lunedì 31 luglio 2017

Acqua - Ecco cosa succede quando i Beni Pubblici vengono privatizzati


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La crisi idrica mette a nudo i danni
di mala gestione e privatizzazione dell'acqua

Stop alla distribuzione dei dividendi, tutti gli utili per la ristrutturazione delle reti idriche

L'emergenza idrica è oramai un'evidenza conclamata, con effetti nefasti sulla disponibilità per uso umano, sull'agricoltura e più in generale sull'ambiente.  
Si tratta di una drammatica realtà provocata dall'acuirsi dei cambiamenti climatici a cui, da oltre vent'anni, si sono sovrapposti i processi di mercificazione e privatizzazione dell'acqua 
I fautori dell'ingresso dei privati nella gestione dell'acqua avevano utilizzato come argomento forte la grande opportunità di apporto di capitali da parte di quest'ultimi per rendere più efficiente il servizio, per restrutturare le reti e costruire gli impianti di depurazione. Inoltre, grazie al mercato e alla concorrenza, il tutto sarebbe stato più economico per i cittadini.  
La proposta comprendeva anche l'ovvio beneficio all'ambiente visto che si sarebbe salvaguardata maggiormente la risorsa. 
Vent'anni dopo le tariffe e le perdite delle reti sono aumentate, gli investimenti sono diminuiti, l'Italia è sotto procedura d'infrazione da parte dell'Unione europea per l'inadeguatezza del trattamento delle acque reflue. 
E' evidente che qualcuno non l'ha raccontata giusta.
Oggi i fautori del mercato e delle privatizzazioni, non contenti del permanere in tariffa, sotto mentite spoglie, della remunerazione del capitale investito abrogata dal referendum, sostengono che le tariffe non forniscono abbastanza soldi per fare gli investimenti per cui devono essere ulteriormente innalzate fino ad allinearsi ai livelli europei. 
 
Che qualcosa non torni in queste argomentazioni è molto semplice dimostrarlo:
  • le quattro “sorelle dell'acqua” (IREN, A2A, ACEA, HERA), ossia le quattro grandi società multiutilitiy quotate in borsa, tra il 2010 e il 2014 hanno distribuito oltre 2 miliardi di € di dividendi ai propri soci, addirittura oltre 150 mln di € in più degli utili prodotti nello stesso periodo;
  • ACEA ATO 2 S.p.A. tra il 2011 e il 2015 ha distribuito in media come dividendo ai propri soci (quasi esclusivamente ACEA S.p.A.) il 93 % degli utili prodotti, ossia circa 65 mln di €/anno, per poi ottenere dalla stessa ACEA S.p.A. dei finanziamenti a tasso di mercato che utilizza per fare gli investimenti.
Utilizziamo questi esempi perchè le 4 multiutility rappresentano gli operatori più rilevanti del mercato italiano rifornendo complessivamente circa 15 mln di cittadini.  
Mentre ACEA ATO 2 S.p.A. è un caso emblematico rispetto al fallimento del modello di gestione privatistico che ancora oggi si vorrebbe estendere a tutta Italia: perdite delle reti che sono quasi raddoppiate negli ultimi 10 anni, emersione del disastro ambientale dovuto all'abbassamento del livello delle acque del lago di Bracciano, la minaccia dell'azienda di razionare l'acqua a 1,5 mln di cittadini romani a seguito dell'imposizione dello stop alle captazioni dal lago, diminuzione degli investimenti.  
I dati ci dicono in maniera palese che i soldi ci sono ma che non sono utilizzati per effettuare gli investimenti e garantire così un servizio essenziale, ma per remunerare gli azionisti (pubblici e privati), ossia il modello di gestione privatistico, secondo cui il costo totale del servizio idrico è interamente coperto dalla tariffa e l'affidamento viene fatto a soggetti privati, ha dimostrato il suo fallimento.  
E' necessaria dunque una radicale inversione di tendenza rispetto a questo modello, che si può realizzare unicamente con la ripubblicizzazione del servizio idrico e un nuovo sistema di finanziamento, basato sulla leva tariffaria, sulla finanza pubblica e la fiscalità generale. Parte integrante di questo modello di gestione pubblica è la predisposizione di un Piano nazionale per la ristrutturazione delle reti idriche.
In coerenza con quest'impostazione, a fronte della situazione di emergenza idrica che si è evidenziata in quest'ultimo periodo di tempo e che comunque ha caratteristiche strutturali, occorre mettere in campo rapidamente alcuni interventi in grado di aggredirla e dare ad essa soluzioni utili. In particolare, due ci sembrano le misure prioritarie che si possono assumere in tempi brevi, anche attraverso una strumentazione legislativa come il decreto legge, che contempli:
  • la destinazione degli utili delle aziende che gestiscono il servizio idrico alla ristrutturazione delle reti idriche, sulla base del Piano nazionale ad esso dedicato;
  • incentivi all'ammodernamento degli impianti di irrigazione in agricoltura (ad es. irrigazione a goccia) e all'utilizzo delle acque piovane;
  • incentivi alla realizzazione di reti idriche duali ed all’installazione di dispositivi per il risparmio idrico nell’edilizia di servizio, residenziale e produttiva.

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

domenica 30 luglio 2017

Hans Hermann Hoppe: "Il mito della democrazia e l'ordine naturale delle cose"


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La revisione storica
Armato di una semplice teoria economica e politica, nel mio libro[2] presento una ricostruzione revisionista della storia moderna occidentale: dell'emergere dagli ordini feudali [che erano entità non statali] degli Stati monarchici assoluti e della trasformazione del mondo occidentale, cominciata con la rivoluzione francese e completata con la fine della prima guerra mondiale, che ha visto il passaggio degli Stati monarchici a quelli democratici e l'assurgere degli Stati Uniti al ruolo “di impero universale”. Gli scrittori neo-conservatori, come Francis Fukuyama, hanno interpretato questa evoluzione come un progresso della civiltà e hanno proclamato la “fine della storia” che sarebbe arrivata con il trionfo della democrazia occidentale e la globalizzazione ([quest’ultima necessaria] per rendere il mondo sicuro per la [realizzazione della] democrazia). La mia interpretazione teorica è invece completamente diversa. Essa comporta la distruzione di tre miti storici.

