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domenica 16 settembre 2012

False flag in USA - Attentati dinamitardi del 2001? E noi insistiamo sulla loro falsità...

"Twin Towers - Focherello, focherello.. anzi, acqua!" (Saul Arpino)


Verità sull'11 settembre 2001.

Continua il lavoro di ricerca della verità sull’11 settembre 2001. Il panel di Consensus 911 (consensus911.org) ha individuato, con grande precisione e importanti dettagli, che tutte le (pochissime) immagini dei presunti 19 dirottatori dei quattro voli American Airlines e United Airlines sono state manomesse, o falsificate.
In sintesi (chi vuole esaminare la documentazione può farlo visitando il sito che la contiene) non esiste una sola immagine attendibile di nessuno degli imbarchi dei presunti terroristi islamici che furono effettuati quella mattina nei diversi aeroporti di partenza.

In realtà le cosiddette “prove” degli imbarchi sono concentrate soltanto in due video. Il primo, che mostrava l’imbarco di Mohammed Atta e di Abdul al-Omari all’aeroporto di Portland. Il secondo contiene immagini che “mostrerebbero” l’imbarco di 5 dirottatori islamici all’aeroporto Dulles International di Washington (quello AA77, che si sarebbe poi schiantato contro il Pentagono). Il condizionale e il virgolettato sono d’obbligo, come vedremo tra poco. E, comunque, qui finisce la documentazione ufficiale. Degli altri 12 presunti dirottatori non sono mai state fornite immagini.
Ora il panel internazionale di esperti (del quale mi onoro di fare parte) ha concluso che anche quelle pochissime immagini sono false. Per altro esse risultano manipolate (da chi?) in diversi modi e in diversi punti.
Questo vale per Atta e Abdul al-Omari, che vengono ritratti in sette (7!) fotogrammi che (nella versione del processo a Zakharias Moussaoui) contengono date sbagliate e orari non corrispondenti alla versione ufficiale. Oltre alle incredibili contraddizioni delle diverse versioni, fornite da CIA, FBI, 9/11 Commission Report. Una riguardante le storie dei due bagagli non imbarcati (inspiegabilmente), ritrovati all’aeroporto Logan di Boston e contenenti importanti documenti che certificavano l’esistenza del progetto di dirottamento, oltre che una specie di confessione di Atta. E la storia delle due auto, una Mitsubishi, abbandonata da Atta nel parcheggio di Boston, e una Nissan, abbandonata nel Jetport di Portland.
In particolare risulta del tutto ridicola la scoperta della confessione di Atta in un bagaglio che avrebbe dovuto essere imbarcato sull’aereo destinato a schiantarsi contro la torre nord del World Trade Center. Mohammed Atta doveva proprio essere ubriaco per scrivere la confessione e poi portarsela con sé nella tomba. Se non fosse stato che “qualcuno”, provvidenzialmente, non imbarcò proprio quella valigia, in modo tale che l’Fbi potesse ritrovarla. Il fatto è che tutta intera la storia del viaggio a Portland di Atta non sta in piedi comunque la si voglia utilizzare. Ve l’immaginate uno che ha organizzato il più grande atto terroristico della storia, che se ne va a Portland, rischiando seriamente di arrivare in ritardo all’appuntamento con il volo fatale in partenza da Boston? Sarebbero bastati quindici minuti di ritardo e l’11 settembre non sarebbe proprio esistito. Chi ci crede? Gli sceneggiatori dell’11/9 devono avere fatto un pò di confusione.
Questo vale, ancora più clamorosamente, per il video dei 5 (cinque) dirottatori del volo AA77 (quello su cui sarebbe stata imbarcata anche la signora Barbara Olson, che, secondo la vulgata ufficiale fece una telefonata al marito in cui gli fece la telecronaca della sua imminente fine in una telefonata che durò zero secondi). Quel video fu reso noto solo nel 2004. La Commissione non lo conosceva. Nemmeno l’Fbi lo conosceva . Fu l’Associated Press a tirarlo fuori dal cappello a cilindro, il giorno prima della pubblicazione del rapporto, dopo averlo ricevuto da un ufficio legale che rappresentava alcune delle famiglie delle vittime. L’autenticità di questo video (unico, sebbene quell’aeroporto fosse dotato di 300 videocamere) è oltremodo dubbia per molti motivi, che chi vuole potrà andare a leggersi (Point Video-2: Was the Airport Video of the Alleged AA 77 Hijackers Authentic?Official 9/11 Videotaped Evidence).
Ma uno di essi è clamoroso. Le telecamere di sorveglianza riprendono , per economizzare spazio, immagini distanziate di un secondo una dall’altra. Il video, nella parte che mostra i due terroristi al-Midhar e Moqed, è stato girato a una velocità molto superiore, pari a quella di un normale videoregistratore, cioè a 30 fotogrammi al secondo. Il che indica in tutta evidenza che esso è stato inserito dopo, cioè non viene dalla videocamera dell’aeroporto Dulles. Per giunta, a differenza di ogni video prodotto a fini di sorveglianza, questo non contiene né la data, né l’ora, né l’indicazione del luogo sotto osservazione. Insomma non certifica niente. Quel video può essere stato girato in un qualunque momento in un qualunque aeroporto americano.
E ci fermiamo qui. Chi vuole approfondire lo studio può farlo. Esistono sul sito indicato anche la traduzione in francese e spagnolo. Tra non molto aggiungeremo anche italiano, tedesco e olandese.
La ricerca continua. Recentemente è uscito uno splendido articolo di Paul Craig Roberts, in occasione dell’anniversario dell’11 settembre, che ricostruisce la sua personale, immediata percezione del significato di ciò che accadde in quel giorno. Craig Roberts ricorda ciò che lo inquietò in quei primi minuti, dopo l’attentato. “Come ex membro dell’apparato del Congresso e come funzionario di nomina presidenziale per alti compiti, io avevo accesso a segreti di primaria importanza in termini di sicurezza. Ai miei compiti di assistente al segretario al tesoro degli Stati Uniti si aggiungevano responsabilità nella Fema (Federal Emergency Management Agency, ndr) in caso di attacco nucleare. C’era una montagna dove nascondersi alla quale si supponeva che io avrei dovuto fare rapporto nel caso di un attacco nucleare e in cui io sarei stato incaricato di assumere il governo degli Stati Uniti nel caso che nessun più alto dirigente fosse sopravvissuto all’attacco. E più la faccenda dell’11/9 era raccontata dai media, più diventava inverosimile. Non è credibile che non solo la CIA e l’FBI abbiano fallito nel compito di individuare il complotto, ma anche tutte le altre 16 agenzie di intelligence, ivi inclusa la National security Agency, che spia chiunque sul pianeta, e la Defense Intelligence Agency, il Mossad israeliano, e le agenzie d’intelligence degli alleati di Washington nella Nato. Semplicemente ci sono troppi osservatori e troppi infiltrati nei gruppi terroristici per poter accettare che un attacco di tale complessità si sia potuto realizzare senza essere scoperto e sia stato possibile portarlo a compimento senza essere impedito” .
Come si capisce, non siamo di fronte alla riflessione dell’ultimo impiegato del Dipartimento di Stato. Lui capì subito. Molti di noi, privi della sua esperienza e conoscenza, capirono un po’ dopo. Molti altri stanno capendo.
Molti altri ancora capiranno. Anche se temo che sarà tardi.

