martedì 29 ottobre 2024

I samaritani non riconoscono il sionismo...



I Samaritani si definiscono “i veri discendenti di Mosè” e considerano Israele un progetto coloniale. Hanno persino un seggio al Parlamento dell’Anp. Ma sono sottoposti a varie restrizioni da Tel Aviv. E ora rischiano anche l’estinzione

Si prosternano al suolo dopo aver recitato parti del libro Sacro. Le voci dei fedeli fanno eco e si confondono con quella della guida spirituale che dirige la preghiera comunitaria. Le tuniche bianche e i cappelli rossi simboleggiano il giorno di festa e preghiera. Siamo a Nablus, in Cisgiordania, nei territori palestinesi ai piedi del monte Garizim, dove sorge Kiryat Luza, un piccolo villaggio abitato da poche centinaia di persone, tutti Samiriun, una delle più piccole sette religiose al mondo,  divisi tra Nablus e Holon, in Israele. Sarebbero i Samaritani citati nella Bibbia. E si definiscono «i veri discendenti di Mosè, a differenza degli ebrei israeliani (che sono di origine khazara turcomanna n.d.r.)».

Origini e destino

Le prime tracce dei Samiriun risalgono al XII secolo a.C. Sarebbero loro il popolo di Israele citato nella Bibbia, che Mosè condusse in Terra Santa dopo la fuga dal Faraone. Si considerano “Shamiri”, cioè i veri conservatori della tradizione ebraica, e i possessori dell’unica copia originale della Torah. Dopo aver raggiunto, la Palestina si stanziarono a Nablus e vissero in pace sotto gli imperi che si susseguirono, da quello romano a quello ottomano, vivendo di preghiera e commerci pacifici con i vicini, fino alla nascita dello Stato di Israele, che segnò l’inizio dello scontro con i “nuovi arrivati” dall’Europa, da loro considerati estranei.

I Samiri seguono i dieci comandamenti e hanno riti specifici per il pellegrinaggio sul monte Garizim, che si svolge ogni anno. Pregano ogni giorno e digiunano una volta all’anno come forma di espiazione dei peccati.  Il loro numero è passato da diverse migliaia sotto l’impero romano alle poche centinaia di oggi e si teme possano estinguersi. Non è concesso infatti sposarsi al di fuori della setta Samiri ed essendo poco numerosi, i giovani spesso sono costretti a lasciare il gruppo per sposarsi liberamente con persone di altre fedi.

Attualmente i Samiri sono ben pochi. Alcuni hanno cittadinanza giordana, altri palestinese, altri ancora israeliana. Parlano arabo ed ebraico e sono tutti sono accomunati da un legame forte con la Palestina, in particolare con Nablus dove la maggior parte dei Samiri è nata e cresciuta accanto ai fedeli musulmani e cristiani. E tutti considerano Israele come un progetto politico di occupazione dei Territori palestinesi.



Stralcio di un articolo di Omar Abdel Aziz Ali 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.