Il primo mito
Il primo e più fondamentale mito [da sfatare legato alla democrazia] è che l'emergere da un ordine precedente (il periodo feudale) degli Stati sia stata la causa del progresso economico e civile che ne è seguito. La teoria ci induce invece a ritenere che tale progresso ci sarebbe comunque stato nonostante, e non a causa, la formazione degli Stati.
Lo Stato può essere definito convenzionalmente come: un’agenzia che esercita un monopolio territoriale, imposto con la forza, sia sulla decisione finale da prendersi in caso di controversie (giurisdizione) sia sulla tassazione[3]. Per definizione quindi, ogni Stato, a prescindere dalla sua particolare costituzione è economicamente ed eticamente inadeguato. [Perché è inadeguato?] Ogni monopolio è un “male” dal punto di vista del consumatore. Intendiamo per monopolio la mancanza di libero accesso ad una particolare linea di produzione: solo un’agenzia A può produrre il servizio od il prodotto X.[4]
Ogni monopolio è “maligno” per i consumatori perché, essendo protetto dall'ingresso di altre agenzie nella propria linea di produzione, il prezzo dei suoi prodotti sarà più alto e la loro qualità inferiore di quanto potrebbe invece essere in caso di libero accesso da parte di altre agenzie [cioè essendo il mercato aperto alla competizione di altre agenzie che operassero nella stessa linea di produzione]. Ovviamente il fatto che proprio il potere supremo di prendere decisioni sia esercitato in regime di monopolio è particolarmente “maligno”. Al contrario di altri monopoli che producono beni di qualità inferiore [e prezzo superiore rispetto a un regime di competizione], un monopolio giudiziario oltre a produrre servizi di qualità inferiore produce dei veri e propri “misfatti”, perché un tale monopolista è giudice supremo di ogni conflitto e quindi anche di quelli che lo riguardano direttamente. Di conseguenza, invece di tendere a prevenire e risolvere conflitti, un giudice supremo monopolista sarà portato naturalmente a causare e provocare conflitti da comporre a proprio vantaggio.[5]
Non solo nessuno, potendo evitarlo, accetterebbe un tale monopolio nella fornitura di servizi giudiziari, ma [non accetterebbe] nemmeno il fatto che sia il giudice monopolista a determinare unilateralmente il prezzo dei propri “servizi”. È facilmente prevedibile, che un tale monopolista userebbe sempre più risorse (proventi della tassazione) per produrre sempre meno beni e perpetrare sempre più misfatti. Questa situazione non è la ricetta per la protezione dei cittadini ma per la loro oppressione e sfruttamento. Il risultato del costituirsi di uno Stato, quindi, non è la pacifica cooperazione [economica tra i cittadini] e l'ordine sociale, ma il conflitto, la provocazione, l'aggressione, l'oppressione e l'impoverimento in altre parole la de-civilizzazione (imbarbarimento). Questo, soprattutto, è quello che ci ha mostrato la storia degli Stati. Essa è infatti, in primo luogo, la storia di milioni di vittime innocenti del potere statale[6].

Il secondo mito
Il secondo mito riguarda la transizione dalle monarchie assolute agli Stati democratici. Non solo i neo-conservatori interpretano questo sviluppo come progresso, ma c'è un accordo pressoché universale sul fatto che la democrazia rappresenta un progresso nei confronti della monarchia e che sia la causa dello sviluppo morale ed economico recente. Questa interpretazione è particolarmente curiosa alla luce del fatto che la democrazia è stata invece la fonte di tutte le forme di socialismo:[7] del socialismo democratico europeo, del liberalismo e del neo-conservatorismo americano così come del socialismo internazionalista, quello sovietico, del fascismo italiano e del nazionalsocialismo in Germania. Ma più importante è il fatto che la teoria contraddice questa interpretazione: sia la monarchia, sia la democrazia sono inadeguate in quanto Stati, ma la democrazia è peggiore della monarchia.
Dal punto di vista teorico, la transizione dalla monarchia alla democrazia riguarda né più né meno il fatto che un “proprietario” monopolista ereditario, il principe o il re, sia sostituito da un “curatore” monopolista temporaneo e intercambiabile, il presidente, il primo ministro, e i membri del Parlamento. Sia i re sia i presidenti democratici produrranno dei misfatti[8], ma un re, poiché “possiede” il monopolio e può venderlo o tramandarlo ai propri eredi, si curerà degli effetti delle proprie azioni sul valore di questo suo capitale. In quanto proprietario del capitale sul “suo” territorio[9], il re sarà relativamente orientato al futuro. Per conservare e migliorare il valore della sua proprietà, egli lo sfrutterà moderatamente e in maniera calcolata. Al contrario, un curatore democratico temporaneo e intercambiabile non “possiede” il paese ma, per il tempo che rimane in carica, gli è consentito di usarlo a proprio beneficio. Questo non solo non elimina lo sfruttamento, anzi lo rende di corte vedute (orientato al presente) e non calcolato [(sfrenato)], cioè condotto senza alcun riguardo per il valore futuro del capitale presente nel paese.[10]
Neppure il libero accesso [da parte di tutti i cittadini] a qualsiasi carica dello Stato è un vantaggio della democrazia (rispetto ad un regime monarchico, in cui l'accesso al potere è regolato discrezionalmente dal sovrano). Al contrario, è solo la competizione nella produzione di merci e servizi che è buona cosa mentre la competizione nella produzione dei misfatti non è affatto cosa buona. I re, che giungono alla loro carica in funzione della loro nascita, possono essere o dei dilettanti incapaci di fare danni o invece degli uomini decenti (mentre se sono dei pazzi, di essi ci si prenderà cura rapidamente e se necessario verranno eliminati proprio dei parenti più stretti, preoccupati del futuro della dinastia). Questo [processo di salita al potere] è in un acuto contrasto con [quanto avviene per] la selezione dei governanti democratici per mezzo delle elezioni popolari che rende praticamente impossibile, per una persona incapace o decente, di arrivare al vertice dello Stato. Presidenti e primi ministri raggiungono le loro posizioni come risultato della loro efficienza in quanto demagoghi moralmente privi di inibizioni. Pertanto la democrazia fa si che virtualmente solo persone pericolose giungeranno ai vertici del governo.
In particolare la democrazia può essere vista come un mezzo per promuovere nella società un aumento del tasso di preferenza temporale ([un maggior] orientamento al presente) ovvero condurre ad una maggiore una “infantilizzazione”[11] della società stessa. Un [ulteriore] risultato della democrazia è il continuo aumento delle tasse, della circolazione di denaro cartaceo [(al posto di denaro merce, come oro e argento]), dell'inflazione di denaro cartaceo, un infinito flusso di nuova legislazione e un debito “pubblico” continuamente crescente. Così la democrazia conduce alla riduzione dei risparmi, all'aumento dell'incertezza legale, al relativismo morale, all'illegalità e al crimine. Inoltre, la democrazia è uno strumento di confisca e redistribuzione della ricchezza e del reddito.[12] Essa conduce al prelievo, per mezzo della legge, della proprietà di alcuni, coloro i quali hanno [gli abbienti], e alla distribuzione di quanto preso loro ad altri, quelli che non hanno [i non abbienti][13]. E poiché è presumibile che sia qualcosa che ha valore ciò che è ridistribuito, si tratta di qualcosa che coloro i quali “hanno”, hanno troppo e coloro i quali “non hanno”, hanno poco. Tale redistribuzione fa sì che l'incentivo a produrre qualcosa di valore sia sistematicamente ridotto.[14] In altre parole, la proporzione delle persone dai comportamenti, dalla forma e dall'apparenza poco corretta aumenterà e la vita sociale diventerà sempre meno piacevole.
Infine, per ultimo ma non ultimo, l’avvento della democrazia ha causato un radicale cambiamento nella condotta delle guerre. Poiché è possibile esternalizzare i costi della propria aggressione nei confronti di altri (attraverso il ricorso alla tassazione) sia i re che i presidenti saranno più che “normalmente” aggressivi e guerrafondai.[15] Comunque, il motivo che ha un re per dichiarare una guerra è tipicamente una disputa di proprietà o ereditaria. L'obiettivo di questa guerra monarchica è tangibile e di carattere territoriale: guadagnare il controllo su un territorio e sui suoi abitanti. Per conseguire questo obiettivo è nell’interesse del re distinguere fra i combattenti (i suoi nemici e interessanti dell'attacco) e i non-combattenti e le loro proprietà (affinché vengano tenute fuori della guerra e non vengano danneggiate [visto che in caso di vittoria entreranno a fare parte del patrimonio reale e sarà necessario spendere soldi per ricostruirle]). La democrazia ha invece trasformato le guerre limitate dei sovrani in guerre totali. La ragione della guerra [da territoriale] è diventata ideologica: [con l’avvento della democrazia si fa una guerra per] la democrazia, la libertà, la civilizzazione, l'umanità. Gli obiettivi sono adesso intangibili ed elusivi: la conversione ideologica degli sconfitti, preceduta dalla loro resa incondizionata (la quale, poiché non si può mai essere certi della sincerità di una conversione, può richiedere mezzi come l’omicidio di massa di civili). E la distinzione tra i combattenti e i non-combattenti diventa sempre più sfumata e, alla fine, scompare e il coinvolgimento popolare nella guerra di massa, la leva universale obbligatoria e le adunanze oceaniche, così come i “danni collaterali” diventano parte integrante della strategia di guerra.