Giulietto Chiesa

(Fonte: Il Fatto Quotidiano)

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Commento di Giorgio Vitali:

IMPORTANTI CONSIDERAZIONI CHE NOI NON ABBIAMO MAI PERSO DI VISTA. TUTTO CIO' CHE EMERGE DIMOSTRA CHE L'ATTENTATO ALLE TORRI E' STATO ESEGUITO DA "LORSIGNORI" ( recte: theocons) e che solo i coglioni, vittime del lavaggio cerebrale, pensano sia avvenuto per opera di alcuni SPROVVEDUTI che hanno colpito le torri con la guida spericolata di aerei ultracomplicati che solo piloti molto esperti possono condurre.

sabato 28 luglio 2012

Siria: "..la guerra dell'oro contro il sangue. Ovvero: manipolazione e guerra democratica"



Stralcio di un articolo di Giulietto Chiesa sulla situazione in Siria:

Siria - Andiamo con ordine con le distorsioni: “L’Amministrazione Obama ha per il momento abbandonato gli sforzi per un regolamento diplomatico del conflitto in Siria”. Notare le diverse finezze inscatolate in una sola riga. Il “per il momento” lascia pensare che, dopo, forse, ci ripenserà. Poi notate “gli sforzi” per un “regolamento diplomatico”. Cioè il lettore deve pensare che, fino ad ora, lo sforzo di Obama è stato per un “regolamento diplomatico” è che solo ora questa idea è stata “abbandonata”.

È, naturalmente, una palese falsità. E non lo dico io. Lo dice il New York Times nella riga successiva, comunicandoci che Obama “sta aumentando l’aiuto ai ribelli e raddoppiando gli sforzi (letteralmente, ndr) per costruire una coalizione di paesi concordi ad abbattere con la forza il governo del presidente Bashar al-Assad “.

Dunque se “sta aumentando” vuol dire che l’aiuto ai ribelli già c’era. Cioè che gli Stati Uniti stavano già violando la Carta dell’Onu e tentavano di sovvertire dall’esterno un paese sovrano. Adesso dice che “raddoppiano gli sforzi”. Cioè da oltre un anno gli USA stanno conducendo una guerra per interposta persona contro la Siria e l’ineffabile New York Times (con il codazzo di giornali e telegiornali italiani) ci spaccia che quello che è avvenuto fino ad ora era per un “regolamento diplomatico”.

Si trattava e si tratta, dunque, di un progetto di “abbattere con la forza” un governo. Prosegue il NYT(citando fonti dell’Amministrazione) con l’annuncio che ci sono stati “colloqui con la Turchia e Israele sul tema della gestione del collasso del governo siriano” e, anzi, si fa capire che potrebbe essere affidato proprio ad Israele il compito di “distruggere i depositi di munizioni”. Nel frattempo i tagliagole libici di Al Qaeda, portati in Turchia da aerei inglesi, americani e francesi, estendono la guerra, mentre i servizi segreti dei paesi di cui sopra mettono le bombe a Damasco facendo saltare in aria, uno ad uno, i generali di Bashar. Cioè organizzano il terrorismo.

L’Amministrazione – scrive pudico il NYT – non fornirà armi alle forze ribelli, anche perché lo stanno già facendo egregiamente tre campioni della democrazia occidentale come la Turchia, il Qatar e l’Arabia Saudita. In compenso Washington “fornirà istruzione tecnica e equipaggiamento per le comunicazioni” per accrescere la capacità di combattimento delle opposizioni”. Si presume con corredo di detonatori e di esplosivi. Infatti è previsto anche “un supporto di intelligence”.

Come si vede tutto molto diplomatico.

Aggiungo una notazione che piacerà molto ai debunkers dell’11/9. “Noi stiamo puntando ad una demolizione controllata del regime di Assad”, ci rivela Andrei J. Tabler dell’Istituto per la politica del Vicino Oriente, di Washington. E poi aggiunge, prudentemente: “Ma, come in qualunque demolizione controllata, c’è sempre qualcosa che può andare storto”.

