stress) e istruiscono i propri operatori in un atteggiamento di protezione degli animali, hanno evidentemente spese maggiori di un macello che non ne tiene conto.

Viene anche tenuto in considerazione l'atteggiamento del consumatore che, essendo a conoscenza di un trattamento "umano" degli animali nelle strutture di macellazione, dovrebbe sentirsi più a posto con la coscienza, mentre consuma il suo pasto carneo. Ma è veramente così? Chi è tra i cosiddetti "onnivori" che si chiede, se gli animali di cui consuma le carni sono stati trattati, all'atto della macellazione, con i "dovuti riguardi"? Non ne conosco nessuno.

"Una migliore protezione degli animali durante la macellazione contribuisce inoltre a migliorare la qualità della carne".

Anche questo è scritto nel Regolamento e questo mi fa pensare alla macellazione islamica. Negli animali stressati si libera in circolo adrenalina e non so se altri neurotrasmettitori. Nelle carni di animali stressati ci sono di conseguenza alterazioni nell'acidificazione, che possono portare a rallentamento nei fisiologici fenomeni di frollatura. Non so, e lo chiedo a chi ne sa, se quei secondi che passano, dall'avvicinamento al collo dell'animale da parte dell'iman, al taglio della pelle e delle carotidi, alla caduta a terra dell'animale, privo di sensi, che indica la perdita di coscienza, sono sufficienti a far passare nelle carni questi "neurotrasmettitori della paura". L'animale perderà si più sangue, con questo metodo, ma mentre il sangue di per sè è puro, le carni non saranno in questo modo "contaminate" dall'adrenalina? Quale potrebbe essere l'effetto sull'individuo che se ne ciba? E' forse più un problema psicologico e filosofico che biologico, lo so, ma perchè non pensarci?
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"Molti metodi utilizzati per abbattere gli animali sono dolorosi. Lo stordimento è dunque necessario per indurre uno stato di incoscienza e di insensibilità prima o nel momento stesso in cui l’animale viene abbattuto. ............. Il controllo dell’efficacia dello stordimento si basa principalmente sulla valutazione dello stato di coscienza e sensibilità dell’animale. La coscienza in un animale consiste essenzialmente nella capacità di percepire emozioni e di controllare i movimenti volontari."
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"Un personale ben preparato e qualificato migliora le condizioni di trattamento degli animali. La competenza in materia di benessere degli animali comprende la conoscenza dei modelli di comportamento di base e dei bisogni delle specie interessate, nonché dei segni di coscienza e sensibilità. Comprende inoltre conoscenze tecniche riguardo ai dispositivi di stordimento utilizzati. È opportuno pertanto che il personale che esegue determinate operazioni di macellazione dispongano di un certificato di idoneità per l’espletamento delle rispettive funzioni. "

Parlare di "benessere" degli animali che vanno alla macellazione può sembrare un eufemismo.

La consapevolezza che gli animali che subiscono questo destino, comunque, in qualche modo, di più o di meno, soffrono, dovrebbe essere più diffusa. Ritengo sia da ipocriti considerare la "bistecca" alla stregua di un oggetto inanimato, quando fino a pochi giorni prima faceva parte di un essere senziente. Il cane o il gatto sono degni di cure anche le più costose per essere mantenuti in vita, per alcune persone guai a parlare di mangiare carne di cavallo, ma chi ha pena dell'agnello e del vitello? Del timido coniglio?

Non sono vegetariana, ma penso che si debba avere più coscienza di quelle che sono le nostre scelte alimentari, ma non solo, anche ad esempio di quelle energetiche e quelle relative ai consumi in generale.

Qualcuno ha detto o scritto: se i macelli avessero pareti di vetro ci sarebbero molti più vegetariani. La macellazione in proprio dei propri animali, presso lo stesso allevamento, con le necessarie norme igieniche, almeno per uso personale, dovrebbe essere, a mio parere, favorita. Si eviterebbe all'animale, almeno, la sofferenza del trasporto. Il Prof. Adriano Mantovani, di cui sono stata allieva, diceva sempre che, per un animale, il trasporto era uno stress maggiore della castrazione. Mi sento di dire che la macellazione per consumo personale di un animale che abbiamo conosciuto e allevato, se proprio riteniamo che cibarci di carne sia per noi indispensabile o almeno utile, sia più accettabile.

E' un'utopia pensare o sperare di tornare ad una società agricola in cui per lo più si consumi ciò che ci si può procacciare direttamente, o comunque dal territorio in cui viviamo, senza bisogno di allevamenti industriali e di macelli industriali. Ma i cambiamenti iniziano sempre dal piccolo e dal personale.

Caterina Regazzi,
medico veterinario, referente zootecnica per la Rete Bioregionale Italiana

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Altri articoli di e su caterina Regazzi:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=caterina+regazzi