Il terzo mito
Infine, il terzo mito infranto è la convinzione che non esistano alternative alle democrazie sociali occidentali, all'americana. Di nuovo, la teoria dimostra il contrario. Prima di tutto, questa convinzione è falsa perché le moderne social-democrazie non costituiscono un sistema economico stabile e sono destinate a collassare sotto il proprio peso parassitario,[16] in maniera del tutto simile all'implosione del socialismo sovietico di due decenni orsono. Ma cosa ancora più importante è che una stabile alternativa alla democrazia esiste. Il termine che propongo per quest’alternativa è: “ordine naturale”.
In un ordine naturale ogni risorsa scarsa, inclusa tutta la terra, è posseduta privatamente, ogni impresa è finanziata da clienti paganti volontariamente oppure da donatori privati e l'ingresso in qualsiasi linea di produzione, inclusa quella della protezione della proprietà, dell'arbitraggio dei conflitti e della difesa, è libero.
Se lo Stato disarma i propri cittadini per potere essere capace di derubarli più facilmente, rendendoli più vulnerabili ad attacchi criminali terroristici, l’ordine naturale, al contrario, è caratterizzato da una cittadinanza armata. Quest’ultima caratteristica è, infatti, favorita dalle compagnie di assicurazione, le quali svolgono un ruolo importante in quanto fornitori di sicurezza e protezione in un regime di ordine naturale. Gli assicuratori incoraggeranno i loro clienti a detenere armi, offrendo loro il pagamento di premi bassi se essi sono armati e ben addestrati all'uso delle armi. Per loro natura, le assicurazioni sono agenzie difensive. Siccome solo i danni accidentali e non ha auto-inflitti, causati o provocati sono assicurabili, gli aggressori e i provocatori si vedranno negare la copertura assicurativa e rimarranno pertanto più deboli [di fronte ad aggressioni da parte di terzi][17]. Poiché gli assicuratori devono indennizzare i propri clienti in caso di conflitto, devono preoccuparsi continuamente della prevenzione delle aggressioni criminali, del recupero della refurtiva e della cattura dei responsabili dei danni causati[18].
Inoltre la relazione tra assicuratori e clienti è di tipo contrattuale. Le regole del gioco sono mutuamente accettate e definite. Un assicuratore non può “legiferare” o, in maniera unilaterale, cambiare i termini del contratto. In particolare se un assicuratore vuole attrarre una clientela pagante[19] deve tenere conto, nei propri contratti, della possibilità di conflitto non solo tra i propri clienti ma specialmente con i clienti di altre assicurazioni. L'unica possibilità per un assicuratore in grado di coprire in maniera soddisfacente questo ultimo caso è di essere legato contrattualmente a un arbitro terzo. Comunque non basterà un qualsiasi arbitro perché gli assicuratori in conflitto tra loro devono concordare sull'arbitro o l'agenzia di arbitraggio da scegliere e, per essere accettabile agli assicurati, un arbitro deve offrire un prodotto (una procedura legale e un giudizio effettivo) che dia luogo al consenso morale più ampio possibile tra gli assicuratori e i clienti. Così, contrariamente alle condizioni statuali, un ordine naturale è caratterizzato da una legge stabile e prevedibile e da una migliorata armonia legale.
Inoltre, le compagnie di assicurazione promuovono lo sviluppo di un ulteriore elemento di sicurezza. Gli Stati non solo hanno disarmato i loro cittadini portandogli via le armi, ma le democrazie in particolare hanno  privato i propri cittadini del diritto all'esclusione promuovendo invece, attraverso politiche di non discriminazione, di azioni positive, e multiculturali un’integrazione forzata.[20] In un ordine naturale il diritto all'esclusione inerente alla stessa idea di proprietà privata è invece restituito ai legittimi proprietari.
Così per ridurre i costi di produzione della sicurezza e migliorarne la qualità, un ordine naturale si caratterizza per un aumento di discriminazione, di segregazione, di separazione spaziale, di mono-culturalismo (omogeneità culturale), di esclusività e di esclusione. In aggiunta dove gli Stati hanno indebolito le istituzioni sociali di intermediazione (i nuclei familiari, le chiese, di accordi tra gruppi, le comunità locali, i circoli) e i livelli di autorità ad essi associati per incrementare il loro potere nei confronti di individui sempre più isolati e uguali l'un l'altro, un ordine naturale è distintamente non ugualitario: elitista, gerarchico, proprietario, patriarcale e autoritario e la sua stabilità dipende essenzialmente sull'esistenza di una aristocrazia naturale conscia di sé stessa e volontariamente riconosciuta [dagli altri cittadini].

Strategia
Come può l'ordine naturale emergere dalla democrazia? Nel mio libro, chiarisco il ruolo delle idee, degli intellettuali, delle elite e della pubblica opinione nella legittimazione e delegittimazione del potere statale. Un ruolo importante ha la secessione e la proliferazione di entità politiche indipendenti verso la realizzazione di un ordine naturale e il come fare a privatizzare la proprietà “pubblica” e quella “socialista”.[21]

INTERVENTO CHE IL PROFESSOR HANS HERMANN HOPPE HA FATTO DURANTE IL CONVEGNO TENUTOSI ALL'UNIVERSITA' DI PADOVA. GRAZIE A MAURIZIO BALESTRIERI PER LA TRADUZIONE.




