Sulle origini della cucina tipica caprese molto è già stato scritto. Rivoli d’inchiostro asciugato ormai dal sole. I fatti attuali ci dicono che a partire dalla notte dei tempi, è la romantica e suggestiva bellezza di quest' isola a dare sapore e colore alla sua cucina. E’ la magica ed incantata visione dei Faraglioni, ad equilibrare il dosaggio della più invitante insalata partenopea, così come la vista che sia ha sulla celebre Via Krupp, a garantire il ripieno giusto dei conosciutissimi ravioli ripieni. Nella fresca, saporita e semplice cucina caprese, da sempre convivono insieme passato e presente, si parla di una vera e propria cultura gastronomica, che ha fatto della semplicità il suo punto predominante. Quella semplicità che naturalmente non è semplice realizzare.
Tra i tanti piatti conosciuti ed apprezzati i ravioli alla Caprese, questi ravioli ripieni di ricotta grattugiata, sono il simbolo di tutta l’isola. Li apprezzò e decantò D’Annunzio nel 1909, visitando l’ isola, così come nel 1922 l’attuale Sindaco e scrittore Edwin Cerio, li scelse per onorare la cena ufficiale durante un convegno sulla tutela ed il paesaggio di Capri.
Nel 1953 nel film il disprezzo, interpretato da Brigitte Bardot e diritto dal regista Jean Luc Godard, che durante le riprese del film, imparò ad amare i totani, che odoravano di mare, cotti con le patate. Ed ancora... l'insalata caprese. La gloria di questo semplice piatto deriva dalla fantasia di un caprese e più tardi nel anni 50 si deve la celebrità grazie a Re Farouk, che al rientro nel pomeriggio dalla spiaggia di Marina Piccola, chiese un qualcosa di leggero e sfizioso: gli fu servito un panino caldo, ripieno di insalata caprese insaporita all’origano. E per finire non può mancare a fine pasto, la mitica torta Caprese, nata all’inizio degli anni 30 da due signorine austriache, eredi del pittore August Weber, approdato a Capri come naufrago con una piccola imbarcazione a remi.
Capri poi si tinge di giallo dalla primavera all’autunno, con le sue torte, liquori, babà, gelati, granite, e giardini odorosi, impera il colore intenso del suo limone rugoso, che sembra abbia origini esotiche. A partire dagli anni cinquanta, nelle case capresi nessuno osa sprecare il succo fragrante di questo limone e neppure la sua buccia. La grintosa pelle tagliata a striscioline fini è divenuta l’anima del limoncello, del liquore casalingo composto da una sapiente miscela di acqua e zucchero, con un’infusione di alcol e bucce di limone lasciate macerare per circa 24 ore. Un liquore definito digestivo, ed afrodisiaco con i suoi 32 gradi alcolici.
Rita De Angelis
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