I continui episodi di improvvisa violenza che si stanno verificando in Italia, e non solo, non hanno precedenti nella storia recente. Non passa giorno che non si registri un episodio di follia omicida di cui le vittime sono quasi sempre gli stessi familiari.
Questa lunga catena di delitti, in apparenza inspiegabili, è iniziata da quando sul mercato alimentare sono arrivate le carni delle cosiddette “mucche pazze,” anche se i mass media, i criminologi, gli psicologi, i teologi ecc. cercano altrove le cause e si guardano bene dal considerare l’eventuale responsabilità alla carne per non urtare gli interessi delle grandi industrie alimentari le quali devono vendere i loro prodotti, anche a costo di un genocidio.
Ma se la mucca, animale erbivoro, impazzisce se viene alimentata con prodotti inadatti alla sua specie, perché questo non dovrebbe succedere all’uomo, animale frugivoro che si ostina a consumare la carne, alimento adatto agli animali predatori?
Eppure era stato annunciato che gli effetti invalidanti sull’organismo umano, che hanno già causato la morte di molte persone, erano solo la punta dell’iceberg di una probabile patologia diffusa i cui effetti latenti si sarebbero manifestati a lunga scadenza.
La leggerezza a consumare le carni di un animale ucciso dalla pazzia a causa di alimenti incompatibili con la sua natura e delle disumane condizioni cui viene allevato, ha le sue inevitabili ripercussioni di cui oggi si pagano le terribili conseguenze.
Altri rischi legati alla tecnologia irresponsabile:
Secondo una ricerca pubblicata dall’autorevole Lancet, la presenza di lampade al neon si rivela minacciosamente coincidente con i tumori della pelle. Ricercatori inglesi ed australiani dicono che si tratta di dati provvisori, ma preoccupanti. Sono stati esaminati 274 casi di melanoma di donne di età 19-54 anni confrontati con 574 donne che non avevano tumori della cute. Le donne esposte alla luce fluorescente avevano il doppio della possibilità di contrarre tumore. Il danno colpirebbe in particolare le persone che lavorano negli uffici.
Franco Libero Manco
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