[1] Hans Hermann Hoppe. Traduzione di Maurizio Balestrieri, 18 ottobre 2009. La traduzione del testo originale in lingua inglese, che si trova a questo indirizzo web: http://j.mp/3ywD1B, è completa ad eccezione dei primi due e dell’ultimo paragrafo.
[2] “Democrazia: il dio che ha fallito”, H. H. Hoppe, Liberilibri, 2006. http://j.mp/In9nm (NdT).
[3] Nessun altro oltre lo stato può imporre tasse sul territorio in cui lo stato è presente. Basti pensare alla lotta contro il pizzo.
[4] Nel campo della telefonia in Italia fino agli anni ’80,  la SIP era il monopolista delle telecomunicazioni perché non era possibile, per legge, per nessuna altra azienda occuparsi di telecomunicazioni. E così era anche con l’ENEL nel settore della produzione e distribuzione di energia elettrica. (NdT)
[5] Ad esempio, alzerà l’aliquota IVA e se qualcuno tenterà di opporsi attraverso il sistema legale verranno poste in essere delle norme apposite per impedire che ci possano essere ricorsi in materia tributaria o sugli espropri. (NdT)
[6] Le vittime dei conflitti del XX° secolo scatenati dagli stati (prima e seconda guerra mondiale e conflitti regionali). (NdT)
[7] E’ chiaro il disprezzo per l’autore dell’ideologia socialista, ovvero una ideologia che nega il valore fondamentale della proprietà privata.
[8] Agendo entrambi in regime di monopolio. (NdT)
[9] Le terre, le strade, i palazzi, i paesaggi, ecc.
[10] La differenza è la stessa che esiste tra la cura con la quale il proprietario di un appartamento tratta gli infissi, le porte, i pavimenti, i bagni e di come li tratta un inquilino che abiterà un appartamento non suo per un periodo di tempo limitato. Se devo costruire, ad esempio, una strada per avere il consenso della popolazione locale, non mi interessa se quella strada distrugge il paesaggio e l’economia di una vallata che attraversa perché danneggia il turismo di quel luogo, perché questo danno si manifesterà nel lungo periodo e nel lungo periodo non sarò più al mio posto e non sarò nemmeno chiamato a rispondere dei danni che ho creato.  (NdT)
[11] Basti pensare ai “bamboccioni”, che stanno a casa con babbo e mamma fino a 35 anni, o alle persone che spendono tutto quello che hanno senza risparmiare per la vecchiaia, che acquistano a credito spendendo di più di quello che hanno perché attratti dal luccichio dei gadget e della moda. (NdT)
[12] Riduzione dei risparmi: se c’è inflazione è preferibile spendere i propri risparmi materializzandoli in beni tangibili anziché farseli erodere progressivamente ed irrimediabilmente dall’inflazione; incertezza legale, relativismo morale ed illegalità: il continuo ed inarrestabile flusso di nuove leggi e regolamenti non fa altro che creare confusione e nella notte scura tutte le vacche sembrano nere, ovvero non si sa più dove stia il male ed il bene perché qualunque cosa si faccia c’è una legge od una norma amministrativa che si infrange; crimine: il fatto che i cittadini sono privati delle armi fa si che le armi le abbiano solo i delinquenti. (NdT)
[13] Basti pensare alle imposte progressive sul reddito. (NdT)
[14] Se mi prendono forzatamente quello che ho per darlo ad altri che hanno meno perché hanno lavorato meno di me o hanno risparmiato meno di me, che incentivo ho io a comportarmi correttamente, a risparmiare e a produrre di più se poi verrò espropriato dei miei guadagni?  (NdT)
[15] Rispetto a coloro i quali devono pagare di tasca propria le attività belliche, anziche farle pagare al contribuente. (NdT)
[16] Esistono delle ragioni teoriche del perché questo avverrà e sono legate alla impossibilità, in assenza di un sistema di prezzi originatisi dal libero scambio, di valutare quale azione o scelta economica sia da fare o meno. (NdT)
[17] Non potranno sottoscrivere dei contratti di protezione a loro favore perché si tratta di persone che causano guai con il loro comportamento provocatorio, rimanendo quindi non protetti da attacchi portati loro da terzi ancora più aggressivi di loro o dal personale di sicurezza delle assicurazioni deputato alla cattura di persone che hanno causato danni a terzi. (NdT)
[18] Perché li rimborsino o siano messi ai lavori forzati per ripagare la vittima. (NdT)
[19] La clientela qui paga volontariamente il servizio di protezione offerto e non forzosamente (tassazione), come avviene per i servizi di protezione erogati dallo stato. (NdT)
[20] Qui il concetto è quello della forzata integrazione, anziché quella che avviene per libera scelta quando, ad esempio, si chiama dalle Filippine una collaboratrice domestica offrendole contrattualmente un alloggio e uno stipendio. (NdT)
[21] Tutto questo è spiegato estesamente nel libro. (NdT)


sabato 29 luglio 2017

Quel furbetto di Macron ed i governicoli testicolari italioti di fede masovivisezionista


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Macron inizia a sistemare le cose per Total e ai danni di ENI riunendo al tè delle cinque, con intelligenza pari all’ottusità del governo italiano, il farlocco bottegaio Serraj (fantoccio ONU e Usa, ma soprattutto dei tagliagole di Misurata) e il generale Haftar, a capo, non di una milizia di qualche signore della guerra, ma dell’ Esercito Nazionale Libero, forza armata dell’unico parlamento democraticamente eletto (Tobruk), padrone ormai di tre quarti della Libia e del suo petrolio. Appoggiato dall’Egitto e dalla Russia. Il che ai francesi sta bene. E starebbe bene pure all’ENI, dunque all’Italia. E neanche Trump pare aver niente da ridire. Ma Roma, sotto pressione della criminalità politica organizzata statunitense e dei suoi tentacoli sinistro-imperialisti (tipo il manifesto), Haftar, amico di Al Sisi, di Putin e riabilitatore di Saif Al Islam Gheddafi, non lo toccherebbe neanche con una pertica.

Infatti hanno molto da ridire i neocon, impegnati a rastrellare tutto quello che serve all’espansione dell’Impero e all’attacco finale alla Russia e che vedono rosso appena qualcuno rifiuta il reclutamento. Di conseguenza sta malissimo a “il manifesto”, gazzetta locale dello Stato Profondo Usa (CIA-Wall Street-Pentagono-lobby talmudista) che delle nefandezze, infamie, obbrobri, nequizie, da attribuire al presidente egiziano Al Sisi ha fatto crocevia di tutta la sua informazione internazionale. L’organo che del rapinatore della sovranità, libertà e benessere dei popoli, George Soros, con la direttrice Rangeri s’è fatto sempre più spudoratamente palo e poi, a esito felice delle sue mosse (vedi trafficanti Ong), celebratore, sfida per potenza di comicità e culto del nonsense un Plauto, o un Petrolini, quando insiste a mantenere, per quanto ridotto a dimensioni di deiezione di mosca, il titoletto False Flag “quotidiano comunista”.

Ne parlo tanto, del “manifesto”, perché ho sempre pensato e constatato che, mentre il vero nemico ti si squaderna di fronte sputandoti o sparandoti, il finto amico tiene una lametta nella pacca sulla spalla. Ho un ricordo personale. Anni ’90, Norma Rangeri critica televisiva, io inviato di ambiente al TG3. Illustro, con il dovuto raccapriccio e l’indispensabile violenza delle immagini, le malegrazie dei cosmetici che accecano conigli per testare colliri o mascara, o il sadismo dei collaudatori di automobili che schiacciano scimmie tra morsetti d’acciaio per vedere a che punto la pressione ne sbriciola il cranio. La Rangeri censura, deprecando il turbamento che nelle anime sensibili (tipo quelle del “manifesto”) “quella macelleria” del cronista esibizionista potrebbe causare. Le multinazionali farmaceutiche e i vivisezionisti ringraziano. Se ne potevano capire le priorità fin da allora.