Appunto: qualcuno se ne accorge, com’è avvenuto con le tre “controlled demolitions” dell’11 Settembre 2001.


Giulietto Chiesa
(Fonte: Megachip)


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Commento di F.C.: "Continua la guerra dell'oro contro il sangue, con il metodo "graduale", che però potrebbe portare infine allo scoppio di una terza guerra mondiale..
Il nostro governo e la "Casta" dei politici+ media+ sindacati+giudici+funzionari, in una parola: i "camerieri ", come aveva ben diagnosticato il grande Ezra Pound, tradiscono i nostri interessi e mettono a repentaglio le nostre vitee quelle dei nostri figli.....


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Commento di Maurizio Barozzi:

Fino a poche tempo fa queste cose le dicevamo in pochi. Oggi, dopo che i banksters hanno dovuto scendere direttamente in campo e prendere in mano vari governi (da noi vedi Monti) tutto sta diventando evidente a tutti.
Un vasto fronte, almeno sul piano delle idee, si sta formando nel paese, indipendentemente da chi era o può ritenersi fascista o ex socialcomunista o altro. E’ un fatto positivo. Del resto questi criminali, che hanno riempito le città di banche e distrutto tutta la piccola economia popolare, stanno facendo carne di porco dello stato sociale: ogni euro deve andare ai banksters, non c’è più niente per il popolo! Siamo sotto un usura peggio di quella mafiosa. Questo crea miseria e disperazione. In Argentina fu possibile una rivolta di popolo, in Italia, da noi, ho i miei dubbi.
Il fatto è che da noi tutte le tradizioni nostrane sono state distrutte o stravolte; a sinistra basta vedere come è finito il comunismo, e a destra, un pugno di farabutti, collusi con i servizi, fin dagli anni ‘50, hanno deviato quella che poteva essere una magnifica rifioritura di una base nazionalpopolare.
La gioventù infine, tra mode, miti musicali, sballo, droghe, video giochi e sport demenziali, l’hanno americanizzata e dissolta.
Non credo sia possibile in Italia una rivolta di popolo, tranne saccheggi ai negozi di Hi Fi, senza contare che siamo pieni di basi Nato e la presenza dei Servizi, che possono controllare ogni gruppo politico, non consentirà di mettere in piedi seri tentativi di rivolta.
L’unica speranza, solo per chi rimarrà in vita, è il disastro nucleare a cui questi criminali d’occidente ci stanno facendo correre un serio rischio.
Ho paura che hanno tutto già progettato: o russi e cinesi, cedono in qualche modo e danno il via libera, alla distruzione della Siria, del Libano e dell’Iran, con dissoluzione successiva della Russia di Putin, aprendo la strada alla Repubblica Universale, oppure rischierebbero anche una breve guerra atomica.
Del resto è da sempre nei progetti mondialisti la drastica riduzione della popolazione mondiale e chi di dovere ha già predisposto rifugi e località in cui, portarsi momentaneamente.
Vada come vada, ben sapendo che l’Italia, a causa delle basi Nato, sarà un obiettivo strategico. Bruciasse pure il Colosseo, Castel Sant’Angelo, San Pietro: chi se ne frega! oramai sono solo monumenti vuoti, morti. Anzi l’Arco di Tito lo usano per festeggiare le vendette ebraiche, alla presenza umiliante del sindaco di Roma (chissà se per l’occasione, nel 2008 ai festeggiamenti dei 50 anni di Israele, sotto l’arco di Tito, si nascose la croce celtica che portava al collo).
Magnifici questi destristi, in men che non si dica diventano i migliori amici di Israele. Fini è di casa a Gerusalemme, Akemanno cosa non farebbe per la comunità ebraica romana, la moglie di Storace dichiarò che Francesco a Gerusalemme, di fronte al museo dell’olocausto pianse. Bah.
Comunque questa cinica, falsa civiltà occidentale merita di morire. E con la distruzione di Roma speriamo che almeno, possa arrivare un bombardamento atomico sulla sacra terra di Israele, veri mandanti del massacro, rendendola invivibile per migliaia di anni. Una volta tanto lo diciamo noi il “muoia Sansone....”.

giovedì 16 febbraio 2012

Al Qaida getta la maschera... è sempre stata dalla parte degli USA dall'attentato alle Twin Towers fino all'invasione della Siria



Ante scriptum

...Non riuscivano a convincere il mondo sulle cattive intenzioni di Saddam... ed ecco che "provvidenzialmente" arriva l'attentato di Bin Laden alle Torri Gemelle, sbriciolate in polvere su se stesse per "l'impatto" di un semplice areoplanino di linea.. Dell'altro impatto sul Pentagono non se ne parlò più, poichè le foto mostravano un "buco piccolo e preciso " che un aereo di linea non avrebbe mai potuto causare..

Insomma Al Qaida ha fatto un gran favore alla politica espansionista USA (e dei suoi alleati), un vero "buon affare" che giustificò l'attacco all'Iraq, prima, ed all'Afganistan, poi... "Scovato" successivamente Bin Laden, con una misteriosa operazione segreta, viene fatto sparire dalla circolazione, e "sepolto in mare il cadavere" -dicono le fonti USA-.. ma i video del blitz in Pakistan mostrano un uomo che non è Bin.. è un vecchietto con la barba.... Subito dopo Al Qaida da una mano sostanziale a rovesciare il regime libico, "perchè non abbastanza musulmano" dicono i capi bastone.

