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martedì 16 novembre 2010
Il bioregionalismo che entra nelle maglie della politica economica... in attesa del grande crollo dell'economia mondiale
Ante scriptum
Concordo con le ipotesi generali dedotte da Massimo Fini, in merito alla necessità di un ritorno alla terra ed alla ecologizzazione di tutte le attività umane sul pianeta. Sono meno pessimista di lui riguardo la situazione della Cina. Il popolo cinese é passato attraverso tribolazioni infinite nella sua storia millenaria ma é sempre stato in grado di riprendersi e continuare nel suo percorso di civiltà, avendo sempre avuto l'agricoltura come base di ripresa e sopravvivenza. Probabilmente la crisi economica mondiale colpirà duramente la struttura sociale in Cina, sicuramente meno però che negli altri paesi industrializzati.. La Cina é ancora troppo vicina e memore della sua realtà rurale..
Nel numero assurdo di cinesi si trovano ancora milioni e milioni di esperti agricoltori.. certo il ritorno alla realtà contadina comporterà per la gran massa urbanizzata fatica e difficoltà ma non sarà così impossibile come nei paesi europei in cui l'agricoltura e la cultura artigianale hanno perso ormai ogni significato. In Italia ad esempio non esistono quasi più operai artigiani in grado di produrre qualcosa di "concreto" ed utile con le loro mani... e i contadini veri, sono in via di rapidissima estinzione, potranno essercene rimasti in tutta la penisola qualche migliaio (compresi i nuovi riabitanti bioregionali) troppo pochi per sostenere un'economia di recupero.... e inoltre questi contadini non hanno a disposizione nessuna mitraglietta (come supposto da Massimo Fini) e cadranno perciò al primo urto delle masse metropolitane in fuga... alla ricerca disperata di cibo.
Ed ora ecco l'articolo "economico-politico" di Massimo Fini
La Cina sta superando gli Stati Uniti come prima potenza economica del mondo. Ad essere cinesi ci sarebbe da star contenti. Invece proprio i cinesi saranno i più fregati. Dopo aver pagato gli enormi prezzi del "take off" industriale, e offerto a questo Moloch i consueti sacrifici umani (nella Cina attuale il suicidio è la prima causa di morte fra i giovani e la terza fra gli adulti) si troveranno a primeggiare proprio quando quel modello di sviluppo economico, liberista e globale, cui hanno aderito di recente starà andando in frantumi. Saranno arrivati troppo tardi.
Il ministro delle Finanze italiano, Giulio Tremonti, in un'intervista al Corriere dello scorso inverno ha fatto trapelare fra le righe che entro tre anni dobbiamo aspettarci un altro colpo tipo "subprime". Lo ha detto in modo velato sottolineando che mentre i valori finanziari sono tornati ad essere quelli di tre anni fa, prima del crack, oggi nel mondo ogni secondo si emettono miliardi di dollari o di euro di debito pubblico. In altre parole: stiamo tamponando la crisi immettendo nel sistema altro denaro inesistente, più tossico dei titoli "tossici". Stiamo drogrando il cavallo già dopato perché faccia ancora qualche passo in avanti.
Ma prima o poi il collasso definitivo per overdose arriverà.
Potrà non essere quello ipotizzato da Tremonti fra tre anni ma quello successivo o quello successivo ancora, ma è certo che arriverà. Ci sarà il crollo del mondo del denaro, dell'"economia
di carta" come la chiamò in un famoso e preveggente saggio del 1964 l'americano David T. Bazelon che, guarda caso, non era un economista ma un intellettuale. E quando la gente delle città si accorgerà che non può mangiarsi il cemento e bere il petrolio si riverserà, disperata, nella
campagna, quel poco che ne sarà rimasta, venendo respinta a colpi di khalashnikov da coloro che, prudentemente, non l'avranno abbandonata.
Disegnando scenari apocalittici del resto un'ottantina di anni prima di Bazelon il capo indiano Tatanga Jotanka, alias "Toro seduto", ci aveva avvertito: "Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche".