Inserendo la sua vocina bianca nel coro tonitruante dei MSM (mainstream media) che vanno a molla, molla caricata dallo Stato Profondo, il “manifesto” non sbaglia una nota quando si tratta di satanizzare i cinesi e santificare i Cia-friendly Uiguri., di comprendere benevolmente la presenza militare Usa quando si oppone al burka dei Taliban, di accreditare come inconfutabile ogni attribuzione di attentati False Flag a Isis, Al Qaida, o “lupi solitari”, di onorare monarchi assoluti come il papa, o il Dalai Lama al soldo della Cia, e di condividere il disgusto per “dittatori” eletti dal popolo in paesi dalla sanità, istruzione, casa, lavoro per tutti e dalle donne più libere delle mercenarie curde degli Usa. Tipi come Milosevic, Saddam, Gheddafi, Assad…

Fulvio Grimaldi -  www.fulviogrimaldicontroblog.info

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venerdì 28 luglio 2017

Cristiani con la vocazione al martirio e musulmani con la vocazione alla pulizia religiosa


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Sia ben chiaro che non intendo difendere una “categoria religiosa”, ben lungi da me questa intenzione, anzi, ritengo che i nuovi martiri cristiani raccolgono il frutto del loro karma passato. Ma non posso non notare alcune incongruenze nel giudizio pubblico su queste vittime del suprematismo religioso. Leggo su alcuni post di FB che altri cristiani sono stati uccisi in Pakistan, in Siria ed in altri paesi musulmani e dell'Africa nera. Ma tali notizie passano inosservate. Non ho visto un solo “Je suis Catholique”, dopo l’uccisione di preti e suore in Siria, mentre i sunniti distruggevano chiese. Forse perché la minoranza cristiana in Siria sta con Assad? Forse perché la boldrini e la bonino hanno taciuto? Forse perché non è arrivato l’ordine di ribellarsi (e di chi)…? 

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D’altronde anche zì checco, il papone bianco vestito (ma nero dentro), ha affermato categoricamente che non è in corso una guerra di religione, ma una guerra “per questioni di denaro”. Quale e di chi sarà il denaro menzionato? Quello delle lobby delle armi che spingono verso la distruzione totale, quello delle banche che speculano su tutto e soprattutto sul lavoro dei poveri, quello delle tangenti che intasca la chiesa e lo stato con la vendita delle reliquie di una democrazia morente? …Il potere civile o politico reale non può esistere per il gigantesco peso che hanno le super company ed i super banchieri. Il potere politico è frutto di interessi privati e delle lobby di pressione, dietro c’è la grande finanza, l’apparato mediatico della formazione delle notizie, gli stessi social net work… Tutto è solo un grande affare ….  La democrazia non esiste, in tutto l’Occidente democratico, figurarsi quindi la religione,  c’è solo un governo oligarchico di ricchissimi, senza contrappesi, e in grado di condizionare il mondo intero, da ogni punto di vista… 

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Ed anche le alte gerarchie vaticane fanno parte della cupola (anzi del Cupolone), per questo  i  vertici cristiani tacciono, anzi invitano a nuovi soprusi, in fondo essi credono al dettame “porgi l'altra guancia”, insomma hanno la vocazione al martirio, purché sia quello dei poveri e delle pecorelle smarrite...

Paolo D'Arpini

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giovedì 27 luglio 2017

Democrazia o ammantarsi d'ipocrisia?


Se dovessimo rivolgere lo sguardo a quei movimenti politici che oggi si ammantano di libertà e democrazia scopriremmo che le loro radici storiche, politiche e culturali – mai rinnegate – affondano nel sangue e che nel loro passato sono presenti crimini e nefandezze.
Partiamo dei movimenti liberal progressisti che traggono ispirazione da quella immensa carneficina che fu la rivoluzione francese dove tra teste mozzate, terrore giacobino e genocidio della cattolica Vandea si inneggia ipocritamente alla libertà per portare al potere la borghesia illuminata. Robespierre fa bella mostra nel loro album di famiglia.
La sinistra, che fino a non pochi decenni fa inneggiava alla Russia comunista (ricordiamo Napolitano che nel ’56 applaudì ai carri armati sovietici che soffocarono nel sangue la primavera ungherese) non ne esce certo bene. Stendiamo poi un pietoso velo su massacri partigiani durante e dopo la fine della guerra.
L’America, che tanto piace alla destra e non dispiace alla sinistra (che ha capito da che parte gira il vento), ipocritamente rappresentata dalla statua della (loro) libertà nasce massacrando l’intera popolazione pellirossa e riducendo in schiavitù oltre 14 milioni di neri trattati alla stregue di animali domestici su cui esercitare diritto di vita e di morte. La discriminazione razziale è rimasta in vigore nella “più grande democrazia del mondo” fino ai primi anni sessanta.
I movimenti politici cattolici fanno riferimento alla Chiesa la quale per quasi duemila  anni ha esercitato un potere a dir poco dispotico macchiandosi di crimini indicibili. Basti pensare alla santa inquisizione con il suo corollario di donne al rogo, torture e giudizio di Dio, alle crociate con il massacro di Gerusalemme e di come ha evangelizzato le Americhe al seguito dei conquistadores. L’antiebraismo, portato alle estreme conseguenze da Hitler, nasce nelle Chiese con l’accusa di Deicidio rivola ai giudei.
Quanti dei responsabili dello sfacelo in cui si trova oggi l’Italia, governata da “nominati” che nessuno ha eletto, stanno pagando per la loro incapacità, interesse personale e bramosia di potere?
Gianfredo Ruggiero

mercoledì 26 luglio 2017

Le cinque "maschere" della persona... che crediamo di essere


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Secondo il Vedanta sono cinque le “guaine” (in sanscrito “kosha”) che nascondono il Sé al sé (l’Io assoluto all’io relativo). Esse sono “annamaya”, “pranamaya”, “manomaya”, “vijnanamaya” e “anadamaya”. 

Annamaya è la guaina composta dal cibo, il corpo fisico. I suoi costituenti sono i cinque elementi nello stato grossolano, in vari gradienti di mistura. Dello stesso materiale sono fatte le cose del mondo oggettivo sperimentato. Pranamaya è la guaina dell’energia vitale (nella Bibbia “soffio vitale”) è quella che denota la qualità vitale, la sua espressione è il respiro, in sanscrito “prana” e le sue cinque funzioni o “modi”: “vyana” quello che va in tutte le direzioni, “udana” quello che sale verso l’alto, “samana” quello che equipara ciò che è mangiato e bevuto, “apana” quello che scende verso il basso, “prana” quello che va in avanti (collettivamente vengono definiti con il termine “prana”). Alla guaina del “prana” appartengono anche i cinque organi di azione, ovvero: la parola, la presa, il procedere, l’escrezione e la riproduzione. 


Manomaya è la guaina della coscienza, o mente individuale, le sue funzioni sono chiedere e dubitare. I suoi canali sono i cinque organi di conoscenza: udito, vista, tatto, gusto ed olfatto. Vijnanamaya è la guaina dell’auto-coscienza, o intelletto, cioè l’agente ed il fruitore del risultato delle azioni. Questa maschera, od involucro, è considerata l’anima empirica che migra da un corpo fisico ad un altro (nella metempsicosi). Anadamaya è la guaina della gioia, non la beatitudine originaria che è del Brahman, essa è la pseudo beatitudine (sperimentata nel sonno profondo) del cosiddetto “corpo causale”, la causa prima della trasmigrazione, Un altro suo nome è “avidya” ovvero nescienza od ignoranza del Sé.

Secondo lo studioso T.M.P. Mahadevam è possibile riordinare queste cinque maschere in tre “corpi”: annamaya, il corpo grossolano; “suksma-sarira” il corpo sottile, l’insieme delle tre guaine susseguenti (“pranamaya, “manomaya” e vijnanamaya”); “karana-sarira”, ovvero il corpo causale della guaina “anandamaya”. E’ per mezzo di questi tre corpi che noi sperimentiamo il mondo cosiddetto “esterno” nei tre stati di veglia, sonno e sonno profondo.

