E’ cominciata nel marzo 2022, quando l’Occidente collettivo ha bloccato i siti web dei principali media russi (RT, ecc.), ha chiuso i loro account su YouTube, Facebook, compreso il Ministero degli Esteri russo, e su altre piattaforme, e ha vietato le trasmissioni satellitari dei canali TV russi (Russia 24, Pervyj, RTR Planeta). La Russia ha più volte avvertito che prima o poi sarebbero arrivate misure di ritorsione, ma si è limitata a bloccare l’accesso a Facebook. Tutto inutile. Passati 26 mesi, è stata la volta di RIA Novosti, Izvestija e Rossijskaja Gazeta.
Alla fine la Russia ha reagito e ha bloccato l’accesso sul territorio russo ai più odiosi mezzi di propaganda occidentali, in totale ce ne sono 28. Si tratta dei giornali più importanti, come il francese Le Monde, lo spagnolo El País, l’italiano Repubblica e la storica americana russofoba Radio Liberty.
In generale, dubito che il pubblico russo sentirà la differenza; erano già popolari solo tra gli emarginati e, per dovere d’ufficio, tra i giornalisti. Certo, si può sempre utilizzare un sistema VPN, che racconta frottole sul luogo da cui uno si connette. Ma non sarà mai un fenomeno di massa. Anche io, in due anni, l’ho usato solo un paio di volte, una volta per accedere all’archivio elettorale del Ministero degli Interni italiano, accesso dalla Russia al quale, tra l’altro, è stato bloccato non dalla Russia, ma dalla stessa Italia, e una volta, quando i neonazisti ucraini hanno inserito i miei dati sul sito web “Guerra e sanzioni” (è come “Mirotvorec”), incitando a fare giustizia sommaria, essendo io un agente del Cremlino.
Senza vergogna, i giornali italiani La Repubblica e La Stampa, ora sanzionati, si sono affrettati a dichiarare, come se si fossero preparati in anticipo: “Limitare la lettura dei giornali significa nuocere alla libertà delle persone e impedire la circolazione di idee e opinioni diverse”.
A sì? Mentre bloccare i media russi è un ostacolo alla propaganda del Cremlino? Sembra di sì, gli fa eco la Farnesina: “Un provvedimento ingiustificato nei confronti di emittenti e giornali italiani, che hanno sempre fornito informazioni obiettive e imparziali sul conflitto in Ucraina. Questi media seguivano criteri di informazione oggettiva”. Se la dicono e se la cantano. Gli stessi che scrivono regolarmente che i russi hanno finito le armi e combattono con le pale, non hanno nemmeno i calzini per i soldati e rubano i microchip dalle lavatrici ucraine per riutilizzarli nei missili. Non sto scherzando, lo scrivono davvero.
E infine, il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller: “Questo è un altro segno che il governo russo sta reprimendo il giornalismo perché ha paura che il suo stesso popolo ascolti la verità, ascolti la verità sulle azioni della Russia all’interno della Russia, sulle azioni del governo di repressione del proprio popolo, delle azioni della Russia volte a invadere e occupare il territorio del suo vicino.
Li vediamo da tempo dare un giro di vite al giornalismo”. Funziona tutto come un orologio svizzero. Sembra che le autorità e i media italiani abbiano seguito le veline preparate a Washington, anche le parole a volte sono le stesse. Dicono che in URSS i giornali borghesi occidentali fossero vietati. Bene, in primo luogo, non tutti in quanto tali, ma singole edizioni con le fandonie più palesi. Ed erano anche vietati i materiali pornografici, i pornazzi. Non sono più giovane, ma la mia memoria è ancora buona.
Ricordo come andavo nel sottopasso della stazione della metropolitana Komsomolskaja, dove c’era l’unica edicola Sojuzpe at’ che vendeva il giornale l’Unità, tra l’altro, per soli 20 kopejki, i centesimi di rublo. Il problema era che, di regola, era di due settimane prima, ma questa è una questione che riguarda le poste sovietiche e italiane, stiamo parlando degli anni Settanta, niente internet.
Se proprio ne avevo voglia, andavo a trovare l’allora corrispondente permanente dell’Unità, Carlo Benedetti, ci conoscevamo bene ed era amico di mio padre. Lui aveva il giornale di tre giorni prima.
Perché racconto questo? Perché in Italia non era possibile leggere la Pravda o le Izvestija. Ecco tutto ciò che dovete sapere al riguardo. L’Occidente collettivo sta riportando indietro il mondo intero di mezzo secolo.
Mark Bernardini
Video collegato: https://www.youtube.com/watch? v=F348_8pZLvM
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