Il denaro, nella sua estrema essenza, è "futuro", rappresentazione del futuro, scommessa sul futuro, rilancio inesausto sul futuro, simulazione del futuro ad uso del presente. Ma noi abbiamo messo in circolazione una così colossale quantità di denaro da ipotecare questo futuro fino a regioni temporali così sideralmente lontane da renderlo, di fatto, inesistente.
Prima o poi questo futuro, gravido dell'immenso debito di cui l'abbiamo caricato, dilatato a dimensioni mostruose e oniriche dalla nostra follia e dalla nostra fantasia, ci ricadrà addosso come drammatico presente. Tutte le correnti di pensiero, sia pur minoritarie, che ci hanno ragionato sopra (americane tra l'altro: il bioregionalismo e il neocomunitarismo) parlano, per evitare l'apocalisse prossima ventura, di un ritorno "graduale, limitato e ragionato" a forme di
autoproduzione e di autoconsumo che passano necessariamente per un recupero della terra e un ridimensionamento drastico dell'apparato industriale, finanziario e virtuale. I cinesi hanno abbandonato la terra in favore dell'industrializzazione e del libero mercato nel momento sbagliato. Saranno primi quando non avrà più senso esserlo. (Fonte Notiziario EstOvest)
Post Scriptum
Vorrei qui di seguito aggiungere alcuni consigli di sopravvivenza. Ad esempio non va bene abitare in una pianura facilmente percorribile o vicino a grandi città. Ci vuole un posto come Calcata, ma non Calcata perché ormai é troppo conosciuta da milioni di persone che potrebbero pensare di andare lì a rifugiarsi! Però lì sarebbe abbastanza difendibile perché in fondo basta far crollare il cavalcavia e i mezzi meccanici non passano più. Ed inoltre per lavorare la campagna lì bisogna sbattersi.. più che altro si potrebbe vivere di pesca e di cinghiali visto che ormai ce ne sono a migliaia..
Diciamo che un posto arroccato e fuori dalle rotte potrebbe andar bene ma bisogna accertarsi che ci sia la presenza dell'acqua e di terreno coltivabile. Poi siccome per sopravvivere bisogna essere un gruppo di una decina di persone (com'era nell'epoca preistorica in cui c'erano tutti piccoli clan di questo numero) per poter provvedere alle diverse necessità, significa che bisogna cominciare a ragionare in termini di convivenza solidale. Occorre poi sviluppare le capacità professionali, utili alla comunità, come ad esempio l'abilità in medicina o veterinaria, che sei veterinaria, imparando a praticare l'arte "veramente", conoscendo gli umani e gli animali e le loro malattie e come curarle nei modi più semplici (senza medicine chimiche, etc..)
Altra cosa che serve é la conoscenza delle erbe spontanee commestibili ed officinali, e inoltre imparare a fare le cose il più possibile con le proprie mani. Potrebbero non esserci per un periodo più o meno lungo gas ed elettricità quindi meglio disporre di minigeneratori eolici o a dinamo manuale ed anche disporre di una serie di attrezzi funzionali per ogni uso sia agricolo che domestico che di artigianato (seghe martelli pinze zappe falcetti scuri trapani a mano etc) e piccole attrezzature come ad esempio saldatori a stagno etc. Insomma non ci vorrebbe molto per assicurarsi decentemente un minimo di sopravvivenza. Non so perché vi dico tutte queste cose.. in fondo finché stavo a Calcata ho sempre pensato che qualsiasi cosa fosse successa ce l'avrei fatta a sopravvivere, se non venivo ammazzato ovviamente, per questo mi ero attrezzato con tutte quelle grotte e grotticelle con camini etc. e per questo ho pian piano imparato a conoscere le erbe utili... E' una sorta di gioco.. però potrebbe risultare utile se uno vuole continuare a campare...
Paolo D'Arpini - Referente alle Pubbliche Relazioni della Rete Bioregionale Italiana
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Altri articoli sul bioregionalismo:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=bioregionalismo
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