Recentemente appaiono sui giornali (foraggiati dal NWO) ampi articoli sul "testamento morale" di Bin Laden in cui egli diceva ai suoi figli "non diventate terroristi.. ma andate a studiare ad Harvard e vivete in pace con gli USA".
Ora infine giungono le ultime notizie che Al Qaida si dichiara favorevole alla coalizione occidentale contro la Siria e l'Iran...

Vi dice nulla tutto ciò? Per logica induttiva si direbbe che un filo conduttore lega gli eventi dall'inizio alla fine.. Io ne ho tratto le mie conclusioni, che non sono solo mie, così la pensano anche altri analisti...
(Paolo D'Arpini)

Il discorso continua con Giulietto Chiesa...

Vi propongo un articolo di Thierry Meyssan, pubblicato dal più diffuso quotidiano russo, la «Komsomolskaja Pravda», e ignorato da tutti i media occidentali (e già questo è assai significativo).

Il pezzo contiene informazioni sulla Siria che, se verificate, sarebbero sensazionali.

La prima indica che Mosca ha deciso non solo di rompere gl'indugi e di mettere mano direttamente alla questione siriana, scendendo in campo non solo diplomaticamente ma anche con l'intervento di consiglieri militari e di altro genere, dalla parte del governo di Damasco. Non solo. Mosca sarebbe riuscita a far mutare posizione alla Turchia e al Libano, i cui territori hanno dato rifugio alle forze militari che, dall'esterno, hanno agito contro il governo di Bashar el-Assad.

La seconda cosa che traspare è che l'Amministrazione americana, senza gridarlo ai quattro venti, avrebbe abbandonato i suoi protetti del Consiglio Nazionale Siriano e avrebbe, per così dire, fatto una discreta marcia indietro.

I motivi di queste modificazioni di rotta - sempre che esse siano reali- potrebbero essere diversi. Uno dei quali, si potrebbe supporre, è calmare i bollenti spiriti di Israele, che potrebbe approfittare del caos per lanciare l'attacco di sorpresa contro l'Iran.

Tuttavia molti sono gl'indizi che la partita siriana non è ancora affatto chiusa, sebbene la Russia sia sicuramente più presente e determinata di quanto non fosse stata fino a due mesi fa.

L'incontro tra Bashar el-Assad e Sergej Lavrov, il ministro degli esteri russo, è avvenuto a Damasco all'inizio di febbraio. Lavrov era accompagnato da una fitta delegazione di esperti, non certo soltanto "commerciali".

Tuttavia sabato scorso Lavrov dichiarava in pubblico, con toni molto duri, che la proposta della Lega Araba di far intervenire le Nazioni Unite era inaccettabile e evocava senza mezzi termini il rischio, "da non escludere", della "ripetizione in Siria dello scenario libico".

Lavrov aggiungeva due domande che appaiono ridurre la portata delle rivelazioni di Meyssan: ha il "Consiglio Nazionale Siriano" (opposizioni diverse) qualche mezzo per influire sulle decisioni dell'"Esercito siriano di liberazione"? E, nel caso non lo abbia, allora chi è che dirige quelle forze militari?

Domanda retorica, naturalmente. Ma che indica che l'intervento armato dall'esterno non è affatto disinnescato.

Il tutto mentre si è rifatto vivo Ayman al-Zawahiri, cosiddetto numero 1 di Al-Qa’ida dopo la - si fa per dire- morte di Osama bin Laden, per lanciare la guerra santa contro Bashar. Doppiato dalle infiltrazioni massicce di armi, munizioni e uomini dal confine iracheno, e dalle dichiarazioni di guerra santa provenienti dal confine giordano, dove la Fratellanza Musulmana è in piena mobilitazione.

Dunque forse la Russia sta muovendo in termini nuovi le sue pedine, ma non ha ancora affatto rovesciato la situazione. La guerra continua e ormai non si differenzia più da una guerra civile di vaste proporzioni. I sostenitori esterni hanno già ottenuto questo risultato ed è estremamente difficile che le bocce si fermino.

Giulietto Chiesa

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Finale di partita nel Vicino Oriente

di Thierry Meyssan - -«Komsomolskaya Pravda» - «Rete Voltaire».

Mentre i combattimenti non sono ancora cessati nel quartiere ribelle di Homs e intanto che le autorità siriane e libanesi non hanno ancora dato notizia della loro recente azione, Thierry Meyssan ha fatto un primo bilancio delle operazioni, lunedì sera sul primo canale russo, in base alle sue informazioni di prima mano che ora condivide con i lettori della Rete Voltaire.

Da undici mesi, le potenze occidentali e del Golfo conducono una campagna di destabilizzazione della Siria. Diverse migliaia di mercenari si sono infiltrati nel paese. Reclutati da mestatori in Arabia Saudita e Qatar in seno alla comunità sunnita estremista, sono venuti a rovesciare "l’usurpatore alauita" Bashar al-Assad per imporre una dittatura di ispirazione wahhabita. Dispongono delle più sofisticate attrezzature militari, compresi sistemi di visione notturna, centrali di comunicazione, e robot per la guerriglia urbana. Sostenuti sottobanco dalle potenze della NATO, hanno inoltre accesso alle informazioni militari essenziali, specie le immagini satellitari dei movimenti delle truppe siriane e le intercettazioni telefoniche.

Questa operazione è subdolamente presentata al pubblico occidentale come una rivoluzione politica schiacciata nel sangue da una dittatura spietata. Naturalmente, questa menzogna non è universalmente accettata. La Russia, la Cina e gli Stati americani membri dell'ALBA la respingono. Ognuno ha infatti esperienze storiche che permettono loro di capire velocemente cosa sia in gioco. I russi pensano alla Cecenia, i cinesi allo Xinjiang, e gli americani a Cuba e Nicaragua. In tutti questi casi, al di là delle apparenze ideologiche o religiose, i metodi di destabilizzazione della CIA sono stati gli stessi.

