Lettera aperta ai "gestori del territorio" ed amministratori in genere
Certe volte ci si stupisce di come in così tanti si ribellino alla società, in particolare al potere costituito, da ampie fasce di giovani e centrifughi gruppi politici fino all'estremo di una criminalità organizzata che a volte giunge a divenire un piccolo Stato fuorilegge che si oppone al più grande Stato legale. Ci si stupisce e regolarmente si piangono le vittime che, in certi periodi più in altri meno, cadono per essersi trovate nel mezzo di uno scontro di forze ostili tra loro.
Eppure questo triste stato di cose, che si verifica regolarmente in ogni società antidemocratica retta da caste e classi che impediscono la partecipazione, che regna basandosi sull'emarginazione di persone ed idee e sulla privazione dei diritti degli individui di modo che altri ne approfittino, potrebbe all'improvviso dissolversi nel nulla, lasciando posto ad una felice condizione sociale priva di contrasti di alcun tipo.
L'Armonica Rotazione Sociale, messa in moto dalla periodica redistribuzione dei ruoli esecutivi e funzionali pubblici, è atta proprio a far sì che le persone, fluendo all'interno delle pubbliche strutture, prendano ed apportino materiale per un continuo scambio di idee e percezioni, per un divenire collettivo in grado di essere modificato e sanato da tutti e quindi da tutti apprezzato. Così facendo inevitabilmente influenzando beneficamente anche l'ambito personale e privato.
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Oggi vi sono amministratori che, focalizzatisi su una cieca difesa dell'ambiente, pensano di avere TUTTE le ragioni e con questa convizione intraprendono politiche che non di rado sono osteggiate dalla popolazione stessa. Tali amministratori purtroppo non hanno tutte le ragioni ma solo alcune e su quelle soltanto non possono basare una politica, pena il suo essere inadeguata ed incapace di trovare il pieno accordo e sostegno della collettività.
Per decenni si è trascurato di diffondere una consapevolezza demografica e di svilupparne un relativo senso e cultura. Ed oggi codesti altri, diversi, grandi amministratori pieni di ogni qualità e virtù si risvegliano di colpo accorgendosi che l'ambiente naturale è finito. Certo che è finito! Siamo cresciuti in numero più velocemente di quanto avremmo dovuto, non solo localmente ma anche globalmente, e la relativa iper-rapida crescita economica, conseguente ad ogni iper-rapida crescita demografica, sta avendo un suo naturale corso.
Pensate: nel 1953, cinquantasette anni fa, una illuminata mente fondò l'Aied, l'Associazione Italiana per l'Educazione Demografica, mentre ancora oggi questo importante elemento d'evoluzione umana e sociale viene generalmente bloccato. Proibire, vietare, imporre: questa continua ad essere la politica preferita anche dai nuovi amministratori i quali, avendo appena scoperto l'ambiente, pensano di avere appreso tutto quanto c'è da sapere e così tutto continuano ad ignorare, nella lunga tradizione degli amministratori autoritari.
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Sarebbe ora che i nuovi amministratori prendessero finalmente coscienza del blocco imposto per decenni alla cultura da coloro che si sono impossessati delle Scuole ed Università Pubbliche. Troppe sono ancora le cose che non si sanno per responsabilità di coloro che ancora occupano a vita ruoli che appartengono all'intero popolo italiano. Tra quanto tutti avremmo dovuto sapere c'è il fatto che l'Italia non è semplicemente una Repubblica, come si crede e suole dire, bensì è una società che gode tanto di una Res Publica quanto di una Res Privata. Di conseguenza il Governo centrale e le amministrazioni locali hanno da occuparsi innanzitutto della Res Publica, rispettando quanto più possibile la Res Privata.
Gli amministratori fin dal primo giorno della Repubblica avrebbero dovuto proporre l'ACQUISTO PUBBLICO delle aree sulle quali intraprendere legittime politiche di sfruttamento o preservazione naturale. Al contrario, incapaci di amministrare saggiamente la proprietà collettiva, hanno preteso affermare il loro potere su aree di proprietà privata, giungendo a cancellare il sacro diritto di ognuno di vivere sulla terra. Guaio è che senza rispettare le proprietà altrui nemmeno le proprietà collettive vengono più rispettate ed un generale astio e contrasto si sviluppa verso il potere. L'intera società va a gambe all'aria quando gli amministratori infrangono le regole che i comuni cittadini sono invece tenuti a rispettare.
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Ecco perché oggi il primo impegno di un Amministratore che desideri farsi stimare da ogni cittadino e creare insieme una società felice e funzionale, è quello di diffondere i finora nascostici due principi della Democrazia:
1) quanto di pertinenza e proprietà della Collettività va condiviso,
2) quanto di pertinenza e proprietà della Persona va rispettato.
Il primo principio porta ad esempio alla luce l'inappropriata assegnazione a vita dei ruoli pubblici i quali vanno invece periodicamente restituiti al popolo, come già avviene per i ruoli di governo. Il secondo principio aiuta tra l'altro a prendere coscienza del fatto che l'essere umano ha necessità fondamentali, che non possono essere fatte oggetto di proibizione. Il diritto di vivere sulla terra è uno di questi.
Entrambi i principi fanno sì che, con la effettiva partecipazione dei cittadini alla Cosa Pubblica ed il rispetto da parte del potere per ognuno di essi, si costruisca una comunità contro cui è impossibile trovare il minimo appiglio e quindi apprezzata e difesa da ogni suo componente.
Affermando tali principi e conservandoli non vi saranno più eserciti di giovani contestatori, di politici rivoltosi, di criminali contro tutto e tutti. I due principi della Democrazia sono un riferimento che ogni società dovrebbe custodire come uno dei suoi tesori più preziosi.
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