Osservando ciò che avviene in natura e osservando le pulsioni naturali dell’uomo non possiamo far a meno di trovare similitudini comportamentali, soprattutto nella sfera sessuale. La sessualità nell’uomo è un potente motore che ci spinge verso una specifica direzione…
La sessualità è anche cultura, è anche fonte di ricerca spirituale. Infatti nella tradizione tantrica la sessualità è il mezzo attraverso cui compiere il percorso di risalita verso la coscienza unitaria. Anche nel misticismo devozionale l'estasi è la risultanza di una forte concentrazione "sessuale".
La sessualità è anche cultura, è anche fonte di ricerca spirituale. Infatti nella tradizione tantrica la sessualità è il mezzo attraverso cui compiere il percorso di risalita verso la coscienza unitaria. Anche nel misticismo devozionale l'estasi è la risultanza di una forte concentrazione "sessuale".
Cercando di trovare una sintesi fra ciò che è spontaneo e naturale e ciò che fa parte delle aspettative o consuetudini sociali, anche in un contesto di società bioregionale, è necessario andare alla scoperta di una “sessualità ecologica” nella quale tutti riconoscerci.
Soprattutto in questo momento storico in cui il sesso è vissuto e pensato come modo d’interscambio sociale ed economico assaporiamo solo un arido amore funzionale. Al contrario nella corresponsione indifferenziata si riporta l’uomo alla sua pienezza, lontano dall’inquinamento dell’uso. Infatti far sesso è molto facile, molto meno conservare il cuore integro assieme alla consapevolezza della appartenenza all’unità.
Per ottenere un risultato soddisfacente nella nostra ricerca dobbiamo innanzitutto compiere una operazione di distacco e discernimento. Osservando le pulsioni primordiali senza cadere nella trappola identificativa con esse. Malgrado appaia che l’uomo abbia ogni cosa nelle sue mani in effetti non è così. Il fatto è che se non sentissimo che stiamo compiendo qualcosa di nostro non avremmo soddisfazione nell’agire. Se non pensassimo “ora voglio far questo..” non proveremmo alcun piacere dalle nostre azioni. Così pensiamo di essere noi a decidere. La forza che ci spinge all’azione, chiamatela natura, mente, Dio, energia vitale o qualsiasi nome, ci fa muovere a nostra insaputa. Possiamo indicare l’azione compiuta come “nostra” solo dopo che essa è avvenuta. Ma se così non fosse, ovvero se non sentissimo di essere noi gli artefici, non vorremmo portare nulla a compimento.
Ed allora come essere liberi dal senso dell’io e del mio?
E qui riportiamo l'attenzione al desiderio più impellente quello che spinge l'uomo e la donna a congiungersi carnalmente per soddisfare un bisogno fisiologico e mentale, con lo scopo di perdere almeno per un momento la coscienza di sé, in quanto agente, e fondersi nell'altro. L'osservazione di questo processo è l'unica strada che ci resta aperta per individuare il confine tra libera scelta e destino, fra schiavitù e libertà....
Possiamo così toccare la meraviglia dell'esistenza in chiave naturalistica e giungere alla riscoperta consapevole della sacralità della natura! E cosa è quest’ultima se non la visione spirituale di tutti coloro che si sentono parte indivisa della coscienza e del cosmo? Correttamente parlando questa “coscienza universale” (comune a tutti) non è il risultato di una religione ma un moto spontaneo interiore dell’uomo per integrarsi nella natura e con sé stessi.
Gli animali godono di una spontanea gioia nel loro esistere e manifestarsi ma mancano della "consapevolezza", l'uomo ha il "dovere" di compiere l'atto di ricongiungimento con la matrice universale attraverso la piena consapevolezza di Sé.
Paolo D'Arpini
Soprattutto in questo momento storico in cui il sesso è vissuto e pensato come modo d’interscambio sociale ed economico assaporiamo solo un arido amore funzionale. Al contrario nella corresponsione indifferenziata si riporta l’uomo alla sua pienezza, lontano dall’inquinamento dell’uso. Infatti far sesso è molto facile, molto meno conservare il cuore integro assieme alla consapevolezza della appartenenza all’unità.
Per ottenere un risultato soddisfacente nella nostra ricerca dobbiamo innanzitutto compiere una operazione di distacco e discernimento. Osservando le pulsioni primordiali senza cadere nella trappola identificativa con esse. Malgrado appaia che l’uomo abbia ogni cosa nelle sue mani in effetti non è così. Il fatto è che se non sentissimo che stiamo compiendo qualcosa di nostro non avremmo soddisfazione nell’agire. Se non pensassimo “ora voglio far questo..” non proveremmo alcun piacere dalle nostre azioni. Così pensiamo di essere noi a decidere. La forza che ci spinge all’azione, chiamatela natura, mente, Dio, energia vitale o qualsiasi nome, ci fa muovere a nostra insaputa. Possiamo indicare l’azione compiuta come “nostra” solo dopo che essa è avvenuta. Ma se così non fosse, ovvero se non sentissimo di essere noi gli artefici, non vorremmo portare nulla a compimento.
Ed allora come essere liberi dal senso dell’io e del mio?
E qui riportiamo l'attenzione al desiderio più impellente quello che spinge l'uomo e la donna a congiungersi carnalmente per soddisfare un bisogno fisiologico e mentale, con lo scopo di perdere almeno per un momento la coscienza di sé, in quanto agente, e fondersi nell'altro. L'osservazione di questo processo è l'unica strada che ci resta aperta per individuare il confine tra libera scelta e destino, fra schiavitù e libertà....
Possiamo così toccare la meraviglia dell'esistenza in chiave naturalistica e giungere alla riscoperta consapevole della sacralità della natura! E cosa è quest’ultima se non la visione spirituale di tutti coloro che si sentono parte indivisa della coscienza e del cosmo? Correttamente parlando questa “coscienza universale” (comune a tutti) non è il risultato di una religione ma un moto spontaneo interiore dell’uomo per integrarsi nella natura e con sé stessi.
Gli animali godono di una spontanea gioia nel loro esistere e manifestarsi ma mancano della "consapevolezza", l'uomo ha il "dovere" di compiere l'atto di ricongiungimento con la matrice universale attraverso la piena consapevolezza di Sé.
Paolo D'Arpini
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