La cosa più bizzarra in questa situazione sta nell’osservare i media occidentali mentre si auto-convincono che i salafiti, i wahabiti e i combattenti dell’annessa Al-Qa’ida si siano presi una cotta per la democrazia, mentre questi ultimi non smettono mai di fare appello - sui canali satellitari sauditi e qatarioti - affinché siano sgozzati gli eretici alauiti e gli osservatori della Lega Araba. Poco importa che Abdelhakim Belhaj (numero 2 di Al Qa’ida e attuale governatore militare di Tripoli, in Libia) sia venuto di persona a collocare i suoi uomini nel nord della Siria, e che Ayman Al-Zawahiri (numero 1 di al-Qa’ida dalla morte ufficiale di Osama bin Laden) abbia fatto appello alla jihad in Siria: la stampa occidentale continua comunque il suo sogno romantico di una rivoluzione liberale.

La cosa più ridicola sta nel sentire i media occidentali ripetere pedissequamente le accuse quotidiane formulate dal ramo siriano della Fratellanza Musulmana che diffonde dispacci sui crimini del regime e le sue vittime, sotto la firma dell'Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo. Di grazia, da quando in qua questa confraternita di golpisti è così interessata ai Diritti umani?

Ayman Al-Zawahiri, numero 1 di al-Qa’ida dopo la morte ufficiale di Osama bin Laden
ha fatto appello alla jihad a fianco degli occidentali per far cadere il regime baathista siriano.

Sarebbe bastato che i servizi segreti occidentali mettessero in scena il burattino denominato "Consiglio nazionale siriano", il cui Presidente è un professore della Sorbona e per portavoce ha l'amante dell'ex capo della DGSE (uno dei servizi segreti francesi, NdT), per far sì che dei "terroristi" diventassero dei "democratici". In un batter d'occhio, la menzogna diventa verità dei media. Le persone rapite, mutilate e uccise dalla Legione wahhabita sono diventate nella stampa vittime del tiranno. I coscritti di tutte le confessioni che difendono il proprio paese contro l'aggressione settaria sono diventati soldati alauiti che opprimono il loro popolo.

La destabilizzazione della Siria da parte degli stranieri è diventato un episodio della «Primavera araba». L'emiro del Qatar e il re dell’Arabia saudita, due monarchi assoluti che non hanno mai organizzato elezioni nazionali nei loro paesi e incarcerano i manifestanti, sono diventati campioni della rivoluzione e della democrazia. Francia, Regno Unito e Stati Uniti, che hanno appena ucciso 160mila libici in violazione del mandato ricevuto dal Consiglio di Sicurezza, sono diventati filantropi responsabili della protezione delle popolazioni civili. Ecc.

Tuttavia la guerra a bassa intensità che la stampa occidentale e del Golfo nasconde dietro questa mascherata si è conclusa con il doppio veto di Russia e Cina del 4 febbraio 2012. Alla NATO e ai suoi alleati è stato ordinato di cessare il fuoco e ritirarsi, a rischio di causare una guerra regionale, cioè anche mondiale.

Il 7 febbraio una folta delegazione russa, compresi i più alti responsabili dell’intelligence esterna, è giunta a Damasco dove è stata salutata da una folla plaudente, certa che il ritorno della Russia sulla scena internazionale segnava la fine dell'incubo. La capitale, ma anche Aleppo, la seconda città del Paese, erano pavesate con colori bianco, blu, rosso, e sfilavano dietro striscioni scritti in cirillico. Al palazzo presidenziale, la delegazione russa ha raggiunto le delegazioni di altri Stati, incluse quella della Turchia, dell’Iran e del Libano. Una serie di accordi è stata raggiunta per il ritorno alla pace. La Siria ha restituito 49 istruttori militari catturati dall'esercito siriano.

La Turchia è intervenuta per fare liberare gli ingegneri e i pellegrini iraniani rapiti, compresi quelli detenuti dai francesi (in proposito, il tenente Tlass che li sequestrava per conto della DGSE è stato liquidato).

La Turchia ha cessato ogni supporto all’«Esercito Siriano Libero», ha chiuso le sue installazioni (ad eccezione di quella situata nella base NATO di Incirlik), e consegnato il suo comandante, il colonnello Riad el-Asaad.

Alla Russia, che si è fatta garante degli accordi, è stata autorizzata la riattivazione dell’ex base sovietica di intercettazione del Monte Qassioum.

Il giorno dopo, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha informato l'opposizione siriana in esilio che non doveva più contare su un aiuto militare USA.

Rendendosi conto che hanno tradito il loro paese per niente, i membri del Consiglio nazionale siriano sono partiti in cerca di nuovi sponsor. Uno di loro arrivando perfino a scrivere a Benjamin Netanyahu per supplicarlo affinché invada la Siria.

Dopo una latenza di due giorni, necessaria per l'attuazione degli accordi, gli eserciti nazionali non solo della Siria, ma anche del Libano, hanno preso d'assalto le basi della Legione wahhabita.

Nel nord del Libano, un massiccio arsenale è stato sequestrato a Tripoli e quattro agenti occidentali sono stati fatti prigionieri nel distretto di Akkar presso una scuola abbandonata dell'UNRWA trasformata in quartier generale militare.

In Siria, il generale Assef Shawkat in persona ha comandato le operazioni. Almeno 1.500 combattenti sono stati catturati, tra cui un colonnello francese del servizio tecnico di comunicazione della DGSE, e più di mille persone sono state uccise.