L’esperienza empirica si manifesta attraverso le cinque guaine, proiettate o riflesse nel concetto di “spazio” e “tempo”, senza di esse la coscienza relativa di un “mondo” non potrebbe sussistere. 

Come diceva il grande saggio e maestro dell’advaita-vedanta, Ramana Maharshi: “L’individuo è formato da cinque guaine, perciò tutte e cinque sono implicate nel termine “corpo”. Vi è un mondo separato dal “corpo”? Dì, ci sono persone che senza “corpo” hanno l’esperienza del mondo?”

Paolo D'Arpini

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martedì 25 luglio 2017

Come fu che l’uomo primitivo iniziò a cibarsi di cadaveri?


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Per introdurre più incisivamente il lettore nel tema che dà il titolo al presente lavoro è opportuno richiamare la sua attenzione sull’evento forse più decisivo per le sorti dell’umanità verificatosi nella preistoria umana.

In estrema sintesi l’uomo per lunghissimo tempo ha vissuto nell’Africa intertropicale sua patria d’origine nutrendosi esclusivamente con la frutta che trovava nella foresta in armonia con le sue caratteristiche di animale fruttariano (frugivoro) comprovate dalla sua anatomia, dalla sua fisiologia, dai suoi istinti.

Quando, per effetto di grandiosi accadimenti geologici e meteorologici (glaciazioni, pluviali, siccità, formazione della Great Rift Valley), la foresta scomparve l’uomo perse il suo habitat originario il suo paradiso terrestre e divenne animale da savana. Non trovandovi più la frutta che era ed è il suo cibo naturale dovette per sopravvivere nutrirsi oltre che di semi di graminacee anche di carne e divenire quindi cacciatore da raccoglitore qual’era, con l’aiuto del fuoco naturalmente. “Pertanto – afferma l’etologo inglese del mondo Desmond Morris – l’uomo è un vegetariano divenuto carnivoro”

Ma c’è da fare una considerazione ben più importante: mentre nella sua foresta l’uomo da fruttariano si alimentò utilizzando le proteine fornitegli in giusta misura dalla frutta suo cibo naturale, quindi l’ottimale sul piano nutrizionale, quando divenne animale da savana dovette invece forzatamente utilizzare le proteine della carne altamente concentrate fornitegli dai cadaveri degli animali trovati uccisi (sciacallaggio) o che lui uccideva; orbene, le conseguenze sulla vita dell’uomo di una così cospicua devianza alimentare furono immediate e catastrofiche sia in termini di salute che di durata della vita come accertato dal più dai più illustri paleoantropologi, basta citare per tutti Reay Tannahili che nella sua pregevole “Storia del cibo”, ci documenta al riguardo con ampiezza a conclusione dei suoi studi “Meno della metà della popolazione  sopravviveva oltre all’età di vent’anni e 9/10 degli adulti restanti morivano prima dei quarant’anni” E ancora “Un uomo di quarant’anni doveva sembrare un centenario”,

Naturalmente, occorre mettere in conto anche il fatto che mentre un frutto è un cibo vivo (ne è prova tra le tante anche il fatto che la sua maturazione spesso può continuare anche dopo che è staccato all’albero), la carne ricavata da un cadavere oltre che fornire un’energia degradata , è sede ormai solo di processi degenerativi (decomposizione, putrefazione) che sono segni indubbi di morte già avvenuta.

(Prof. Armando D’Elia: “Miti e realtà nell’alimentazione umana” – Capitolo introduttivo, paragrafo 8.)


……………………

Vari commenti pervenuti:

Commento di A.S.: “L’uomo contemporaneo è il discendente di scimmie disadattate, il disagio si trasformò presto in astio e ribellione nei confronti della natura, la stessa organizzazione sociale cambiò, si passò infatti dall’orda primordiale dominata da un leader omogamico (maschio Apha) al fraternalismo totemico (esogamia e tabù dell’incesto) i fratelli coalizzati uccidono il padre dominante e condividendo tutti il senso di colpa per il parricidio commesso elevano la morte a mito e consacrano il padre elevando un totem…”


Commento di Alberto Bagnoli: “L’uomo primitivo si nutrì di frutta e di insetti, Paolo…. chissà perché tutti si dimenticano di questo “piccolo” particolare….”


Commento di Simon Smeraldo: “Assurdo, quanto contenuto nell’articolo, l’evoluzionismo e la squallida idea che discendiamo dalle scimmie. Meraviglia che ci sia ancora chi creda a questa incredibile panzana. Direi che l’onestà intellettuale impone di dismettere una teoria a supporto della quale non vi sono prove di nessun tipo. Anzi il buon senso suggerisce proprio il contrario. Io di sicuro non sono una scimmia mutata da nessuna parte. E’ anche vero che non siamo tutti uguali. Adesso mi dovete provare da dove vengono i sentimenti, le emozioni, i pensieri. L’anima, in poche parole. Ce l’ha innestata dentro qualcuno?”


Mia rispostina: “L’anima, equivalente a Coscienza, è comune a tutti gli esseri viventi… solo le capacità intellettive variano. Perché gli scienziati sono sicuri che l’uomo si è evoluto da altre specie? Per una nutrita serie di ragioni. Le analisi sulle sequenze genetiche mostrano che il DNA dell’uomo è uguale quasi al 99 per cento a quelli di bonobo e scimpanzé, il che mostra con certezza quasi assoluta che veniamo tutti da un antenato comune. Migliaia di fossili documentano – con accuratezza sempre maggiore – l’esistenza di diverse specie di ominidi che si sono avvicendate sulla nostra linea evolutiva dopo che questa si è separata da quella degli altri primati antropomorfi e, più di recente, da quella di scimpanzé e bonobo. Personalmente non sono un fanatico della teoria evoluzionista sto solo prospettando una “somiglianza” che giustifica la nostra natura di frugivori. Che l’uomo sia imparentato con la scimmia o meno sta di fatto che l’anatomia comparata ha dimostrato inequivocabilmente l’origine frugivora della nostra specie. Certo, frugivoro non significa vegano. Infatti gli altri frugivori, come la stragrande maggioranza dei primati, i suini, alcuni orsi, etc. si nutrono anche di prodotti di origine animale in diverse proporzioni. Proprio in seguito a ciò l’uomo ha potuto adattarsi ad una alimentazione carnea, ma un conto è affrontare un’emergenza alimentare ed un altro è farne una consuetudine…” (Paolo D’Arpini)


Commento di Andrea Simone: “Esatto, superata ormai l’emergenza oggi più che mai è necessario ritornare ad essere dei raccoglitori frugivori, ogni tentativo tecnologico di alterare la natura è fallito, la zootecnia, l’agricoltura (produzioni industriali) è una aberrazione, si dovrà, invece che produrre in modo industriale il cibo, ricreare gli ecosistemi compatibili affinché gli uomini possano tornare a “raccogliere” il cibo e il nutrimento invece di comprarlo, venderlo, produrlo in modo artificiale. Tutte le malattie umane dipendono da una continua sofisticazione dei cibi: la gastronomia, gli intrugli degli chef, la cottura che modifica le molecole, i cuochi fanno parte ancora della “mutazione anomala”, nessun essere mangia gli incredibili intrugli di cui si cibano oggi gli umani; milioni di patologie e virus affliggono la povera scimmia disadattata, è chiaro che l’unica soluzione per l’umanità consiste nel ripristinare gli habitat, ricostruire il giardino dell’eden..”

lunedì 24 luglio 2017

La Corte Costituzionale boccia le trivelle di renzi... Ora si muovano le Regioni (per la bocciatura definitiva dello Sblocca Italia)


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*Le Regioni italiane propongano ricorso entro il 1° agosto per far annullare il "decreto trivelle"*

Con sentenza n. 170/2017, la Corte Costituzionale ha dichiarato
l’illegittimità delle disposizioni del comma 7 e del comma 10 dell’art. 38
del decreto “Sblocca Italia” (d.l. n. 133/2014, convertito, con
modificazioni, con legge n. 164/2014).