In questa fase non è possibile determinare quante vittime siano tra i mercenari stranieri, quanti siriani stiano collaborando con le forze straniere, e quanti siano i civili intrappolati nella città in guerra.

Libano e Siria hanno ripristinato la loro sovranità sull’insieme del proprio territorio.

Degli intellettuali discutono per sapere se Vladimir Putin non abbia commesso un errore nel proteggere la Siria al costo di una crisi diplomatica con gli Stati Uniti. Questa è una questione mal posta.

Nel ricostituire le sue forze per anni e affermandosi sulla scena internazionale odierna, Mosca ha messo fine a due decenni di un ordine mondiale unipolare in cui Washington poteva estendere la sua egemonia fino a ottenere un dominio globale. La scelta non era quella di allearsi o con la piccola Siria, o con i potenti USA, ma o di lasciare che la prima potenza mondiale distruggesse un altro Stato ancora o di rovesciare i rapporti di forza e creare un ordine internazionale più giusto nel quale la Russia abbia voce in capitolo.

Fonte: «Komsomolskaya Pravda».

(Traduzione per Megachip a cura di Vladimir Santa Cruz)

"Le bugie dell'USA (e getta) che fanno comodo al NWO" (Saul Arpino)

domenica 15 gennaio 2012

Fine della democrazia liberale ed inizio della democrazia tecnocratica... E poi?



Siamo nella fase di trapasso dalla democrazia liberale a una superdemocrazia tecnocratica che cancellerà la partecipazione popolare. Lo scollamento tra Istituzioni e cittadini è drammatico: la casta che dirige il Paese balla sul Titanic che affonda. Il futuro? Ci aspettano il collasso della finanza mondiale e una nuova guerra.

La Consulta dichiara inammissibili i referendum sulla legge elettorale. La casta salva Nicola Cosentino, su cui pendono gravi accuse. Le annunciate liberalizzazioni saranno portate avanti a colpi di decreti legge. L'Italia è ancora una democrazia?

"Riprendendo una definizione già formulata da diversi commentatori, direi che siamo in una democrazia sospesa. Non sono ancora state introdotte norme definitive che cancellano la democrazia, ma sono stati fatti i primi passi fondamentali per eliminare la democrazia in Italia. Rispetto a quello che accadeva nei decenni scorsi, in cui c'è stato un logoramento, noi siamo arrivati al punto in cui il cambiamento delle leggi diventa una legge; a questo si lega il fatto che siamo ormai soggetti a una sovranità superiore che è quella europea, alla quale il nostro Parlamento e le nostre istituzioni hanno delegato poteri fondamentali che non vengono più gestiti in modo democratico ma sono diventati oggetto di una gestione tecnocratica.

Questa gestione tecnocratica è ritornata sull'Italia con il Governo Monti, che ne è il rappresentante, quindi noi siamo nella fase di trapasso dalla democrazia liberale, storica, a una superdemocrazia tecnocratica che di fatto è la cancellazione di ogni reale partecipazione popolare."

Uno scollamento totale tra istituzioni e cittadini. In questo quadro, la rappresentanza partitica ha ancora senso?

"Questa rappresentanza partitica è la negazione della rappresentanza democratica. La casta che dirige questo Paese è ancora nel salone delle feste del Titanic, non ha ben capito che la nave sta affondando e continua a ballare: in questo senso, la decisione della Consulta di respingere il referendum sulla legge elettorale e il parallelo salvataggio di Cosentino dalla galera deciso dal Parlamento italiano, sono esattamente la rappresentazione di una casta che balla sul Titanic che affonda.
Sostanzialmente le nostre istituzioni sono appoggiate su un liquame che è, del resto, quello che sostiene in modo bipartisan il governo, il quale insegna spettacolini da scuola elementare per dare prova di moralità pubblica, fermando le Lamborghini a Cortina d'Ampezzo, ma non tocca minimamente le strutture del vero potere, le regole della finanza italiana e europea e di fatto accetta la situazione di vendita della democrazia alle autorità europee. Mi pare che questa sia la raffigurazione di quello che sta accadendo."

Il sottosegretario Catricalà ha detto che, tra le liberalizzazioni in esame, c'è anche quella delle reti idriche. Un modo per aggirare il risultato del referendum?

"Siamo in una crisi in cui l'antagonismo tra la democrazia e il mercato è ormai del tutto esplicitato. Da un lato c'è la democrazia, c'è il referendum popolare vinto da 27 milioni di uomini e donne di questo Paese che sono la maggioranza assoluta degli elettori italiani, dall'altro lato c'è il mercato, che è deciso da un pugno di speculatori, di criminali che impone le sue decisioni alla maggioranza del Paese. Dunque siamo di fronte a una violazione evidente della Costituzione italiana, dei diritti fondamentali del cittadino. E' sbalorditivo il fatto che il Presidente della Repubblica, che dovrebbe agire a tutela di questa legittimità e legalità democratica, si schieri invece dalla parte opposta e sia anzi il sostenitore di questa democrazia sospesa. Mi viene in mente l'immagine di Titano che reggeva le colonne d'Ercole sulle sue spalle: il Presidente Napolitano è un po' il Titano che sulle sue spalle regge la democrazia sospesa. Non so cosa succederà quando Napolitano sarà costretto a farsi da parte, ho l'impressione che crollerà tutto. "

Quanto potrà ancora durare, secondo Lei, questo stato di cose?
"Non durerà molto, perché, ribadisco, il Titanic sta affondando, e credo che abbiamo un respiro cortissimo. Ci sono due grandi onde che stanno arrivando e che solo una classe dirigente di ottusi non vede. La prima, è che questa crisi, la crisi del debito non solo non viene risolta, ma diventerà sempre più grave e sempre più drammatica fino a produrre il collasso della finanza mondiale. Io vedo una grande onda di tsunami che è partita da Wall Street e si sta avvicinando a tutta velocità alle coste europee, travolgerà tutto nonostante le risibili operazioni di copertura del debito che, pur essendo sanguinose e dolorose per la gran parte della popolazione italiana, non serviranno a nulla. La seconda ondata di tsunami che arriva è la guerra. E' sbalorditivo che nessuno si renda conto che l'Occidente guidato dagli Stati Uniti sta creando le condizioni per una nuova guerra che sarà l'estremo tentativo di bruciare i libri mastri.

Siamo tutti alle prese con il problema delle privatizzazioni che non si sa bene neanche cosa significhino, tutti sono d'accordo a privatizzare il Paese con i soldi virtuali che sono stati creati finanziando le banche: fin dove si possa arrivare in questa direzione non so, ma mi pare non molto lontano.

Siamo ciechi con gli occhi puntati sul nostro ombelico mentre sta arrivando la guerra. Il primo obiettivo è l'Iran e ci accorgeremo presto di quanto questo obiettivo sia costoso, pesante e drammatico per tutti."

Giulietto Chiesa


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Commento di Maurizio Barozzi:

Da tempo, purtroppo, nella guerra delle parole, si è imposto il tabù del termine DEMOCRAZIA.

Dovunque ci rigiriamo si sentono persone che se ne escono con frasi tipo: “non mi fai parlare, non sei democratico”. Oppure: “Io sono democratico”, “Questo non è democratico” e così via.

EBBENE , PRIMA CHE ANCHE QUESTO TERMINE VENGA SACRALIZZATO E VIETATO CONTESTARLO, IO AFFERMO CHE, SEBBENE RICONOSCA A TUTTI IL DIRITTO, ANZI LA INDISPENSABILITA’ DI PARLARE, DI ESPRIMERE I PROPRI PARERI, ANCHE A BRUTTO MUSO, NON SONO DEMOCRATICO E ANZI RITENGO LA DEMOCRAZIA UNA MOSTRUOSITA’ OVVERO IL REGNO DEI FURBI USI A SFRUTTARE LA GRAN MASSA DEGLI INGENUI.

Un atto, per così dire democratico, può al massimo andar bene, e forse neppure tanto, se si dovesse decidere in un condominio dove piazzare una fontana. Ma in una Società e soprattutto in uno Stato, dove ci sono problemi etici, politici, sociali e tecnici di grande complessità e rilevanza, la democrazia è un assurdo che finisce per conferire ad una maggioranza, qualunque sia e comunque racimolata, di esercitare una specie di dittatura su la minoranza.

Ma soprattutto:

per prima cosa gli uomini non sono tutti uguali, come attitudini, carattere, intelligenza, capacità tecniche e morali, nonchè inclinazioni ad essere raggirati e ingannati.

Per seconda cosa, la natura e la logica, confermate dall’esperienza, ci indicano che in un gruppo umano, è proprio la maggioranza quella che presenta un grado minimale delle precedenti attitudini ed anzi, di conseguenza, la “massa” è anche molto più soggetta ad essere emotivamente influenzata.

Terza cosa, il sistema democratico, comunque lo si voglia architettare, finisce inevitabilmente per consentire a chi ha più possibilità finanziarie e qualità da guitto di ottenere la maggioranza dei consensi. Il confronto sui programmi, l’esposizione e la valutazione da parte degli elettori delle piattaforme elettorali, sono tutte parole vuote, sciocchezze, tanto è vero che i partiti e i candidati investono soprattutto somme enormi in party, cene, spettacoli, mass media e altre esche simili.

E mi fermo qui, ma ci sarebbero anche molte altre valutazioni da fare. Si può comunque ben immaginare quale sia l’esito di una elezione, dove in ogni caso l’entrata in parlamento di attricette, soggetti di spettacolo o di sport noti al pubblico, transessuali,ciccioline e buffoni vari, non è certo un fatto occasionale. La cosiddetta Grande Democrazia americana infine ci mostra quale genere di soggetti, se non di pagliacci, finiscono per essere eletti alla presidenza ed essere poi inevitabilmente gestiti dai cosiddetti poteri forti.

Una importante e valida correzione al sistema democratico, fu quella del Corporativismo che si concretizzò nella camera dei Fasci e delle Corporazioni, dove, almeno teoricamente, si poteva determinare una classe di parlamentari competenti ed espressione delle varie categorie socio-economiche. La socializzazione della RSI inoltre corresse quella distorsione di fatto, che si determinava nel sistema corporativo, nel quale teoricamente padronato e lavoratori dovevano essere su un piano di parità, ma sostanzialmente, nella realtà, questo non avveniva. Corporativismo e Socializzazione sono i due grandi fatti rivoluzionari dell’epoca moderna.

La RSI inoltre prese anche in esame lo studio di un metodo elettivo “misto” che correggesse la rigidità delle “nomine dall’alto”, che come si era constatato nel Ventennio sopprimeva la validità della critica e sclerotizzava il ricambio umano.

Questo sul piano sociale ed economico ed in parte politico, se poi andiamo ad analizzare il campo etico e squisitamente politico e geopolitico dello Stato, dove subentrano anche aspetti di natura, oserei dire spirituale, allora la Democrazia è una follia totale. Sarebbe come se, un esercito, dovendo intraprendere una determinare azione o campagna bellica, ne sottoponesse la decisione e la progettazione al voto dei suoi soldati.

sabato 10 dicembre 2011

Wall Street... ed i proprietari universali di tutto il pianeta terra...