In particolare, al comma 7 del decreto si legge: «Con disciplinare tipo,
adottato con decreto del Ministero dello sviluppo economico, sono
stabilite, entro centoottanta giorni dall’entrata in vigore del presente
decreto, le modalità di conferimento del titolo concessorio unico di cui al
comma 5, nonché le modalità di esercizio delle relative attività ai sensi
del presente articolo».



Sul punto, la Corte ha stabilito quanto segue:


«Il disciplinare tipo - adottato con decreto del Ministro dello sviluppo
economico del 25 marzo 2015 (Aggiornamento del disciplinare tipo in
attuazione dell'articolo 38 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133,
convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164) e
successivamente abrogato e sostituito dal decreto del Ministero dello
sviluppo economico 7 dicembre 2016 (Disciplinare tipo per il rilascio e
l'esercizio dei titoli minerari per la prospezione, ricerca e coltivazione
di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, nel mare territoriale e
nella piattaforma continentale) - prevede, coerentemente con quanto
disposto dalla norma impugnata, le modalità di conferimento del titolo
concessorio unico e le modalità di esercizio delle attività in tema di
idrocarburi. Ciò anche con riferimento a quelle sulla terraferma, come
chiaramente previsto dall’art. 1 di entrambi i decreti.

Il censurato comma incide dunque sulla materia di competenza concorrente
«produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia», cui
ricondurre le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli
idrocarburi sulla terraferma. Rimettendo esclusivamente al Ministro dello
sviluppo economico l’adozione del disciplinare tipo, realizza una chiamata
in sussidiarietà senza alcun coinvolgimento delle Regioni, sebbene questa
Corte abbia reiteratamente affermato l’esigenza della previsione «di
procedure che assicurino la partecipazione dei livelli di governo coinvolti
attraverso strumenti di leale collaborazione o, comunque, [di] adeguati
meccanismi di cooperazione per l’esercizio concreto delle funzioni
amministrative allocate in capo agli organi centrali» (sentenza n. 7 del
2016).

D’altra parte, scrutinando una fattispecie normativa analoga a quella in
considerazione, sempre afferente al settore energetico degli idrocarburi,
questa Corte ha ravvisato «la parziale illegittimità costituzionale della
disposizione censurata, per la mancata previsione di strumenti di leale
collaborazione per la parte che si riferisce a materie di competenza
legislativa ed amministrativa delle Regioni interessate» (sentenza n. 339
del 2009).

Si deve pertanto concludere che l’art. 38, comma 7, del d.l. n. 133 del
2014 è costituzionalmente illegittimo, nella parte in cui non prevede un
adeguato coinvolgimento delle Regioni nel procedimento finalizzato
all’adozione del decreto del Ministro dello sviluppo economico con cui sono
stabilite le modalità di conferimento del titolo concessorio unico, nonché
le modalità di esercizio delle relative attività».



La pronuncia della Corte si arresta formalmente alla dichiarazione di
illegittimità del comma 7 dell’art. 38, in ossequio alla regola della
“corrispondenza tra chiesto e pronunciato”. Le Regioni ricorrenti, infatti,
avevano impugnato il solo comma 7 dell’art. 38, lamentando il mancato
coinvolgimento delle Regioni nella predisposizione della disciplina recata
dal disciplinare tipo circa il rilascio del titolo concessorio unico, in
ragione del fatto che l’art. 38 dello Sblocca Italia determinasse
l’abrogazione tacita del vecchio regime sui permessi e sulle concessioni,
come disciplinato dalla legge n. 9 del 1991. Solo successivamente, con
legge di stabilità 2015, il Parlamento avrebbe reintrodotto il vecchio
regime posto dalla legge n. 9 del 1991, facendolo, dunque, rivivere e
affiancandolo al regime sul titolo concessorio unico.



Ebbene, nonostante la Corte non si sia spinta oltre quanto chiesto dalle
Regioni (almeno non formalmente), deve ritenersi che il disciplinare tipo
del 7 dicembre 2016, pubblicato in G.U. il 3 aprile 2017, sia radicalmente
illegittimo – e alla luce della pronuncia della Corte anche irragionevole –
per essere stato adottato senza la partecipazione delle Regioni (attraverso
la Conferenza Stato-Regioni) alla predisposizione della disciplina sulle
modalità operative concernenti (anche) il rilascio dei permessi e delle
concessioni.



Di qui sembra opportuno che le Regioni (anche a Statuto speciale, giacché
il disciplinare concerne terraferma, mare entro le 12 miglia marine e mare
oltre le 12 miglia marine) propongano ricorso avverso il nuovo disciplinare
tipo, adottato con decreto del Ministero dello sviluppo economico, entro i
termini previsti. Essendo i termini per il ricorso al TAR (60 giorni) ormai
spirati, residuerebbe unicamente il rimedio del ricorso straordinario al
Capo dello Stato (120 giorni), da esercitare entro il prossimo 1° agosto.


  Risultati immagini per corte costituzionale no trivelle

Coordinamento Nazionale No Triv

Enzo Di Salvatore


nazionale@ufficistampa.org
  

domenica 23 luglio 2017

Fratel Zanotelli: "Accogliamoli tutti!".... (e svuotiamo l’Africa....che serve a lorsignori)


Risultati immagini per Accogliamoli tutti....  e svuotiamo l’Africa.

....Il missionario Zanotelli avrà fatto quel che ha fatto in Sudan e poi in Kenya, ma,  come sulle altre questioni su cui pontifica disinformando, il suo appello all'accoglienza  non è altro che un invito all’informazione come manipolata e spurgata dalle voci del padrone. Il missionario è anche giornalista. Per anni,su “Nigrizia”, organo catto-colonialista, come “il manifesto” è sinistro-imperialista, ha lastricato di cattive intenzioni e falsa informazione la via all’inferno neocolonialista. Viva la deontologia, Alex, viva le deformazioni della verità sui paesi che le malformazioni necrofile occidentali destinano al saccheggio e alla distruzione.

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Assicuratosi altri meriti imperialisti e la munifica benevolenza di George Soros con l’invocazione all’accoglienza universale dei migranti, come auspicano coloro che non vedono l’ora di succhiarsi l’Africa dopo averla spopolata delle sue migliori energie, per poi destabilizzare l’Europa periferica e contribuire con questi nuovi schiavi a radere al suolo i diritti di tutti i lavoratori, Zanotelli sollecita la Federazione Nazionale della Stampa a smuovere la Commissione di Vigilanza sulla RAI e le grandi testate nazionali. Ha scelto quelli giusti. Quelli visti in piazza per Giulio Regeni, collaboratore in Inghilterra di spioni e macellai di popoli (“Oxford Analytica”), e per tutte le bufale e False Flag che l’Impero dissemina sul suo tragitto di morte.