Vi giro questo pezzo di Giulietto Chiesa, sul quale si potrà non condividere alcune analisi (per es. sull’Euro), ma che per il resto è totalmente condivisibile. E inoltre, come potete notare, pur provenendo da esperienze diverse, da ideologie diverse, in tanti stanno oramai prendendo coscienza di chi sono i veri padroni del mondo....


Difendersi con tutti i mezzi democratici rimasti

Chi ci bombarda? Sono i “proprietari universali”. Non hanno patria e sono pochi, ma sono potenti. Nelle attuali circostanze il loro quartier generale è a Wall Street, New York, Stati Uniti d’America. I più importanti tra loro sono cittadini americani, ma la cosa è inessenziale. Essenziale è che il loro portavoce principale è il presidente degli Stati Uniti. Quello di turno. Essenziale è che possano usare le armi dell’America.

Ci bombardano perché sono falliti, ma essendo i padroni del pianeta (o ritenendosi ancora tali, anche se non lo sono più) non hanno nessuna intenzione né di ritirarsi né di pagare. Vogliono anzi che paghiamo noi. E’ dal 2008 che hanno deciso – loro che controllano la finanza mondiale – che bisogna liquidare l’euro e l’Europa. Perché il primo minacciava la supremazia del dollaro (che è la loro moneta) e perché la seconda, ogni tanto, fungeva da terzo incomodo.

Così, prima hanno comprato la seconda, mettendo alla sua testa i loro uomini, scrivendo le sue leggi, scegliendo i suoi statuti e imponendoli ai popoli europei; e adesso attaccano il primo, perché la partita finale vogliono giocarsela da soli contro lo yuan cinese.

Significa che l’attacco non è contro questa o quella classe sociale: è contro i popoli dell’Europa (e del mondo). E’ l’attacco dello 0,01% contro il 99,99%.

Voi penserete che è una cosa assurda. E lo è. Ma questo non significa che sia irreale. Per mantenere il loro potere hanno la necessità assoluta di schiacciarci, di toglierci ogni via di fuga, di cancellare ogni nostra libertà, di ridurre al minimo vitale il nostro tenore di vita, di privarci della nostra autonomia, dei nostri pensieri.

Ci dicono che “poi” cresceremo, ma i pochi che ancora ragionano sanno bene che, riducendo i nostri salari e le nostre pensioni, i servizi sociali e tutto ciò che ancora ci aiuta a vivere, non ci sarà nessuna crescita. Ci sarà, al contrario, la recessione. Ma, com’è ovvio, non possono dirci la verità. E la verità è che sono andati in fallimento da soli, senza che nessuno, da chissà quale pianeta, li ostacolasse. Hanno prodotto il disastro con le loro morbide mani. Noi non c’entriamo con le loro follie.

E’ vero: ci siamo indebitati, perché ci hanno istupidito tutti a tal punto che abbiamo speso più di quanto potevamo permetterci. La pubblicità e lo spettacolo sono stati le loro più potenti portaerei (e infatti dovremmo attaccare, quando cominceremo a difenderci, in primo luogo quelle). Il resto, cioè il lavoro sporco, coperto, lontano dalla luce del sole, l’hanno fatto fare ai loro maggiordomi, ben pagati, o ricattati, dopo essere stati corrotti, messi al comando dei paesi satelliti d’Europa.

Solo che – bisogna che ce lo ripetiamo, per non dimenticarlo – sono falliti. E non hanno nessuna ricetta per salvarsi. Neanche quella di sottoporci al macello sociale che stanno organizzando. Perché dalle misure di “austerità e di rigore” che pretendono di imporci si ricaverà, al massimo qualche centesimo per le caldarroste alla vigilia di Natale.

I proprietari universali, i banchieri globali non concepiscono la democrazia (sebbene possano pagare eserciti di servi che ne parlano ogni giorno per farci credere che viviamo appunto in democrazia). Un tempo ce l’avrebbero tolta con la forza, ma non ne avevano bisogno. Scelsero di preparare il terreno (quando sarebbe giunto il momento) per togliercela con il nostro consenso. Il momento è giunto. Loro sono arrivati al capolinea, e noi, a centinaia di milioni, viviamo dentro Matrix.

Ma anche Matrix comincia a sgretolarsi e dalle fessure entra l’aria, la puzza. Chi la sente si svegli. Dobbiamo cominciare a difenderci.

Giulietto Chiesa

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/


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Commento ricevuto:

...per adesso accontentiamoci di questo. Purtroppo il pericolo è un altro, ovvero quello che la protesta venga “deviata” dai veri obiettivi.
Ti faccio un esempio. Giulietto Chiesa sta facendo un lavoro molto importante nella demistificazione dell’11 Settembre. In queste controinchieste abbiamo visto che è stato coinvolto anche l’ex magistrato Imposimato. Sono proprio queste inchieste, che difficilmente possono essere accusate di “complottismo”, che risultano efficaci per far saltare la grande menzogna. Però attenzione: questi ambienti hanno un lato negativo e rappresentano un pericolo, ovvero quello che la controinformazione viene “deviata” dai veri obiettivi. Proprio sull’11 settembre infatti, questi ambienti tendono ad incolpare i soliti “servizi separati”, gli ambienti cosiddetti guerrafondai, legati a Bush, al grande mercato delle armi, e così via. Una visione riduttiva, di comodo, che in ogni caso, anche se si dovesse far emergere la verità sull’11 settembre, finirebbe comunque per garantire la continuità del sistema.
Maurizio