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Non potendo mancare il riferimento che gli assicura la simpatia della più potente delle lobby, il frate blatera di “un’altra Shoah (ma non era unica?) che si sta svolgendo sotto i nostri occhi e che ci costringe tutti a darci da fare perché si rompa questo maledetto silenzio sull’Africa”.
Bravo, Padre Zanotelli, sembra quasi che queste parole siano dedicate all’AFRICOM, al comando centrale per l’Africa degli Usa che nei prossimi anni governerà la corsa dell’Occidente alla nuova rapina del continente delle grandi ricchezze. 

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La shoah africana c’è già stata. Ne sono un bel pezzo i 20 milioni di vittime congolesi di Leopoldo II, benedetto dai missionari. O i 600mila libici fatti ammazzare dal nostro connazionale Mussolini. O i 65mila ascari eritrei che i marescialli Graziani e Badoglio hanno mandato a morte per allargare l’Impero. Cittadini di un paese che occupammo, depredammo e che tu, senza vergogna, continui a calpestare. E un’altra shoah africana è avviata, delle tante della storia dei padroni. Tu hai fatto quanto serve.
Ora però l’Africa ti chiede un ultimo favore: il tuo di silenzio. Che noi, più pii di te, chiameremo benedetto...

Fulvio Grimaldi 

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(Stralcio di un articolo tratto da www.fulviogrimaldicontroblog.info)

sabato 22 luglio 2017

National Health Federation esprime la sua contrarietà al decreto vaccinatorio della Lorenzin


Risultati immagini per lettera dalla svezia contro i vaccini

DALLA SVEZIA MANDANO UNA LETTERA AL PARLAMENTO ITALIANO CIRCA
L'INCOSTITUZIONALITÀ DEL DECRETO SUI VACCINI

Traduzione

"Questa è una lettera in forma di video-massaggio, diretta al governo
ITALIANO. Ci è giunta comunicazione che il governo italiano sta per
approvare una legge relativa a VACCINAZIONI OBBLIGATORIE per il proprio
popolo. Questa è una GRAVISSIMA VIOLAZIONE DELLE LEGGI DELLA COMUNITA'
EUROPEA.
Se voi, esponenti del governo, continuerete a legiferare in merito a
vaccinazioni obbligatorie, voi sarete perseguiti per questo e l'Italia sarà
SEVERAMENTE PUNITA dall'Unione Europea ed ESCLUSA COME PAESE MEMBRO DELLA UE.


La nostra è una delle tante organizzazioni di cittadini in vari Paesi, si
siamo uniti e costringeremo il governo italiano a FERMARE QUESTO DECRETO
CHE VIOLA IN MODO VIOLENTO LE LEGGI SUPERIORI e intenteremo AZIONI
GIURIDICHE contro OGNI GOVERNO DELL'UNIONE EUROPEA CHE CERCHI DI VOTARE LEGGI DEL GENERE, totalmente INCOSTITUZIONALI.


In Svezia abbiamo lottato duramente contro decreti che cercavano di imporre
vaccinazioni obbligatorie. In Svezia NON abbiamo vaccinazioni obbligatorie
Questa AGENDA VACCINALE è causata unicamente dal fatto che i GOVERNI
colludono con gli interessi DI AZIENDE COME la GLAXOSMITHKLINE.
In Svezia il nostro ministro della salute VIENE DALLA GLAXO così come il
vostro, il dottor RANIERI GUERRA, direttore generale del Ministero per il
dipartimento PREVENZIONE, ERA UN CEO DELLA fondazione GSK (massimo
dirigente).


Se non avete ancora SPAZZATO VIA la GLAXO e altre multinazionali che sono
accusate da informatori INTERNI di MOBBING CRIMINALE e di CORRUZIONE, è
arrivato adesso il MOMENTO DI FARLO.
I governi NON DEVONO FARE AFFARI, NON DEVONO COMPRARE STOCK DI VACCINI ED ALTRI PRODOTTI FARMACEUTICI da MULTINAZIONALI CHE INFRANGONO OGNI LEGGE DI CONTINUO...


E adesso il GOVERNO ITALIANO si accinge a VIOLARE LE LEGGI DELLA COMUNITA'
EUROPEA ED ALTRE LEGGI INTERNAZIONALI, GERARCHICAMENTE SUPERIORI ALLA SUA STESSA COSTITUZIONE?
 

Risultati immagini per cartello con tutti i trattati e i patti VIOLATI DAL DECRETO LORENZIN)

(appare cartello con tutti i trattati e i patti VIOLATI DAL DECRETO LORENZIN)

SAPETE CHE LA GLAXO ha subito una sanzione da TRE MILIARDI DI DOLLARI ed ha
ammesso di aver ORDITO LA PIU' GRANDE FRODE FARMACEUTICA DI TUTTI I TEMPI, CHE COINVOLGE ANCHE I BAMBINI?
E c'è di più: la GLAXO è stata sanzionata duramente per una sperimentazione
vaccinale che ha causato 14 MORTI DI BAMBINI

VI CHIEDO DI PENSARE E DI PENSARE DUE VOLTE!

Il mio nome è Sarah Boo e sono la presidente del National Health Federation
of Sweden e vi ringrazio per l'attenzione"

A TUTTI I CITTADINI DELL'UNIONE EUROPEA non date assenso ai piani di vaccinazioni obbligatorie
I GOVERNI NON HANNO ALCUN DIRITTO DI FORZARVI ALLA VACCINAZIONE, NE' DI FORZARVI A VACCINARE I VOSTRI FIGLI E SE LO FANNO, NON SONO ALTRO CHE REGIMI ANTI-DEMOCRATICI

FATE SAPERE LORO CHE SARANNO PERSEGUITI LEGALMENTE E CHE NON HANNO ALCUN DIRITTO DI INOCULARE VACCINI NEI VOSTRI FIGLI, SENZA IL VOSTRO CONSENSO

IL GOVERNO NON E' PROPRIETARIO DEI VOSTRI FIGLI
I VOSTRI FIGLI NON SONO PROPRIETA' DEI GOVERNI

INVITIAMO TUTTI I DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI
TUTTI GLI AVVOCATI
TUTTI I POLITICI
TUTTI GLI OPINION MAKERS A PRENDERE UNA RIGIDA POSIZIONE E AD UNIRSI PER DIFENDERE E COMBATTERE IN NOME DELLA LIBERTA' NELL'UNIONE EUROPEA

NOI NON CAPITOLEREMO DI FRONTE A GOVERNI CHE FANNO "PASTETTE" CON LA GLAXO, MULTINAZIONALE CHE ANNOVERA IL MAGGIOR NUMERO DI SANZIONI PER FRODE FARMACEUTICA AL MONDO IN OGNI TEMPO

NESSUNA INOCULAZIONE DI FARMACI CHE PREVEDONO RISCHI POTRA' MAI ESSERE OBBLIGATORIA

SEGNALATECI OGNI COSTRIZIONE VERRA' CONDOTTA A VOSTRO DANNO E NOI SAREMO ACCANTO A VOI NEI TRIBUNALI

SARA' IL PIU' GRANDE PROCESSO PUBBLICO DELLA STORIA!
Il Decreto sui Vaccini italiano (73 n/2017) è Incostituzionale e non è
necessario approvarlo. Prenderemo le azioni legali contro anti governi
democratici che stanno violando le leggi internazionali. Libertà Europa


www.freedomeurope.net---2000-Talets Vetenskap 3 thd Millenium scienza
www.2000tv.se

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National Health Federation
Sweden

www.thenhf.se
nhfsweden@gmail.com


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